Preti 2012, luce per la Chiesa di Milano (e non solo)
Il poster, tradizionalmente chiamato tableau, con cui i Preti 2012 si sono presentati alle parrocchie e alle comunità religiose ambrosiane. |
Chi sono?
I ventuno diaconi che verranno
ordinati sacerdoti domani, alle 9:00, nel Duomo di Milano, per l’imposizione
delle mani del cardinal Angelo Scola, hanno fra i venticinque e i quarant’anni.
Vengono da esperienze e storie differenti gli uni dagli altri, ma hanno
certamente un elemento comune: il desiderio di aiutare a far risplendere nel
mondo la luce che viene dalla fede in Gesù.
Cosa c’entrano con me?
Ovviamente, non li conosco tutti
personalmente. La mia vita si è, tuttavia, intrecciata a quelle di alcuni di
loro, in modi che neanch’io avrei mai immaginato. Li elenco brevemente, in base
all’ordine in cui li ho incontrati.
Don Emiliano Redaelli,
di Treviglio (BG, ma in Diocesi di Milano), è un mio vecchio compagno di studi. Ad essere sincera, ci
siamo visti solo una volta, mentre frequentavamo l’Università Statale a Milano,
ma ci siamo ritrovati alcuni mesi più tardi, alla prima del musical “Troppo mi
piace” (ne ho fatto cenno qui), quando ho scoperto del suo ingresso in
Seminario. Negli anni successivi ho continuato a seguirlo a distanza, grazie
alle sue collaborazioni con le riviste La Fiaccola e Fiaccolina e, solo dallo
scorso anno, mediante la posta elettronica; inoltre, ci siamo rivisti in
occasione di molte celebrazioni in Duomo. Spesso sono stata invadente, ma lui
si è sempre dimostrato gentile e mi ha sollecitata a pregare tanto per tutti i
suoi compagni.
Ho da poco scoperto che la sua parrocchia di destinazione gli ha posto un'intervista, che vi propongo sotto.
Don Riccardo Miolo,
di Gallarate (VA), era venuto, insieme ad un altro suo compagno, di nome Andrea
(non ricordo quale dei tre con questo nome fosse), ad un concerto del Gruppo Shekinah, di cui faccio parte. Gli ho chiesto di portare i miei saluti ad
Emiliano, poi l’ho lasciato andare. Recentemente l’ho rivisto e, rammentandogli
del nostro primo incontro due anni addietro, mi è parso che si ricordasse di me.
Don Giovanni Dedè,
di Milano, è amico di una ragazza che ho conosciuto grazie ad altre mie amiche,
la quale, il 7 novembre dello scorso anno, ha iniziato il Postulandato presso
le suore Figlie dell’Oratorio. Tempo dopo, ho scoperto che è il fratello
maggiore di un mio compagno di corsi universitari. In occasione della sua
Ordinazione Diaconale, io e un’altra comune amica ci siamo accordate per fargli
un regalo singolare: un grembiule da cucina, con ricamata la scritta “Don
Giovanni, servo del Signore” (semmai passasse di qui qualcuno che cercasse
qualche idea regalo per un sacerdote più o meno novello, lo raccomando). Spero
che non dimentichi mai il messaggio che abbiamo voluto dargli.
Don Massimo Brescancin,
di Castronno (VA), ha avuto la sventura (per lui, s’intende) di capitarmi a
tiro durante il buffet organizzato
per i giovani partecipanti alla Serata Vocazionale del 2 maggio 2011, presso il
Seminario di Venegono Inferiore. Dopo essermi inserita nella conversazione che
stava tenendo con alcuni sacerdoti, mi sono presentata e abbiamo parlato un
po’, scoprendo di avere alcune conoscenze comuni. Dato che abbiamo familiarizzato solo un anno
fa, abbiamo avuto pochissime occasioni per rinsaldare l’amicizia, però è stato
sempre cortese verso di me.
Don Giovanni Sala,
di Biassono (MB), è compaesano di alcuni miei amici del Gruppo Shekinah. Mi
sono presentata a lui al termine della Veglia Missionaria 2011 e l’ho rivisto
in occasione di uno degli appuntamenti di preghiera e convivialità che i futuri
sacerdoti organizzano per alcune tipologie di fedeli, denominati “Mensilario”,
precisamente quello per i giovani. Contrariamente a quanto immaginavo, si è
ricordato di me. Mi auguro che i nostri comuni amici si rammentino di
procurarmi la sua immagine-ricordo di Prima Messa.
Don Andrea Gariboldi,
di Cusano Milanino (MI), l’ho invece conosciuto ad un concerto del Gruppo
Shekinah a Gavirate, dov’è stato destinato, lo scorso febbraio. Con la mia
consueta faccia tosta, mi sono accostata a lui e gli ho fatto presente che
conoscevo alcuni suoi compagni. Ci siamo poi incrociati al Mensilario, dove mi ha
simpaticamente definita “collezionista di preti”. A scorrere questa lista, si
può dire che ci abbia preso!
