Davide Fiorillo, come un abbraccio che unisce terra e cielo

 

Fotografia per gentile concessione della famiglia Fiorillo
Chi è?

 

Davide Fiorillo nacque il 7 ottobre 2012, nell’ospedale di Lamezia Terme, secondogenito di Salvatore, apicoltore di professione, ed Elisa Pannia, lavoratrice in una sartoria di abiti da sposa. Vivace, intraprendente, preciso nelle sue richieste, spesso esplodeva in capricci, che i suoi s’impegnavano a correggere.

Al terzo anno di scuola materna, Davide avvertì per la prima volta strani malesseri, ma secondo i medici non c’era nulla di preoccupante. La situazione cambiò radicalmente a partire dal 10 settembre 2017: una settimana dopo, fu portato di corsa all’ospedale di Vibo Valentia, poi trasferito al Pronto Soccorso di Catanzaro, infine, il 26 settembre, mediante elisoccorso, al Bambino Gesù di Roma. Solo lì venne chiarita la natura della malattia: leucemia linfoblastica acuta di tipo T con massa mediastinica. 

Negli anni seguenti, Davide alternò ricoveri a periodi a casa, circondato dai suoi cari. Il suo carattere si fece ombroso, a causa dell’isolamento sanitario; il suo unico passatempo erano i cartoni animati e i filmati che vedeva col suo tablet.

Riuscì a frequentare solo tre mesi di scuola elementare, proseguendo gli studi privatamente. Passò attraverso tre recidive e due trapianti di midollo, che non servirono a nulla: il tumore si ripresentò nello stesso punto in cui era comparso, all’altezza del petto.

Il 18 marzo, dopo essere stato sottoposto a una biopsia d’urgenza, Davide si svegliò cambiato: aveva ripreso l’appetito e il suo umore era buono. L’indomani, mentre la madre cercava di consolarlo parlandogli dell’esistenza degli angeli custodi, le rivelò non solo che già lo sapeva, ma di vederne tre accanto a sé, quando chiudeva gli occhi.

Dato che il bambino continuava a raccontare degli angeli – ai tre che inizialmente asseriva di vedere si aggiunsero altre due presenze – sua madre provò a cercare un’immagine della Madonna circondata da quegli esseri celesti, con il proprio cellulare.

Davide intervenne, scorrendo i risultati della ricerca e fermandosi su di un’immagine che la madre non aveva mai visto prima: la statua venerata nel santuario della Madonna degli Angeli a Cassano nelle Murge. Tutta la famiglia visitò due volte quel luogo: in entrambi i casi, Davide apparve felice e con lo sguardo luminoso.

I genitori, dopo aver consultato il parroco di San Michele a Piscopio, parrocchia a cui appartenevano ma che frequentavano praticamente solo in occasione della festa patronale, furono d’accordo a chiedere di ammetterlo alla Prima Comunione, che fu celebrata il 24 aprile 2021; con lui ricevettero l’Eucaristia il fratello Antonio e Greta, una delle loro cugine.

Il 16 giugno 2021, mentre giocava con la mamma e la cugina Daniela, Davide ebbe un collasso, ma si rifiutò di essere ricoverato. Pochi giorni dopo, fu altrettanto perentorio nell’allontanare tutti, genitori e parenti, dalla sua stanza, certo che accanto a lui ci fossero Gesù, la Madonna e gli angeli; morì quindi il 22 giugno 2021, a otto anni compiuti.


Cosa c’entra con me?

 

Il 27 aprile 2022 ero alle prese col materiale che Giuseppe Di Micco, avvocato che ha seguito quello che un tempo era lo Studium delle Cause dei Santi, mi aveva inviato perché m’interessassi alla storia di Francescopio Poziello, un bambino di Villaricca di cui lui era stato incaricato di custodire la memoria e l’esempio.

Tra quei files c’era un numero, il 3-2022 (luglio-agosto-settembre), della rivista Il messaggio di Santa Rita, che conosco bene: quando mi capita di passare per il santuario di Santa Rita alla Barona, qui a Milano, ne prendo sempre una copia. Ho notato che, tra le rubriche, una era molto simile a quella che mi sono ritagliata sul periodico Agli amici del Venerabile Silvio Dissegna.

Non solo: l’autrice dell’articolo era una giornalista che conoscevo almeno di nome, ma della quale ammetto di non aver mai letto nulla, prima di allora. Sapevo, ad esempio, che lei aveva un legame col santuario milanese di santa Rita, anche se non ne ricordavo con esattezza la natura.

Ho quindi proceduto a consultare gli altri numeri della rivista, in cerca di storie che potevano interessare anche me. Tramite le sue pagine, quindi, è avvenuto il mio primo incontro con la vicenda di Davide Fiorilllo.

