Madre Maria Scolastica della Divina Provvidenza, discepola umile e fiduciosa in Gesù Maestro
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Inoltre,
il titolo di Madre le spetta anche se non è mai stata superiora generale,
intendo giuridicamente dopo l’approvazione diocesana e quella pontificia (prima
preferisco definirla “guida”), perché è sempre stata tenuta in considerazione
come la Prima Madre delle Pie Discepole.
Chi è?
Orsola
Maria Rivata nacque a Guarene, in provincia di Cuneo e diocesi di Alba, il 12
luglio 1897, prima dei quattro figli di Antonio Rivata e Lucia Alessandria.
Orsolina, come la chiamano tutti in casa e fuori, rimane però orfana a sei
anni: alterna quindi la presenza in famiglia al lavoro nei campi e a quello come
operaia stagionale nel Setificio De Fernex.
Ventenne,
venne a sapere dal padre che Andrea, un suo giovane compaesano, la voleva in
sposa. Superò il turbamento proclamando, davanti alla statua del Sacro Cuore che
aveva in camera: «Signore, Tu solo e basta!». Poco dopo, si presentò dal padre e
rifiutò la proposta.
La sua
sete di conoscenza e di buone letture la portò, un sabato del 1921, a entrare in
una libreria di Alba, dove ritrovò don Giacomo Alberione (beatificato nel 2003),
il quale, spesso, era venuto a predicare nella sua parrocchia.
Incontrandolo
di nuovo qualche settimana più tardi, ricevette l’invito a entrare nella casa
dove lui, dal 1914, radunava quanti, uomini e donne, intendevano diffondere il
Vangelo tramite i più moderni mezzi di comunicazione. Ottenuto a fatica il
permesso dal padre e dalla sua seconda moglie, Orsola entrò, il 29 luglio 1922,
nella comunità femminile, già nota come Figlie di San Paolo e poi, popolarmente,
come Paoline.
Don
Alberione, però, stava pensando da tempo a un ramo di religiose che si dedicassero
all’Adorazione Eucaristica e a tutto quello che compete al culto eucaristico. Il
21 novembre 1923, alla presenza della comunità riunita, scelse Orsola e la
compagna Metilde Gerlotto per questo compito e chiese alla prima d’individuare altre giovani
dotate di una particolare devozione eucaristica.
Il 10
febbraio 1922 iniziò quindi il cammino delle Pie Discepole del Divin Maestro; Orsola,
diventata suor Maria Scolastica della Divina Provvidenza con la vestizione
religiosa, avvenuta il 25 marzo 1922, venne posta come loro guida.
Don Alberione
pensava di ottenere una sola approvazione per i tre rami femminili di quella
che si apprestava a diventare la Famiglia Paolina: nel 1936, alle Figlie di San
Paolo e alle Pie Discepole, si aggiunsero le Suore di Gesù Buon Pastore, ovvero
le Suore Pastorelle.
Tuttavia,
questa idea venne vanificata dall’approvazione pontificia, nel 1943, delle sole
Figlie di San Paolo. Suor Scolastica difese l’autonomia giuridica e carismatica
delle Pie Discepole, confrontandosi con la Sacra Congregazione dei Religiosi,
ma solo il 3 aprile 1947 arrivò per loro l’approvazione diocesana, seguita da
quella pontificia il 12 gennaio 1948.
Nel
frattempo, don Alberione le aveva chiesto di lasciare la guida delle Pie
Discepole e di trasferirsi a Roma come vicemaestra delle novizie. A novembre, suor
Scolastica partì per l’Egitto, rientrando in Italia due anni dopo e riprendendo
il suo posto di guida delle Pie Discepole.
In
seguito all’approvazione diocesana, suor Scolastica fu la prima a emettere i
voti religiosi. Nel 1948 fu inviata in Argentina come maestra delle novizie,
tornando definitivamente in Italia nel 1963.
Nel 1981,
durante il Capitolo Generale, iniziò a manifestare segni di declino fisico:
venne quindi condotta alla casa di Sanfrè, presso Cuneo, dove poté avere l’assistenza
fisica necessaria. Il 7 marzo 1984 fu colpita da paresi: gradualmente, perse l’uso
della voce. Morì il 24 marzo 1987, a quasi novant’anni.
