Angelica Tiraboschi: il sorriso, la forza, la fede
Angelica
Tiraboschi è nata il 22 novembre 1995 a Treviglio, in provincia di Bergamo e
diocesi di Milano, primogenita di Marcello Tiraboschi e Romina Palazzi. Membro
del Rinnovamento nello Spirito Santo, ha imparato presto come coniugare l’impegno
credente e la propria vita di ragazza fatta di scuola, impegni e uscite con le
amiche.
Nel
giugno 2014, durante il suo servizio al Centro Ricreativo Estivo di Canonica
d’Adda, iniziò ad avvertire dolori al seno: erano le avvisaglie di un carcinoma
infiltrante di grado g3. Per non destare preoccupazione, scelse di non dire
niente a nessuno, se non ai suoi conoscenti più intimi. Affrontò quindi le
terapie all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), sostenuta da chi le
voleva bene, mentre cercava lei stessa di comunicare speranza agli altri
malati.
È
morta il 29 agosto 2015, nella sua stanza d’ospedale allo IEO; le mancavano tre
mesi per compiere vent’anni. La sua tomba si trova nel cimitero di Pontirolo
Nuovo, la cittadina dove viveva con i genitori e il fratello Simone.
Cosa c’entra con me?
Due anni fa mi capitò di leggere su Aleteia questo articolo: parlava del modo con cui Angelica aveva affrontato la morte e dell’atteggiamento con cui fu trovata, priva di vita, nella camera dell’ospedale. Non ricordo se me l’avesse segnalato qualcuno dei miei contatti, oppure se mi avesse interessata autonomamente.
Di
certo, mi lasciò il desiderio di voler sapere qualcosa di più, così da
dedicarle, eventualmente, un articolo per la sezione Testimoni di www.santiebeati.it. Purtroppo, al di là di
quel pezzo e di pochi altri presenti sull’Eco
di Bergamo, non riuscivo a trovare le fonti che mi servissero.
Visto
che ero riuscita a risalire alla parrocchia dove si erano svolti i funerali e
che, pensavo, doveva essere quella di appartenenza di Angelica, ho pensato di
contattare il parroco e di passare ai genitori di lei la mia richiesta. Il
sacerdote promise che ci avrebbe pensato lui, così mi disposi ad aspettare.
Nove
giorni dopo, il 20 settembre, ho ricevuto una mail da Marcello Tiraboschi,
padre di Angelica: si diceva disponibile ad accogliere la mia richiesta e mi
lasciò il suo numero di telefono. Cercando di essere il più delicata possibile
– in fondo, dalla morte della figlia era passato meno di un mese – l’ho
chiamato. Nel giro di poco, abbiamo fissato un appuntamento per tre giorni
dopo, visto che lui e la moglie dovevano passare per Milano proprio in quella
data.
La
mattina del 23 settembre, però, sono stata impegnata in un lavoretto nella
segreteria della mia parrocchia. Mentre ero immersa nelle mie faccende, ho
ricevuto una telefonata: era Marcello, arrivato puntuale e nel posto giusto.
Io, però, ero dall’altra parte della città! Per sistemare le cose, ho chiesto
al mio parroco di poter ricevere i Tiraboschi in segreteria. Ottenuto il
permesso, ho chiamato Marcello per dirgli l’indirizzo esatto.
Meno
di mezz’ora ed eccolo arrivare, insieme alla moglie Romina. Ho brevemente
spiegato al mio parroco chi fossero e perché li avessi voluti incontrare, poi
ho proceduto a porre loro le domande necessarie alla costruzione del profilo
biografico. Per il resto, mi diedero da fotocopiare altri articoli usciti sulla
stampa locale e alcuni scritti della figlia.
Nel
corso della nostra conversazione, arrivò una delle suore che prestano servizio
nella mia parrocchia e che, tra i suoi mille impegni, è tra gli assistenti
spirituali proprio dello IEO. Tuttavia, mi pare che avesse detto di non aver
presente Angelica.
Nei
giorni successivi ho messo mano alle fonti, trovando conferma di quel che avevo
intuito: Angelica poteva essere classificata tra i Testimoni nel sito a cui
collaboro da ormai cinque anni. A colpirmi fu soprattutto il modo con cui lei
avesse saputo mescolare sacro e profano, ossia Parola di Dio e parole sue,
canti religiosi e versi delle canzoni dei suoi artisti preferiti (Francesco Renga
e Luciano Ligabue soprattutto), in un’armonica unità che le derivava dalle
meditazioni sull’una e sugli altri.
Dal
dialogo con Marcello e Romina, ma anche dagli articoli, ho notato un legame
speciale tra la loro figlia e altre due giovani cattoliche pure loro colpite
dal cancro: la Beata Chiara Luce Badano e Giulia Gabrieli. Dalla
prima, Angelica ha mutuato il concetto di vivere il proprio funerale come una festa
di nozze, ma anche il motto «Sarò Santa Se Sarò Santa Subito». A Giulia,
invece, l’avvicina non solo la comune provenienza geografica (anche se non
diocesana, mi par di capire), ma soprattutto la profonda gratitudine a Dio per
il dono della vita e anche della malattia.
