Don Giovanni Merlini, missionario in ascolto della volontà di Dio

 

Particolare dell’immagine scelta per la beatificazione (fonte)

Chi è?

Giovanni Merlini nacque a Spoleto il 28 agosto 1795, terzo dei tredici figli di Antonia Claudi Arcangeli e di Luigi Merlini. A causa dei rivolgimenti politici che toccarono lo Stato Pontificio, di cui Spoleto faceva parte, suo padre, che gestiva una drogheria ed era camerlengo della confraternita della Santa Croce, fu espropriato dei suoi beni.

Giovanni fu educato alla fede dai suoi genitori e dai preti della Congregazione dell’Oratorio che reggevano la sua parrocchia, San Filippo Neri: sotto la loro responsabilità imparò a recitare, a lavorare la cartapesta e divenne una sorta di guida per i ragazzi della parrocchia.

A dodici anni si confrontò con suo padre: sapeva di essere l’unico figlio maschio (i due che l’avevano preceduto erano già morti), ma voleva diventare sacerdote. Solo quando gli nacque un altro maschio, Luigi acconsentì a far partire il ragazzo per il Seminario diocesano. Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1818 nella chiesa di San Filippo Neri a Spoleto, don Giovanni cominciò il suo ministero.

Tra il 28 giugno e il 6 luglio 1820, incoraggiato dall’amico don Antonio Lipparelli, partecipò a un corso di Esercizi Spirituali nell’abbazia di San Felice a Giano nell’Umbria. Il predicatore, il canonico Gaspare Del Bufalo, accolse entrambi e, con sicurezza, affermò che sarebbero diventati missionari. L’ultimo giorno degli Esercizi, don Gaspare incaricò don Giovanni di predicare al posto suo il corso che sarebbe iniziato di lì a breve, in attesa che arrivasse a sostituirlo don Gaetano Bonanni.

Tornato a Spoleto, don Giovanni rifletté su quello che gli era accaduto: il 15 agosto 1820 entrò ufficialmente nella Congregazione dei Missionari del Preziosismo Sangue, fondata esattamente cinque anni prima da don Gaspare stesso per la predicazione di ritiri, Esercizi e missioni al popolo, così da riformare la Chiesa dall’interno.

Don Giovanni aderì subito all’ideale che gli era stato proposto: predicava in ogni occasione, si rendeva disponibile per le confessioni, partiva quando gli veniva chiesto. Nel 1822, durante la missione che si era svolta a Vallecorsa, una ragazza, Maria De Mattias, sentì in cuore di volersi consacrare a Dio e di dover agire come i missionari che aveva ascoltato. Incoraggiata da don Giovanni e da don Gaspare, che da tempo pensava a come formare una congregazione femminile, Maria (canonizzata nel 2003) fondò le suore Adoratrici del Sangue di Cristo il 4 marzo 1834, nel paese di Acuto.

Don Giovanni incoraggiò don Gaspare a dare una Regola ai primi Missionari; di lì a poco, assistette al suo trapasso, avvenuto il 28 dicembre 1838. Il primo successore alla guida della Congregazione, ossia Moderatore Generale, fu don Biagio Valentini, ma alla sua morte fu eletto proprio don Giovanni, che lo aveva assistito nel suo governo.

Dal 1847 e per quarantadue anni, don Giovanni seguì l’attività dei Missionari e lo sviluppo delle Adoratrici del Sangue di Cristo. Pratico e contemplativo al tempo stesso, alternava la predicazione e la direzione spirituale alla costruzione e alla progettazione delle nuove case dei confratelli. Curò la raccolta dei primi ricordi su don Gaspare e prestò testimonianza giurata nel corso del suo processo di beatificazione (il fondatore fu canonizzato nel 1954).

Stimato da Pio IX (beatificato nel 2000), lo incoraggiò a istituire a livello universale la festa del Preziosissimo Sangue: il 10 agosto 1849, lo stesso Papa, esule a Gaeta, attuò quella decisione con il decreto Redempti sumus.

