Un Rosario speciale… spiegato a mia sorella
Queste sono solo alcune delle corone che confeziono con le mie mani: vi piacciono? |
L’altro ieri sono tornata, dopo più di un anno, nella parrocchia dove sono stata battezzata e ho ricevuto gli altri Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Ora non abito tanto lontano da lì, ma non ho più avuto occasione di passarci. Ho quindi colto l’invito, da parte di mia sorella, ad andare con lei alla recita comunitaria del Rosario nella chiesa parrocchiale.
Anni fa, quando ancora abitavo lì, nel mese di maggio si recitava il Rosario tutti i giorni in chiesa, mentre un giorno alla settimana, solitamente il giovedì, veniva ospitato in un cortile di qualche palazzo. Si usava poi cantare le Litanie Lauretane in latino (ma senza le invocazioni Mater Ecclesiae e Regina Familiae, le ultime inserite all’epoca) secondo una delle varie melodie popolari (questa, anche se nel video il testo è cantato in italiano).
Per ragioni legate all’emergenza sanitaria, quest’anno è stato deciso di fare praticamente il contrario: l’unico Rosario in chiesa è quello del giovedì, a cui, ogni settimana, vengono invitati i parrocchiani di un certo gruppo di vie del quartiere. Giovedì scorso è toccato alla via dove sono nata e cresciuta, dove ancora oggi abitano mia sorella e mio cognato.
Quando siamo arrivate davanti alla chiesa, ho subito rivisto alcuni miei vecchi conoscenti. Siamo poi entrate e abbiamo preso, secondo le indicazioni di uno dei sacerdoti, un foglio con le indicazioni per la preghiera. Immaginando che ci fossero delle note specifiche o comunque delle meditazioni su cui poter tornare, l’ho prelevato e sono andata a prendere posto.
Come pensavo, ho fatto bene: lo stesso sacerdote di prima, infatti, ha dato altre indicazioni. In sostanza, il Rosario sarebbe stato recitato così: prima il sacerdote, poi l’assemblea si sarebbero dovuti alternare nella prima parte dell’Ave Maria, che culminava appunto con una clausola cristologica, vale a dire una frase da agganciare al nome di Gesù, per renderlo ancora di più il centro della preghiera.
Nel nostro caso, sono stati meditati i Misteri della Luce. Le clausole erano:
Primo Mistero – Il Battesimo di Gesù al Giordano: …che ci battezza in Spirito Santo e fuoco.
Secondo Mistero –Gesù si rivela alle nozze di Cana: …che ascolta la tua umile domanda [“tua” è riferito a Maria].
Terzo Mistero – Gesù annuncia il Regno di Dio: …che ci insegna a pregare il Padre.
Quarto Mistero – La Trasfigurazione di Gesù al monte Tabor: …figlio prediletto del Padre.
Quinto Mistero – Gesù istituisce l’Eucaristia: …cibo e bevanda di salvezza.
Arrivati a cinque coppie di alternanza, quindi a dieci “mezze” Ave, si concludeva la decina con “Santa Maria, madre di Dio…” e col Gloria al Padre.
Un metodo effettivamente insolito, ma non per me: ricordavo che esattamente undici anni prima, mentre tornavo con i miei vecchi comparrocchiani dal pellegrinaggio diocesano per l’ostensione della Sacra Sindone a Torino, lo stesso sacerdote aveva guidato il Rosario in pullman alla stessa maniera.
Nel frattempo, però, mia sorella si è ricordata di dover fare una telefonata ed è uscita di chiesa. In questo modo si è persa la spiegazione da parte del don, ma prima di uscire ha comunque notato che, nell’esaminare il sussidio, non avevo assunto un’espressione troppo meravigliata.
Appena tornata a casa – intendo dove abito ora – le ho inviato una serie di messaggi WhatsApp per chiarirle i dubbi che aveva cominciato a espormi mentre andavo a prendere il tram per il ritorno. Rispondendomi, ha commentato che c’era materiale per un post. Io ho replicato che di spiegazioni del genere è pieno il web, ma poi ho pensato che convenisse provare ugualmente ad abbozzarlo.
