Anfrosina Berardi, un richiamo vivente all’amicizia con Dio
Fonte (Ricavata da una foto di gruppo) |
Chi è?
Anfrosina Berardi (al Battesimo, Anfrosina Altabella) nacque a San Marco di Preturo, frazione del comune de L’Aquila, in diocesi de L’Aquila, il 6 dicembre 1920, ultima dei nove figli di Isidoro Berardi, agricoltore, e di Santa Cucchiella.
Nei
primissimi anni di vita manifestò un grande affetto per i genitori e i
fratelli, oltre a una spiccata curiosità e a un interesse intenso per le
questioni religiose, accresciuto con la frequenza al catechismo nella
parrocchia del paese, intitolata a san Marco. Iscritta alle scuole elementari,
aveva delle amiche, ma non partecipava molto ai loro giochi movimentati.
Alla
fine dell’aprile 1941, Anfrosina cominciò ad avere dolori addominali.
Ricoverata il 10 maggio per un’appendicite all’ospedale San Salvatore de
L’Aquila, fu operata quattro giorni dopo. Tornata a casa, non riuscì a
riprendersi completamente.
Nei
mesi di novembre e dicembre dello stesso anno abitò a Roma presso il fratello
Domenico, ma continuò a stare male. Dalle radiografie a cui fu sottoposta si
notò un’occlusione intestinale ancora più grave e inoperabile.
Il 13
ottobre 1932, con le sue compagne di catechismo, ricevette la Prima Comunione e
la Cresima. Fu l’ultima volta che uscì di casa: dal febbraio dell’anno seguente
non si alzò più dal letto e, per due mesi, non riuscì ad assumere nessun tipo
di alimento.
I suoi
familiari si accorsero che, mentre era a letto, spesso Anfrosina sembrava
parlare con qualcuno che non si vedeva. Quando rientrava in sé, riferiva loro
di aver parlato con la Madonna. La fama di quei colloqui si diffuse in tutto
l’Abruzzo, causando un afflusso di visite notevole a casa Berardi.
La
bambina riceveva i visitatori, raccomandando loro di pregare per i defunti e di
accostarsi ai Sacramenti. Lei stessa, non potendosi recare in chiesa, riceveva
la Comunione dal suo parroco, o faceva la Comunione spirituale.
Alla
fine del febbraio 1933 annunciò ai familiari che la Madonna sarebbe venuta a
prenderla il 2 marzo alle 2 del mattino. Venuto quel giorno, dichiarò che le
era stato concesso di rimanere in vita ancora per qualche tempo e che sarebbe
stata avvisata del giorno della morte dall’anima di suo zio Serafino.
Il 9
marzo riferì che lo zio era venuto a prepararla: sarebbe morta domenica 12. Anfrosina
si svegliò alle 6 di quel mattino, cantando l’Angelus; quindi spiegò a quanti
le stavano accanto che la Madonna le aveva detto che sarebbe morta solo dopo
che avrebbe ricevuto la sua ultima Comunione.
Intorno
alle 7 del mattino del 13 marzo 1933, il parroco don Antonio Sbroglia le portò
la Comunione in forma di Viatico. Anfrosina morì tre ore dopo, sorridendo ai
suoi genitori; nel marzo successivo avrebbe compiuto quattordici anni. Fu
immediatamente circondata da fama di santità, perdurata nel tempo e confermata da
numerosi segni.
Il
processo informativo della sua causa di beatificazione si svolse a L’Aquila dal
10 ottobre 1962 al 1° gennaio 1971, come l’inchiesta suppletiva celebrata dal
28 ottobre 1987 al 1° marzo 1991. Il 24 aprile 2021 papa Francesco ha
autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle sue virtù.
I resti
mortali di Anfrosina riposano dal 1969 nella chiesa di San Marco in San Marco
di Preturo, in piazza Falconi 1.
Cosa c’entra con
me?
Nell’estate del 2012, trascorsa, come mi accadeva fino a poco tempo fa, dai miei parenti a Portici, è accaduto un cambiamento non di poco nella mia vita: ho iniziato a scrivere più sistematicamente per l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni. Il webmaster mi aveva segnalato vari profili da completare o da migliorare, per cui mi sono messa all’opera.
Non
molto tempo dopo, ho fatto amicizia con alcune suore Piccole Ancelle di Cristo
Re. Mi hanno parlato del Centro Bibliotecario intitolato a padre Giacinto
Ruggiero, loro cofondatore: non ho perso l’occasione di passare a visitarlo,
anche perché, se non mi sbaglio, avevo chiesto di procurarmi le immaginette dei
loro fondatori (prima o poi mi occuperò anche di loro da queste parti).
