Suor Edda Roda: quando la Trinità vive nel cuore dell’uomo
Chi è?
Edda Maria Caterina
Roda nacque a Leno, in provincia e diocesi di Brescia, il 30 ottobre 1940. L’11 settembre 1955
sperimentò un forte momento di grazia, che in seguito definì, pur non entrando
nei dettagli, come la sua “conversione”.
Nel luglio 1959 ottenne
il diploma di Infermiera Generica. Durante il suo servizio presso la Clinica
San Francesco di Bergamo, conobbe le suore Terziarie Cappuccine di Loano,
fondate da madre Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubatto (beatificata
nel 1993; per questo sono note, dal 1973, come Suore Cappuccine di Madre
Rubatto). Il 24
dicembre 1959 entrò come probanda, mentre il 12 giugno 1960 cominciò il
noviziato, cambiando nome in suor Maria Adalberta della Santissima Trinità. In
seguito, quando ne ebbe la facoltà, riprese il nome di Battesimo.
Fu impegnata in
varie case della congregazione, anche se spesso aveva problemi di salute: le fu
diagnosticata una «sindrome
astenica», che le causava crolli psicofisici. Il suo compito principale fu però
quello di seguire le missioni al popolo, a cui le Cappuccine di Madre Rubatto
partecipano fin dalla loro fondazione.
Nell’agosto 1955 le
fu diagnosticato un carcinoma uterino in stadio avanzato. Chiese lei stessa di
essere portata, dopo le prime cure, alla Clinica San Francesco: morì in quel luogo
il 16 giugno 1996.
La fase diocesana
della sua causa di beatificazione, ottenuto il nulla osta da parte della Santa
Sede l’11 maggio 2017, si è svolta dal 23 settembre 2017 al 16 giugno 2018, nella
diocesi di Bergamo. Tre giorni prima della chiusura dell’inchiesta diocesana,
quindi il 13 giugno, i suoi resti mortali sono stati riesumati e, l’indomani,
traslati nella cappella della Clinica San Francesco, in via IV Novembre 7 a Bergamo.
Cosa c’entra con
me?
Il 23 gennaio 2017
avevo deciso di andare a vedere il film d’animazione your name. in una delle poche sale dove veniva proiettato (credevate
forse che io veda solo pellicole da recensire per la rubrica CineTestimoniando?).
Prima di arrivare
al cinema, mi sono recata dalle Cappuccine di Madre Rubatto. Non riesco a
ricordare come abbia collegato le due cose: forse ho visto il loro nome sulla mappa
del cellulare, o forse le avevo trovate cercando il sito della parrocchia
vicina, così da poter andare a Messa nel tempo che precedeva la visione del
film. Di certo, volevo procurarmi una piccola biografia della madre fondatrice,
di cui avevo visto la copertina tempo addietro.
Ho cercato il
numero di telefono mentre ero ancora in metropolitana e ho chiamato per
annunciare il mio arrivo, avvenuto pochi minuti dopo. La suora che mi accolse
fu davvero felice di sentire che volevo conoscere la sua Beata fondatrice e mi
diede il libro che cercavo. Non solo: mi regalò anche la prima biografia di
suor Edda, annunciandomi l’imminenza dell’apertura della sua causa di
beatificazione. Ricordo che ho guardato subito la data di morte e mi sono stupita
che fossero passati appena vent’anni o poco più: per la suora, invece, sembrava
già parecchio.
Dalla lettura mi
rimase un’impressione dolceamara: le accorate invocazioni di suor Edda mi
sembravano far risaltare la sua fiducia in Dio più che negli uomini, ma d’altra
parte mi veniva da soffrire con lei per le incomprensioni a cui era andata
incontro. Anche a me, infatti, più di una volta è sembrato di sentirmi fuori
dal mondo, oppure di ricevere, specie nell’adolescenza, epiteti assai poco
gentili applicati alla mia persona.
Qualche mese più
tardi, il 10 aprile 2017, Lunedì della Settimana Santa, stavo tornando da una
giornata di ritiro. Appena riacceso il telefonino, ho trovato un messaggio da
parte del webmaster di santiebeati.it,
che a sua volta m’inoltrava uno ricevuto dalla Superiora Provinciale delle Cappuccine
di Madre Rubatto.
