CineTestimoniando #7: «Cruxman»
Cruxman, Italia 2018, Filippo Grilli, GPG Film, 122’
Ogni volta che so
dell’uscita di un nuovo lavoro della GPG Film, casa indipendente di produzione
cinematografica con base a Lissone, sono presa da sentimenti contrastanti.
Da una parte, infatti, sono presa dalla speranza di vedere uno spettacolo con valori positivi, gli stessi in cui credo. Dall’altra, sono colta dal timore che regista e produttore possano essersi spinti troppo oltre le loro possibilità.
Da una parte, infatti, sono presa dalla speranza di vedere uno spettacolo con valori positivi, gli stessi in cui credo. Dall’altra, sono colta dal timore che regista e produttore possano essersi spinti troppo oltre le loro possibilità.
Così, quando ho visto
il trailer del nuovo film, Cruxman,
ho esclamato: «Ma cos’è: Lo chiamavano
Jeeg Robot che incontra Don Matteo,
anzi, Don Matteo Begins?». Una
visione diretta mi ha parzialmente confermata in quest’aspettativa, ma ne ha
smontate molte altre.
La trama in breve
Don Giuseppe Falco,
detto Beppe (Luigi Vitale) è un sacerdote appena ordinato. Viene mandato dal
suo vescovo (Claudio Aloise) nel paese d’origine di quest’ultimo, come
viceparroco. Non molto dopo il suo arrivo, inizia a fare la sua comparsa un
giustiziere in felpa rossa, poi con una tuta del medesimo colore su cui
campeggia una grossa croce nera. Questo personaggio interviene contro i vari
atti illeciti che si ripetono in città, a più riprese.
Mentre una
giornalista del quotidiano locale (Stefania Zampieri) e le televisioni si occupano
del caso, tutti cominciano a chiedersi chi sia questa sorta di supereroe, cui
viene attribuito il nome di Cruxman.
Considerazioni di stile
Considerazioni di stile
La nuova opera della
GPG Film segna uno stacco netto dalle produzioni precedenti. Non solo perché
vira più decisamente verso la commedia, ma anche perché il ritmo cerca di farsi più serrato,
pur restando ansiogeno in certe parti.
La colonna sonora
accompagna con efficacia le varie scene, caricando di tensione i momenti in cui
i malviventi agiscono, sottolineando l’azione del giustiziere misterioso e
sdrammatizzando personaggi che dovrebbero incutere terrore. Non mancano poi le
frecciate verso certo giornalismo d’assalto, che cerca a tutti i costi di
svelare chi si nasconda sotto il casco del giustiziere, invece di puntare a
raccontare il bene che lui compie.
Tuttavia, la natura amatoriale del progetto,
costato appena € 20.000,00, si nota in più aspetti. Il sonoro in presa diretta, ad esempio: a
volte è troppo alto, altre troppo basso. La fotografia pure è discontinua, a
seconda degli ambienti. Anche le scene in notturna, quando Cruxman agisce, non
sono sempre rese al massimo.
Don Beppe e la giornalista: come Clark Kent e Lois Lane? |
La recitazione è più che discreta: su tutti, spicca
l’interprete di don Beppe, serio quando occorre, consapevole del proprio ruolo,
a tratti quasi impenetrabile.
In un articolo sul film La sabbia nelle
tasche, il regista aveva dichiarato che a lui piacciono le storie che
incollano lo spettatore alla poltrona e lo fanno interrogare su come andranno a
finire. In Cruxman, almeno
per gran parte del film, sembra non esserci riuscito. Tuttavia, da un certo
punto in poi, di cui taccio per non rovinare la sorpresa, chi osserva è
letteralmente calamitato allo schermo.
Una costante dei film
della GPG è il linguaggio dei personaggi: non si sentono parolacce e il massimo
degli insulti va da «stupido» a «stramaledettissimo». In fondo, non penso sia
un male. La violenza non è caricaturale come nei film di Bud Spencer e Terence
Hill (un’altra delle ispirazioni dichiarate), ma neppure cruenta e insistita.
Un’altra costante è
l’ispirazione che deriva, di solito, da storie vere o verosimili. Questa volta
non ho idea di quale sia la storia ispiratrice, ma è vero che, a volte, si
sente parlare delle “vocazioni adulte” di uomini che erano nelle forze
dell’ordine o nell’Esercito: don Beppe, infatti, ha un passato da paracadutista
militare.
