Perché a te, fratello Giampiero?

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Lo scorso 20 agosto, verso le 23.10, mentre ero impegnata in tutt’altre faccende, mi è venuto da guardare il sito dell’agenzia SIR, per vedere se ci fosse qualche notizia interessante.

Sono rimasta a bocca aperta quando mi è saltato agli occhi questo lancio, con cui era annunciata l’apertura dell’inchiesta sulla fama di santità di Giampiero Morettini. O meglio, nel quale si riferiva l’Editto con cui veniva avviata la causa: il processo diocesano, invece, inizia alle 18 di oggi, con la prima sessione pubblica.

Avevo ben presente la vicenda di quel seminarista, a cui avevo dedicato un post nel 2016. Facendo due conti, il giorno dopo la pubblicazione della notizia sarebbero trascorsi sei anni esatti dalla morte di quel candidato, uno in più del tempo minimo richiesto per avviare una causa di beatificazione. Non avrei mai immaginato che per lui ci fosse una fama di santità tale da procedere in tal senso: credevo, anzi, che tutto fosse finito con la pubblicazione della sua biografia.

Come scrivevo nel vecchio post, ho voluto riferire al cardinal Gualtiero Bassetti le mie impressioni. Mi ha risposto con un biglietto autografo, in cui mi ringraziava per la lettera, ma non commentava riguardo al suo contenuto.

 

Quando l’invidia rovina la meraviglia

 

Purtroppo devo ammettere che, alla meraviglia iniziale, si è sostituita una sorda e subdola forma d’invidia, non molto dissimile da quella che mi aveva colta alla notizia analoga dell’Editto per la Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo.

Come nel suo caso, mi sono chiesta perché ci si muovesse così presto per valutare la sua esemplarità, riprendendo quella domanda a cui san Francesco d’Assisi diede una risposta valida per ogni possibile candidato agli altari, o meglio, per chiunque viene scelto da Dio, indipendentemente dal fatto che venga istruita la sua causa o meno.

A peggiorare il mio umore era il fatto che, come scrivevo prima, si trattava di un seminarista, quella categoria che per anni ho privilegiato nella mia ricerca di storie esemplari, finché non mi fu fatto presente che avrei dovuto comportarmi più come un medico generico che come uno specialista.

Non che il panorama della santità riconosciuta o in via di riconoscimento sia sprovvisto di casi simili, da presentare specialmente a coloro che stanno verificando la vocazione al sacerdozio: a partire da quello che per secoli è stato considerato il prototipo del “seminarista santo”, ossia san Luigi Gonzaga, proposto anche a chi non era un religioso come fu lui, fino ai diocesani Bruno Marchesini, Pasquale Canzii (entrambi Venerabili) e Rolando Rivi (al momento, per quello che so, l’unico seminarista italiano Beato). La lista sarebbe molto più lunga, ma mi limito a quelli dei quali ho parlato qui sul blog.

 

Una questione non da poco

 

Il mio risentimento era dovuto, in effetti, all’aver conosciuto altre vicende di seminaristi giovani e meno giovani che avrei visto bene come possibili esempi ufficiali, ma per i quali non si parla né, temo, si parlerà mai di beatificarli.

Mi sono fatta una serie di elucubrazioni mentali a riguardo, ma la verità è un’altra ed è più amara di quel che s’immagini. Per loro, infatti, anche a causa del tempo trascorso, che è comunque superiore a quello intercorso tra la morte di Giampiero e la pubblicazione dell’Editto, manca un requisito fondamentale, a meno di essere smentita: la fama di segni.

In più, quasi nessuno ha pensato di andare sulle loro tombe a chiedere grazie, oppure ha intrapreso viaggi per vedere i luoghi a loro cari, o ha interpellato amici, conoscenti e parenti, men che meno a invocare il loro aiuto per grazie materiali o immateriali.

 

Per Giampiero, invece?

 

Come poi ho imparato leggendo i libri della dottoressa Lodovica Maria Zanet, perché una causa venga avviata ci vuole soprattutto il fumus boni iuris, che ha due domande come presupposti: proporre come esempio il tale, la tale o i tali dà gloria a Dio? Farà del bene alle anime, ai fedeli, alla Chiesa?

Nel caso di Giampiero, l’esempio risiede anzitutto nell’aver lasciato agire lo Spirito Santo, così da avere il desiderio di tornare a essere un vero fedele, che non va in chiesa solo a Natale e a Pasqua, o comunque per abitudine. Lo Spirito si è reso presente in lui in circostanze ordinarie, dandogli pazienza e tenacia per affrontare le ostiche materie di studio, ma anche in altre più intense, nella forma del “calore” o del “fuoco” che sentì in varie occasioni ardere dentro di sé.

