La biblioteca di Testimoniando #32: «Santi, martiri e samurai»
C’è molto Giappone nel post di oggi, che ho
volutamente fatto uscire in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’esplosione
della seconda bomba atomica, sulla città di Nagasaki: proprio lì, per due secoli
e in assenza di sacerdoti e di libri sacri, il cristianesimo si era conservato
in maniera più fedele che nel resto dell’arcipelago.
L’interesse per il cristianesimo giapponese ha
toccato una punta fondamentale con l’uscita di Silence, di Martin Scorsese
(qui la mia
recensione), ma ancora di più tramite il comitato Amici di Takashi e Midori Nagai,
che si è reso attore delle cause, distinte ma condotte in solido, ossia
contemporaneamente, di quei due coniugi (a loro avevo dedicato questo post). Proprio il
presidente di questo comitato ha realizzato un’opera, già edita da La Fontana di Siloe nel 2021, che permette di
comprendere le radici del modo giapponese di vivere la fede.
In sintesi
Santi, martiri e samurai è, come recita il sottotitolo, una Storia del Giappone cristiano: dalle origini, che rimontano all’arrivo dei primi missionari europei, ai giorni nostri, nei quali i cattolici rappresentano circa l’uno per cento della popolazione giapponese. Presenta anzitutto i primi passi dei gesuiti e il loro mutamento di parere man mano che conoscevano la sensibilità del popolo, ma anche le persecuzioni che furono la prima grande prova per i cattolici autoctoni.
Non
risparmia di riferire le torture a cui essi venivano sottoposti, ma solo per
far capire il dilemma non meno doloroso che ha portato migliaia di essi a
morire (e in alcuni casi a essere riconosciuti ufficialmente martiri), altri a
tornare alla religione dei padri e altri ancora a compiere, naturalmente dal
punto di vista cristiano, un’abiura puramente formale, salvo poi tornare, in
segreto, a praticare i riti imparati tempo addietro.
A grandi
nomi conosciuti, come quello di san Francesco Saverio, affianca altri diventati
noti in Occidente solo in tempi recenti, come Giusto Takayama Ukon, beatificato
nel 2008 e rarissimo, se non unico, caso di martire senza spargimento di sangue
(morì di febbre tropicale a Manila, dov’era stato esiliato insieme ai suoi
familiari), o conosciuti quasi solo dagli storici, come don Giovanni Battista Sidoti, l’unico sacerdote riuscito a penetrare in Giappone in oltre due secoli
d’isolamento (la causa di beatificazione sua e dei due servitori Chosuke e
Haru, che aveva battezzato segretamente, è iniziata nel 2019 e segue la via del martirio).
Non trascura
neanche storie molto meno note, ma spesso avventurose e coraggiose, come quella dei trentasette cristiani del Passo della Vergine a Tsuwano (la cui fase diocesana, volta a verificare il martirio in odio alla fede, è iniziata nel 2013) del Beato Tommaso di Sant’Agostino, il primo agostiniano giapponese, che non
solo amministrava i Sacramenti clandestinamente, ma riusciva anche ad avvertire
le comunità cristiane delle perquisizioni in vista; divenne famoso come Tommaso
Kintsuba, dalla spada con l’elsa (tsuba) dorata (kin) che pare
portasse alla vita.
A proposito
di nomi, in questo volume è adoperata la dicitura (che seguo a mia volta per questa recensione) per cui il nome cristiano è anteposto al nome di famiglia seguito dal nome
proprio secondo le regole dell’onomastica giapponese, contrariamente a quanto
gli altri volumi curati dagli Amici di Takashi e Midori Nagai hanno adottato, ossia col nome
cristiano tra il nome proprio e il cognome secondo l’ordinamento occidentale.
Un intero
capitolo è dedicato al cosiddetto “miracolo d’Oriente”, come fu definita la
sopravvivenza del cristianesimo nel corso del periodo del Sakoku, in cui
il Giappone fu chiuso a ogni contatto con gli stranieri, salvo in quattro porti
e per ragioni esclusivamente commerciali. Vengono evidenziati gli aspetti
positivi di questo adattamento, come l’ideazione di figure con particolari
responsabilità (come il chōkata, “custode del calendario”, che si occupava
di far rispettare le feste liturgiche), ma anche i limiti, costituiti dal fatto
che, in assenza di sacerdoti e di libri sacri, elementi del buddhismo e dello
shintoismo si erano mescolati a quelli cristiani.
Viene
anche precisata la distinzione tra kakure kirishitan e senpuku
kirishitan: fino a non molti anni fa, nel primo termine ricadevano tutti i
“cristiani nascosti”, ma la storiografia attuale indica nei primi quelli che,
dopo la liberalizzazione della fede, decisero di proseguire con i loro riti e
tradizioni, mentre il secondo termine comprende anche coloro che scelsero di
rientrare in seno alla Chiesa, o meglio, che da sempre avevano saputo di
appartenere a una comunità più vasta.
Al già
citato Paolo Nagai Takashi viene dedicato un capitolo a parte, come anche a
Elisabetta Maria Kitahara Satoko, soprannominata “Maria del Villaggio delle
Formiche”, Venerabile dal 2015 e prima giapponese candidata agli altari non seguendo
la via del martirio. Entrambi rappresentano gli eredi dei neofiti giapponesi
del Cinquecento, ma con una sensibilità tutta contemporanea, caratterizzata da
un’inquietudine che si è placata solo quando hanno capito che il messaggio di
Gesù è, per riprendere il titolo dell’autobiografia romanzata di Nagai, ciò che
non muore mai, neanche dopo le persecuzioni, le guerre e la desolazione
dell’atomica.
L’opera è completata
da quattro appendici: una in cui vengono fatte notare le combinazioni tra
alcune date della storia cristiana giapponese e varie ricorrenze mariane; un’utile
cronologia sinottica tra i fatti storici giapponesi e quelli del mondo occidentale;
l’elenco completo di tutti i Santi, Beati, Venerabili e Servi di Dio giapponesi
e missionari in Giappone (la mia fatica nell’aggiornare le relative schede, in
particolare quella sui 188 martiri beatificati nel 2009, allora, vale qualcosa!); le letture
consigliate, ovvero le fonti adoperate per il saggio.
L’autore
Gabriele Di Comite è un medico immunologo che vive e lavora a Tōkyō. Come presidente del comitato Amici di Takashi e Midori Nagai, ha curato l’edizione dei tre testi di Takashi Nagai editi da San Paolo.
Consigliato a...
I primi destinatari di questo volume sono coloro che, dopo aver scoperto la storia dei coniugi Nagai, vogliono andare a ritroso e capire il retroterra della loro testimonianza. L’opera può essere tranquillamente fruita anche da chi non ne avesse mai sentito parlare, appunto perché dedica loro il sesto capitolo.
In senso più ampio, è indicato agli appassionati
di Storia della Chiesa e a quelli che non si limitano, nella loro personale
geografia della santità, ai personaggi che conoscono meglio per ragioni
geografiche, diocesane o parrocchiali.
Gabriele Di Comite, Santi, martiri e samurai – Storia del Giappone cristiano, San Paolo
Edizioni 2024, pp. 288, € 22,00.
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