Accantonando per un momento la storia di Francescopio (a cui mi sono comunque interessata, come indicavo nel post su di lui), ho provato a vedere se ci fossero altri racconti su Davide. Sono arrivata subito su di un altro articolo della stessa autrice: peraltro, era datato un anno e un giorno dopo la morte di quel bambino.

Non ricordo più se tramite un motore di ricerca, o andando espressamente su Facebook, ho cercato la pagina del santuario della Madonna degli Angeli a Cassano delle Murge. Lì, proprio il 22 giugno 2022, era stato pubblicato un terzo articolo su Davide, sempre della stessa giornalista.

Scorrendo i commenti, al di là di quelli con cuoricini e segni di commozione, ho visto che un’utente domandava se esistesse un libro che raccontasse più compiutamente quella storia. A rispondere è stata la madre di Davide in persona: scriveva che ci stava pensando, anche se avrebbe comportato rievocare ricordi ancora dolorosi (era passato un anno esatto).

Mi sono quindi segnata i recapiti del santuario, per tornare su quella vicenda quando ne avrei avuto il tempo. Un po’ gli altri impegni, un po’ il fatto che non mi va di leggere e scrivere solo di categorie specifiche, mi hanno portata a desistere.

Sul finire dello scorso anno, però, un post nel gruppo Facebook Storie di santi bambini mi ha portato a ricordarmi di Davide: era annunciata l’uscita del libro su di lui. Se da una parte mi era montata una forma di rabbia e d’invidia perché, appunto, non erano passati ancora tre anni dalla sua morte e già si poteva parlare di lui in termini esemplari, dall’altra sentivo che leggere quel libro mi sarebbe stato molto utile.

L’ho comprato il 7 febbraio 2024, pochi giorni dopo l’uscita: di lì a poco, hanno iniziato ad accumularsi articoli, post, video degli interventi televisivi dei familiari di Davide. Tra i tanti, seleziono quello in cui i genitori sono andati a raccontare di lui a Lucia Ascione, il 25 febbraio scorso, nel programma Finalmente Domenica su TV 2000 (proprio all'inizio del programma).


Dato che di lì a poco sarebbe iniziata la Quaresima e che, comunque, avevo già molto da fare con le mie collaborazioni più o meno retribuite, ho pensato che non fosse ancora il momento di leggere il libro. Mi era poi sorta una domanda, ovvero quale contributo originale avrei dato in aggiunta a quegli interventi mediatici.

A mente fredda, ho pensato che l’occasione migliore potesse essere proprio quella che corrispondeva alla “partenza” per la vita eterna di Davide, anche se non costituiva un anniversario tondo o significativo. Questa mezza idea si è resa definitiva quando la redazione del giornalino di Silvio Dissegna mi ha chiesto un contributo per il numero in uscita a luglio.

Così, domenica 12 maggio, mi sono data alla lettura, terminandola nel corso dello stesso pomeriggio. Tra i primi elementi che mi hanno colpito, ancor prima dei suoi racconti sugli angeli, c’erano quelli relativi alla vita più comune ai bambini: i giochi, i cartoni animati preferiti, ma anche il sorgere dei primi interessi, che nel suo caso erano le feste popolari, il carnevale di Viareggio e il transatlantico Titanic.

Ha perfino visto, anche se non è proprio un film per bambini, il kolossal del 1997, conducendo i familiari a vedere e rivedere la scena finale, in cui ravvisava una sorta di “magia”, quella che riporta quasi in vita i morti del naufragio, rendendoli in comunione con chi (SPOILER: ancora per poco) è tra i vivi. È un tema presente anche in un altro film che amava molto, Coco: le ripetute visioni familiari, i primi tempi, erano dolorose per tutti i suoi cari, ma col tempo loro hanno capito quale fosse il messaggio che lui intendeva lasciare.

Riguardo i suoi incontri con gli angeli, invece, riconosco di essere partita prevenuta. Il promotore di giustizia che è in me mi orientava a pensare, infatti, che fossero allucinazioni dovute ai farmaci e che lui le portasse avanti quasi per gioco. Procedendo con la lettura, però, ho preferito fidarmi di quello che l’autrice raccontava e che, a loro volta, i genitori di Davide le hanno riferito.

Per quel poco che so sull’argomento, mi pare di non ravvisare elementi estranei alla dottrina della Chiesa sulle creature angeliche. Lui usava i termini che gli erano più familiari: ad esempio, affermava che erano «di ghiaccio», il che fa pensare alla loro natura di puri spiriti. Ho invece qualche riserva sulla sua descrizione del Paradiso, inteso come luogo fisico che contiene settori, riservati ai bambini e ai loro angeli, diversi da quelli dove risiedono i Santi e Gesù medesimo.

