Takashi e Midori Nagai – Un amore più forte della bomba atomica di Nagasaki (Cammini di santità # 46)
Midori Marina, Takashi Paolo e il loro figlio Makoto Iacopo (l’originale della foto è conservato nel Museo alla Memoria di Takashi Nagai a Nagasaki) |
Il primo articolo dell’anno per la mia rubrica su Sacro Cuore VIVERE, rivista dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna, è la mia rilettura della storia di Takashi Paolo Nagai – del quale oggi ricorre l’anniversario della nascita, anche se non è un anniversario tondo – e Midori Marina Moriyama, che solo in tempi recenti e grazie alla tenacia di un gruppo di fedeli sta ottenendo l’interesse che merita.
In
realtà, per qualche tempo, è stato dato risalto solo alla figura del primo,
trascurando il contributo che la sua futura sposa ha dato affinché lui
incontrasse definitivamente la fede cattolica. Per questo avevo sentito
vagamente parlare solo di lui, attraverso un opuscolo che sunteggiava la sua
autobiografia e altri testi, i quali ora, sempre grazie al gruppo di fedeli, anzi,
di amici suoi e di sua moglie, sono gradualmente disponibili in traduzione
italiana.
Takashi
e Midori – dovrei chiamarli Paolo e Marina, ma sulla questione dei nomi torno più
in basso – sono anche una delle coppie presentate nel sussidio La santità nelle
famiglie del mondo (qui la mia recensione), pubblicato in più lingue durante
l’ultimo Incontro Mondiale delle Famiglie: in questo modo, la loro vicenda è
andata ancora oltre le persone che ne avevano già sentito parlare.
L’articolo
costituisce anche l’adempimento di una promessa che avevo formulato alla presidente
del Comitato Amici di Nagai, Paola Marenco: l’avevo incontrata a Roma, mercoledì 5 ottobre 2022, al
Convegno La santità oggi; anzi, mi era venuta a cercare lei, poco dopo
che avevo posto la domanda su chi siano davvero i “santi della porta accanto”.
Mi sono
sentita ancora più motivata a occuparmi di questi sposi dopo aver incontrato di
nuovo Paola l’8 giugno 2023, mentre andavo alle prove del Gruppo Shekinah a
Saronno, una sera in cui ero veramente di cattivo umore: precisamente, ero di
passaggio di fronte a un teatro parrocchiale dove, di lì a poco, ci sarebbe
stato un incontro proprio sui Nagai e la loro esperienza di fede. Sarei restata
volentieri, ma le prove erano in vista della registrazione del nuovo CD (qui la
mia guida all’ascolto), quindi non potevo mancare.
Le sue
parole mi hanno ricondotta a pensare da una parte che, dovevo sentirmi radicata
nel reale, ovvero accettare la condizione in cui mi trovavo; dall’altra, a
ricordare l’esempio di tutte quelle persone che, pur vivendo nel dolore, possono
ugualmente sentirsi liete. Questa loro gioia è palpabile, anzi, incontrabile, perché
credono nella Parola di Gesù, che resta immutabile mentre il mondo può anche crollare.
Di
solito pubblico l’articolo tale e quale come sulle pagine della rivista, ma
stavolta faccio un’eccezione: dopo il finale, riporto il video che ha costituito
la mia fonte principale insieme ai libri di Takashi, che elenco nel paragrafo Per
saperne di più.
Infine,
mi sono accorta che, nel caso di cristiani giapponesi, il Martirologio Romano
mette prima il nome cristiano in italiano, quindi il nome proprio giapponese e
infine il cognome giapponese. In effetti, il libriccino che mi ha fatto
incontrare molti anni fa questa storia era intitolato Paolo Tahashi [non
“Takashi”] Nagai.
Le
regole onomastiche giapponesi, invece, vedono prima il cognome, poi il nome proprio
(Nagai Takashi). Le pubblicazioni a cura degli Amici di Nagai usano porre il nome cristiano tra il nome proprio e il cognome: dato che ormai questa
è la modalità in uso, la seguo a mia volta.
*
* *
È la
notte tra il 25 e il 26 dicembre 1932. Midori Marina, l’unica figlia della
famiglia Moriyama, da ore ha un fortissimo mal di pancia. Subito Takashi Nagai,
il giovane medico che da qualche anno è ospite della famiglia, viene svegliato
e portato da lei. Si accorge subito che dev’essere operata d’urgenza: ha
un’appendicite acuta.
Intanto
il padre di Midori, Sadakichi, sta pregando davanti a una statuetta della
Madonna. Dopo aver ascoltato la diagnosi, si avvicina al letto della figlia:
«Dottore», gli parla, «la ringrazio moltissimo di essersi disturbato nel cuore
della notte. Tutto è volontà di Dio e dobbiamo esserne contenti. Anche dalla
malattia, non si sa mai cosa possa venir di buono».
