Fra’ Jean Thierry Ebogo, che da bambino voleva “diventare Gesù”
Un breve filmato biografico, per cominciare
Chi
è?
Jean Thierry Ebogo nacque a Nkongsamba, nel
Nord-Ovest del Camerun, il 4 febbraio 1982, secondogenito di Renè Bikoula Eba,
di professione guardia carceraria, e di Marie Thérèse Assengue Edoa, insegnante.
Educato fin da piccolo alla fede, avvertì presto i primi segnali della
vocazione religiosa. Mentre s’impegnava in vari piccoli lavori per aiutare la
famiglia e nello studio, il ragazzo non perse di vista il suo ideale.
Terminato il liceo scientifico, il 1° ottobre 2002
arrivò a Mokolo, per un periodo di prova in vista dell’ingresso in noviziato
tra i padri Oblati di Maria Immacolata. Tuttavia, otto mesi dopo, venne
invitato a interrompere il suo cammino e indirizzato ad altra Congregazione
religiosa. Mentre cercava di riprendersi dall’innegabile delusione, Jean
Thierry ricevette il suggerimento di ricorrere ai padri Carmelitani. Accolto
favorevolmente da loro, il 29 giugno 2004 venne ammesso in Noviziato dopo solo undici
mesi di Aspirandato.
Tutto andava bene, finché, durante una partita di
calcio, non avvertì un improvviso dolore al ginocchio destro. Una visita medica,
circa un mese dopo, gli rivelò la vera natura del suo male: un tumore maligno,
contro i quale le sedute di chemioterapia non poterono nulla, tanto che il 18
novembre 2004 gli venne amputata la gamba. Di fronte alla sua perseveranza nella
vocazione, pur nella malattia, i superiori lo ammisero al Carmelo e per
prestargli cure più idonee lo portarono a curarsi in Italia. L’Ospedale Civile
di Legnano (MI) e l’istituto di ricerca regionale per il cancro di Candiolo
(TO) furono le tappe di cure che si rivelarono presto inefficaci.
Ottenuta la necessaria dispensa dalla Sacra Congregazione
dei Religiosi tramite il Superiore Generale, l’8 dicembre 2005, alla presenza
di sua madre, fatta venire in Italia da un volontario che lo seguiva, emise la professione
perpetua sul suo letto d’ospedale, assumendo, come nome religioso, fra’ Jean
Thierry di Gesù Bambino e della Passione. Morì nell’ospedale di Legnano meno di
un mese dopo, alle 0.15 del 5 gennaio 2006. I suoi resti mortali, riportati
nella sua patria, riposano attualmente nel giardino dello Scolasticato
carmelitano «Edith Stein» a Nkolbisson.
Proprio oggi, 9 settembre, l’Arcivescovo di
Milano, cardinale Angelo Scola, chiuderà solennemente la fase diocesana del
processo per l’accertamento delle sue virtù eroiche presso la parrocchia di
Santa Teresa del Bambino Gesù a Legnano. In un anno sono stati ascoltati in 74
sessioni ben 65 testimoni de visu, cioè
che lo hanno personalmente conosciuto sia in Camerun che in Italia. Tutta la
documentazione sarà portata a Roma per l’esame successivo sulla eroicità delle
virtù.
Cosa c’entra con me?
Scoprire la storia di cui parlo oggi è stata una
vera sorpresa per me. Non avrei mai immaginato che succedessero ancora oggi, o
meglio, non molto lontano nel tempo, episodi come altri di cui ero già a
conoscenza, ma avvenuti in periodi più remoti della storia pur recente della
Chiesa.
La prima volta che ho letto qualcosa su di lui è
stata intorno al 17 aprile 2011, quando, mi pare mentre cercavo notizie sul
giovane sacerdote francese Jean-Paul Hyvernat, sono finita sul blog della Pastorale Giovanile della
Diocesi di Guarda, in Portogallo, che aveva una nutrita sezione dedicata a
esempi di santità giovanile. Man mano che leggevo (per quello che arrivavo a
capire, dato che era scritto in portoghese), provvedevo a salvare gli articoli
che m’interessavano. Arrivata a quello che parlava di lui e incuriosita dal
titolo,
l’ho guardato con maggiore attenzione, restando colpita da un punto in
particolare: quando si raccontava del suo arrivo in Italia e dei suoi funerali
celebrati a Milano. Peraltro, c’era una similitudine tra la sua data di morte e
quella di un altro giovane chiamato nella sofferenza, il seminarista diocesano
Alessandro Galimberti (scusatemi, miei cari lettori abituali, se ancora una
volta lo tiro in ballo!): se ne sono andati dai vivi a distanza di due anni e
due giorni esatti l’uno dall’altro.
Cercando in Rete qualcosa di più sul suo conto, ho
appreso che stavano per compiersi i passi preliminari per l’apertura del suo
processo di beatificazione. Ammetto di essere rimasta sbalordita: erano passati
appena cinque anni, il lasso di tempo minimo per avviare un’inchiesta sulle
virtù eroiche o sul martirio. Evidentemente, ho ipotizzato, quel giovane
religioso doveva aver lasciato un’impronta notevole su chi l’aveva conosciuto.
Per far conoscere meglio la sua vicenda e
arricchire la mia collezione d’immaginette, ho iniziato a setacciare il Web per
procurarmi i contatti di qualcuno che me le facesse arrivare. Ho mandato almeno
due o tre mail, ma senza risultato.
