Santa Maria Michela del Santissimo Sacramento, per la salvezza delle donne sfruttate

Ritratto di madre Maria Michela del Santissimo Sacramento,
dipinto di Luis de Madrazo y Kuntz, 1865
(fonte)


Chi è?

 

María Micaela Desmaisières y López de Dicastillo nacque a Madrid il 1° gennaio 1809, quarta dei cinque figli arrivati all’età adulta di Miguel Desmaisières y Flores, tenente colonnello dell’Esercito spagnolo, e Bernarda López de Dicastillo y Olmeda, contessa de la Vega del Pozo e marchesa de los Llanos de Alguazas.

Fu battezzata tre giorni dopo, nella parrocchia di San Giuseppe a Madrid. Ricevette un’educazione degna del suo rango, presso le Orsoline di Pau, grazie alla quale poté inserirsi nell’alta società madrilena.

Pur essendo attratta dalla religiosità, doveva tenere fede ai suoi impegni mondani. Il direttore spirituale di sua madre, il gesuita padre Eduardo José Rodriguez de Carasa, al quale la donna l’aveva affidata dopo la morte, le diede una norma di vita. Micaela vi si attenne, a costo di soffrire di dolori di stomaco mentre si sforzava di sorridere durante balli, cene o feste.

Padre Carasa le presentò una donna di sua fiducia, María Ignacia Rico de Grande, che l’introdusse alle visite caritative presso San Giovanni di Dio a Madrid. L’incontro con una giovane malata di sifilide le aprì gli occhi sulle sofferenze delle donne e delle ragazze vittime di prostituzione, che rischiavano di tornare sulla strada una volta dimesse.

Per loro, Micaela aprì una casa che doveva fungere da collegio e da rifugio, ma dovette lasciarla dopo un anno, richiesta da suo fratello, diplomatico di carriera, per assistere la moglie di lui. Si trasferì a Parigi, dove domandò di entrare tra le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ma fu ostacolata dal fratello, che seguì successivamente a Bruxelles, per aiutare la moglie di lui. Successivamente, ricordò quel periodo come “anno sprecato”.

Tornata in Spagna, assunse pienamente la direzione della casa, perché le nobildonne che avevano promesso di aiutarla se n’erano andate. Dopo aver cercato di far seguire le ragazze ospitate da maestre laiche, poi dalle suore della Santa Famiglia di Bordeaux, decise di occuparsi personalmente di loro: il 12 ottobre 1850 lasciò definitivamente la vita mondana, andando a vivere nel collegio di Madrid.

Nel 1856 fu aiutata dal suo nuovo direttore spirituale, padre Antonio Maria Claret (canonizzato nel 1950), nella stesura delle Costituzioni delle suore Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità (Adoratrici, per brevità), che all’Adorazione Eucaristica perpetua dovevano affiancare un lavoro educativo e di recupero della dignità delle donne a rischio. Era un’opera che prima d’allora, a Madrid e più in generale in Spagna, non si era mai vista.

Madre Maria Michela del Santissimo Sacramento, come si chiamò dopo i voti religiosi (detta anche madre Sacramento), fu sempre in prima linea accanto alle sue figlie, sia religiose, sia ragazze assistite, fino a contrarre il colera durante un’epidemia a Valencia, morendone il 24 agosto 1865.

Fu beatificata e canonizzata da papa Pio XI, rispettivamente il 7 giugno 1925 e il 4 marzo 1934. I suoi resti mortali sono venerati nella casa delle Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità a Valencia, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 15 giugno, anniversario del giorno in cui professò i voti perpetui.

 

Cosa c’entra con me?

 

Nell’agosto del 2011 ero a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù, vissuta, in quell’occasione, coi miei compagni del Gruppo Shekinah. Uno dei momenti che ricordo con maggior piacere fu, il 16 agosto, la visita alla cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena: è stata occasione per fermarmi un momento a pregare con calma.

In quella circostanza, però, ho approfittato anche per raccogliere quanti più santini possibile, per la mia collezione, ma anche per scoprire qualche storia che non conoscevo. In molte delle cappelle laterali, infatti, era possibile ritirare opuscoli e santini di non pochi personaggi che avevano avuto a che fare con la storia ecclesiale di Madrid. Li ho quindi presi praticamente a caso, dato che non ne conoscevo quasi nessuno.

Uno di questi era san Pietro Poveda Castroverde, del quale anni dopo avrei approfondito la vicenda d’impegno e di martirio. Di un’altra, ossia santa Maria Michela, invece, mi ero praticamente dimenticata, fino a una settimana fa.

