Suor Teresa di Gesù Bambino: non solo rose, ma una vita d’amore



Particolare di una fotografia
scattata da suor Genoveffa del Volto Santo
(Céline Martin) nel novembre 1896,
periodo nel quale santa Teresa
svolgeva la funzione di sacrestana
del convento di Lisieux (
Fonte
Chi è? 

Thérèse-Françoise-Marie Martin nacque il 2 gennaio 1873 ad Alençon, ultima dei nove figli (quattro dei quali morti in tenera età) dei coniugi Louis e Marie-Azélie Guérin. Alla scomparsa di quest’ultima, la secondogenita Pauline fece da seconda madre alle sorelle, finché, nel 1882, divenne monaca carmelitana. Thérèse ne soffrì al punto da ammalarsi, ma ne guarì per intercessione della Vergine Maria.
Il suo carattere fragile e sensibile subì un repentino mutamento nella notte di Natale del 1886, dopo la quale acquistò una forza d’animo che la spinse, sulle orme delle sorelle maggiori, a consacrarsi a Dio. Nel 1887, durante un pellegrinaggio delle diocesi di Coutances e di Bayeux a Roma, chiese personalmente a papa Leone XIII il permesso di entrare nel Carmelo a quindici anni; lui le disse che, se fosse stata volontà divina, sarebbe successo. Ottenuto il permesso del vescovo di Bayeux, il 9 aprile 1888 fece il suo ingresso nel convento carmelitano di Lisieux, assumendo il nuovo nome di suor Teresa di Gesù Bambino, a cui successivamente aggiunse l’appellativo “del Volto Santo”.
Nell'aprile del 1896 suor Teresa contrasse la tubercolosi e, contemporaneamente, affrontò un duro periodo di notte della fede. Morì il 30 settembre 1897, pronunciando le parole «Mio Dio, ti amo!».
Beatificata nel 1923, nel 1925 venne iscritta nell’elenco dei santi e, due anni dopo, dichiarata patrona delle missioni cattoliche. Nel 1997, anno centenario della sua morte, è stata proclamata Dottore della Chiesa.
La sua memoria liturgica cade il 1° ottobre, mentre i suoi resti mortali sono venerati nel santuario di Lisieux a lei dedicato.

Cosa c’entra con me?

Ricordo che parecchi anni fa, nel quartiere dove abitavo, c’era una pasticceria o panetteria dove mia madre andava spesso a fare acquisti. A dire il vero, non erano le cibarie ad attirare le mie attenzioni, ma due articoli esposti: il pupazzo pubblicitario di una marca di zafferano e una scatoletta di legno, che recava scritto qualcosa come “Offerte per le missioni” e l’immagine di una giovane suora circondata di rose. Insomma, penso proprio che il mio primo incontro con santa Teresa sia avvenuto così.
Qualche tempo dopo ho riconosciuto quella medesima suora in una statua della chiesa che frequentavo durante le vacanze e in un dipinto che, fino a un annetto fa, si trovava nella mia parrocchia d’origine, ma non sono andata più in là di quelle rappresentazioni iconografiche. Nemmeno a catechismo o alle lezioni di religione a scuola, tra l’altro, mi avevano mai parlato di lei: ero perfino arrivata a pensare che appartenesse a chissà quale epoca remota.
La svolta è arrivata quando, in una delle mie visite al santuario della Madonna del Rosario di Pompei (o a quello della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, non sono sicura) mi sono fatta comprare un volumetto della collana Fiori di Cielo delle Edizioni Paoline, intitolato Teresa, senza neppure sapere di chi si trattasse. Solo dopo averlo letto ho capito che la ragazza ritratta in copertina e la suora della scatoletta per le offerte erano la stessa persona, vissuta poco meno di cent’anni prima tra l’altro. Quasi ogni anno, in occasione della sua memoria liturgica, rileggevo quel libro, trovando elementi di raccordo tra me e lei, in particolare il carattere volitivo e l’affetto per i familiari.
Solo negli anni delle scuole superiori, se ricordo bene, ho iniziato a vedere che c’era dell’altro nella sua storia. Penso che sia accaduto quando, proprio un 1° ottobre, ho riconosciuto grazie a quella lettura che dovevo vivere in maniera straordinaria l’ordinarietà della mia vita, che all’epoca trascorrevo tra la scuola e la frequentazione dell’oratorio parrocchiale.
Quasi in maniera provvidenziale, durante le vacanze estive intorno al primo anno d’università, ho trovato in una bancarella di libri a poco prezzo un’edizione della Storia di un’anima, la sua autobiografia. Sarà stato perché non avevo altri testi con me, a parte i compiti delle vacanze, ma l’ho letteralmente divorata nel giro di due settimane, meritandomi, una volta tornata a casa, i rimproveri del mio direttore spirituale.
In ogni caso, quella, per me, divenne la “vera” santa Teresa, con tutti i suoi sforzi per migliorarsi, il racconto delle misericordie che Dio le aveva riservato, ma anche i periodi di aridità, aumentati con l’approssimarsi della morte. Ben altro ritratto, quindi, rispetto alla santa circondata di rose che mi sorrideva dalle raffigurazioni in chiesa. In effetti, quando ho scoperto che esistevano sue vere fotografie, ho finito con l’apprezzare molto di più quelle rispetto alle prime immagini che pure avevano avuto il merito di farmela conoscere.
Mi sovviene anche che avevo letto, sulla guida dei programmi televisivi, che a tardissima notte su Raitre sarebbe andato in onda il film Il processo di Santa Teresa del Bambino Gesù, diretto da Vittorio Cottafavi (1967). Dopo averlo registrato, l’ho visto e trovato un po’ pesantino, ma lo ripropongo ugualmente perché mi ha aiutata a capire come le stesse consorelle non avessero riconosciuto in lei una testimone credibile dell’amore di Dio.

