Sorridi, sei su «WikiChiesa»!
Qualche post fa raccontavo quale fosse la motivazione che mi avesse spinta a impegnarmi
nella blogosfera cattolica italiana:
Se rispondessi: «Lo faccio solo per Gesù», sarei
un’ipocrita: soprattutto da quando ho aperto «Testimoniando», infatti, ho come mira principale quella di
costruirmi una buona reputazione nel web cattolico, così che un giorno qualche
giornalista serio mi possa prendere al suo servizio o, magari, chiedermi
un’intervista per qualche periodico importante.
Col
tempo, questo desiderio si è realizzato in parte: due volte, per altrettante
collaborazioni.
Tuttavia,
c’era ancora qualcosa a cui aspiravo: essere presentata nella rubrica WikiChiesa di Avvenire. Curata da Guido Mocellin, giornalista bolognese per
trent’anni tra le firme de Il Regno,
indaga come l’informazione, anche non di settore, tratti gli argomenti
religiosi, con uno sguardo particolare rivolto a Internet e ai social network. Compare sul quotidiano
d’ispirazione cattolica e sul relativo sito tre volte a settimana: la domenica, il mercoledì e il
venerdì, a pagina 2 dell’edizione cartacea e digitale.
Interessata
dal particolare taglio dato da Mocellin, ho cercato d’intuire il modo per
attirare la sua attenzione. Ho messo in atto il tentativo più grosso – citando
espressamente la sua rubrica – col post sul video di quel gruppo di fedeli che
canta Chi non salta non ci crede in
una chiesa, a costo di venire meno a un appuntamento importante. Il giorno
dopo, invece, lui non parlò di quella notizia.
Quando
quasi non ci speravo più, ecco che la versione lunga della mia intervista a
Lodovica Maria Zanet è stata letta dalla responsabile dell’Ufficio Stampa delle
Edizioni Dehoniane di Bologna (EDB), a cui l’avevo segnalata. Lei l’ha girata a
Mocellin, perché colpita dalla domanda relativa a come considerare, nei
processi di beatificazione e canonizzazione, e-mail, profili social e messaggini vari.
Domenica
27 maggio, come faccio di solito, sono andata in edicola dopo aver partecipato
alla Messa domenicale nella mia parrocchia. Sempre come mio solito, ho
sbirciato pagina 2 di Avvenire,
mentre ancora camminavo. Mi sono bloccata dopo pochi passi: nell’articolo Santi e ambiente digitale: i postulatori si
organizzano, il giornalista mi aveva menzionata, rinviando all’articolo
originale, come fa sempre. Le persone uscite di chiesa dopo di me non
riuscivano a capire perché emettessi gridolini che, a un orecchio più attento,
suonavano come: «È il più bel giorno della mia vita! Ho vinto l’Internet
cattolico italiano!».
Neanche
tre giorni dopo, un’altra “vittoria”, stavolta condivisa: Mocellin parlava di CattOnerD, il sito dove alcuni giovani
credenti (me inclusa, ma dovrei scrivere qualcosa di nuovo) cercano di trovare
elementi di fede in serie televisive, musica, cinema, videogiochi, animazione e
fumetti. A quel punto, grazie all’Ufficio Stampa delle EDB, ho ottenuto
l’e-mail del curatore di WikiChiesa.
In questo modo, l’ho ringraziato e gli ho spiegato direttamente quali fossero
stati gli intenti che mi avevano portata ad aprire Testimoniando. Gli incoraggiamenti che ho ricevuto da lui mi hanno
spronata a migliorarmi ancora di più.
Ieri
ho ripreso qui la mia riflessione, inizialmente pubblicata su La Croce – Quotidiano, sull’Editto che
ha portato all’apertura della causa di beatificazione di Chiara Corbella
Petrillo. Poco più di un’ora e mezza dalla pubblicazione, ho ricevuto un’e-mail
da Mocellin, che mi domandava di telefonargli con una certa urgenza. Senza
mettere tempo in mezzo, ho telefonato, scoprendo che il mio desiderio sarebbe
diventato realtà proprio oggi.
Facendo
ovviamente riferimento al fatto che Chiara non sia «una vera e propria nativa
digitale» (ma l’SMS con cui il marito Enrico annunciò agli amici che lei stava per morire
è comunque una nuova forma di comunicazione), Mocellin assume la mia intuizione
sulla sua fama di santità sorta e circolata via Internet, che mi onoro di
essere tra i primi ad aver intuito, con un post che resta tra i primi cinque
più visualizzati.
Quanto
al mio stile, lo definisce così:
Un blog dunque specializzato in figure di testimoni,
appunto, che la giovane autrice […] conduce agilmente tra la santità canonica
di ieri e di oggi e quella dei cristiani «della porta accanto», con sguardo
libero e una passione davvero intensa (che tuttavia non fa velo
all'accuratezza). E con quella quota di soggettività di cui la comunicazione
digitale non può fare a meno, e che l'agiografia tradizionale non poteva
permettersi di esplicitare.
Sono
più che felice, lo ammetto. Per una come me, che spesso tende a sottovalutarsi,
questo fatto è una notevole consolazione. Lo unisco ai messaggi
d’incoraggiamento che ogni tanto ricevo e alle volte in cui altri miei
conoscenti hanno parlato di “missione” e “vocazione” relativamente alla mia attività
sul web.
Credo
che in questo caso sia innegabile l’intercessione di Chiara: eccomi quindi
accomunata a tutte quelle persone che affermano di aver ricevuto favori, per
non dire grazie segnalate, per mezzo di lei.
Il
titolo di questo post, che rimanda alla frase con cui veniva smascherato
qualche scherzo televisivo, ha una doppia ragione. È un invito a ricordarmi di
sorridere più spesso: c’è qualcuno che crede alla bontà di quello che scrivo,
sebbene io non sia una firma autorevole.
In
più, è una raccomandazione a non prendermi troppo sul serio. Lo stesso Gesù, dopo
aver ascoltato i settantadue discepoli che erano tornati pieni di gioia dalla
loro prima missione, aveva commentato (cfr. Lc 10, 20):
Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a
voi; rallegratevi piuttosto
perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.
Anch’io,
quindi, mi devo rallegrare non tanto per il fatto che per due volte il mio nome
è comparso su WikiChiesa, o per i
numeri che ottengo con le visualizzazioni dei post, quanto perché il Signore mi
protegge, mi aiuta e mi consola. Voi che leggete, pregate perché non me lo
scordi e non mi arrenda mai.
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