Mi ero rassegnata, quando una notizia inattesa mi
ha ridato fiducia: il 13 febbraio 2013 la Conferenza Episcopale
Lombarda, riunita a Roma per la visita ad limina, aveva dato parere favorevole all’introduzione della sua Causa, insieme a quelle di fratel Ettore Boschini e
dell’adolescente Carlo Acutis (che tra l’altro è morto pure lui nel 2006). A quel punto, ho pensato che forse avrei
ricevuto più ascolto. Se la cosa può sembrare strana, spiego in breve il
perché: dato che lui era morto nell’Arcidiocesi di Milano, il processo doveva
svolgersi lì.
Senza necessariamente ricorrere ai Carmelitani di
Legnano, ho contattato la parrocchia del Corpus Domini della mia città, retta
dai medesimi Padri, ma per un disguido non sono stata più richiamata. Lo scorso
giugno ho pensato che fosse il caso di andarci di persona: forse sarei riuscita
a trovare quel che cercavo.
Alla fine, grazie all’aiuto del sacrestano del
posto, ho trovato un libricino con alcune note biografiche, sicuramente
maggiori di quelle che avevo trovato in giro. Sono stata molto felice di averlo
trovato, così da avere qualche dettaglio in più sulla sua vita prima di
abbracciare lo stato religioso e prima della malattia.
Come tutti i cristiani, anche Jean Chèri (“il caro Jean”, com’era stato soprannominato)
non si è fatto da solo nella fede. Aveva alle spalle l’affetto dei suoi familiari,
la vicinanza dei suoi amici, la stima dei parrocchiani che aiutava nella
catechesi e nel gruppo liturgico. Quando poi il tumore l’ha aggredito, ha
provato ad accrescere la sua fiducia, sostenuto dai suoi confratelli e dai
coniugi Anna e Luigi Vigna di Legnano, diventati per lui quasi una seconda
famiglia. Tutto questo ha costituito una lezione per me, che a volte faccio
fatica a relazionarmi con gli altri o non tratto a dovere i miei genitori.
Per fare in modo che la sua memoria si allargasse
a un maggior numero di credenti, gli amici legnanesi di Jean Thierry hanno
costituito un gruppo di preghiera, gli Amici
di Fra Jean Thierry Ebogo ocd appunto. I loro incontri si svolgono a
cadenza quindicinale, il 5 e il terzo venerdì di ogni mese, presso la
parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù a Legnano, e sono incentrati sulla
preghiera del Rosario, tanto cara al giovane carmelitano. In verità, il gruppo
è molto più ampio: sono ad esso collegati 67 Monasteri di Carmelitane Scalze,
230 persone singole e numerosi gruppi, sia in Italia che all’estero. Chi non riuscisse
ad essere presente, riceve per posta elettronica (ho riportato l’indirizzo nel
paragrafo Per saperne di più) la
traccia per la preghiera due giorni prima dell’appuntamento fissato.
Il
suo Vangelo
Il rischio cui si va incontro, quando si
presentano vicende di vocazione intessute di dolore, è quello di considerarle
commiserando il o la protagonista, ipotizzando quanto bene avrebbe potuto compiere
se fosse rimasto in vita. A causa del mio particolare interesse, inoltre, il
problema si pone se mi trovo di fronte a un giovane desideroso di beneficare le
anime tramite il dono del sacerdozio o, come diceva quello di cui parlo oggi sin
da bambino, di voler “diventare Gesù”. Così facendo, però, non renderei affatto
un buon servizio.
In un pensiero che ho trovato nella sua biografia,
datato 4 ottobre 2004, è lui stesso a invitarci a pensarla diversamente e non
solo per sé, ma per tutti quelli che chiedono a Dio di santificare la loro
condizione di malattia:
Anche se ho male, non è nulla.
Questo mi ha attirato tutti i Santi del cielo.
Questo mi ha avvolto come un arcobaleno
Questo alla fine mi fa sentir bene. [...]
Quando sarò giunto alla fine, che il Cristo sia mio.
Veramente tutto quello che faccio, lo faccio per essere lui...
E che alla fine io, sia Lui, e Lui me.
Così, considerando l’unicità della chiamata di
questo Servo di Dio, mi unisco alle preghiere di quanti l’hanno amato, sperando
che ottengano il “diluvio di vocazioni sul Carmelo e sulla Chiesa” da lui
promesso.
Per
saperne di più
Una Carmelitana Scalza, Servo di Dio Jean Thierry Ebogo – Aveva un sogno: diventare Gesù,
s. c. e. 2011, € 3,50.
La prima breve
biografia edita. Si può richiedere ai seguenti recapiti, insieme alle immagini
con la preghiera per ottenere grazie:
Parrocchia S. Teresa del Bambin Gesù – Convento Frati Carmelitani
Scalzi
Piazza Monte Grappa 1
20025 Legnano (MI).
Oppure al vicepostulatore della sua Causa:
Padre Antonio Sangalli
c/o Convento S.
Girolamo dei Carmelitani Scalzi
Via Pergolato, 1
44121 Ferrara (FE).
Se si preferisce la posta elettronica (suggerisco
di mettere nell’oggetto “A proposito del Servo di Dio Jean Thierry Ebogo”) ecco
a chi rivolgersi:
Padre Antonio Sangalli – sangalli.antonioATtiscali.it
Gruppo
di preghiera Amici di Fra Jean Thierry
Ebogo ocd
– amicijeanthierryATyahoo.it
Al posto delle lettere “AT” digitare il simbolo
della chiocciola (io non l’ho fatto per evitare spam).
Su
Internet
Sito Internet ufficiale della sua Causa e profilo Facebook ufficiale.
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