Don Giuseppe Puglisi, indicatore della buona strada
Chi è?
Giuseppe Puglisi nacque a Palermo il 15
settembre 1937, terzo dei quattro figli di Carmelo Puglisi e Giuseppa Fana. A
sedici anni lasciò le scuole magistrali per entrare nel Seminario diocesano di
Palermo: fu ordinato sacerdote il 2 luglio 1960.
Nei primi incarichi come viceparroco cominciò
da una parte a operare con i giovani, dall’altra a sostenere le lotte per il
miglioramento della vita dei parrocchiani. Il 1° ottobre 1970 fu trasferito a
Godrano, un paese di montagna a quaranta chilometri da Palermo, segnato da una
faida tra gruppi familiari rivali. Gradualmente, con iniziative di incontro e
campi comunitari, cercò di risolvere i contrasti. Fu poi nominato direttore del
Centro Diocesano Vocazioni (24 novembre 1979), avviando una serie di
campi-scuola, e iniziò a insegnare Religione nelle scuole statali.
Nell’ottobre 1990 tornò nel suo quartiere
natale, Brancaccio, come parroco della parrocchia di San Gaetano. Scontrandosi
con la povertà del quartiere, con l’evasione scolastica e con l’influsso dei
mafiosi, padre Pino (nel Sud Italia anche i sacerdoti diocesani sono chiamati
“padre”), come era diventato noto, promosse altre iniziative, culminate nella
fondazione del Centro Padre Nostro, per gli adolescenti e gli anziani.
Col tempo divenne oggetto di minacce di morte,
a cui rispose proseguendo il proprio compito educativo e pastorale. Il 15
settembre 1993, la sera del giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, don Giuseppe fu ucciso da
Salvatore Grigoli, a colpi di pistola, sulla porta del condominio dove abitava.
La sua causa di beatificazione e
canonizzazione, volta ad accertare il suo effettivo martirio in odio alla fede
cattolica, si è svolta nella diocesi di Palermo dal 15 settembre 1999 al 6
maggio 2001. È stato beatificato a Palermo il 25 maggio 2013.
I suoi resti
mortali sono venerati nella cattedrale di Palermo, precisamente nella cappella
dell’Immacolata. La sua memoria liturgica cade il 21 ottobre, anniversario del
suo Battesimo, perché il 15 settembre, giorno della sua nascita al Cielo, si
ricorda la Beata Vergine Maria Addolorata.
Cosa c’entra con me?
I legami che sento di avere con don Puglisi
sono molto meno forti di quelli che sento di avere con tante altre figure. Già
una volta ho preferito non parlare di lui, aspettando un’occasione migliore.
Quella di oggi, ossia la visita di papa Francesco a Palermo nel venticinquesimo
della sua nascita al Cielo, si prestava benissimo.
Tuttavia, appena ho iniziato a radunare le
idee, sono stata colta da una sorta di blocco del blogger agiografico. Non mi
veniva facile ricostruire quando sia stata la prima volta che ho sentito
parlare di lui e neppure le sensazioni che avevo provato vedendo Alla luce del sole, il film su di lui,
vincendo la mia ritrosia verso le rappresentazioni di finzione su Santi e
simili. Ricordavo solo di aver visto, oltre al film, un documentario, Lascia perdere chi ti porta a mala strada,
che mi servì per capire meglio il resto del suo percorso di vita.
Inoltre, pochi mesi dopo aver cambiato
parrocchia, avevo partecipato a un incontro con suor Carolina Iavazzo, la
religiosa delle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena che aveva
affiancato don Pino nel suo ministero a Brancaccio: i giovani della parrocchia
vicina alla mia, infatti, nei mesi estivi avrebbero partecipato a un campo
estivo proprio lì. L’avevo anche intervistata, ma non ha più risposto
all’e-mail con la trascrizione, da rivedere, delle domande e delle risposte.
Mi sentivo di deludere i miei lettori se oggi
non avessi scritto di lui. Temevo che avrebbero pensato che io prediliga un
altro modello di sacerdote rispetto a quello che, apparentemente, è stato
incarnato da lui.
Ieri, mentre mi arrovellavo e mi lamentavo,
mia madre mi ha suggerito di chiedere la sua intercessione: dopotutto, è Beato
(avrei potuto farlo anche privatamente, semmai non lo fosse stato, ma è un
altro discorso). Senza formulare una preghiera strutturata come: «Signore Gesù,
per intercessione del Beato Giuseppe Puglisi, aiutami a raccontare nel mio modo
specifico la sua storia e quel che mi ha insegnato», ho semplicemente rivolto
lo sguardo al cielo e mi sono dedicata ad altro.
Poche ore fa, prima di mettermi a tavola, mi
sono arresa. Le uniche parole che ho scritto erano: «Neanche stavolta ho colto
l’occasione giusta per parlare del Beato Giuseppe Puglisi. Per ora,
accontentatevi della breve menzione che di lui avevo fatto due anni fa, nella
53° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni», per rilanciare sulla
pagina Facebook di questo blog l’articolo di cui sopra.
Quando ero letteralmente tra il bagno e la
tavola di casa, sono stata colta da un pensiero improvviso. Senza ombra di
dubbio, posso definirlo ispirazione e di sapere anche chi me l’ha suggerito.
Mi sono ricordata che anche i ragazzi più
giovani di me e miei ex comparrocchiani, meno di dieci anni fa, sono stati a
Brancaccio. Di ritorno dalle mie vacanze estive, avevo portato al sacerdote
responsabile dell’oratorio un santino da non ricordo più quale santuario. Lui,
in cambio, aveva preso il portafogli e ne aveva tirato fuori un’immaginetta di
don Pino, anzi, l’immagine-ricordo fatta stampare per il trigesimo, se non
sbaglio (di certo, non l’immagine con la preghiera per chiederne
l’intercessione).
