«Perché a te», sorella Chiara, «tutto il mondo viene dietro?»
Se
l’“odore di santità” di Chiara dovesse essere identificato, dovrebbe profumare
di lavanda:
da morta le fu messo un rametto di quei fiori in mano (cfr. Siamo nati e non moriremo mai più, p. 151). |
La
notizia della pubblicazione dell’Editto relativo alla causa di beatificazione
di Chiara Corbella Petrillo, per la prima volta denominata “Serva di Dio”, mi
ha colta di sorpresa, ma non troppo. Sapevo che fossero in atto le fasi
preliminari dell’apertura della causa stessa, però non immaginavo che l’Editto
sarebbe arrivato in questi giorni.
Mi
sono occupata altre volte di lei, ma la crescita della sua buona fama mi ha
portata spesso a chiedermi perché mai la sua storia venisse diffusa mentre
tante altre, di giovani e madri di famiglia soprattutto, lo fossero meno, o
fossero cadute nell’oblio. Riflettevo su questo anche lo scorso 13 giugno,
partecipando (in parte: sono arrivata in ritardo e sono andata via prima) alla
Messa e all’Adorazione Eucaristica organizzate qui a Milano in contemporanea
con quelle svolte a Roma, per il sesto anniversario dalla sua morte.
Mentre
pregavo, mi sono ricordata che qualcun altro aveva già posto una domanda
simile, nella storia della Chiesa, e proprio a una figura che per Chiara e suo
marito Enrico è stata fondamentale. Ecco quindi il frutto delle mie
riflessioni.
* * *
Nei
Fioretti di San Francesco è raccontato, tra gli altri, l’episodio in cui frate
Masseo, rivolgendosi a frate Francesco, esplode in una domanda: «Perché a te,
perché a te, perché a te?». Il santo gli chiede spiegazioni: «Perché a te tutto
il mondo viene dietro?», completa l’altro frate.
La stessa domanda può sorgere in alcuni all’apprendere ciò che,
dall’altroieri, è un fatto indiscutibile. Il Vicariato di Roma ha infatti
pubblicato l’Editto relativo alla causa di beatificazione e canonizzazione
della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, madre di famiglia (il cognome da
coniugata manca per una svista tipografica). L’Editto porta la data del 2
luglio, ma, appunto, è stato reso noto due giorni fa.
La buona fama, anzi, la fama di santità di Chiara si è diffusa davvero
immediatamente dopo la sua morte. In questo hanno avuto un ruolo rilevante, è
innegabile, le nuove tecnologie, i social network e Internet in genere. Quanto
al «Perché» come quello di frate Masseo, può essere ricondotto a una lunga
serie di ragioni.
Anzitutto, la giovane età della nuova candidata agli altari. Chiara ha
infatti lasciato questo mondo a ventott’anni compiuti ed era sposata dal 21
settembre 2008 con Enrico Petrillo. Proprio questa sua giovinezza ha accentuato
la commozione per il suo cammino di madre, portato avanti con piena
responsabilità e sempre in accordo col marito, anche quando le condizioni dei
primi due figli erano state giudicate “incompatibili con la vita”.
Non per questo entrambi hanno ritenuto giusto sopprimerli, neppure per
ragioni “terapeutiche”. Si sono consultati con medici esperti e comprensivi –
un elemento da non trascurare – e hanno scelto di farli venire alla luce, di
donare loro la grazia del Battesimo e di accompagnarli per i pochissimi istanti
che hanno trascorso insieme.
Quando poi a Chiara è stato diagnosticato un carcinoma alla lingua, che
si era manifestato poco prima della scoperta di aspettare il terzo figlio, la
scelta per la vita si è resa ancora più necessaria. Mentre i medici
ipotizzavano di indurla al parto prematuro per poter intervenire, lei sentiva
di dover difendere il suo piccolo, come una leonessa (sono parole sue).