Il 9
dicembre 2013 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sulle
virtù eroiche di madre Scolastica, i cui resti mortali riposano, dal 3 aprile
2008, nella chiesa di Gesù Maestro a Roma, in via Portuense 741.
Cosa c’entra con
me?
Prima
ancora che con madre Scolastica personalmente, o meglio, tramite i resoconti
sulla sua vita, ho avuto contatti con la sua eredità, ovvero con le Pie
Discepole del Divin Maestro. Sapevo già che erano parte della Famiglia Paolina,
perché le avevo viste citare ne Il segreto dei quattro codici, allegato
a Il Giornalino e dedicato al Beato Giacomo Alberione.
Qualche tempo dopo, ero prossima alla Prima Comunione, quando i miei familiari mi portarono, mentre ero in vacanza a Napoli, in via Duomo, per comprare la stoffa per l’abito in quella celebrazione.
Tuttavia, a me non andava d’indossare qualcosa
che mi facesse somigliare a una principessa o a una meringa: avrei preferito un
abito “monacale”, come dicevano i miei, vale a dire una semplice tunica. Alla
fine scesi a un compromesso, ma non prima di aver indossato per prova uno dei
modelli in vendita del negozio dell’Apostolato Liturgico, che le Pie Discepole
avevano a due passi letterali dal Duomo di Napoli.
Per
decenni non mi sono più interessata di loro, tranne qualche sporadica visita
sempre a Napoli: credevo, infatti, che gli articoli dei loro negozi fossero più
adatti a un sacerdote o a una parrocchia che a una semplice fedele.
Nemmeno
sapevo che avessero un negozio nella mia città di Milano: credo di essermene
accorta un giorno, più o meno vent’anni fa, fresca matricola in Lettere all’Università
degli Studi di Milano. Guardando fuori dalla finestra di un corridoio che dava
su via della Signora, ho scorto una vetrina in alto, nella quale c’era una
statua del tutto identica (tranne che per il fatto di essere dipinta) a quella che
era presente su di un posterino nell’aula dove facevo catechismo.
Non ricordo
il giorno esatto in cui mi sono decisa a entrare nel negozio, ma ho nel cuore la
generosa accoglienza da parte delle suore. Più di una volta mi hanno concesso
di entrare nella loro cappellina e di pregare per qualche momento.
Dato
che mi sembrava scortese uscire dal negozio a mani vuote, trovavo sempre
qualcosa da acquistare: un numero della rivista La vita in Cristo e nella
Chiesa, una corona del Rosario con un Crocifisso di loro produzione (o il
Crocifisso medesimo, per le corone che confeziono io; tra l’altro, anche madre
Scolastica ne realizzava parecchie), qualche biglietto o qualche immaginetta,
compresa quella della statua che tanto mi aveva colpita, ovvero Maria Regina degli Apostoli, realizzata da suor Maria Angelica Ballan.
Altrettanto
di frequente passavo da loro per confidare le mie preoccupazioni, oppure per chiedere
preghiere: per qualche amico prossimo all’ordinazione, oppure perché l’attività
cinematografica della GPG Film potesse portare buon frutto, dato che mi pareva affine all’apostolato
del cinema, parte delle declinazioni dell’apostolato paolino.
In una
delle mie prime visite, mi fu regalato un piccolo libro su madre Scolastica,
scritto da madre Maria Lucia Ricci, che nel 1947 le succedette come superiora
generale. Mi colpì la determinazione con cui, proprio in mezzo a quel turbamento
seguito alla proposta di matrimonio, la giovane Orsola scelse definitivamente il
Signore preferendolo a uno sposo terreno.
Ogni
tanto, fantasticando su cosa farei se fossi un sacerdote (vedi il post a
riguardo), mi
sono trovata a pensare che sceglierei, per me e per la mia parrocchia, di
rifornirmi anche dalle Pie Discepole, specie per quanto riguarda i vasi sacri.
Anche i paramenti sono di mio gradimento, tanto da essere stata felice di
vedere che, come casula “delle grandi occasioni”, alcuni preti che conosco
avevano qualcosa di loro fattura.