Don Graziano Mastroleo,
nativo di Molfetta e trasferito a Milano, al suddetto Mensilario Giovani ha spiegato,
a me e ad altri partecipanti, il motto sul quale lui e compagni hanno
lungamente dibattuto, prima di arrivare a quello che descriverò più avanti. Non
ho parlato con lui, ma il tono con cui si è affidato alle nostre preghiere mi
ha decisamente commossa.
Don Fabrizio Vismara,
di Arluno (MI), è il diacono che si è prestato a condividere la sua esperienza
con un piccolo gruppo di partecipanti al Mensilario, me inclusa. Temo di averlo
messo in crisi quando, dopo aver riconosciuto nei volti presenti sui vecchi
poster dei Candidati appesi alle pareti quello di un sacerdote che conoscevo e
che ha abbandonato il ministero, gli ho domandato se ha mai pensato a come
comportarsi nel caso volesse lasciar perdere. La serenità con cui mi ha
risposto che chiederà sicuramente aiuto a qualche confratello dotato di
maggiore esperienza mi ha lasciata senza parole.
Don Andrea Ceriani,
di Lainate, è colui per il quale il Gruppo Shekinah ha tenuto un
concerto-meditazione nella sua parrocchia d’origine lo scorso aprile. Purtroppo
era assente, però mi auguro che l’entusiasmo del nostro coro l’abbia raggiunto
lo stesso.
Don Luca Damiani,
di Milano, non lo conosco ancora, ma spero di riuscirci presto. Ne parlo perché
alcune suore che conosco hanno l’iniziativa di far estrarre a chi passa nel
loro negozio di paramenti e articoli per la Messa le piccole foto dei
Candidati, ritagliate dal tableau.
Sono sei anni che porto avanti questa consuetudine e volevo farlo anche
stavolta, benché le facce a me note fossero molto più numerose che negli anni
passati. Insomma, mi è capitato lui, il più anziano della classe.
Un articolo
pubblicato su La Fiaccola e sul
Portale della Diocesi mi ha
aiutata a percepire la gioia che attraversa i cuori dei suoi genitori, gioia
che, a Dio piacendo, si rinnoverà fra tre anni, quando suo fratello Andrea (che
ho incontrato alla GMG di Madrid), seminarista di III Teologia, diverrà anche
suo con-fratello.
Il loro Vangelo
Prima di spiegarlo, ecco il filmato con cui i membri della Classe 2012 invitavano alla loro Ordinazione Diaconale, avvenuta lo scorso 1° ottobre. In sottofondo, un estratto dell'inno composto per loro da don Claudio Burgio: a Milano ogni classe di ordinazione, infatti, ha anche un proprio canto (qui le risorse per imparare quello dei Preti 2012), che risuonerà nelle parrocchie di origine e di destinazione durante le Prime Messe.
In una mail a don Emiliano, lo scorso agosto,
mi ero permessa di suggerire a lui e compagni una frase evangelica da assumere per
identificare la loro classe, com’è d’uso per i sacerdoti ambrosiani. Con un
pizzico d’ironia e per scacciare le dicerie nefaste sul 2012, avevo pensato a
“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, o anche solo “Fino
alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Il versetto scelto, che lui mi ha anticipato nella sua
risposta, è ugualmente rappresentativo: “Risplenda la vostra luce davanti agli
uomini” (Mt 5, 16).
Non meno
dibattuta è stata la scelta dell’immagine a cui abbinare il motto. Invece che
con i colori di una vetrata – tutto sommato, sarebbe stata una scelta ovvia – i
seminaristi hanno scelto di identificarsi con le stelle che rischiarano il
vorticoso cielo dipinto da Vincent Van Gogh nella sua Notte stellata. In un
articolo de La Fiaccola di maggio,
riportato in alcuni estratti qui, don Fabrizio
l’ha spiegato, tra l’altro, con queste parole:
«La chiamata posta nella nostra vita, consolidata e purificata in questi
anni di Seminario, si apre ora a una missione, quella di testimoniare il
Vangelo. […] La parola di Gesù disegna la verità a cui
egli ci chiama, far brillare nella Chiesa e per gli uomini la sua luce, che
diventa nostra. Infatti, con tutta la nostra umanità, vorremmo manifestare la
bellezza del Vangelo che fa dono di sé e si rende disponibile alla comunione e
alla condivisione. […] Anche noi abbiamo vissuto nella paura
dell’oscurità e nell’incertezza della notte, ma abbiamo conosciuto la luce
capace di rendere autentico il nostro cammino e per questo desideriamo che
tutti gli uomini siano illuminati dallo stesso sole, che altro non è se non il
Signore Gesù».
La mia
preghiera, che si è fatta più intensa in questi giorni, vissuti dai diaconi nel silenzio e nella meditazione, e che spero sia condivisa da tutti coloro che Dio
ha messo sulla loro strada, è che la loro luce non si offuschi a causa delle
inevitabili preoccupazioni causate dal ministero.
Sono certa
che non mancheranno mai persone che rammenteranno loro la missione fondamentale
a cui sono chiamati. Per quanto sta in me, pur con i necessari aggiustamenti di
tiro, non li abbandonerò, benché molti continuino a chiedermi cosa io c’entri
con loro e con i sacerdoti in genere.
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