Se da una parte ero commossa per quel piccolo
dono, dall’altra rammento di aver inarcato un sopracciglio: il santino,
infatti, era un po’ sgualcito. Il don, notando la mia reazione, aveva commentato
che era più prezioso perché carico delle preghiere di chi l’aveva tenuto ancor
prima di lui.
Ho subito comunicato l’ispirazione a mia
madre, che ha convenuto con me: avevo ricevuto una piccola grazia. Non solo:
lei mi ha anche dato un suggerimento per capire in cosa sento di dover ancora
imparare dalla testimonianza del parroco di Brancaccio. Lui continuava la sua
missione anche in mezzo agli insulti, alle minacce di morte, alle azioni
intimidatorie. Certo, la paura ogni tanto lo coglieva, ma la certezza di essere
in compagnia di Gesù, il Giusto perseguitato per eccellenza, lo rianimava quasi
all’istante.
Anche a me, ogni tanto, accade di sentirmi
incompresa, sebbene un tempo mi accadesse ancora di più. Se nell’adolescenza
era perché i miei gusti musicali non si concentravano sulle boy band del momento, ma su gruppi più
“impegnati”, negli anni successivi mi sono sentita segnare a dito (perché sono
eccessivamente permalosa) per le mie conoscenze in campo ecclesiale.
La persecuzione di cui don Pino e i suoi
collaboratori sono stati l’uno vittima, gli altri oggetto, è sicuramente
qualcosa di più pesante, ma dato che chi è fedele nelle cose di poco conto deve essere fedele anche
nelle cose importanti (cfr. Lc 16, 10),
tanto vale che mi attrezzi.
Il suo Vangelo
La testimonianza del Beato Giuseppe Puglisi,
riconosciuta ufficialmente come martirio dalla Chiesa, ha avuto allo stesso
tempo una valenza civile. Quasi allo stesso modo, mi viene da pensare, di quei
fondatori e fondatrici che hanno “fatto gli Italiani” una volta che si era
arrivati all’Unità nazionale.
Con la sua azione pastorale ha contribuito a
indicare, specialmente ai bambini e ai giovani, un modello di vita alternativo
a quello in cui fino ad allora erano stati cresciuti. Nel suo caso, si trattava
della mafia, ma possono esserci tanti altri stili, altrettanto subdoli, che
confliggono col messaggio di Gesù.
Spesso molti pensano che alcuni sacerdoti, il
cui impegno nella società è così marcato da metterli sotto i riflettori o da
portarli sulle pagine dei giornali anche non di settore, dimentichino di essere
ministri del Sacro, portatori di Dio agli uomini anzitutto con i segni dei
Sacramenti. Io stessa, a volte, sono caduta in questo pregiudizio.
Col tempo ho visto che non sempre è così,
anzi, che alcuni di questi preti variamente etichettati (preti di strada, preti
antimafia…) non sono dei “battitori liberi”, ma sanno attirare ai loro ideali
molte persone. Questo perché traggono dal Mistero eucaristico, che vivono e
celebrano, non solo il coraggio, ma anche un modello supremo, così da ripetere
i gesti di bene compiuti da Gesù oltre duemila anni fa.
Penso proprio che don Pino ne fosse a sua
volta certo, altrimenti non avrebbe potuto fare proprie le parole che aveva trovato in un libretto del Centro Nazionale Vocazioni:
Venti, sessanta,
cento anni… la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è
incontrare Cristo, vivere con lui, annunciare il suo amore che salva. Portare
speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando
di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo.
Per saperne di più
Vincenzo
Bertolone, La sapienza del sorriso - Il
martirio di don Giuseppe Puglisi, Paoline 2012, pp. 170, € 13,00.
Il postulatore della sua causa (che è anche
Arcivescovo di Catanzaro-Squillace) dimostra, prove alla mano, che l’uccisione
di don Pino fu davvero un martirio in odio alla fede.
Vincenzo
Bertolone, Pino Puglisi beato - La
biografia ufficiale, San Paolo Edizioni 2013, pp. 210, € 9,90.
Sempre curata dal postulatore, la biografia
edita in occasione della beatificazione.
Rosaria Cascio, Nino Lanzetta, Roberto Lopes, Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove? - Identikit di un Beato, animatore vocazionale, Il Pozzo di Giacobbe 2015, pp. 144, € 12,00.
Dal titolo della mostra vocazionale ideata da
don Pino stesso, quasi un manuale che descrive il metodo con cui seppe trasmettere che ogni vita è
vocazione.
Marco
Pappalardo, 3P – Padre Pino Puglisi,
supereroe rompiscatole, Paoline 2018, pp. 100, € 11,90.
Un diario immaginario, in cui sono contenute
anche citazioni autentiche, indirizzato a ragazzi e giovani.
A cura
di Francesco Deliziosi, Don Pino Puglisi –
Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Le parole del prete che fece paura
alla mafia, BUR 2018, pp. 547, € 18,00.
Una raccolta di scritti e di testimonianze
per entrare nel cuore dei suoi insegnamenti.
Su Internet
Sito ufficiale, curato dalla diocesi di
Palermo
Blog curato dal giornalista Francesco
Deliziosi
Sito dell’associazione Sì, ma verso dove?
Sito del Centro Padre Nostro di Palermo
Sito ufficiale dell'Associazione
Intercondominiale Quartiere Brancaccio
Commenti
Posta un commento