Il mio stile sulle reti sociali





Dopo aver per poco rischiato la vita nel corso della processione di san Ciro a Portici (oggetto di uno dei prossimi post), ho pensato bene di dedicare un articolo al tema della XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, o meglio, a come io sto cercando di viverlo.
Ho già spiegato altrove i motivi per cui ho deciso di aprire questo spazio sul Web. Adesso, a un anno e più di distanza, ho riconosciuto la responsabilità che comporta scrivere anche solo un carattere e postarlo, in modo da renderlo leggibile in tutto il mondo. In più di un’occasione mi è stato fatto presente che scrivo per un pubblico ristretto e che i miei contenuti non sbancheranno mai Internet, come ad esempio quelli di chi scrive di fumetti, film, cartoni animati e simili (e io consulto anche siti del genere). Eppure, quando nel giro di pochissimi giorni ho visto aumentare le visualizzazioni dei post sulla Venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche o sui Preti ambrosiani 2012, ho constatato che a qualcuno quello che scrivo interessa, eccome.
Per far rimbalzare a mia volta i contenuti che pubblico, ho ceduto agli inviti che un mio corrispondente mi rivolgeva via mail e mi sono iscritta a Facebook. Non l’avevo ancora fatto perché non volevo riallacciare i rapporti con alcune persone che fanno parte del mio passato. Inoltre, non ero intenzionata a far sì che alcuni miei conoscenti mi prendessero in giro perché mi occupo perlopiù di santi e affini, mentre le ragazze normali (ma, dico io, qul è il criterio in base si stabilisce quando una persona è normale e quando non lo è?) postano foto buffe o scollacciate, oppure commentano l’ultima puntata del loro telefilm preferito. Stavo per decidermi, per contattare qualcuno dei giovani preti che ho conosciuto, ma mi sono frenata pensando che la preghiera nella Comunione dei Santi avrebbe giovato loro più di tanti “Mi piace”.
Alla fine, ho trovato una scappatoia: mi sono iscritta sì, ma senza usare il mio cognome, ossia con il parziale pseudonimo Emilia Testimoniando. Così facendo, però, non mi sono presentata con tutta me stessa, rifuggendo il dialogo con chi può non essere d’accordo con me e non rendendomi disponbile alle domande che tanti potrebbero pormi. Scrive infatti papa Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali 2013:
Un modo particolarmente significativo di rendere testimonianza sarà la volontà di donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana. L’emergere nelle reti sociali del dialogo circa la fede e il credere conferma l’importanza e la rilevanza della religione nel dibattito pubblico e sociale.
Tornando a me, uso l’unico social network a cui per ora sono iscritta (niente Twitter, almeno finché continuerò ad essere prolissa) essenzialmente per restare aggiornata ad alcune testate d’informazione cattolica e per commentare quanto scrivono i miei compagni del Gruppo Shekinah sul gruppo semi-ufficiale che alcuni hanno aperto. Quando, però, mi accade di pubblicare qualcosa di nuovo qui, su Santi, Beati e Testimoni o su Vocazioni.net, lo metto in bacheca.
Ahimè, nessuno condivide mai quanto posto! Perciò mi verrebbe da quotare, per usare un termine tipico delle reti sociali, quanto hanno affermato alcune persone a cui ho annunciato la nascita di Testimoniando. Uso il condizionale perché alcuni mesi fa mi sono ritrovata una notifica da parte di una mia amica che mi menzionava in un commento. Ci ho cliccato sopra, per scoprire che lei aveva scritto che aveva appreso la storia di Chiara Corbella Petrillo grazie a me. «Scoprire la sua storia mi lancia in alto», ha scritto: immaginatevi la mia faccia...
Insomma, col tempo sto facendo in modo che le reti a cui partecipo si allarghino e le conoscenze passino dal virtuale al concreto, anche se fra i miei amici virtuali c’è poca gente che non conosco sul serio. Fra di essi, però, ci sono un prete ordinato lo scorso anno e un diacono transeunte, nonché un seminarista di V Teologia e uno di III. Come vedete, non mi smentisco!

P. S. Adesso, se volete, potete chiedermi l’amicizia!

Commenti

  1. Non posso dir molto di più che una mia impressione, dal momento che non ti conosco di persona nè molto bene in generale.
    Però a pelle credo che tu abbia trovato un buon equilibrio, certo in evoluzione, tra il desiderio di testimoniare - appunto - e il bisogno di non esporti inutilmente (e l'avverbio è la parola chiave...).
    Io tendo ciclicamente a ritrarmi come le onde sulla spiaggia e portarmi via i detriti, lasciar andare contatti che mi risulterebbero troppo pesanti. Non credo si tratti di scappare e nascondersi, o non assolvere al proprio compito, ma solo di calibrare le nostre possibilità.

    Penso anche che sì, i like ad affini facciano giustamente piacere perché segno visibile (per usare una terminologia nota in un ambito un po' differente...) del fatto che un contenuto non è passato del tutto inosservato.
    Però ho anche troppa esperienza del web per non sapere che mille like possono lasciare il tempo che trovano, mentre articoli apparentemente negletti vengono poi visionati, in silenzio, molte volte.
    Persino con riscontri isolati ma potenti come quello che riporti.

    Da parte mia, non avendo una gran cultura nè tanto tempo (in relazione alla voglia) per dedicarmi anche a lunghe letture necessarie su figure che praticamente non conosco per nulla, approfitto di te solo occasionalmente; ma ti trovo in ogni caso preziosa :)

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  2. Con piacere! :-)

    Appena chiudo qui! ;-)

    Ciao, Fior

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