Squarci di testimonianze #27: la danza per Dio di Mireille Nègre



Il libro con cui ho scoperto la storia di Mireille Nègre,
pubblicato nel 1984 dalle Edizioni Paoline
(oggi è fuori catalogo)
Per certi versi, la donna di cui parlo oggi è simile a suor Anna Nobili, ma non fa parte della sua stessa congregazione (che recentemente è tornata nelle cronache religiose grazie alla testimonianza di suor Marialaura Gatti).
Mireille Nègre, questo il suo nome, ha affrontato un discernimento molto lungo, che l’ha portata a vivere da claustrale per dieci anni, per poi capire che nella Chiesa c’era una realtà grazie a cui poteva vivere la consacrazione anche esprimendosi tramite la danza.

Circa tre anni fa sono andata a Pompei e, come faccio sempre, dopo la Messa e la visita al Santuario della Madonna del Rosario, sono passata per le librerie religiose che si trovano nei paraggi. In una di esse c’era uno scaffale con alcuni prodotti a prezzi scontatissimi. Tra di essi, mi ha attirata la copertina, in bianco e nero, del libro Danzerò per te, a firma di Mireille Nègre.
La quarta di copertina descriveva come la protagonista, dopo un grave incidente nell’infanzia, avesse cominciato a studiare danza, poi fosse diventata prima ballerina all’Opéra di Parigi, affiancando illustri coreografi e colleghi danzatori: ballò anche con Rudolf Nureyev. La sinossi continuava parlando della sua conversione e del periodo di dieci anni che aveva trascorso come monaca carmelitana.
Ero indubbiamente interessata, ma sentivo un certo timore. Tempo addietro, infatti, avevo trovato nella mia vecchia parrocchia un libro dove si parlava della conversione di una giovane modella. Facendo delle ricerche su di lei, avevo visto che la sua ricerca spirituale non si era purtroppo fermata al cattolicesimo. Per quella donna francese, insomma, temevo che fosse accaduto lo stesso.
Ho subito tirato fuori il mio telefono e ho cercato il suo nome su Internet. Pochi istanti dopo, ecco i risultati: Mireille era ancora viva ed era diventata membro dell’Ordo Virginum della diocesi di Parigi. Mi ero rovinata il finale della storia, certo, ma non sapevo molto di più del suo svolgimeno. Ho comprato il libro, ma per leggerlo ho aspettato parecchio.
Un paio di mesi fa ho ritrovato Mireille e la sua storia sulle pagine del settimanale Credere, precisamente sul numero 21 del 25 maggio 2019. Mi sentivo un po’ delusa perché non ero stata la prima a fiutare la bontà della sua vicenda, ma mi sono ricordata che qui io racconto cosa c’entrano con me i Testimoni che incontro, non semplicemente le loro esperienze.
Ho quindi preso il libro stamattina, divorandolo nel corso di un lungo viaggio sui mezzi pubblici. Ho capito che lei era da sempre stata attratta dalla bellezza e dall’espressione artistica. La danza era diventata, da mezzo di riabilitazione fisica (aveva perso due dita del piede sinistro), uno sfogo per il suo carattere ardente. Grazie a essa, aveva anche partecipato a tre film.
La conversione è arrivata quando ha cominciato a chiedersi perché danzava. La lettura del Vangelo le diede una prima risposta, specie quando Gesù, nel Vangelo di Matteo, dice: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita». L’esatto contrario della vita che conduceva all’Opéra, tra rivalità, contese e umiliazioni da parte dei colleghi.
Mireille non ha rinnegato la propria esperienza al Carmelo di Limoges, dal 1971 al 1981. Lì ha imparato a entrare in familiarità con la Parola di Dio e ha capito l’importanza della vita fraterna. Tuttavia, in seguito ai voti temporanei, suor Mirella del Cuore Immacolato e Trafitto (questo il suo nome religioso, che ho trovato qui; io uso tradurre i nomi propri delle monache, non solo il cognome di religione) è entrata in una crisi molto seria. Ad esempio, non capiva perché dovesse accantonare l’espressività corporea quando pregava: si trovava incoerente con tutti quegli inviti alla danza contenuti nella Bibbia, specie nei Salmi che recitava in coro con le altre monache.
Iniziando la nuova vita, non aveva sentito come un peso la rinuncia alla danza: col tempo, però, ha ricominciato ad avvertirla come fondamentale per la propria esistenza. In effetti, ricorre molto nel suo racconto l’esigenza di «dare corpo» (testuale) alla vocazione che sentiva.
Il libro s’interrompe dopo che suor Mireille – la chiamavano ancora così nel villaggio dove viveva e insegnava danza, in seguito all’uscita dal Carmelo senz’aver professato i voti perpetui – ha incontrato san Giovanni Paolo II, all’Udienza Generale del 18 maggio 1983, giorno del compleanno del Pontefice. La sera prima, si era esibita per la Rai.
L’articolo di Credere mi ha portato qualche dato in più: ha dato seguito al primo libro con Itinerario mistico, uscito proprio quest’anno. Inoltre, ha anche inciso dei CD di composizioni pianistiche, come Spazio musicale.
Quest’altro articolo sulla versione francese di Aleteia, invece, mi ha permesso di trovare la data della sua consacrazione: 31 maggio 1986, per le mani del cardinal Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi, nella cattedrale di Notre Dame.
È arrivata a quella scelta dopo aver cercato di vedere se esistesse una forma di vita in cui l’appartenenza a Dio non confliggesse con la sua attività di danzatrice. La storia non si fa con i “se”, ma penso che se avesse scoperto prima l’Ordo Virginum, probabilmente si sarebbe risparmiata tanta sofferenza.
Quel che più conta è che Mireille, che ha quasi settantasei anni, abbia trovato risposta al motivo per cui ancora oggi danza. Così ha dichiarato, a pagina 92 di Danzerò con te:
Il mio “credo” personale mi dice che Dio è danza. Lo è perché è Trinità col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: Dio è tre. Per me, la Trinità è un girotondo di tre sguardi che si incrociano e si scambiano, che si parlano e si cancellano l'uno davanti all'altro. Dalla loro emanazione, creano l'universo, le cose e gli esseri introducendoli in questa danza.
La formulazione potrebbe rendere perplesso qualche teologo che ne sa più di me, ma la relazione tra le Tre persone divine è innegabile.
Di seguito, una sua intervista sul canale televisivo francese KTO TV, dove Mireille si racconta in prima persona.