Don Giovanni era sempre più noto come “il santo dei Crociferi”, in riferimento alla chiesa di Santa Maria in Trivio, dove i Missionari del Preziosissimo Sangue avevano la loro sede romana. Era ormai anziano quando, il 24 dicembre 1872, volle andare a venerare l’immagine della Madonna del Miracolo nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Sulla via del ritorno, fu travolto da una carrozza che andava a gran velocità: il confratello Francesco Mastrobattista, che era con lui, fece in tempo a spostarsi, ma lui fu impigliato nelle ruote della carrozza e rimase a terra ferito.

Nei giorni seguenti ricevette molti visitatori, ma si preparò a morire, anche perdonando il vetturino che l’aveva investito. Morì il 12 gennaio 1873, nella casa romana dei Missionari del Preziosissimo Sangue.

Don Giovanni è stato beatificato il 12 gennaio 2025 nella basilica San Giovanni in Laterano; la sua è stata l’ultima beatificazione del pontificato di papa Francesco, ma anche la prima del Giubileo 2025. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di Santa Maria in Trivio, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 12 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo e anniversario della beatificazione.

 

Cosa c’entra con me?

Don Giovanni è entrato nella mia vita attraverso un manuale di preghiere per i devoti al Preziosissimo Sangue, trovato su di una bancarella di libri usati a Napoli. Già conoscevo di fama san Gaspare del Bufalo e santa Maria De Mattias, perché una mia cugina aveva studiato in una scuola delle Adoratrici del Sangue di Cristo, ma lui mi era quasi del tutto sconosciuto. Uso l’avverbio perché, non ricordo se prima o dopo aver trovato quel volumetto, un mio corrispondente mi aveva inviato un suo santino insieme a tanti altri.

Più o meno negli stessi anni, sicuramente dopo che ho cambiato casa, ho conosciuto un ragazzo che affermava di essere affiliato ai Missionari del Preziosissimo Sangue, il quale di poter organizzare, nella nostra parrocchia, una delle loro missioni al popolo, strutturate per fasce d’età: nella missione per i ragazzi sarebbero stati presenti le versioni pupazzose dei fondatori e dello stesso don Giovanni, ribattezzato “Merlotto”. La missione non si è più fatta, né ho più avuto notizie di quel ragazzo.

La notizia della beatificazione mi ha sorpreso, forse perché, non seguendo da vicino le iniziative dei Missionari e delle Adoratrici, non ne avevo avuto il sentore. Ho provato a interessarmi di lui procurandomi un libro uscito per l’occasione, ma mi sentivo come impantanata in un dettaglio – è un errore da cui devo imparare a emendarmi – che ritenevo non di poco conto: mi domandavo, infatti, come mai per lui non si fosse indagata la via del martirio, il che avrebbe probabilmente accelerato la beatificazione. Non sarebbe stata la prima volta che un Venerabile per virtù eroiche venisse riconosciuto martire: pensavo, ad esempio, a Teresio Olivelli (sul quale vorrei tornare prima o poi).

Nello scorso mese di aprile avrei dovuto recarmi a Roma per la presentazione del libro Nuovi Martiri a cui ho collaborato. Negli stessi giorni, mi arrivò la comunicazione che si sarebbe tenuto un incontro-testimonianza sui fratelli Rosaria, Giastin e Cosimo Gravina, in una casa di suore, il cui nome mi sembrava proprio quello delle educatrici di mia cugina.

La morte di papa Francesco e le Congregazioni Generali in vista del Conclave hanno costretto al rinvio della presentazione, ma ho deciso di partire ugualmente, così avrei partecipato almeno a quell’incontro, di cui ho raccontato più estesamente qui.

Dato che non conosco ancora bene Roma, mi sono mossa in larghissimo anticipo, così da arrivare dalle Adoratrici del Sangue di Cristo – erano proprio loro: quella casa, se ho capito bene, è stata la loro prima sede romana – prima dell’inizio. Guardandomi intorno, ho visto che erano ancora affissi i manifesti della beatificazione di don Giovanni: avrei quindi potuto chiedere se avessero qualcosa su di lui.

