Scene più o meno assurde da più di un matrimonio (Le 5 cose più #15)
No, questo non l’ho mai visto... (Fonte) |
Siamo in un periodo dell’anno in cui vengono
celebrati molti matrimoni. Su queste pagine ho spesso raccontato come mi
piacerebbe che si svolgesse il mio, dagli aspetti più legati al rito religioso ai corollari che non
guastano e che rendono più allegra la festa.
Non ho mai riferito, però, di tutte quelle
bizzarrie che, per usare un eufemismo, mi hanno portata a inarcare un
sopracciglio. Aspettavo, infatti, di trovare il modo giusto, per non sembrare
fissata con la ritualità scollegata dal suo senso vero, o per non essere
accomunata a quelle persone che puntano il dito contro quelli che a loro
sembrano abusi (e spesso lo sono), ma non s’impegnano a evitare che accadano.
Ecco quindi la mia classifica di cinque
momenti che mi hanno portata ora a ridere, ora a chiedermi cosa sia passato per
la testa di sposi e celebranti. Ometto i nomi delle persone coinvolte per
ragioni di riservatezza, come anche cerco di evitare di dare indizi sul
contesto in cui si siano svolte le nozze in questione. Le immagini scelte,
ovviamente, non si riferiscono a quegli episodi precisi, ma vi alludono.
5) L'arrampicatore nuzial-fotografico
Tempo fa ho partecipato al matrimonio di due miei vecchi amici. Ero nel coro e da quel punto ho potuto scorgere le acrobazie, nient’affatto metaforiche, del fotografo. Per evitare di girare attorno agli sposi, era salito sul pulpito della chiesa, lo stesso dove, se non ricordo male, aveva spesso accompagnato il sacerdote incaricato di cantare il Preconio Pasquale, in quanto chierichetto.
Il parroco, che presiedeva la celebrazione (c’erano
almeno cinque concelebranti), lo fulminò con lo sguardo, obbligandolo a
scendere all’istante. Di conseguenza, nel loro album, gli sposi non hanno
l’immagine in cui si scambiano gli anelli. Ora che ci penso, avevo già raccontato questa storia nel post sui corollari matrimoniali.
4) Un traguardo da tagliare insieme
Fonte |
Proprio all’inizio della Messa, ho visto lo sposo di turno e la sua futura moglie, arrivati insieme, tagliare un traguardo nient’affatto metaforico per entrare in chiesa. Non ricordo se avessero usato le forbici o se il nastro fosse tanto fragile da rompersi appena avessero cercato di passarvi attraverso.
Al di là di quel dettaglio, il Rito delle
Nozze (nn. 39-40 per il Rituale Ambrosiano, 45-46 per il Rituale Romano),
afferma che la prima forma con cui iniziano i Riti d’Introduzione è quella in
cui gli sposi entrano insieme. Ovviamente, non parla di nastri da spezzare...
Ho scovato una storia simile, di due
corridori, che però hanno avuto quella sorpresa all’inizio del ricevimento, non
della celebrazione in chiesa.
3) «Ma adesso è il momento della cazzuola di
Shpalman!»
Fonte |
Mi è venuto in mente che due miei amici hanno
fatto portare all’altare un arnese da muratore, una cazzuola per la precisione.
La didascalia che l’accompagnava – perché questi offertori lunghissimi sono
accompagnati da spiegazioni, altrimenti non si capisce la ragione di ciascun
“segno” – recitava più o meno: «Ti portiamo, Signore, una cazzuola, segno del
nostro voler costruire casa nostra e la nostra vita insieme a Te». Ma Gesù non
era «il figlio del falegname» (cfr. Mt 13,55), ovviamente sul piano umano?
2) Wagner? No, Williams!
Fonte |
Le passioni degli sposi uomini segnano anche quest’altro episodio, che in realtà vale doppio. In due casi, infatti, ho sentito arrivare in chiesa i futuri mariti, senza le mogli, su note davvero inaspettate: quelle tratte dalla colonna sonora di Star Wars, composta da John Williams. Uno ha fatto il suo ingresso sul tema principale (o era sulla Marcia Imperiale, non ricordo bene), mentre l’altro ha scelto un brano meno noto, ma efficace: quello che conclude l’Episodio IV.
In effetti, il “papapapàaa – papapapàaa”
iniziale rimanda un po’ al brano del Lohengrin
che è diventato la marcia nuziale per eccellenza. Se uno non conosce la colonna
sonora di quei film, può essere facilmente tratto in inganno, ma se è un
impallinato della saga stellare di Lucas potrebbe venirgli da ridere (è
successo proprio al secondo matrimonio in questione).
1) Un paggetto su ruote
Veramente, Po dei Teletubbies è una femmina (fonte) |
Qualche considerazione secondo me
L’idea di questa classifica mi è venuta dopo
aver letto vari pareri circa la notizia che ha visto come protagonista Mattia Riva,
giocatore di basket, a Crespano del Grappa (qui una sintesi). Non so
come avrei reagito, se fosse capitato a me: forse avrei cercato qualcosa di tagliente
e avrei bucato il pallone esclamando: «Cose come queste non sono da fare in
chiesa!» o, meno violentemente, l’avrei buttato via e avrei ironizzato: «Potrebbe
continuare con l’omelia, grazie?».
Come in quel caso, così in quelli che ho
elencato sopra, mi è però sorta una domanda. Possibile che tutti, sacerdoti e
laici, abbiamo dimenticato che il matrimonio, anzi, il Matrimonio con la maiuscola
(per essere precisi, bisogna scrivere Comunione, Cresima, Unzione e così via) è
un “mistero grande” (cfr. Ef 5, 32) e quindi dobbiamo trattarlo come tale? Possibile
che i segni, quelli veri, non siano sufficientemente capaci di stabilire la relazione
tra l’uomo e Dio, anzi, tra la coppia e Dio in questo caso?Ha ben ragione papa Francesco, allora, a parlare di “catecumenato” prima del matrimonio: accompagnare gli sposi vuol dire anche, all’occorrenza, ripartire dalle basi, magari durante una conversazione tra amici.
Quanto ai corsi, presentare i metodi naturali, commentare pagine bibliche e testimonianze di Santi e non, sono tutti mezzi
nobilissimi. Tuttavia, anche chi frequenta assiduamente la propria parrocchia
dovrebbe rispolverare alcune nozioni imparate da bambino, specie quelle, in
preparazione alla Prima Comunione, sulle parti della Messa.
Neppure i sacerdoti, o chi segue i corsi come
formatore, non dovrebbero a loro volta darle per scontate. In questo modo, magari,
loro potrebbero imparare a dire qualche “no”, come fanno i padri quando educano i loro figli, mentre i futuri sposi potrebbero accettare che non sempre sono ammesse quelle pretese che ritengono giuste.
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