Takashi
avvisa l’ospedale e, senza perdere tempo, ordina a Midori di salirgli in
spalla. Lei è imbarazzata, ma lui insiste, sicuro che non avrebbero incontrato
nessuno in strada. Finalmente, riesce ad arrivare in sala operatoria e a
salvarle la vita. Col tempo, Takashi capirà che invece era lei, più
spiritualmente, a salvare la sua.
Un giovane
inquieto e una ragazza serena
Takashi
viene alla luce il 3 febbraio 1908 a Matsue, nella prefettura giapponese di
Shimane. Riceve un’educazione in base alla tradizione shintoista e ai valori
tipici della società giapponese. Vuole diventare medico come suo padre, ma nel
corso degli studi si lascia affascinare dalla cultura atea e positivista.
Le sue
certezze iniziano a vacillare il 29 marzo 1930: richiamato a casa perché sua
madre è in fin di vita, fa in tempo a ricevere il suo ultimo sguardo, prima che
lei muoia. La sua inquietudine lo conduce a leggere i «Pensieri» di Pascal,
grazie ai quali comincia a interessarsi al cristianesimo.
Decide
quindi di sperimentare direttamente come sia la vita dei cristiani, alloggiato
dai Moriyama, nel quartiere di Urakami. Grazie ai suoi ospiti e agli altri
eredi dei martiri giapponesi, Takashi comprende che la Chiesa è una realtà
viva, non un retaggio del passato.
S’immerge
nella pratica medica, specializzandosi in Radiologia. Anche il 24 dicembre 1932
è preso dal lavoro, ma riesce a tornare dai Moriyama in tempo per la Messa
della notte di Natale, cui partecipa con stupore.
In
quella circostanza avviene il suo primo incontro con Midori, che lavora come
maestra ed è tornata a casa per le vacanze. Nata l’8 ottobre 1908, è cresciuta
in un ambiente ricco di fede: la sua famiglia si è tramandata per secoli il
ruolo di chōkata, “custode del calendario”, ovvero ha il compito di
ricordare agli altri cristiani le ricorrenze dell’anno liturgico. Pregava per
Takashi anche se ancora non lo conosceva, ma lo fa ancora di più dopo essere
stata soccorsa da lui.
Sposi uniti dalla comune
fede
Nel
gennaio 1933 Takashi è chiamato al servizio militare nella prima guerra
sino-giapponese. Intanto, Midori lavora e prega perché succeda anche a lui
d’incontrare il Signore, attraverso i suoi malati, e affinché lui torni sano e
salvo a casa.
Un
giorno gli spedisce un pacchetto: contiene un paio di guanti di lana, fatti da
lei, e un catechismo. Eccezionalmente, i superiori di Takashi gli concedono di
tenerlo: tra le sue pagine, meravigliato, lui trova le risposte a tutte le sue
domande. Intanto Midori non si sente all’altezza di poter essere per sempre
unita a un uomo come lui e offre alla Madonna la rinuncia dei suoi sentimenti.
Le sue aspettative sono ribaltate quando Takashi, dopo averle annunciato che
vuole chiedere il Battesimo a costo di entrare in rotta col proprio padre, la
domanda in sposa.
Allo
stesso tempo, le mette in chiaro che molti medici, in Occidente, sono già morti
a causa delle malattie causate dal lavoro in radiologia. Lei replica facendo
sue le parole della biblica Rut e assicura al mediatore della loro unione:
«Sarà un privilegio per me accompagnarlo nel suo cammino, dovunque mi porti e
qualunque cosa succeda lungo la strada».
Takashi
riceve il Battesimo nel giugno 1934, assumendo il nome cristiano di Paolo, in
onore del martire san Paolo Miki; nell’agosto dello stesso anno lui e Midori
diventano marito e moglie. Mentre lui si dedica alla radiologia e, come membro
delle Conferenze di San Vincenzo, assiste gratuitamente i malati poveri, lei
insegna economia domestica in una scuola, gestisce la contabilità della casa,
coltiva l’orto ed è un’abile sarta. Una notte, non vedendo tornare il marito,
fa in tempo a soccorrerlo mentre lui è preda di un attacco di asma: se lo
carica in spalla, proprio com’era avvenuto, a parti inverse, tanti anni prima.
Soprattutto,
si occupa dell’educazione dei loro figli: Makoto Iacopo, Ikuko Maria, Sasano
Coletta, Kayano Gemma. Le due bambine di mezzo muoiono dopo pochi mesi dalla
nascita, lasciando affranta la madre, mentre Takashi è di nuovo al fronte.
