La biblioteca di Testimoniando #26: «La santità nelle famiglie del mondo»
In sintesi
La santità nelle famiglie del mondo può sembrare un titolo fuorviante: a leggerlo, farebbe pensare a un testo di spiritualità familiare che presenta storie di famiglie viventi ora, che provano a vivere il Vangelo con serietà e coerenza.
In realtà, presenta otto coppie di sposi defunti, le cui cause di beatificazione e canonizzazione sono in corso a vari livelli, oppure che hanno già visto il riconoscimento ufficiale della loro santità come coppia (per fare prima, le menzionerò col solo cognome dello sposo): non si poteva infatti prescindere da Louis e Zélie Martin, canonizzati nel 2015, e da Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati nel 2001.
Per certi versi, mi sembra colmare una lacuna evidente nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: al paragrafo 141, il secondo della sezione dedicata alla santità “in comunità”, è presente solo un cenno alle «molte coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento della santificazione dell’altro», mentre per le «intere comunità che hanno vissuto eroicamente il Vangelo o che hanno offerto a Dio la vita di tutti i loro membri» sono indicati casi precisi.
La scelta è realmente mondiale, come mondiale è la diffusione auspicata per il libro, pubblicato in italiano, inglese, francese, portoghese e spagnolo: le coppie italiane, infatti, sono meno della metà, mentre quelle europee sono in maggior numero.
Sono state poi privilegiate quelle storie delle quali era possibile raccontare gli aspetti quotidiani, quelli in cui, di fatto, si gioca la santità personale e coniugale; di conseguenza, eccettuati i Martin, gli altri sono tutti vissuti o comunque morti nel ventesimo secolo.
Per ciascuna coppia è riportata anzitutto una sintesi biografica dei singoli coniugi fino al primo incontro, cui segue il racconto del fidanzamento e del rapporto con i figli e quello di come l’uno o l’altra affrontò la morte della sposa o dello sposo. Sono anche riportati i dati essenziali delle cause e il racconto del miracolo esaminato per la beatificazione (per i Martin, anche quello per la canonizzazione) o, nel caso delle coppie non ancora beatificate, dei favori attribuiti alla loro intercessione.
Nella sezione successiva, viene messo in risalto il modo originale in cui ciascuna coppia si è santificata, basandosi sulle testimonianze di contemporanei, sovente anche dei figli, nonché sugli scritti dell’uno e dell’altra. A ogni aspetto vengono accompagnati degli spunti di riflessione per la propria vita personale e familiare.
Ciascun capitolo si conclude con domande che si ripetono, allo scopo d’invitare il lettore a interrogarsi su cosa la storia appena conclusa ha da dirgli, e culmina con la preghiera per chiedere l’intercessione della coppia in questione (preghiera per la devozione privata, nel caso dei Servi di Dio). Indicazioni bibliografiche, sitografia e video consigliati sono poi offerti per l’approfondimento.
Il tutto è corredato da fotografie dei personaggi trattati, oppure evocative del loro percorso, in un contesto grafico gradevole, vivace e uniforme. Il libro in sé finisce con la preghiera alla Santa Famiglia di papa Francesco, scritta per il Sinodo sulla Famiglia.
Ho però notato che non sono state evidenziate le appartenenze a gruppi, associazioni, movimenti, Ordini Secolari o Prelature Personali delle coppie sante in questione. Credo che sia una scelta voluta, sempre per renderle il più universali possibile e per farle uscire, per certi versi, dagli ambienti dove sono già molto note.
Ad esempio, di Tomás e Paquita Alvira non è menzionato come rilevante per il loro cammino il fatto che erano membri soprannumerari dell’Opus Dei, a cui pure appartenevano Eduardo e Laura Ortiz de Landázuri, che come loro sono Servi di Dio (al sito dell’Opera si fa però riferimento nelle note a piè di pagina e negli approfondimenti), come anche per i Servi di Dio Cyprien e Daphrose Rugamba non è raccontato il loro ruolo di fondatori della Comunità dell’Emmanuele in Ruanda.
Sergio e Domenica Bernardini, Venerabili dal 2015, erano Terziari Francescani e Cooperatori Paolini (cinque delle loro figlie secondo la carne erano anche Figlie di San Paolo in quanto suore), mentre Ulisse e Lelia Amendolagine, attualmente Servi di Dio, erano Terziari Carmelitani.