Questo non implica, come si potrebbe pensare, che lei non tenesse alla
propria vita: si è curata, ma preoccupandosi sempre del nascituro. Nella
lettera che lei aveva scritto, a lui destinata e firmata anche da Enrico,
emerge la certezza che Dio avrebbe potuto trarre un bene più grande da quel
male che l’avrebbe strappata a tutti quelli che l’amavano. La frase finale,
«Fidati, ne vale la pena», vale come sintesi della sua intera esistenza.
Questo è diventato ancora più palese dopo l’uscita di Siamo nati e non
moriremo mai più, a un anno circa dalla data della morte. Un libro che per
mesi ha stazionato nei posti più alti della classifica curata da Rebecca Libri, rientrandovi periodicamente, che ha conosciuto anche edizioni in
inglese, spagnolo, francese, croato e polacco. Il merito di quel lavoro è stato
cominciare a far capire che la storia di Chiara non fosse una fotocopia di
altre simili, neppure di quella di santa Gianna Beretta Molla, evocata dal
cardinal Agostino Vallini il giorno stesso dei funerali.
La sua originalità rimonta già dagli anni dell’infanzia, nei quali,
frequentando la Comunità Cuore di Gesù del Rinnovamento Carismatico Cattolico,
lei e sua sorella Elisa capirono che il Signore era loro amico e che potevano
rivolgersi a Lui proprio come se fosse, in carne e ossa, accanto a loro. Quanto
alla vita di coppia, iniziata dopo un incontro apparentemente casuale a
Medjugorje, si è svolta tra rotture, motivate dalle paure che muovevano l’uno e
l’altra, e riavvicinamenti, grazie anche all’apporto dei corsi vocazionali
organizzati dai Frati Minori di Assisi. Poi, durante la Marcia Francescana del
2007, la proposta di matrimonio: Chiara inizialmente la scambiò per
un’insolazione, ma ne comprese la portata e la serietà il giorno successivo.
Il percorso del fidanzamento, con l’accompagnamento di fra Vito
D’Amato, padre spirituale di entrambi, ha portato i coniugi Petrillo a
riconoscere che il possesso è il contrario dell’amore. Valeva per la loro
relazione reciproca, ma anche per i figli che sarebbero arrivati. Maria Grazia
Letizia, poi Davide Giovanni e, per ultimo, Francesco: senza fare distinzioni
in base al tempo della loro permanenza sulla Terra, li hanno amati tutti e tre,
disposti a lasciarli andare quando sarebbe venuto il momento. Questo può
accadere anche a chi ha figli ormai adulti, ma sente di doverli tenere ancora
legati a sé, per i più svariati motivi.
Tornando all’interrogativo iniziale, san Francesco risponde così a
frate Masseo:
Vuoi sapere perché a me?
vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto ’l mondo mi venga
dietro? Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni
luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non
hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insuffciente, né più
grande peccatore di me; e però a fare quell’operazione maravigliosa, la quale
egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò
ha eletto me per confondere la nobiltà e la grandigia e la fortezza e bellezza
e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch’ogni virtù e ogni bene è da lui,
e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma
chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno.
Anche Chiara è stata scelta da Dio, perché
chiunque sapesse di lei potesse capire quanto aveva intuito a sua volta: se si
pone tutta la propria fiducia in Lui, può accadere l’impossibile.
L’Editto segna il primo passo (viene da dire il primo «piccolo passo
possibile») con cui la Chiesa intende dimostrare l’asserita santità di questa
giovane madre, con tutta la serietà e l’onestà necessarie in questi casi.
L’attore della causa è l’Associazione Chiara Corbella Petrillo, nata al compimento
esatto dei cinque anni dal suo transito (fa sempre riferimento al sito ufficiale nato appena sei mesi dopo la sua scomparsa).
Uno dei membri dell’Associazione ha presentato agli altri padre Romano
Gambalunga, Postulatore generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi (cfr. sito della Postulazione), di cui
conosceva la capacità di divulgare la fama di santità delle figure che tratta:
lui è stato quindi ufficialmente incaricato di seguire la causa. La data
d’inizio del processo diocesano verrà comunicata in un secondo tempo.
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