Tornando
a madre Scolastica, non mi sfuggì la notizia del decreto sull’eroicità delle
virtù. Ormai non abitavo più in centro ed ero laureata da tre anni, ma non
escludo di essere ugualmente passata nel negozio milanese (e, qualche tempo
dopo, anche in quello napoletano) per unirmi al rendimento di grazie delle
suore.
Dev’essere
stato allora che ho chiesto loro di poter prendere la pubblicazione più recente
su madre Scolastica. Già nell’altro libro si parlava della questione dell’indipendenza
giuridica dalle Figlie di San Paolo, ma in questo mi sembrava affrontata con
maggior precisione.
Se ho
capito bene, infatti, don Alberione pensava a un’unica approvazione per i tre
rami femminili, ovvero Paoline, Pie Discepole e Pastorelle, ognuno dei quali
aveva espressioni apostoliche distinte: rispettivamente, la diffusione del
Vangelo mediante la stampa e gli altri mezzi di comunicazione; l’Adorazione
Eucaristica e la cura per la liturgia; la pastorale nelle parrocchie. Nel 1958
si sarebbe poi aggiunto l’Istituto Regina degli Apostoli per le Vocazioni, vale
a dire le Suore Apostoline; questo limitatamente ai rami religiosi.
Questa
sua creatività spirituale non si coniugava con le norme del Diritto Canonico,
che portarono all’approvazione delle sole Paoline: le Pie Discepole, quindi,
rimanevano giuridicamente parte di esse. Nel 1946, però, la pratica per
riconoscere la loro autonomia rischiava di essere archiviata: per tale ragione,
madre Scolastica volle andare a conferire con i responsabili della Sacra
Congregazione per i Religiosi, come si chiamava al tempo. Fu una sua iniziativa
personale: don Alberione e la prima superiora generale delle Figlie di San
Paolo, madre Tecla Merlo, erano infatti partiti in visita alle case del nord e
del sud America.
Il suo
zelo, però, condusse all’effetto contrario: solo il fondatore, infatti, poteva
pronunciare la parola definitiva; lei, invece, appariva una ribelle. Il tempo
le diede ragione, portando alla sospirata approvazione diocesana e, il 12
gennaio 1948, a quella pontificia.
Questioni
canoniche a parte, mi ha molto consolata – e penso sia valso anche per la
diretta interessata – apprendere che né il Primo Maestro, come i Paolini usano
chiamare don Alberione, né madre Tecla hanno mai trascurato madre Maria
Scolastica: sono numerose le loro attestazioni di stima nei suoi riguardi.
Allo stesso
tempo, le Pie Discepole non l’hanno ignorata: sapevano benissimo che lei era la
prima Pia Discepola e come tale la consideravano, fino ai suoi ultimi giorni.
Ad altri fondatori e fondatrici non è andata altrettanto bene, umanamente
parlando, ma con gli anni sono stati giustamente rimessi in luce.
Il suo
esempio mi è costantemente tornato alla memoria, nelle occasioni in cui ho trovato
sul mio cammino molte Pie Discepole. Ad esempio, a Gerusalemme, nel 2014, mi
sono quasi scontrata fisicamente con suor Cecilia, nella basilica del Santo Sepolcro,
mentre io uscivo e lei entrava nell’edicola della Risurrezione. Niente male,
tenuto conto che don Alberione voleva che le Pie Discepole fossero come le
donne del Vangelo, le stesse che andarono al sepolcro ma lo trovarono vuoto!
Due
anni addietro, invece, mentre ero a Bologna per la festa conclusiva del
centenario della nascita di monsignor Mario Campidori, avevo incrociato un’altra di loro, ma
non ricordo il suo nome.
Con le Pie
Discepole di Milano ho un po’ allentato i rapporti, ma sapevo di poter contare
su di loro quando ho avuto alcuni dubbi liturgici, a cominciare da quello su
come debbano essere fatti i vasi sacri e se quelli in legno o ceramica fossero
leciti (la risposta è sì, purché dentro non siano porosi; infatti, spesso hanno
un rivestimento dorato).