Qualche minuto più tardi, ho visto arrivare una suora, che poco prima avevo sentito parlare con un gruppo di pellegrini croati e che ero sicura di aver già visto da qualche parte. Ho capito chi fosse quando si è presentata: era la postulatrice della sua causa, sicuramente ospitata in uno dei programmi che avevo seguito a ridosso della beatificazione.

Nel corso del colloquio seguente mi sono sentita incoraggiata ad andare avanti nel mio compito di divulgatrice agiografica: secondo lei, sono come una penna d’oro, che non è preziosa per il materiale di cui è composta (e penso sia anche pesante da maneggiare), ma per ciò di cui scrive.

La suora ha anche risolto il mio dubbio: don Giovanni, nella Congregazione dei Missionari e tra le suore Adoratrici, ha subito goduto di fama di santo per le sue numerose virtù, quindi non è mai stata presa in considerazione l’idea d’indagarne il presunto martirio in odio alla fede. Peraltro, il fatto che il vetturino fosse anticlericale è stato dedotto dall’accanimento con cui aveva incitato il cavallo (non ha urlato epiteti ingiuriosi contro la Chiesa e i suoi rappresentanti, per esempio), così da travolgere l’anziano don Giovanni e il confratello, che però ha fatto in tempo a scansarsi.

Molto tempo dopo il mio ritorno a casa, mi sono messa a leggere il libro che già avevo, così da pensare a un post da pubblicare a luglio, mese devozionalmente dedicato al Preziosissimo Sangue di Cristo, magari il giorno 12, che ogni mese è “il 12 del Merlini” nella sua Congregazione. Come spesso mi accade, quel proposito ha trovato compimento solo ora, nel duecentotrentesimo anniversario della sua nascita.

Di don Giovanni mi ha colpito anzitutto la passione con cui aveva affrontato, nei primi anni, i travagli politici della sua Spoleto, un tempo territorio dello Stato Pontificio: era sicurissimo che quanto suo padre difendeva fosse totalmente giusto, quando invece era necessario che la Chiesa venisse purificata da strutture che non le appartenevano più, come quella del potere temporale.

Mi ha poi fatto sorridere, ma non di scherno, la fiducia con cui si rivolse a Dio per risolvere il problema che l’impediva di diventare sacerdote, essendo l’unico figlio maschio sopravvissuto: quando nacque il fratello Pietro, si ritenne esaudito.

Ho poi ammirato la disponibilità con cui accettato l’invito, quasi il comando, del canonico Del Bufalo a diventare uno dei suoi Missionari, ma anche l’attenzione con cui ha guidato l’espansione della nuova realtà religiosa e diretto Maria De Mattias nel compimento del progetto, già vagheggiato ma non ancora compiuto, della congregazione femminile.

Nei fatti che l’hanno condotto a essere il terzo Moderatore Generale ho riscontrato il senso pratico che l’aveva accompagnato, tanto da suggerire, come ho appreso leggendo il numero della rivista Il Sangue della Redenzione con gli atti di un convegno su di lui, di stilare una “lista di prelazione” per evitare di affannarsi nelle troppe incombenze dei missionari. In questo metodo, che dovrei cercare di fare mio, suggeriva di mettere per iscritto tutte le questioni che preoccupano l’anima, poi, quando si è sicuri di aver scritto tutto, mettere in ordine con una numerazione progressiva le questioni, dalla più urgente alla più differibile.

Ho perfino riso di cuore nel leggere i tentativi, quasi tutti infruttuosi, che i Missionari attuarono per far ritrarre l’inconsapevole e contrario don Giovanni. Infine, ho riconosciuto che dovevo concentrarmi, più che sulle modalità con cui era sopraggiunta la sua morte, su come lui l’ha accolta e sullo stile con cui si è accomiatato da questo mondo.

Non sono sicura che, la prossima volta che tornerò a Roma, riuscirò a passare per Santa Maria in Trivio, ma la metto in lista tra le mete possibili, proprio per tutte queste ragioni. Quanto ai legami più diretti con me, si limitano al fatto che anch’io, nella mia parrocchia di nascita, ho imparato l’arte della recitazione.