Takashi Paolo e Midori Marina Nagai, invece, non appartenevano a nessuna realtà di questo genere, ma sono stati per così dire adottati da membri di Comunione e Liberazione (un po’ com’è successo al Beato Rolando Rivi), i quali sono riusciti a raccogliere le prove necessarie perché, dopo oltre sessant’anni dalle loro morti, venisse avviata la fase preliminare delle loro cause singole.
L’autore
Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita è l’organismo della Santa Sede a cui competono, secondo quanto indica la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium (articoli 128 – 141), «la valorizzazione dell’apostolato dei fedeli laici, la cura pastorale dei giovani, della famiglia e della sua missione secondo il disegno di Dio, degli anziani e per la promozione e la tutela della Vita».
Consigliato a...
I primi destinatari di questo volume, che è stato anche regalato ai duemila delegati diocesani convenuti a Roma per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, sono le famiglie e le coppie di sposi, che negli esempi indicati trovano facilmente collegamenti con le proprie vite. Anche gli operatori parrocchiali e diocesani della pastorale familiare sono invitati a usarlo come sussidio in preparazione di incontri a raggio più o meno largo.
A questi gruppi di fedeli, dichiarati espressamente nella presentazione ufficiale del libro sul sito del Dicastero, mi sento di aggiungere quanti, anche celibi o nubili, amano le storie dei Santi e dei candidati agli altari, e magari vogliono approfondire proprio la santità vissuta in coppia e in famiglia. I sacerdoti, poi, potrebbero lodevolmente prendere qualcuno dei fatti narrati e descriverli, a loro volta, nelle omelie.
Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, La santità nelle famiglie del mondo, Libreria Editrice Vaticana 2022, pp. 216, € 15,00.
Postilla (con mille grazie a Giovanni ed Elisabetta Scifoni)
La postilla a cui facevo cenno all’inizio è il filmato della giornata conclusiva dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, che al minuto 2:53:22 del video sotto contiene la presentazione di questo libro, a cura di Giovanni Scifoni e di sua moglie Elisabetta Cobre.
La mia ammirazione per questo attore è cresciuta man mano che seguivo la prima edizione di Beati Voi condotta da lui e Claudia Benassi, o meglio, della versione Beati Voi – Tutti Santi: ne avevo già dato conto nel post che avevo dedicato a san Filippo Neri.
Quando però ho scoperto che era diventato davvero famoso per i suoi video sul #Santodelgiorno, ho iniziato ad avere quel comportamento su cui ironizza in un filmato successivo, quello riguardante l’invidia: mi domandavo, infatti, quale fosse il segreto del suo successo e come potessi fare perché anche i miei contenuti venissero condivisi, letti, commentati come i suoi.
Nella presentazione lo svela, facendo riferimento al primo suo video di successo, sul Beato Tommaso Reding (martire sotto il regno di Enrico VIII Tudor), nel quale, alle prime ore dell’alba, svegliava la moglie ancora insonnolita per dimostrare che la realtà è sempre più forte del potere e dei capricci:
Capisco qual era il segreto per raccontare i santi. Il segreto è: risvegliare i morti.
Per certi versi, mi ricorda quanto aveva dichiarato il mio Arcivescovo all’apertura dell’inchiesta diocesana del Servo di Dio Ettore Boschini, vale a dire che le storie sante non devono servire a conciliare il sonno. Scifoni sembra essere d’accordo con lui, quando dichiara, nella presentazione, che leggerle e studiarle è una grazia.
Non presenta, nel filmato sotto, tutte le famiglie del sussidio (soprattutto perché ai Beltrame Quattrocchi era stata dedicata un’intera relazione all’inizio della giornata), ma ha narrato, da par suo, cosa gli hanno lasciato alcune di esse. Conclude commentando:
Questo libro, che v’invito a leggere, che il Santo Padre ci invita a
leggere, ci dice che da qualunque distruzione e in qualunque orrore, può
nascere, veramente, una famiglia di Nazareth.
Ecco, vorrei anch’io che quanto scrivo servisse a “risvegliare
i morti”, cioè a fare in modo che una fede assopita o abitudinaria si scuota,
al pensiero che tanti altri fedeli nei due millenni di storia della Chiesa
hanno provato le stesse speranze, fatiche, gioie e preoccupazioni.
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