Questa volta, però, la fede lo sorregge e lo conduce a soccorrere
indistintamente feriti cinesi e giapponesi.
Testimoni di
speranza nell’orrore atomico
Il 7
aprile 1941, con l’attacco a Pearl Harbor, il Giappone entra nella seconda
guerra mondiale. Mentre Takashi prepara i soccorsi per i feriti, continua i
turni massacranti di lavoro. L’esito è una leucemia mieloide cronica,
incurabile per il tempo: è lui stesso a diagnosticarsela, di fronte agli
studenti e all’assistente radiologo. Midori reagisce alla notizia facendo
proprie, ancora una volta, le parole della Scrittura, precisamente dalla
Lettera di san Paolo ai Romani: «Sia che viviamo, sia che moriamo, è per la
gloria di Dio!».
Il 9
agosto 1945, alle 11.02, viene sganciata la seconda bomba atomica: l’epicentro
è proprio a Urakami. Takashi è in laboratorio: perde i sensi e, quando si
risveglia, vede che attorno a lui non ci sono che fuoco e macerie, mentre si
aggirano uomini e donne con ustioni più che gravi. Riesce a trovare le forze
per organizzare i soccorsi; solo dopo tre giorni torna a casa. Midori non è
sopravvissuta: tutto ciò che rimane di lei sono pochi frammenti di ossa e la
sua corona del Rosario, coi grani di corallo fusi tra loro.
Takashi
ha perso tutto, ma sente che lì comincia la sua nuova vita. Negli anni seguenti
prosegue l’attività medica, finché le forze lo sostengono, e accompagna la
ricostruzione della comunità civile e religiosa di Nagasaki. Decide di non
riprendere moglie, per lasciare ai due figli, sopravvissuti all’atomica, un
ricordo felice e puro dell’amore che l’univa a Midori. Sceglie di vivere con i
bambini in una piccola capanna, poi in un’abitazione ancora più piccola, cui dà
il nome di Nyokodō, “luogo dell’amore a sé stessi”. Il riferimento è al comando
di Gesù, «Ama il prossimo tuo come te stesso», ma soprattutto alla lunga lotta
che lui conduce contro il proprio egoismo.
Scrive
libri (oggi in gran parte editi da San Paolo) nei quali trasmette le intuizioni
a cui la vita l’ha condotto, come quella riportata in «Pensieri dal Nyokodō»:
«Si sente spesso dire che una poesia è vita. Invece, piuttosto, noi dovremmo
trasformare la nostra vita in poesia. Dobbiamo lasciare che lo sguardo attento
e ammirato del poeta scavi sotto la superficie e scorga la bellezza che si nasconde
in ogni cosa e dia forma a ogni nostra azione e ogni pensiero».
Takashi
muore il 1° maggio 1951: quel giorno, l’intera città di Nagasaki si ferma per
commemorarlo. Il 23 marzo 2021 è nato il Comitato Amici di Nagai, per diffondere la testimonianza dei due sposi e
promuovere la loro causa di beatificazione.
Proprio
presentando la loro testimonianza, il 24 agosto 2023, al Meeting di Rimini, don
Mauro Giuseppe Lepori, Abate Generale dell’Ordine Cistercense, ha commentato:
«Midori è stata per Takashi il segno e la prova incarnata dell’amicizia di Dio
che ogni essere umano è chiamato a manifestare, come una vetrata che esalta la
luce con una trasparenza sempre personale: la trasparenza della santità, della
carità».
Originariamente
pubblicato su Sacro Cuore VIVERE 1 (2024), pp. 20-21 (consultabile qui)
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Per saperne di più
Takashi
Paolo Nagai, Pensieri dal Nyokodō – L’audacia di un cuore che ogni mattino
si rimette all’opera, San Paolo Edizioni 2022, pp. 304, € 18,00.
Raccolta
di scritti, meditazioni e lettere, uscita in Giappone nel 1957, quindi postuma.
Takashi
Paolo Nagai, Ciò che non muore mai - Il cammino di un uomo, San Paolo Edizioni
2023, pp. 384, € 19,00.
L’autobiografia,
pubblicata nel 1948, nella quale, anche se cambia i nomi delle persone
coinvolte, Takashi racconta il suo cammino fino allo scoppio della bomba
atomica.
Takashi
Paolo Nagai, Lasciando questi ragazzi - Pensieri ai miei figli, San
Paolo Edizioni 2023, pp. 288, € 19,00.
Uscita anche
questa nel 1948, è la raccolta di brevi scritti nei quali Takashi si rivolge ai
figli, ma riflette anche sul ruolo dei genitori e degli educatori a partire
dalla propria esperienza nel Giappone postatomico.
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