Tra i numerosi video che circolano su don Giovanni, ho pensato di scegliere questa meditazione di don Luigi Maria Epicoco. Ammetto che non è tra i miei autori spirituali contemporanei prediletti, ma mi sembra che abbia colto con attenzione, forse meglio di quanto abbia cercato di fare io, le caratteristiche di questo degno figlio di san Gaspare.


 

Ha testimoniato la speranza perché…

Don Giovanni ha mostrato la speranza principalmente nella predicazione di Esercizi Spirituali e missioni al popolo, esortando i presenti, sebbene non avesse la forza oratoria di san Gaspare, a riconoscere che nel Sangue di Gesù si trova la fonte della salvezza e a non lasciare sprecato un tale sacrificio.

Ha indicato ai confratelli, in una fase delicata della loro storia, che dovevano darsi un ordine, quello di Società di vita apostolica, non tanto per irrigidirsi, ma per essere più sciolti nel trasmettere la speranza che li animava, anche se tra di loro potevano esserci dissidi.

Infine, a Maria De Mattias ha dato un nuovo motivo per sperare, quando i suoi sogni di consacrazione sembravano assurdi, così da rendere ancora più presente la salvezza del Preziosissimo Sangue soprattutto tra le bambine e le giovani.


Il suo Vangelo

Il Beato Giovanni Merlini, come scrivevo prima, è stato apprezzato in vita, in morte e dopo morte per le sue virtù numerose ed eroiche, come ormai si può dire senza ombra di dubbio. Quella che eccelle su tutte le altre, anche se non fa parte dell’elenco delle virtù cardinali né di quelle ordinali, è il discernimento, che l’ha caratterizzato da quando ha capito che la ragione non poteva essere tutta da una parte e che, spesso, è molto più complessa di come viene presentata.

La sua realtà storica era incarnata in un territorio che viveva con fierezza l’appartenenza al Papa e che quindi, vedendosi minacciato, tendeva a chiudersi e a respingere i corpi estranei, come i briganti che imperversavano al tempo. Eppure, anche in loro vedeva una possibilità di bene, proprio come il suo maestro san Gaspare gli aveva insegnato.

Ho già parlato del metodo della “lista di prelazione”, ma ci sono altri consigli che vengono da lui e che sono validi anche a più di duecento anni di distanza. Sono i cosiddetti «Avvisi del servo di Dio Giovanni Merlini a chi governa», come s’intitola (naturalmente non per mano sua) un foglio rinvenuto tra le sue lettere alle Adoratrici del Sangue di Cristo. In uno di quei trentuno punti indicava:

Non si eseguisca una cosa perché piaccia, né si faccia il contrario perché la cosa è detta da altre e come a dispetto. Tutto entra nella bilancia della volontà di Dio.

Quest’espressione mi fa pensare a quando, nelle sue crisi adolescenziali, mia sorella spesso sbottava: «Non è giusto!» e mia madre replicava: «L’hai messo nella bilancia?». Ecco, il Beato Merlini ha “messo nella bilancia” tutto quello che gli accadeva e riconosceva ciò che Dio voleva per lui, per i confratelli, per le suore e per le persone che, nel corso delle missioni al popolo e in tutta Roma, ricorrevano ai suoi consigli spirituali.

 

Per saperne di più

Valerio Volpi – Luigi Maria Epicoco, La vite – Storia del Beato Giovanni Merlini, San Paolo Edizioni 2025, pp. 144, € 10,00.

Un agile testo in cui gli autori delineano da una parte la storia di don Giovanni usando l’immagine evangelica della vite, dall’altra la sua eredità per l’oggi.

Michele Colagiovanni, Cento misure e un taglio! - Vita e opere del beato don Giovanni Merlini, Tau Editrice 2025, pp. 240, € 20,00.

Un testo più ampio dove la vita di don Giovanni emerge nei suoi tratti essenziali.

 

Su Internet

Articoli su di lui nel sito di Primavera Missionaria, rivista dei Missionari del Preziosissimo Sangue

Pagina su di lui del sito del Dicastero delle Cause dei Santi, con la biografia, il racconto del miracolo e l’omelia della beatificazione

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