Nel testo, la suora
scriveva che un amico della sua congregazione, che risiede a Genova, aveva
segnalato loro il mio interesse sulla Serva di Dio Rachele Noceti, detta Lina
(la cui storia racconterò a tempo debito). Loro avevano del materiale su di lei,
però non sapevano come consegnarmelo: hanno quindi mandato un’e-mail a santiebeati, la stessa che mi era stata
inoltrata.
Non sono neppure
passata per casa: ho telefonato alle suore, mi sono fatta fermare alla prima
stazione della metropolitana disponibile e mi sono precipitata in Casa Provincializia.
Sono arrivata in terribile ritardo, perché avevo fatto male i miei conti, ma la
Provinciale mi ha accolta molto amichevolmente. Mi ha fornito altro materiale,
compreso quello sui cosiddetti martiri di Alto Alegre, ossia quattro frati
Cappuccini e sette suore della sua congregazione, più due Terziari cappuccini,
massacrati in Brasile nel 1901.
La nostra chiacchierata
si è protratta fino all’ora di cena, così la suora mi ha chiesto di restare con
lei e le altre. Ho quindi partecipato al loro clima familiare e penso proprio
che loro siano state felici di avermi come commensale. Tuttavia, mi sono
chiesta come mai suor Edda, invece, abbia dovuto stare così male per via delle
altre suore, in nome del vecchio adagio “vita communis, maxima poenitentia”.
Nel corso dei mesi
estivi mi sono data alla scrittura dei profili dei “martiri di Alto Alegre” e
di suor Edda, oltre alla revisione di quello di madre Francesca. Avevo da poco fatto
pubblicare tutto, quando le suore mi hanno fatto sapere la data precisa dell’apertura
dell’inchiesta diocesana. Avevo già partecipato a due chiusure, quindi ho
accettato l’invito ad andare con loro, anche perché mancavo da Bergamo da
parecchi anni. Sono stata presente anche alla chiusura: un processo
relativamente rapido, grazie al lavoro svolto da chi di dovere.
Il suo Vangelo
Il messaggio che ho
colto dall’incontro con suor Edda è che non sempre la santità coincide con la
perfezione umana. Mi spiego meglio: lei aveva dei limiti, costituiti dal suo
carattere introverso e dalla sua salute fragile, ma ha lasciato, specie nelle
persone incontrate durante le missioni al popolo, tanti consigli e
incoraggiamenti.
Questo perché si è
impegnata ad abbandonarsi alla presenza della Santissima Trinità in lei: così
ha potuto comunicare la fede, attraverso le missioni e gli incontri del
Rinnovamento nello Spirito cui partecipava, specie negli anni in cui fu a Genova.
Suor Edda ne era
consapevole e, per questo, poteva scrivere al suo direttore spirituale:
Ho sempre presente in me una piccola ma
stupenda immagine datami dalla mia psicologia: mi sono vista piccola di pochi
anni così addormentata ed abbandonata dolcemente nella Trinità; questo quadro
stupendo, anche se ripeto io lo ritengo fantastico nonostante l’abbia visto con
i miei occhi, mi dà tanta gioia e abbandono, che a volte vorrei gridarlo a
tutti i fratelli vicini.
In fin dei conti,
tutte le storie dei Santi, dei candidati agli altari e dei Testimoni sono speciali
perché Dio, in loro, fa cose grandi.
Per saperne di più
Paola Resta, Suor Edda
Roda – Missionaria del popolo e apostola di consolazione, Velar 2016, pp.
52, € 3,50.
La
prima biografia, scritta dalla consorella che è membro della Commissione
Storica della sua causa.
Graziella Merlatti, Suor
Edda Roda – Una parola nel cuore del mondo, San Paolo 2018, pp. 192, € 14,00.
Biografia più
estesa, con testimonianze inedite e ampie citazioni dagli scritti.
Questi libri, oltre
che in libreria, possono essere richiesti ai contatti presenti sul sito
istituzionale delle Suore Cappuccine di Madre Rubatto. Agli stessi recapiti
sono disponibili le immaginette con la preghiera, per la devozione privata, per
chiedere l’intercessione di suor Edda.
Su Internet
Scheda biografica sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni
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