Ero poi
seduta accanto ad alcune di loro alla Messa che concludeva in diocesi il cinquantesimo
anniversario della morte del Beato Giacomo Alberione, nella chiesa nuova di San
Martino a Cinisello Balsamo. Nel mio ultimo viaggio a Roma, in uno dei
negozietti annessi alle Grotte Vaticane, ho finito con l’attaccare bottone con
due suore-commesse, oltre che con un giovane commesso laico.
Mi è sovvenuto
il centenario della fondazione, che appunto cade oggi, il 29 maggio dello
scorso anno; peraltro, era il giorno in cui ricordavo il ventinovesimo
anniversario della mia Prima Comunione. Ero di passaggio per il centro di
Milano per alcuni acquisti in libreria, anzi, stavo andando verso il tram che
mi avrebbe riportata a casa, quando ho visto arrivare davanti a me due Pie
Discepole, dall’aria un po’ smarrita.
Sperando
di non essere impertinente, ho chiesto loro se stessero andando in via Della
Signora, all’Apostolato Liturgico; in effetti, era così. Le ho quindi guidate,
facendo attraversare via Larga, passando per piazza Santo Stefano e lasciandole
sulla soglia del negozio. Una di loro era suor Maria Paola, ma non ricordo più
da quale comunità venissero lei e la consorella.
Il suo Vangelo
L’esperienza di madre Scolastica mi è parsa costantemente improntata al servizio e alla laboriosità. Già erano le sue doti migliori quando era ragazza, e forse costituivano il motivo per il quale il giovane compaesano la voleva come sposa.
Una volta entrata in San Paolo, ovvero nella primissima casa dove sacerdoti e suore Paoline vivevano fianco a fianco, diede un nuovo senso a tutto quello che faceva, fosse anche lavare le stoviglie od occuparsi della cucina.
Il suo compito principale però è sempre stata l'Adorazione Eucaristica, lo stare in silenzio davanti alla Presenza Reale di Gesù per lasciarsi istruire da Lui. Nell’Adorazione portava tutto il mondo, anche fisicamente: un aneddoto riferisce che spesso andava al suo turno tenendo un quotidiano sotto il braccio. La sua preghiera si estendeva anche alle anime del Purgatorio, tanto da rasserenarsi quando le pareva d’intuire che qualcuna di esse era andata in Paradiso.
Il suo
senso pratico contribuiva a sostenere le visioni lungimiranti di don Alberione,
tanto che lui volle il suo contributo nella stesura delle Costituzioni, sempre
perché continuava a pensare alle Pie Discepole come connesse alle Figlie di San
Paolo, ma diverse nel carisma fondativo.
Quando
poi decise di andare in Vaticano a discutere la questione dell’approvazione
della congregazione, non lo fece perché pretendeva di avere ragione lei, ma
perché voleva chiarire la questione come persona interessata. Un punto d’incontro
alla fine ci fu, ma dopo un anno di pena innegabile. Ecco un altro aspetto curioso:
ancora oggi, mi risulta che ci siano alcune Pie Discepole in servizio presso la
Santa Sede.
Per i
suoi ottant’anni di vita, compiuti il 12 luglio 1977, madre Scolastica
ricevette una lettera da parte delle consorelle della comunità di Roma, che si
facevano interpreti delle altre suore di tutto il mondo. Ringraziò con una lettera
di risposta, assicurando le sue preghiere e invocando Maria, Regina degli
Apostoli. A sua volta, aveva un augurio:
Mettiamo tanta fede e
crediamo che il Signore ha ancora tanti disegni sulle Pie Discepole e, se
perseveriamo umili e fiduciose, Egli compirà il suo capolavoro divino, le sue
meraviglie di grazia.
È quanto
auspico a mia volta per le Pie Discepole, in questo loro primo centenario.
Per saperne di più
Gemma
Oberto, Madre Scolastica Rivata – La gioia al servizio di Dio, Velar-Elledici
2013, pp. 48, € 3,50.
La sua
vita e spiritualità presentate dalla Pia Discepola che collabora con la Postulazione
della sua causa.
Su Internet
Sito istituzionale internazionale delle Pie Discepole del Divin Maestro, con una sezione dedicata
a lei
Sito della Provincia Italiana delle Pie Discepole del Divin Maestro
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