Penso infatti che sia stata scelta di proposito, per l’avvio dell’inchiesta diocesana, la vigilia di Pentecoste di quest’anno, che cade nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica di santa Rita da Cascia, altra figura a lui cara.

Non va poi tralasciata la testimonianza allegra e autoironica che dava in parrocchia e in Seminario: basti pensare al fatto che sapeva di essere stonato, eppure non si sottraeva al servizio canoro. Non rinnegò mai il suo passato, considerandolo un punto di partenza per la sua nuova vita.

Inoltre, bisogna considerare il modo con cui affrontò la scoperta della malattia, la degenza in ospedale e il decorso postoperatorio. Da ultimo, nel testamento spirituale, si riflette la sua speranza di rivedere, un giorno, chi aveva amato: «nel momento giusto ci ritroveremo al posto giusto».

Quanto al bene delle anime, si sta già verificando, grazie al libro e non solo. Il comunicato pubblicato ad agosto sul sito della diocesi perugina aggiunge altri dettagli, tratti dal Supplice Libello, ossia il documento con una sintesi biografica e l’esposizione ragionata degli elementi sulla fama di santità:

Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati od anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento ad una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata. Intorno alla sua tomba in maniera silente ma continua, vi è dunque un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio.

In un intervento radiofonico nella trasmissione Santi giovani, giovani santi andata in onda su Radio Oreb lo scorso 13 maggio (online non è disponibile), il suo postulatore ha attribuito alla sua intercessione il fatto che quest’anno la diocesi di Perugia-Città della Pieve avrà sei preti novelli: una vera ricchezza, di questi tempi.

Ancora prima, ospite di TV 2000 all’inizio di quest’anno, il 3 febbraio, ha raccontato di nuovo la sua vicenda, dopo la prima trasmissione che citavo nel mio primo post su di lui (dal minuto 44.39 a 1:17:31).

La fama di santità del nuovo Servo di Dio – titolo che viene attribuito dall’accettazione del Supplice Libello; nel suo caso, quindi, da poco prima dell’agosto scorso – ha di certo avuto un aumento esponenziale quando il cardinal Bassetti, che gli era realmente affezionato, si è ammalato di coronavirus.

Ricoverato nello stesso ospedale in cui lo aveva più volte visitato, ha espressamente chiesto di ricorrere alla sua intercessione; non solo alla sua, però, ma anche a quelle dei Beati Speranza di Gesù e Carlo Acutis, del Venerabile Vittorio Trancanelli e di Sara Mariucci, una bambina di Gubbio per la quale non è in corso nessuna causa e della quale (anzi, dei gradi di separazione, o meglio, di comunione tra lei e Giampiero), prima o poi, spero di poter parlare.

 

Posso solo pregare

 

Ora che il processo diocesano è alle battute iniziali, sto cercando di farmene una ragione. In fin dei conti, penso che il cardinal Bassetti abbia fatto solo bene nel voler verificare la presunta santità (tengo a precisare che si tratta di una formula prudenziale) di questo figlio suo e della Chiesa di Perugia-Città della Pieve.

Per gli altri seminaristi a cui tengo, in fin dei conti, posso continuare a sperare e di poter un giorno parlare di “effetto Morettini”, così come si potrebbe pensare a un “effetto Acutis” nella riscoperta della santità adolescente.

Anzi, perché non chiederlo a Dio proprio per suo mezzo, spontaneamente o usando la preghiera qui sotto, che è la stessa riportata sul sito della sua parrocchia?

Padre infinitamente buono,

ti ringraziamo per la cura e la Misericordia che hai verso tutti i tuoi figli. 

Tu hai mandato nel mondo il tuo Figlio Gesù e nella potenza dello Spirito Santo Tu rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, ricolmi di beni gli affamati e rimandi i ricchi a mani vuote; Tu disperdi i superbi e ti compiaci dei piccoli e regali ai poveri la gioia del tuo Regno.

Con la Beata Vergine Maria, associata al Tuo disegno di salvezza, una schiera innumerevole di uomini e di donne che hanno fatto pienamente la Tua Volontà cantano le Tue lodi in Cielo e in terra per noi sono di esempio e di aiuto.

Ti preghiamo affinché tra i santi che la Chiesa ha riconosciuto certi di venerazione, possiamo presto contemplare anche il seminarista Giampiero Morettini, che ha testimoniato la bellezza del dono di sé nel totale affidamento a Te.

Perché sia manifesta la sua santità semplice e concreta, ti chiediamo la Grazia……. Per intercessione di Giampiero.

A lode e gloria della Santissima Trinità, per il bene della Santa Madre Chiesa e la salvezza di tutti i tuoi figli.

Amen.

 

Pater, Ave, Gloria

 

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