Provando a vedere dall’esterno quello che leggevo, ho pensato che effettivamente, in quegli ultimi tre mesi di vita, Davide è cambiato. I suoi capricci e le sue fissazioni si sono orientate a qualcosa di meno tangibile rispetto ai giocattoli, alle bevande (viaggiando in elisoccorso verso l’ospedale Bambino Gesù di Roma, pretese di bere una Schweppes che, naturalmente, non era possibile trovare sul velivolo), ai dolci (i suoi riuscirono a procurargli un uovo di Pasqua a ottobre 2019, fuori stagione).

Lo dimostrano la richiesta di visitare la Madonna degli Angeli portandole delle rose che dovevano essere obbligatoriamente gialle, per intonarsi meglio alla luce e al suo vestito. O ancora, quando ha chiesto alla madre di cucirgli un vestito del tutto identico a quello indossato, sul finale de La Bella e la Bestia in versione Disney, dal principe tornato in forma umana. Con una sola differenza: doveva essere per forza bianco e ricamato in argento, gli stessi colori che Davide vedeva addosso ai suoi angeli.

Questo aspetto mi ha fatto ricordare le mie mille richieste, da piccola, a mia madre e a mia zia, quando, per Carnevale, volevo travestirmi come i personaggi dei film o delle serie a cartoni che mi piacevano di più al momento: con una pazienza notevole, loro, aiutate da mia sorella, dovevano rifarsi agli album di figurine o ai giocattoli simili, dato che Internet al tempo non c’era.

Infine, ho riconosciuto che le nuove tecnologie hanno aiutato indubbiamente Davide e i suoi: sia come mezzi per distrarlo nelle lunghe ore in isolamento, sia quando la madre se ne è servita per cercare la Madonna degli Angeli. Ora continuano a essere un mezzo fondamentale per la diffusione della sua storia, anche se a essi si affiancano i media più tradizionali.

Tra l’altro, ho appurato che il collegamento tra la giornalista e i familiari di Davide si è verificato il 29 giugno 2021, una settimana appena dopo la sua fine terrena. Salvatore l’ha cercata perché era sicuro di trovare in lei un’interlocutrice comprensiva, ma, come ha ammesso lei medesima, più che parlare ha preferito ascoltare e, solo in un secondo tempo (ci sono comunque voluti due anni), ha proceduto col libro.

 

Il suo Vangelo

 

Il messaggio fondamentale che deriva dalla storia di Davide è che perfino le sofferenze più tremende possono essere affrontate con la certezza che Dio è presente, è con noi, sta dalla nostra parte. I dolori, le terapie, le controindicazioni, ma anche lo smarrimento morale, rimangono; tuttavia, pensare che la vita umana non si riduce a questo, ma è fatta per qualcosa di più grande, può essere un conforto non da poco.

In questo senso si possono spiegare le parole che sua madre ha udito da lui e ha iniziato ad annotare, giorno per giorno, sicura che ne avrebbe compreso il senso prima o poi. In effetti, all’inizio lei e il marito pensavano che tutto quel parlare di angioletti (nel libro è sempre scritto con la “A” maiuscola) fosse un indizio che il loro bambino se ne sarebbe andato presto.

Col passare dei giorni, anche se la consapevolezza del distacco si rendeva sempre più concreta, entrambi - vale anche per il figlio maggiore - hanno riconosciuto che lui non parlava solo di qualcosa di ultraterreno, ma di vicino, e che in qualche modo riusciva a percepire anche quando non sognava.

Inoltre, anche lui avrebbe continuato a essere presente nelle loro vite, anche se non era più possibile vederlo, nel nome di quella Comunione dei Santi che unisce cielo e terra e di cui vicende come questa appaiono l’esemplificazione.

Così si spiega il dialogo che si tenne tra lui e mamma Elisa il 19 marzo 2021, lo stesso giorno in cui per la prima volta parlò dei “suoi” angeli, prima di andare a dormire:

«Se vedi gli Angioletti dici loro che tu vuoi abbracciare sempre la tua mamma?».

«Ma io ti abbraccio sempre tranquilla! Mi hanno detto che anche io sono un Angioletto! Però senza le ali, ma non so perché non me li [le] danno».

Da questo abbraccio si sentono ora protetti i suoi familiari, ma ne percepiscono il calore anche quanti, in vario modo, si accostano alla sua esperienza.

 

Per saperne di più

 

Costanza Signorelli, Davide – Il bambino che parlava con gli Angeli, Editrice Ares 2024, pp. 184, € 15,00.

Il racconto della vita di Davide, basato sui ricordi dei genitori, dei familiari e dei sacerdoti suoi amici.

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