In
più, i genitori mi hanno riferito che a lei è accaduto, nei confronti di
Giulia, di vivere un atteggiamento che spesso ho avuto anch’io: aveva visto «Un
gancio in mezzo al cielo», il libro scritto da Giulia stessa, ma non lo comprò
subito; lo fece solo dopo aver saputo la storia di cui raccontava.
Il
5 dicembre ho mandato la prima bozza del mio articolo, che alla fine è stato
pubblicato su santiebeati il 23
febbraio 2016. Ho ringraziato tutti coloro che mi avevano appoggiata: il
parroco di Pontirolo, i genitori, ma anche la zia materna Erika. Mi era venuta
quindi l’idea di dedicarle un post anche qui, ma ho desistito: dopotutto, erano
trascorsi circa sei mesi dalla morte di Angelica.
La
scorsa Pasqua, al coro della mia parrocchia fu proposto, dalla suora di cui
dicevo prima, di cantare a una Messa prima di Pasqua, proprio allo IEO. Il mio
pensiero andò ad Angelica, come scrissi a Romina, con la quale ero rimasta in
contatto via WhatsApp, per ricambiare i suoi auguri pasquali.
Il
3 maggio scorso ero alle prese con i miei soliti impegni, quando mi arrivò un
messaggio, di nuovo da Romina. Ho scaricato la foto allegata, restando
parecchio allibita: era la copertina della prima biografia in volume di
Angelica. Sarebbe uscita a luglio, nell’imminenza del secondo anniversario e
nella medesima casa editrice e collana del libro di Giulia Gabrieli.
Romina
mi ha assicurato che avrebbe riservato una copia per me, così le ho risposto
che non avevo difficoltà a raggiungere la sede della Paoline Editoriale Libri.
Alla fine, abbiamo convenuto che lei mi avrebbe spedito direttamente a casa il
testo, quindi le ho passato il mio indirizzo di casa.
Appena
tornata da un’esperienza estiva con gli adolescenti del mio oratorio, lo scorso mese di luglio, tra i
pacchi che mi attendevano sulla scrivania c’era anche quello che veniva da
Pontirolo Nuovo. Ho aspettato a leggere il libro, sia per cambiare un po’
genere di letture, sia perché avrei dovuto impegnarmi nel prossimo articolo per
Sacro Cuore VIVERE (a proposito:
proporrò Angelica al direttore; magari l’anno prossimo ci sarà posto per lei).
Insomma,
ho dedicato tutto il pomeriggio di domenica scorsa alla lettura. Ancora una
volta, l’impressione positiva è stata pienamente confermata, specie grazie alle
testimonianze di amici, parenti e fratelli del Rinnovamento nello Spirito ma,
soprattutto, dagli scritti: lettere, e-mail e perfino stati di WhatsApp.
Tuttavia,
lo ammetto, ho provato una sottile invidia a leggere che la sua storia ha
prodotto frutti significativi, tra cui una vocazione al sacerdozio. Vorrei
tanto che accadesse anche per altri Testimoni cui tengo molto, ma evidentemente
Dio non lo vuole altrettanto; so che dovrei accettarlo, ma a volte mi risulta difficile.
Il suo Vangelo
Il
messaggio universale che mi sembra di cogliere in tutta la vicenda umana di
Angelica credo che sia improntato alla fede: gioiosa ma non superficiale,
espressa con parole e canti di lode. Certo, ci sono state circostanze in cui
lei ha avvertito il peso della propria fragilità, ma nel sostegno di tante
persone che le volevano bene ha visto un’immagine dell’amore di Dio, l’Unico
capace di darle forza.
Dev’essere
per questo che lei è diventata importante per tantissime persone, ossia, come
ricordava riprendendo il significato etimologico di quell’aggettivo, “portata
dentro” il loro cuore e la loro memoria. Anche a lei dev’essere accaduto con
altra gente, altrimenti non avrebbe mai annotato:
Ecco, io penso che le creature belle e speciali siano un
po’ come le vetrate: brillano e scintillano quando c’è il sole, ma quando cala
l’oscurità rivelano comunque la loro bellezza perché hanno una luce che viene
da dentro, dall’anima, dal cuore, da colui che ci ha creati e formati per e con
Amore.
Qualcosa
mi dice che sentirò ancora parlare di lei in questi mesi in televisione, ma
anche sulle riviste specializzate. Spero solo che nessuno di quanti leggeranno
il libro si dimentichi di lei e provi almeno un po’ a fare proprie le sue
intuizioni spirituali.
Per
saperne di più
Cristian Bonaldi, Vivere a colori – Angelica Tiraboschi, Paoline 2017, pp. 240, €
15,00.
La
prima biografia completa di Angelica.
Su
Internet
Scheda biografica sull’Enciclopedia dei Santi,
Beati e Testimoni (credo
che dovrò aggiungere almeno la menzione della biografia cartacea)
Pagina Facebook ufficiale (ironia della sorte, Angelica non volle avere un profilo
personale, perché preferiva il contatto diretto con gli amici)
EDIT 20/11/2017: ora è online anche il sito ufficiale dedicato ad Angelica.
EDIT 20/11/2017: ora è online anche il sito ufficiale dedicato ad Angelica.
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