Uso volutamente lo stile colloquiale dei messaggi, ritoccando leggermente alcune espressioni.
È una cosa lecita o è un abuso?
Il Rosario è un “pio esercizio”, non un atto liturgico, per cui non è legato a norme fisse. Per esempio, io ero abituata a iniziarlo direttamente con l'enunciazione del primo Mistero, ma altrove iniziano col Credo, poi un Padre nostro, tre Ave Maria, un Gloria al Padre (sulla parte terminale o “naso” del Rosario, ossia i grani che collegano il Crocifisso al resto della corona), poi si parte con i Misteri. Nella parrocchia dove vivo ora, invece, iniziano la recita col Vieni, Santo Spirito, proseguono col Credo e poi enunciano i Misteri.
Come indica san Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16 ottobre 2002 (per intenderci, quella in cui vennero introdotti i Misteri della Luce), sono tutti «usi ugualmente legittimi».
Se l’è inventato il don o lo fanno anche da altre parti?
Le clausole cristologiche hanno proprio lo scopo indicato dal don, anche se possono destabilizzare chi non è abituato. La forma adottata stasera era come avevamo fatto di ritorno da Torino: ho appurato che viene suggerita anche in questo sussidio del santuario di Nostra Signora del Rimedio a Donigala Fenughedu (Oristano).
Invece al santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, dal 2003, in seguito alla Visita Pastorale lì di san Giovanni Paolo II, si scelse di adoperare le clausole diverse per ciascun Mistero, ma riprendendo col resto dell’Ave. Nella recita comunitaria, inizia la voce guida e il popolo entra sulla clausola, continuando con “Santa Maria…”. Online non le trovo, ma sono disponibili nei sussidi che si possono ordinare direttamente al santuario di Pompei.
Non ho idea da dove le abbia tratte chi ha realizzato il foglietto che ho preso nella mia vecchia parrocchia, anche se un possibile riscontro è nelle clausole ideate da padre Daniel-Ange o in queste: in entrambi i casi, però, ne è abbinata una per ogni Ave e si continua come da tradizione.
Perché non abbiamo recitato o cantato le litanie?
Per motivi di tempo, essenzialmente (abbiamo iniziato alle 20.45 e avremmo dovuto concludere prima delle 22, per via del coprifuoco), ma non solo: le litanie, infatti, sono una forma distinta forma di preghiera.
Nella Lettera enciclica Supremi apostolatus officio, papa Leone XIII decretò che nel mese di ottobre del 1883 si recitassero pubblicamente ogni giorno «almeno cinque decine del Rosario, con l'aggiunta delle Litanie Lauretane». Questo, per abitudine, ha portato a considerarle un'appendice del Rosario.
Ci sono poi un sacco di altri formulari litanici che possono essere adottati al posto di quello più famoso: per citarne solo alcuni, le Litanie Bibliche, quelle ispirate alla Lumen Gentium o quelle di Santa Maria della Speranza, ideate dai Servi di Maria e derivanti dal Documento di Puebla dell’episcopato latinoamericano del 1979 (citate tutte in questo file).
In conclusione
Dopo questi messaggi, mia sorella mi ha risposto con espressioni di autentica meraviglia: non immaginava che potesse esserci un mondo dietro una preghiera di cui credeva di conoscere tutto. Nemmeno io, fino a quando ho iniziato ad approfondire autonomamente quello che mi era stato insegnato a riguardo (poco o nulla, a dirla tutta), ne ero molto a conoscenza.
Insomma, spero che anche tramite il metodo delle clausole si possano meditare ancora più profondamente i misteri della salvezza, contribuendo a propagare il Rosario, secondo quella «promessa di Maria» che cambiò ancora di più la vita al Beato Bartolo Longo.
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