Considerazioni di
fede
Lo schema del film di
supereroi tratti dai fumetti, ai quali viene fatto esplicito e frequente
riferimento (ma il parroco cita anche Don
Matteo) è infatti solo un pretesto per veicolare un messaggio di chiara
impostazione credente e vocazionale.
Per certi versi,
quindi, ricorda – ma in maniera assai meno drammatica – quello di Voglio essere profumo, il primo
piccolo successo di Filippo Grilli. Quando si conosce qualcuno che
riesce a rendere vivo e credibile il Vangelo e permette d’incontrare la persona
stessa di Gesù, le strade sono due: o si chiudono gli occhi e si fa finta di
non vedere, o li si apre davvero e si agisce di conseguenza. Accade questo ad
alcuni personaggi in particolare, che non rappresentano solo la tipica
popolazione delle parrocchie, ma anche la reciprocità delle vocazioni.
Merita anche una considerazione il modello di sacerdote che emerge. Rispetto al sacerdozio quasi implorato dal seminarista Francesco in Voglio essere profumo, o al comportamento di un frate durante la prigionia nel docufilm KZ, qui il regista presenta un prete poco attento alla preghiera del Breviario – il parroco glielo ricorda, in una scena – ma capace di ritagliarsi momenti per stare da solo col Signore: in casa sua ha una stanza adibita a cappella.
Merita anche una considerazione il modello di sacerdote che emerge. Rispetto al sacerdozio quasi implorato dal seminarista Francesco in Voglio essere profumo, o al comportamento di un frate durante la prigionia nel docufilm KZ, qui il regista presenta un prete poco attento alla preghiera del Breviario – il parroco glielo ricorda, in una scena – ma capace di ritagliarsi momenti per stare da solo col Signore: in casa sua ha una stanza adibita a cappella.
In compenso, da buon
educatore, sa farsi da parte una volta che il processo da lui innescato va a
compimento e, soprattutto, cerca di rimandare al Signore. Quando i giornalisti
locali iniziano a chiedersi se sia lui sotto la maschera di Cruxman, in
un’omelia che sembra più una conferenza stampa afferma chiaramente: «Il vero
“uomo della Croce” è Gesù».
Cruxman, un buon samaritano in motocicletta |
Se c’è un’icona
biblica alla quale si rifanno le gesta dell’eroe in motocicletta, è decisamente
quella del buon samaritano. Don Beppe la presenta ai bambini della scuola parrocchiale, ma
lui stesso s’interroga su come prendersi cura dei suoi fedeli, che conosce
sempre di più man mano che trascorre del tempo con loro. Sono citate anche la
pagina dell’incontro tra Gesù e Zaccheo e quella in cui il Signore afferma: «I
pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel Regno dei cieli». In tutti
e tre i casi, la Parola si fa vita, con risultati al di fuori di ogni
aspettativa.
Consigliato a...
Il pubblico a cui è
mirato è quello delle famiglie, ma forse, più degli altri film GPG, è adatto
agli adolescenti, purché non siano troppo smaliziati. Lo suggerirei anche ai
sacerdoti, sia a quelli più giovani sia a quelli attempati. Il “travestimento”
da cinecomic lo rende infine
appetibile anche a un pubblico che non viene da un contesto chiaramente
ecclesiale.
Un motivo in più che
vale la visione è il sostegno che l’intero incasso del film darà a due progetti
missionari, entrambi relativi a scuole elementari: una nella Repubblica
Centrafricana, per la missione seguita dai padri Betharramiti a Niem Bouar, e
una in Costa d’Avorio, a San Pedro, dalle Suore Ancelle di Gesù Bambino. Tra i
sostenitori materiali e spirituali del progetto, infine, ci sono l’Ispettoria Lombardo-Emiliana
dei Salesiani e il Sermig di Torino.
Valutazione finale
Inizialmente pensavo di dare tre punti,
perché il contenuto di fede viene veicolato abbastanza bene, a discapito dei
mezzi ancora migliorabili, ma lo sviluppo della trama era troppo prevedibile. Il
colpo di scena, però, mi ha fatto alzare la valutazione di un punto intero.
Il film è ora disponibile integralmente sul canale YouTube della GPG Film (incorporato qui sotto).
Il film è ora disponibile integralmente sul canale YouTube della GPG Film (incorporato qui sotto).
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