Commenti

  1. Ma dai!!
    E' interessantissima questa storia, Emilia. A parte che io, con la mia passione per il balletto, ne sono incuriosita in modo particolare, ma penso che questa storia davvero si presti per fare almeno due riflessioni, su temi che mi stanno a cuore.

    Uno: la infinita varietà di carismi in seno alla Chiesa. Non è che le Carmelitane sbaglino stile di vita o che l'Ordo Virginum abbia uno stile di vita che va contro a quello delle Carmelitane o che la nostra amica abbia fatto qualcosa di male - è che i carismi sono infiniti e non necessariamente quello che va bene per te va bene anche per me. E' un tema che a me sta moltissimo a cuore e che da laica sposata mi fa anche un po' soffrire, perché io trovo che i cattolici siano disposti ad accettare questa varietà di carismi per quanto riguarda la vita religiosa, ma molto meno per quanto riguarda la vita laicale. 'na carmelitana che ha voglia di ballare fa benissimo a lasciare il carmelo e nessuno le dice niente, ma un ragazzo (o una giovane coppia. O una famiglia) che non si ritrova nell'unica proposta di di pastorale giovanile (o per giovani coppie. O per famiglie) della parrocchia tende ad essere guardato come uno in difetto, perché o così o niente.
    Ma santa miseria, se siamo pronti ad accettare che ci siano modi diversi per vivere la vita religiosa perché facciamo così fatica ad accettare che ci siano mille sfumature diverse per vivere il proprio stato laicale? XD

    Due, la difficoltà di Mireille ad accantonare l'espressività corporea nella preghiera. Premettendo che io sono una che frequenta spesso e volentieri la Messa Vetus Ordo, per dire, storco sempre il naso quando sento dire "esiste un solo modo di pregare ed è quello che dico io".
    Ma anche lì, non è mica detto. Sono convinta che possano esistere - ad esempio - delle bellissime danze di preghiera, ovviamente da farsi nel contesto opportuno e nel momento opportuno, che sono preghiere purissime, non robaccia da catto-fricchettoni New Age.

    E niente: che bella storia. Ispira tante riflessioni, davvero!

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    Risposte
    1. Non sapevo del tuo interesse per il balletto... o meglio, avrei dovuto ricordarmi di quel post sul tutù.

      Hai ragione riguardo alle varie forme di espressione di carismi: per trovare il mio ci ho messo un po' e sono sicura che potrò metterlo a frutto non solo qui.

      Quanto alle danze di preghiera, inizialmente ero un po' restia, ma dopo aver conosciuto una ragazza che ogni tanto le compie in concerti-meditazione (un esempio dei contesti da te espressi) mi sono ricreduta.

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