Don Primo Mazzolari, obbediente "in piedi"
Don Primo nel suo studio (fonte) |
Chi è?
Primo Mazzolari nacque a Cremona, più precisamente nella frazione Boschetto, il 13 gennaio 1890, primogenito dei cinque figli di Luigi Mazzolari, contadino affittuario, e Grazia Bolli. Nel 1900 si trasferì con la famiglia a Verolanuova, in provincia e diocesi di Brescia, ma due anni dopo, terminate le elementari, scelse di entrare nel Seminario della diocesi di Cremona.
Dopo aver superato una crisi vocazionale molto seria, fu ordinato sacerdote nel 1912 nella chiesa parrocchiale di Verolanuova. Rimase per un anno come vicario cooperatore a Spinadesco, poi fu trasferito a Santa Maria del Boschetto, la sua parrocchia natale. Dall’autunno 1913 e per circa due anni, don Primo fu insegnante di Lettere al ginnasio del Seminario di Cremona.
Negli anni della prima guerra mondiale si offrì come cappellano militare volontario, ma appena fu congedato, chiese al suo vescovo di non riprendere l’impegno di docente, per stare a contatto con la gente delle parrocchie. Dal dicembre 1921 fino al luglio 1932 fu parroco a Cicognara, un paese a forte componente socialista: ideò iniziative per avvicinare chi si era allontanato dalla Chiesa, ma cominciò anche a preoccuparsi dell’avanzata del fascismo.
Trasferito a Bozzolo nel 1932, iniziò una feconda attività di scrittore, incorrendo però nella censura ecclesiastica e fascista. Alla caduta del regime, per lungo tempo dovette vivere in clandestinità, rifugiatosi nel secondo piano di casa sua. Dopo la Liberazione, riprese a scrivere, pubblicando anche un quindicinale, «Adesso», dal forte impianto battagliero; tuttavia, non mancarono nuovi divieti dalla Santa Sede.
I primi segnali a lui favorevoli si ebbero quando monsignor Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI, lo invitò tra i predicatori della grande Missione di Milano del 1957; nel febbraio di due anni dopo, don Primo fu ricevuto da papa Giovanni XXIII. Morì poco più tardi, il 12 aprile 1959. La sua tomba si trova nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Bozzolo.
Il 2 aprile 2015 la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione, che inizierà nella diocesi di Cremona, con tutta probabilità, il prossimo autunno.
Cosa c’entra con me?
Ho ricordi abbastanza fumosi del mio iniziale contatto con don Primo: con tutta probabilità, ne devo aver sentito parlare dal mio don al gruppo giovani del mio oratorio di nascita, durante un incontro di catechesi. Nel 2006 venne a parlare in parrocchia l’allora presidente della Fondazione che ne coltiva la memoria e fu pure organizzato un pellegrinaggio a Bozzolo, cui, a malincuore, dovetti rinunciare.
In una delle aule del mio oratorio, poi, c’erano alcuni libri suoi, inclusa un’antologia degli scritti. Quel volume mi tornò utile quando mi resi conto che, nella rappresentazione teatrale che stavo per mettere in scena nel teatro della parrocchia, serviva un libro che cadesse da solo da uno scaffale, spinto da un fantasma. Nelle pause delle prove, ricordo che mi mettevo a leggerne qualche paginetta, pur senza capirci granché.
Alla fine delle rappresentazioni era tanto conciato che era quasi da buttar via. Credevo che il don si sarebbe arrabbiato parecchio, così, quando ho trovato lo stesso libro su una bancarella di testi usati fuori dalla mia università, l’ho ricomprato; a dirla tutta, era un’edizione probabilmente anteriore a quella ormai a pezzi.
Tuttavia, mi fu risposto che non importava, così mi sono tenuta il libro usato per me. Ho cominciato a leggerlo: lo stile vibrante e intenso di don Primo mi colpì da subito. Non comprendevo molto il suo schierarsi dalla parte dei poveri e quell’insistenza ripetuta sulla loro condizione. Evidentemente, se lui ci teneva così tanto, doveva essere un concetto davvero importante.
Nella Pasqua di qualche anno dopo, se non sbaglio era un Venerdì Santo, passò in televisione il docufilm L’uomo dell’argine. Mi piacque parecchio perché presentava don Primo in maniera abbastanza obiettiva e, soprattutto, non insisteva sul clichè “eroe buono VS gerarchia cattiva”, che spesso ricorre in produzioni di finzione su personaggi esemplari.
Il parroco di Bozzolo è ricomparso poi in altre circostanze della mia vita: a una delle veglie dei giovani in Duomo fu fatta sentire una registrazione della sua voce, credo fosse dalla sua omelia su Giuda (non so se si fosse sentita bene fino in fondo alla Cattedrale). Tra i pensieri che più ho visto ricorrere, invece, nelle pubblicazioni in occasione delle prime Messe o degli anniversari di ordinazione che mi sono capitati a tiro, ormai è diventato un classico quel suo testo intitolato Si cerca un uomo.