Girando
tra gli scaffali, ho scovato qualcosa che proprio non mi aspettavo: la
raccolta, quasi completa, delle storiche pubblicazioni della collana Fiori
di Cielo, delle Edizioni Paoline. Non sapevo, prima di allora, che i libri
della stessa collana, che avevo collezionato nell’infanzia, avessero avuto, per
così dire, degli antenati.
Ne ho
presi in prestito parecchi, ma non ricordo quale criterio mi avesse guidata. Di
certo, una volta arrivata a casa della zia che mi ospitava, ho controllato se
avessero già delle schede biografiche. Per Anfrosina Berardi effettivamente
c’era, ma era molto scarsa d’informazioni sul suo conto.
Ho
letto quindi la sua biografia, scritta da don Paolo Marcellino, cercando di
concentrarmi, più che sugli aspetti eccezionali, sulla sua vita quotidiana, sia
prima, sia durante la malattia. Mi ha colpita e per certi versi intenerita
l’episodio in cui lei, tornata da scuola, riferì alla madre di aver sentito le
compagne litigare e pronunciare delle brutte parole. La madre le rispose che,
se lei non le aveva ripetute, non aveva fatto nulla di male. La bambina
replicò, invece, che era come se si fossero piantate nella testa e non riusciva
a scordarsele.
Nella
scrittura del suo profilo, ho riportato aneddoti come quello ma,
principalmente, ho cercato di usare termini il più possibile distaccati nel
descrivere i colloqui soprannaturali che avrebbe avuto, come anche per i tre
preannunci della morte. Per riuscirci, ho immaginato di essere uno dei suoi
parenti che si accostava a lei e prendeva per buone le sue parole.
Ricordo
poi che ho provato a entrare in contatto con la parrocchia di San Marco in
Preturo, ma tutto quello che ho potuto sapere era che Anfrosina non era
dimenticata dalla sua gente: ogni anno, nella domenica più vicina al 13 marzo,
veniva celebrata la Messa per chiedere la sua beatificazione. Tuttavia, la
chiesa era rimasta chiusa al culto perché inagibile a causa del terremoto che
aveva colpito L’Aquila nel 2009.
Un paio
d’annetti dopo la pubblicazione del profilo, ho visto che era in uscita un
piccolo libro su di lei. Me lo sono procurato e l’ho usato per aggiungere
alcuni piccoli dettagli sulla sua famiglia e sul suo nome, ancor più curioso di
quelli di molti dei suoi fratelli, che invece erano di sapore ariostesco: a
quanto pare, è una deformazione di Ambrogina, che a sua volta è diminutivo di
Ambrogio, il Santo ricordato il giorno dopo quello della sua nascita.
Ho poi
scoperto che il postulatore a cui era stata affidata la sua causa risiedeva a
Milano, dove abito, ma non sono mai riuscita a incontrarlo, per svariate
ragioni. Per giunta, i successivi terremoti del 2016 e del 2017 avevano ancora
di più danneggiato la chiesa parrocchiale di Preturo. Credevo, quindi, che
nessuno s’interessasse più di lei; per poco non è successo lo stesso a me.
La
notizia del decreto sull’eroicità delle virtù, invece, mi ha fatto ripensare
alla sua storia e a come avessi provato a raccontarla. Ho prontamente
aggiornato il profilo, a cui era poi stato aggiunto un altro testo, e ho letto
con notevole interesse un articolo uscito su «Maria con te», dove, ovviamente,
veniva messo in risalto il suo specialissimo rapporto con la Madonna.
Dato
che ritenevo di non aver molto da dire su ciò che mi legava ad Anfrosina, non
ho pensato di scrivere di lei da queste parti, subito dopo la notizia del decreto.
Avevo avuto una mezza idea di dedicarle la mia rubrica per il giornalino degli Amici
del Venerabile Silvio Dissegna, su bambini e ragazzi che godono di fama di
santità anche per aver vissuto da cristiani la sofferenza, ma pensavo che quel
contributo non sarebbe mai stato all’altezza di quello che avevo letto su «Maria
con te».
Il 17
aprile, però, il webmaster di santiebeati mi ha inviato una schermata
che conteneva un testo presente sul profilo Facebook di don Luigi Maria
Epicoco, famosissimo sacerdote, docente all’Istituto Superiore di Scienze
Religiose de L’Aquila e scrittore di volumi che occupano sempre i primi posti
della classifica settimanale pubblicata su «Avvenire». Ho quindi letto che lui
ha promesso ai suoi lettori che avrebbe pubblicato, a puntate, la vita di
Anfrosina.
Ho
deciso che non sarei stata da meno: ho quindi ripreso il mio libretto e provato
a considerare, di Anfrosina, qualche altro aspetto che potesse renderla simile
a me, o meglio, ravvicinabile a qualche mia esperienza.
