Attilio Giordani, un educatore col cuore di don Bosco
Il Venerabile Attilio Giordani fotografato in piazza San Pietro a Roma (fonte) |
Chi
è?
Figlio
di Arturo Giordani, ferroviere, e Amalia Marucco, casalinga, Attilio nacque a
Milano il 3 febbraio 1913. Da ragazzino prese a frequentare l’oratorio annesso
alla parrocchia di Sant’Agostino, tenuta dai Salesiani, il cui carisma venne da
lui fatto proprio con l’ingresso tra i Salesiani Cooperatori. Durante il
servizio militare cercò di diffondere tra i commilitoni serenità e pace, ma
solo per far trasmettere i valori cristiani. Nel maggio 1944 sposò Noemi
Davanzo, con la quale si era fidanzato negli anni della guerra, ed ebbero tre
figli: Piergiorgio, Maria Grazia e Paola.
Il
suo impegno per i ragazzi si declinò in una proliferazione d’iniziative, come
la “Crociata della Bontà” oppure numerosi spettacoli teatrali, pur senza
trascurare la preghiera personale e i sacramenti.
A
cinquantanove anni partì con la moglie per il Brasile, per raggiungere i figli
impegnati nell’Operazione Mato Grosso. Il 18 dicembre 1972, sei mesi dopo il
suo arrivo, mentre interveniva in una riunione a Campo Grande, venne colpito da
un infarto mortale. I suoi resti mortali, dapprima sepolti nel cimitero di
Vendrogno (LC), dal 3 giugno 2001 riposano nella chiesa di Sant’Agostino a
Milano.
La
fase diocesana del suo processo di beatificazione è durata dal 21 novembre 1994
al 19 gennaio 1996. Il 9 ottobre 2013 papa Francesco ha firmato il decreto che
sancisce l’eroicità delle sue virtù.
Cosa
c’entra con me?
Ammetto
di non aver mai sentito parlare di Attilio Giordani fino al gennaio 2007,
quando ho letto, sul sito della Diocesi di Milano, che sarebbe stato proposto
come esempio agli educatori per l’annuale Settimana dell’Educazione (per i non ambrosiani, i giorni dalla
memoria di sant’Agnese a quella di san Giovanni Bosco) per i venticinque anni
dalla sua morte. Ne sono rimasta veramente meravigliata, fatto strano perché
lui non rientrava nelle categorie di personaggi che mi interessano di più,
anzi, forse proprio per questo.
In
effetti, prima di allora non sapevo neppure che i Salesiani avessero
un’associazione di laici cooperatori: pensavo, infatti, che la fondazione di
don Bosco si limitasse al ramo maschile dei religiosi e alle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Anche
se avevo letto che la sua tomba si trovava in una chiesa della mia città, per
una forma di pigrizia non mi sono mai mossa per andare a pregare là. Infine, il
3 febbraio 2009, complice la chiusura per inventario della libreria Elledici,
situata proprio accanto alle opere salesiane milanesi, ho pensato bene di
passarci. Il portone era ancora chiuso, ma ho familiarizzato con un seminarista
che aspettava anche lui di entrare (ma questa è un’altra storia).
Dopo
aver finalmente varcato la porta, mi sono guardata un po’ attorno, poi ho
localizzato l’urna nella navata sinistra. Ho sostato per un po’ in preghiera,
raccomandando al signor Attilio gli educatori di tutta la Diocesi, in
particolare quelli della mia parrocchia d’origine e, fra di essi, quelli che
non traevano dalla loro relazione col Signore la fonte per dar vita al rapporto
coi loro ragazzi. Di seguito, ho partecipato alla Messa, poi ho chiesto al
sacrestano se fosse disponibile una biografia; di santini ne avevo già presi
alcuni, da un cestino situato accanto alla tomba.
