I 5 ricordi più buffi della Terra Santa (Le 5 cose più #1)
Perché i gattini aiutano sempre a vincere l’Internet! |
Ormai è trascorso un mese dal ritorno mio e
dei miei compagni del Gruppo Shekinah dal pellegrinaggio in Terra Santa. Ho
avuto modo di ascoltare e leggere le considerazioni di molti di noi, alcune delle
quali sono confluite in un articolo per Terrasanta.net
grazie alla nostra guida Elena.
Al di là delle emozioni, dei pensieri e dei
propositi da attuare una volta tornati, c’è qualcos’altro di cui non ho ancora
trattato su queste pagine. I miei lettori mi hanno più volte fatto presente che
scrivo in tono eccessivamente serioso, per cui ho deciso di lanciare l’ennesima
rubrica, stavolta dedicata a stramberie, curiosità e quant’altro possa essere
relativo a un modo di guardare la fede con ironia, presentato in forma di
classifica ascendente. Già mi era venuta in mente quest’idea trattando della
Misericordina e dei suoi succedanei, ma in Israele e Palestina ho trovato
materiale utile a riguardo.
5) I gatti
Non avrei mai immaginato di vedere tanti
gatti in giro per quelle terre, specie a Gerusalemme. Mentre il mio gruppo
girava per le viuzze del suk, ad
esempio, ne ho scorto uno che balzava tenendo tra i denti un panino contenuto
in un sacchetto... o forse ero stanca per la camminata?
4) La persecuzione de “L’Italiano”
Durante la cena al ristorante alla prima
sera a Betlemme, per omaggiare la nostra presenza i gestori del locale hanno
pensato bene di far suonare qualcosa che ci ricordasse la nostro provenienza.
Appena ho sentito la voce di Toto Cutugno uscire dagli altoparlanti, sono
esplosa in una ridarola irrefrenabile, che ha stupito i miei compagni di
tavolata. Il motivo è semplice: ad alcuni di noi, durante un precedente viaggio
in Libano, era stata dedicata la medesima canzone durante una piccola festa in
loro onore (io non c’ero, ma mi è stato raccontato). Sapevo che l’eterno
secondo di Sanremo ha guadagnato una certa popolarità all’estero, ma credevo
che fosse limitata all’Europa dell’est, non fino al Medio Oriente!
3) I negozi fintoitaliani
In un altro blog che leggo spesso, anche se non tratta di santi bensì di
cinema, fumetti e simili, il curatore aveva raccontato tempo fa del suo viaggio
in Giappone. Tra le foto di negozi stracolmi di ogni genere di volumetti e
pupazzi vari, spiccavano quelle di alcuni negozi che dal nome ricordavano il Bel
Paese, ma a un “italiano vero” (per citare nuovamente Cutugno) strappavano
inevitabili risatine. Non avrei mai pensato di vederne coi miei occhi, sebbene
ad altre latitudini. Ecco quindi una breve galleria.
Grill & Pizzotto (Gerusalemme, Notre Dame Center) |
Bella Rossa accessories (Nazaret) |
gelo gela Gelato e Caffe [sic] (Nazaret) |
Franco
Hair & Makeup (Haifa;
non ho verificato se il gestore si chiamasse
davvero Franco)
|
Marcellino restaurant
(Betlemme;
mi ha fatto ricordare il mio parroco)
|
2) I passatempi da pullman
A differenza del viaggio per la GMG di
Madrid, io e compagni non abbiamo trascorso molto tempo in pullman; tuttavia,
quando le tratte si facevano un po’ più estese, sapevamo come ingannare il
tempo.
- IncastraSong
Paolotto
Per chi non lo sapesse, il termine
“paolotto” o “paolotta” indica un ragazzo/a tutto casa e chiesa, che oltre
all’oratorio non ha altri interessi nella vita e, a volte, vive la fede in
maniera un po’ troppo semplicistica o devozionale. Non sapevo nemmeno io,
invece, che la sua etimologia deriva dai Frati Minimi di san Francesco di Paola
o dagli aderenti alle Conferenze di San Vincenzo De Paoli.
Già sperimentato a Madrid, questo giochino comportava
mettere insieme versi di canti di chiesa collegandoli in base a parole comuni tra di essi.
Perlopiù, capitava che fossero brani del nostro repertorio, ma era ancora più
divertente agganciarli a pezzi così famosi che perfino le panche delle chiese
saprebbero riprodurli (nel gergo di Shekinah, “canti da panca”).
Vorrei presentare per esteso il testo della
versione 2.0, completata a Gerusalemme, ma ho paura di avere grane coi
possessori dei diritti d’autore, per cui, a titolo esemplificativo, riporto
solo l’inizio, evidenziando in blu le “parole-ponte”, che vanno ripetute una
sola volta (il Santo citato è quello
da Come fuoco vivo).
Tu mi
chiami dal tuo monte santo
Santo, Santo, Santo il Signore
Signore nostra forza, fratello
fratello spezzerò, ai
confini della terra io andrò...
- SconvolgiSound
Variazione dell’IncastraSong, consisteva nel cantare le parole di un brano sulla
musica di un altro, affine per metrica. L’esperimento è stato fatto partendo
dalle liriche di Pace sia, pace a voi
sulla melodia de Il canto dell’amore:
che i rispettivi autori ci perdonino!
- Il
vecchio/la vecchia che canta
Emanuele con le cuffie del “vecchio che canta” |
A questo abbiamo giocato mentre andavamo al
Campo dei Pastori di Betlemme. Le regole sono le seguenti: uno dei partecipanti
indossa gli auricolari (o le cuffie) collegati al lettore MP3 di un altro
compagno, mentre lui o un altro scelgono, all’insaputa di quello “cuffiato”,
una canzone, di cui lui non sa il titolo. Appena intuito il ritmo, deve provare
a canticchiarla, così che gli altri possano tentare d’indovinarla. Il
divertimento aumenta quando chi ascolta il brano non lo conosce in partenza!
Se ho capito bene, è ispirato a un momento
omonimo del programma televisivo Victor
Victoria, dove un’anziana signora, ovviamente dotata di cuffie, cantava un
pezzo solitamente in inglese, mentre gli ospiti in studio cercavano di
azzeccarne il titolo.
1) Fare gli scemi in giro
Tutti noi sapevamo di non essere in un
contesto esattamente vacanziero, ma in molte occasioni ci lasciavamo ugualmente
andare lo stesso, ad esempio intonando canzoni dei film a cartoni animati sotto
lo sguardo allibito dei passanti. Io ho cercato di stare seria, ma alla fine mi
sono talmente fatta coinvolgere da meritarmi la qualifica di “esperta in
cavolate”. Più che un caso di “frammentazione dell’io”, per riprendere una
delle maggiori preoccupazioni del mio Arcivescovo, mi è parso un modo per
riscoprire aspetti della mia personalità che avevo tenuto celati e che, una
volta venuti allo scoperto, hanno sorpreso un po’ tutti.
Stavolta ho veramente finito di parlare del
pellegrinaggio. I frutti si stanno facendo vedere a poco a poco: ad esempio,
penso che l’apertura di questa nuova sezione ne sia uno. Forse dal prossimo
articolo tornerò su binari più consueti, ma ogni tanto va bene cambiare
strada, pur senza perdere di vista la meta più grande che vale per tutti:
essere felici e farsi accompagnare, ogni giorno, da Dio che è più grande di
noi.
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