Leggendo il numero del 31 gennaio di Milano Sette, l’inserto domenicale di Avvenire per la mia diocesi, ho appreso da una parte che a Varese si era insediata una comunità dei Missionari e Missionarie Identes – avevo trovato un santino anche del loro fondatore, il Servo di Dio Fernando Rielo Pardal, anche se non ricordo se fosse avvenuto all’Almudena o in un’altra occasione – dall’altra che la Comunità Irene, con sede ad Arluno, stava per dare l’addio alle Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità (il link corrisponde alla stessa notizia sul Portale diocesano).

Quando ho letto il nome della santa fondatrice, mi è balenato nella mente il ricordo delle immaginette che avevo raccolto. Sono andata a ripescarle: effettivamente, c’era anche lei, in due versioni, quella con un disegno ricavato dal ritratto ufficiale e quella che raffigurava una sua statua. Ho quindi capito che dovevo andare oltre quel ricordo quasi bidimensionale, per scoprire la storia di colei che vi era raffigurata.

Per cominciare, ho guardato se la scheda di santiebeati.it fosse adeguata, aggiornata e priva di errori. A una prima lettura, meritava solo una controllata dal punto di vista grammaticale. Intanto, sono andata a vedere se le Adoratrici avessero un sito ufficiale, per prendere spunto da lì e per capire come si svolge, oggi, la loro opera.

Procedendo con la revisione, ho appurato che il testo doveva essere ampliato in parecchi punti. In particolare, mi premeva capire come Micaela avesse potuto superare quel dissidio che l’aveva tormentata per anni, ovvero come avesse fatto a trovare un equilibrio tra la vita di fede e gli impegni mondani.

Come spesso accade, sono stati gli incontri che ha avuto a instradarla dalla parte giusta. Anzitutto quello col direttore spirituale, che le ha dato preziosi consigli e ha frenato i suoi eccessi di zelo, ad esempio suggerendole d’indossare abiti sobri, ma non miseri, rispetto alle vesti sontuose di cui si abbigliava prima. Poi quello con María Ignacia Rico de Grande, che le aprì gli occhi sul rischio a cui andavano incontro le prostitute dimesse dall’ospedale. Infine, quello con una di quelle ragazze, anche se non era tanto una prostituta, quanto una giovane sedotta e abbandonata, dopo essere stata privata dei propri beni e aver contratto la sifilide.

Ormai sentivo di avere abbastanza da poter raccontare qui, tanto più che oggi cade la Giornata mondiale di preghiera contro il traffico di persone. Ho quindi telefonato alle Adoratrici a Roma, manifestando la mia intenzione a suor Nieves, la religiosa che mi era stata passata dalla portineria della comunità.

Lei ne è stata veramente felicissima e ha aggiunto che effettivamente la sua congregazione è profondamente coinvolta nell’iniziativa di oggi. In particolare, la comunità di Torre Boldone, in provincia e diocesi di Bergamo, partecipa alla maratona virtuale di cui riferisce il sito ufficiale della Giornata.

 

Il suo Vangelo

 

Il messaggio che deriva dalla vita di santa Maria Michela è improntato alla tenacia, basata sulla certezza di avere dalla sua parte Gesù, presente nel Santissimo Sacramento. Per questo volle che nelle case di accoglienza campeggiasse un cartello con un’espressione, che in italiano perde un po’ perché viene meno la rima: «La Mia provvidenza e la tua fede manterranno la casa in piedi» («Mi providencia y tu fe mantendrán la casa en pie»). Con la medesima sicurezza affrontò calunnie e critiche, sin da quando abbandonò il bel mondo per andare a vivere tra le sue ragazze.

Anche il rammarico per aver sprecato almeno un anno della sua vita svaniva ogni volta che pensava di non essersi più voltata indietro, donandosi pienamente alle figlie spirituali e a tutte coloro che accoglieva nelle sue case. Per questo affermava:

Non è un desiderio che le collegiali si salvino, bensì un’ambizione che mi divora, vengano da dove vogliano; mi basta che si salvino o smettano di offendere Dio, sia anche solo per un’ora.

Oggi le Adoratrici Ancelle continuano la sua missione, favorendo il reinserimento sociale delle donne vittime di prostituzione o di altre forme di schiavitù e impegnandosi per il riconoscimento dei loro diritti.

 

Su Internet

 

Sito istituzionale delle Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità (in spagnolo)

Sito di Micaela Onlus, che gestisce le case di accoglienza delle Adoratrici in Italia

Biografia scritta da padre Ángel Peña, Agostiniano Recolletto (in spagnolo)

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