La
lettura di quel testo, purtroppo ormai fuori catalogo, mi ha aiutata a collocare l’allora Servo di Dio nella sua
epoca: la giovinezza nel secondo conflitto mondiale, l’età matura che lo vide
impiegato alla Pirelli negli anni del boom
economico, i suoi ultimi sei mesi di vita spesi da missionario nel periodo in
cui le istanze del Concilio Vaticano II venivano applicate a più livelli. Mi
sono soffermata in particolare sulle lettere che scrisse a Noemi nel periodo
del fidanzamento a distanza, chiedendomi se mi sarebbe mai accaduto di trovare
qualcuno con cui dividere non solo la vita, ma anche la fede e l’impegno
parrocchiale.
Penso
che ora abbia un nuovo insegnamento da fornirmi: come vivere da cristiana il
mondo del lavoro. Al momento sono ancora in cerca, ma sono sicura che, quando
potrò guadagnarmi da vivere, troverò in lui un aiuto per capire come
regolarmi.
Insomma,
ogni volta che mi trovo a passare per via Copernico e trovo la chiesa aperta,
non manco di fare un salutino al “Giordatt”, come si era auto-soprannominato
negli anni del servizio militare. Forse potrà sembrarvi strano, ma ho preso ad
affezionarmi anche a lui: naturale che, appena ho sentito del decreto con cui è
stato nominato Venerabile, mi sia quindi venuto da essere veramente tanto
felice.
Il
suo Vangelo
Quella
del signor Attilio è veramente una figura piena di elementi da analizzare, oltre che
attuale, dato che è morto appena quarantuno anni fa. Penso che il suo tratto
più caratteristico, tuttavia, sia quello dell’educatore. Pieno d’inventiva,
organizzava recite, passeggiate, laboratori, insomma ogni tipo di attività che
tenesse occupati e allegri i suoi ragazzi; tutto nell’applicazione in pieno
dello stile insegnato da don Bosco a tutti quelli che hanno deciso di
condividere il suo grande amore per la gioventù.
Questo
amore era condiviso anche dalla sua Noemi, alla quale, nel gennaio 1943, mentre
si trovava come artigliere nella Francia meridionale, scrisse una lunga
lettera, che può essere vista come il condensato della sua esperienza
educativa. Ne stralcio solo un pezzetto, che può far intuire il senso generale
(se v’interessa, potete trovarla qui).
«Ottimo fu don Bosco: tutti i ragazzi si credevano i preferiti da lui.È utile radicare nei ragazzi l’idea che il Superiore ha fiducia di lui. Mi è sempre piaciuto trattare gli Aspiranti e soprattutto i Capi, da ometti e concludere l’assegnazione di un incarico con le parole: “Mi fido di te!”. Se è dovere dell’educatore correggere l’educando, è anche dovere, o meglio, convenienza, coronare gli sforzi o premiare i meriti con parole di lode e di incoraggiamento.
Compito dell’educatore cristiano è di indirizzare, anche secondo questa forma, il soggetto all’amore verso Cristo e a lavorare con Cristo: “Bravo, il Signore è contento di te!”; “Bene, sempre per amore di Gesù!”; “Sei stato un vero e forte soldato di Cristo”».
Nei
giorni in cui gli oratori lombardi procedono a un censimento globale, ora sanno
ufficialmente di avere un esempio in più su cui contare.
Per
saperne di più
Vittorio Chiari, Attilio
Giordani. Un angelo di seconda categoria, Centro
Ambrosiano 2011, pp. 208, € 15,00.
Un volume ampio e concreto, scritto da un sacerdote salesiano esperto anche lui di vicinanza ai ragazzi.
Un volume ampio e concreto, scritto da un sacerdote salesiano esperto anche lui di vicinanza ai ragazzi.
Fondazione
oratori milanesi (a cura di), Una vita buona -
Educatori alla scuola di Attilio Giordani, In Dialogo 2012, pp.
48, € 4,00
Un breve sussidio, uscito per la Settimana dell’Educazione 2012, in occasione del quarantesimo anniversario dalla morte; utile soprattutto per la meditazione personale degli educatori di preadolescenti e adolescenti.
Un breve sussidio, uscito per la Settimana dell’Educazione 2012, in occasione del quarantesimo anniversario dalla morte; utile soprattutto per la meditazione personale degli educatori di preadolescenti e adolescenti.
Su
Internet
Non ha un
sito ufficiale, ma qualcuno ha pensato bene di dedicargli una pagina Facebook.
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