Infine, qualche mese fa, mi pare verso febbraio, ero alle prove del coro giovanile di cui faccio parte, che si concludono quasi sempre con un breve testo che il sacerdote responsabile ci lascia da meditare, dopo averlo commentato lui, e con una preghiera comune tratta da qualche autore di rilievo. Quella volta ci fu proprio una preghiera mazzolariana, quella che inizia con Ci impegniamo noi e non gli altri.
Il nostro sacerdote si domandò, guardando però verso di me, se per il suo autore fosse aperto il processo di beatificazione. Sperando di non sbagliarmi, ho mormorato a mezza voce che mi pareva di sì: invece, come scrive qui l’attuale presidente della Fondazione, non è ancora stato insediato il tribunale ecclesiastico. Però sono già in circolazione i santini con la preghiera per chiedere la sua intercessione, dove ha la qualifica di Servo di Dio.
Pochi giorni dopo, uno dei miei compagni, nel corso di una conversazione che riguardava proprio la mia passione per Testimoni e affini, ammise di aver commentato, mentre il don faceva quella domanda, che ci sarei voluta io per risolvere il suo dubbio. Una piccola consolazione, certo, ma che mi ha fatto comprendere di dover diventare ancora più sicura e autorevole, seppur passibile di errori.
Il suo Vangelo
Il messaggio universale di don Primo, che da tempo non è limitato unicamente al nostro Paese e che oggi viene omaggiato da papa Francesco, ha una direzione fondamentale: la fedeltà al Vangelo e quindi ai poveri, quelli che conosceva davvero, a cui tendeva la mano senza il paternalismo dei “signori”, perché li riconosceva fratelli. La sua fedeltà lo portò a restare obbediente anche quando le autorità ecclesiali (si noti, non “la Chiesa”, perché “Chiesa” erano anche i suoi parrocchiani e alcuni degli ammiratori che leggevano i suoi articoli) gl’imponevano di tacere o di limitarsi. Altri, se fossero nelle sue condizioni attualmente, affiderebbero a un post sui social network o su un blog come questo tutto il loro livore verso chi non li capisce.
A chi cerca, ancora oggi, di tirarlo per la veste, facendolo passare per appartenente a questo o a quell’orientamento politico, penso che potrebbe rispondere con le parole contenute in uno dei suoi articoli per «Adesso»:
Non mi chiedete se ho camminato a destra o a sinistra, verso oriente o verso occidente: non so neppure se ho camminato.So che, adesso, vedo, e che ogni cosa è la mia gioia: perfino i miei erramenti. «O felix culpa!».
Per le sue veementi esclamazioni, come questa appena citata, don Primo fu definito da san Giovanni XXIII «tromba dello Spirito Santo in terra mantovana» (l’affermazione è attestata anche con le varianti «della Val padana» o «nella Bassa Padana» o «della bassa bresciana»).
Per saperne di più
Bruno Bignami, Don Primo Mazzolari, parroco d'Italia – «I destini del mondo si maturano in periferia», Edizioni Dehoniane Bologna 2014, pp. 192, € 15,30
La biografia più recente, curata dal presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, analizza gli aspetti principali del ministero di don Primo.
Predicare la Parola. Omelie e scritti di don Primo Mazzolari, a cura di Luigi Guglielmoni e Fausto Negri, Edizioni Dehoniane Bologna 2015, pp. 96, € 8,50
Una raccolta delle sue omelie, pronunciate in varie occasioni.
Primo Mazzolari, La mia miseria, la Tua misericordia – Preghiere, a cura di Luigi Guglielmoni e Fausto Negri, Edizioni Dehoniane Bologna 2009, pp. 144, € 8,90.
Una selezione ragionata di alcune sue preghiere.
Primo Mazzolari, La più bella avventura - Sulla traccia del «Prodigo», Edizioni Dehoniane Bologna 2008, pp. 304, € 26,30.
Pubblicato nel 1934 e inizialmente ritirato dal commercio per ordine del Sant’Uffizio, è un commento alla parabola del figliol prodigo, con un invito a non considerare stranieri i nemici quelli che si situavano fuori dalla comunità cristiana o erano da essa esclusi.
Gilberto Squizzato, L’uomo dell'argine, Multimedia San Paolo 2004, 210’, € 14,90
La vicenda di don Primo, interpretata da attori professionisti, s’intreccia con la storia italiana ed europea, raccontata attraverso immagini d’archivio.
Su Internet
Sito della Fondazione Mazzolari
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