CineTestimoniando #9: «Il cammino per Santiago»
La locandina italiana (fonte) |
L’estate è anche tempo di pellegrinaggi, ad
esempio verso Santiago de Compostela. Due anni fa avrei dovuto andarci anch’io,
ma mi è stato fatto presente che non avrei retto, a causa della mia scarsa
resistenza fisica e psicologica.
Ancora prima, quasi dieci anni fa, avrei
dovuto andare all’anteprima del film che recensisco oggi, il cui argomento era
proprio un’esperienza di pellegrinaggio di quel genere. Alla fine, però, l’ho
saltata, perché in quello stesso giorno ho dovuto partecipare a un ritiro
spirituale. Ho perso il film nell’uscita definitiva nelle sale, ma anche in
successivi passaggi televisivi e non ho mai comprato il DVD, né intendevo
disturbare qualcuno per farmelo prestare.
Finalmente, ieri sono riuscita a vederlo.
Dato che l’occasione si presta, ecco le mie considerazioni. Temo però di aver
lasciato qua e là delle blande anticipazioni sulla trama.
La trama in breve
Tom Avery (Martin Sheen), medico oftalmologo,
viene raggiunto dalla notizia che suo figlio Daniel (Emilio Estevez) è morto
durante una tempesta sui Pirenei Orientali, mentre era all’inizio del percorso
lungo il Cammino di Santiago. Arrivato in Francia per recuperare il corpo,
prima sceglie di farlo cremare, per facilitare il rimpatrio. Subito dopo, però,
decide di proseguire il cammino, pur non essendo preparato sotto nessun punto
di vista.
Condivide parte del tragitto con Joost, un
olandese sovrappeso (Yorick van Wageningen) e Sarah Sinclair (Deborah Kara
Ungen), canadese col vizio del fumo. A loro si aggrega Jack Stanton (James
Nesbitt), irlandese, scrittore in crisi creativa. Durante il viaggio, ciascuno
di loro trova le vere motivazioni che l’hanno spinto a percorrere il Cammino.
Il primo elemento stilistico che salta
all’occhio sono i colori: vividi lungo il Cammino, più spenti all’inizio, nello
studio medico di Tom. Anche la giacca gialla di Daniel è un elemento che si nota,
nei flashback e non solo: ricorda le
frecce gialle e le conchiglie che indicano la direzione verso Santiago.
Le inquadrature privilegiano i campi lunghi,
per esaltare i paesaggi attraversati dai pellegrini. I primi piani stringono su
di loro nei momenti di rilievo, oppure indugiano, ma solo in pochissimi punti,
su statue e simboli sacri. Anche la colonna sonora ha un peso importante,
specie nella scelta delle canzoni: le parole, in molti casi, riflettono i
sentimenti dei personaggi.
La Croce di Ferro, una delle tappe del Cammino, come si vede nel film
(fonte, che contiene anche una mappa interattiva del percorso di Tom e compagni)
|
Quanto alla sceneggiatura, non ha elementi
prevedibili nello svolgimento della trama. Il dramma è palese, ma viene
frequentemente stemperato dalle uscite di Joost e dell’irlandese, ma anche da
piccoli equivoci che sorgono, ad esempio negli ostelli dove i pellegrini sono
ospitati.
I compagni di cammino di Tom sembrano degli
stereotipi: l’irlandese è un tipo allegro, l’olandese è abituato alle droghe.
In profondità hanno questioni irrisolte: la moglie che non l’ama più per Joost,
il mancato successo come scrittore, cui si aggiunge un conflitto con la Chiesa
appena accennato, per Jack. Anche Sarah, sotto la sua scorza cinica, ha una
buona dose di problemi, che confessa solo a Tom.
Considerazioni di fede
Considerazioni di fede
Il tono religioso nel film è presente, pur
non essendo smaccatamente apologetico. Tom stesso non è un assiduo
frequentatore di chiese, pur essendo almeno in parte credente: poco dopo che ha
saputo del figlio, lo si vede che parla con un prete.
Il rapporto padre-figlio, rotto dopo la morte
della madre, si rinsalda lungo la strada, tanto che a più riprese a Tom sembra
di vederlo, senza però aureole o luci ultraterrene: è come se fosse il quinto
pellegrino del gruppo, secondo la “regola dei cinque membri” tanto presente in
fumetti e cartoni animati. Le sue ceneri vengono sparse a tappe regolari: un comportamento che stupisce gli altri, tanto più che, almeno inizialmente, il medico non racconta nei dettagli la sua storia.
Sono molto positive anche le figure di
credenti. Due sono sacerdoti, ma non indulgono in prediche: né quello che compare
verso l’inizio, né padre Frank, incontrato a metà strada, che regala al
protagonista un Rosario del grappolo che si porta appresso (un po’ come ho
fatto io alle GMG e ai raduni giovanili cui ho partecipato). Anche il capitano
Henri, della Gendarmeria di Saint-Jean-de-Pied-de-Port, dove Tom recupera i
resti di Daniel, è credente e gli spiega che senso ha per lui il Cammino. Per
suo figlio, invece, era più un desiderio di conoscere il mondo al di là dei
libri e di vivere pienamente.
I quattro (anzi cinque) pellegrini verso la fine (fonte) |
A modo loro, lo sono anche i tre penitenti incappucciati che il gruppo di Tom incrocia brevemente. Sono raffigurati senza prese in giro, ma come a far capire che non conta l’esteriorità, quando si cammina seriamente.
Per ciascuno vale l’augurio tipico rivolto a chi va a Santiago, ovvero «Buen Camino»: nel film è ripetuto almeno cinque volte, compresi i titoli di coda.
In quest’anno pastorale, nella diocesi di
Milano, abbiamo effettivamente riflettuto sul tema del pellegrinaggio nel mondo,
accompagnati dai Salmi. Il prossimo anno, tramite le indicazioni
dell’Arcivescovo, ci concentreremo sulle occasioni da cogliere in base al
calendario liturgico. Anche Tom ha saputo cogliere un’occasione, cominciando un
cammino che di certo non si fermerà a Santiago.
Consigliato a...
Il film è adatto a quanti hanno percorso il
Cammino almeno una volta nella vita: riconosceranno tappe, paesaggi e incontri
capitati anche a loro. Può anche servire come palliativo a chi, come me, forse
non ci andrà mai, ma avrà di certo altre occasioni per camminare nella fede. Lo
suggerirei poi per favorire incontri di testimonianza da parte di chi ha appena
percorso il Cammino e vuole riproporre la propria esperienza, per confrontarla con
quella dei protagonisti.
Infine, anche chi non crede può sentirsi
coinvolto dal percorso dei quattro pellegrini principali e trovare in essi
qualcosa di sé.
Valutazione finale
Il punteggio è quasi il massimo, perché
abbina un comparto tecnico professionale a un messaggio condivisibile sia da
chi crede, sia da chi non crede.
Il film, distribuito in Italia da 01
Distribution, è disponibile in DVD nei negozi e online.
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