Per cominciare, lei era la migliore della sua classe di catechismo, tant’è che il parroco la sceglieva invariabilmente, quando il vescovo veniva a interrogare i bambini, perché sapeva che avrebbe tenuto alto l’onore della parrocchia. Un sacerdote che conosco, e che ho rivisto dopo anni, ancora ricorda quando lui interrogava me e compagni e come la mia catechista dovesse faticare, per impedire che rispondessi sempre io.
Inoltre,
nel profilo che avevo scritto avevo già evidenziato come Anfrosina amasse molto
i santini: le ricordavano il Paradiso a cui aspirava, specialmente quando i
suoi dolori si facevano più acuti. Il libro aggiunge che in particolare le
piacevano quelli che raffiguravano Gesù Crocifisso e la Madonna Addolorata, ma
anche che il suo attaccamento non si traduceva in egoismo: li accettava in
dono, ma li regalava a sua volta, magari alle amiche che vedeva litigare,
invitandole a fare pace.
Anch’io
colleziono immaginette di vari soggetti, pur non essendo una collezionista
sistematica, che conosce tipologie, case editrici e modalità di confezione.
Ritengo che siano degli strumenti ottimi e ancora oggi validi per far conoscere
qualche personaggio meno noto; ne ho fatto esperienza in più di un’occasione,
sia come donatrice, sia come ricevente.
Un
altro conto è passare dalla bidimensionalità del santino a un ritratto a tutto
tondo, o evitare di ordinarne in quantità eccessive, salvo poi riconoscere che
non posso ridistribuirli perché il soggetto raffigurato è avanzato nel cammino
verso gli altari: su questi punti sento di avere ancora moltissimo da imparare.
Il suo Vangelo
Nei suoi tredici anni di vita, Anfrosina è cresciuta e maturata scoprendo sempre di più che solo in Gesù poteva trovare il senso di ogni cosa, perfino del dolore fisico. Quando non ha più potuto alzarsi dal letto, ne è diventata una testimone ancora più evidente.
Per i
suoi concittadini, ma anche per quanti sentivano parlare di lei, costituiva un
rimprovero vivente a convertirsi seriamente e a ricorrere ai Sacramenti non
tanto per sentirsi a posto, ma per vivere ancora più uniti a Dio e alla
comunità cristiana, della quale, del resto, lei non si sentiva mai estromessa,
grazie all’aiuto del suo parroco.
Un
episodio su tutti sottolinea questa sua missione; l’ha raccontato sua sorella
Cunegonda. Una compaesana, che sin da giovane sposa era stata colpita da una
grave forma di artrite, si trascinò a fatica a casa Berardi. Entrò nella camera
di Anfrosina, ma non sentì da lei altro che pochi monosillabi. Tornò altre due
volte, ma ricevette lo stesso trattamento. A quel punto, esasperata, le domandò
cos’avesse fatto di male. Si sentì rispondere:
Voi bestemmiate tanto
perché non volete soffrire. Bisogna che soffriate con pazienza. Ora dovete
andare a confessarvi e poi accostarvi alla Comunione, perché Gesù vi perdoni
tutti i peccati.
La
donna promise di confessarsi il giovedì seguente, ma non fu fedele alla parola
data. Anfrosina, al vedersela comparire di nuovo davanti, scoppiò a piangere e
cominciò a tremare, affermando di vederla più brutta che mai e di sapere che
non si era ancora confessata. Quella donna cambiò veramente vita solo dopo la
morte della ragazza.
Mi
piacerebbe che chiunque si accostasse oggi alla vicenda spirituale e umana di
Anfrosina, ma vale per tutti i Testimoni di cui scrivo, riuscisse a capire
quali aspetti della propria vita hanno bisogno di conversione.
Per saperne di più
Paolo Marcellino, Anfrosina Berardi, Editrice Vola L’Aquila, L’Aquila 2019, pp. 84, € 10,00.
La prima biografia,
ristampata a ridosso del primo centenario della nascita di Anfrosina.
Non credo sia
disponibile in libreria né online, per cui invito a rivolgersi ai contatti
presenti sul sito ufficiale, o alla redazione di Vola L’Aquila, mensile
della diocesi di L’Aquila.
Simone
Renzi Ferri, Anfrosina Berardi – Una bambina fatta amore, Tau Editrice
2012, pp. 80, € 5,00.
Una
riflessione teologica sulla sua vita e sulla sua spiritualità, che riporta
anche testimonianze contenute nella sua Positio super virtutibus.
Non mi
risulta che sia più in catalogo, ma forse ne hanno qualche copia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose de L’Aquila.
Su Internet
Pagina del sito del
Dicastero delle Cause dei Santi col profilo biografico e il testo del decreto
sulle virtù
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