Col passare degli anni, mi sono affezionata particolarmente a lei per un motivo molto particolare: avevo bisogno di un modello da scegliere per capire come accostarmi nella maniera migliore ai giovani sacerdoti e ai seminaristi che avevo preso a incontrare in svariati modi. Ricordavo di aver letto che santa Teresa era incline a pregare molto per i missionari, motivo per cui era stata nominata patrona delle missioni cattoliche con san Francesco Saverio.
Gironzolando per la Libreria San Paolo dietro il centro di Milano, un giorno ho notato un piccolo volume, dalla copertina apparentemente anonima, che conteneva le lettere che lei scrisse ai suoi “fratelli” sacerdoti. Come facevo spesso negli anni universitari, ho atteso di passare un esame per auto-regalarmelo e, esattamente allo stesso modo della sua autobiografia, mi ha svelato nuovi e interessanti aspetti.
Anzitutto, non era per dei generici portatori del Vangelo ad gentes che pregava, ma per due persone specifiche, con nome e cognome: don Maurice Barthélemy-Bellière, che le fu affidato quand’era ancora seminarista e che successivamente entrò tra i Padri Bianchi, e padre Adolphe Roulland, delle Missioni Estere di Parigi. Nelle sue lettere li esortava, li incoraggiava e chiese le date fondamentali della loro vita, per ricordarli in maniera speciale. S’intende che non si limitava a loro, ma estendeva la sua preghiera a tutte quelle persone che avrebbero avvicinato per portarle a Gesù.
Inoltre, ho scoperto che anche lei aveva un testimone che considerava sua “anima gemella”: Jean-Théophane Vénard, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi, martire nel 1861 in Vietnam (canonizzato nel 1988). Ne lesse la vita e la corrispondenza e volle avere accanto a sé, prima di morire, una sua reliquia.
Ora, pur con le debite proporzioni, ho cercato di fare lo stesso con i giovani preti che il Signore mi ha dato, ricevendo consolazioni e confidenze che mai avrei creduto di vivere. Ho anche capito che fare da sorella spirituale non è affatto uno scherzo, soprattutto perché altre persone rischiano di fraintendere il mio modo di fare, reputandolo eccessivamente diretto. In ogni caso, continuerò su questa strada, chiedendo di continuo l’intercessione della Santa di Lisieux.

Il suo Vangelo

Quando si parla di santa Teresina, ricorrono le definizioni di “piccola via” e “infanzia spirituale”, anche se gli esperti affermano che, così, si sminuisce la sua dottrina, centrata invece sulla grandezza dell’amore di Dio. Sorprende, in effetti, vedere come la sua vicenda, seppur tanto nascosta, abbia varcato prestissimo le mura del Carmelo e abbia toccato i cuori di innumerevoli fedeli, spingendo a fondare associazioni e nuove famiglie religiose in suo nome. C’è stato l’indubbio apporto delle sue sorelle, che pure hanno compreso poco i suoi scritti, ma gran parte hanno avuto i fedeli che, leggendo i manoscritti autobiografici o sintesi degli stessi, li hanno a loro volta prestati, regalati e raccontati; il tutto in un’epoca dove le comunicazioni rapide stavano muovendo i primi passi.
Se proprio dovessi scegliere un pensiero che la sintetizzi efficacemente, penso che ricorrerei alla strofa 13 della sua poesia Vivere d’Amore (nella classificazione standard dei suoi scritti, indicata con le cifre P 17). La riporto qui, nella traduzione del Venerabile Nicola d’Onofrio, un giovane religioso camilliano che a sua volta l’elesse suo spirito affine.

“Vivere d'amore, che strana pazzia!

mi dice il mondo, smettetela di cantare;

non sciupate i vostri profumi, la vostra vita;

adoperateli utilmente!”

Che feconda perdita amarti, Gesù!

Tutti i miei profumi son per te, sempre.

Partendo da questo mondo vorrò cantare:

muoio d’amore!

Per saperne di più 

Giovanna Teti, Teresa di Lisieux, San Paolo 19905, pp. 96, € 4,65. 
La biografia per ragazzi che me l’ha fatta conoscere (nella ristampa hanno aggiunto “di Lisieux” nel titolo, così si capisce che è lei). 

Santa Teresa di Gesù Bambino, Storia di un'anima, Edizioni OCD 2010, pp. 310, € 7,65. 
In commercio e online esistono svariate edizioni, ma penso che, per andare sul sicuro, si possa ricorrere a questa qui. 

Santa Teresa di Lisieux, Lettere ai miei fratelli sacerdoti, San Paolo 2003, pp. 136, € 8,00.
Selezione della corrispondenza tra santa Teresa e i padri Bellière e Roulland.

Teresa di Gesù Bambino, Pensieri, Edizioni OCD 2013, pp. 96, € 3,40.
Raccolta di brani tratti dalle Lettere, ma anche dagli Ultimi Colloqui e dai Consigli (le trascrizioni, operate dalle consorelle, delle sue ultime parole).

Maria Di Lorenzo, Teresina è uscita dal gruppo – Teresa di Lisieux e la sua scommessa sull’Infinito, Paoline 2008, pp. 192, € 11,00.
Una presentazione del suo percorso spirituale rivolta in particolare ai giovani. 

Su Internet 

Sito ufficiale del santuario di Lisieux

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