Padre Clemente Maria Rebora, poeta in attesa di Qualcuno (Corona d’Avvento dei Testimoni 2014 #1)
Chi
è?
Ritratto di padre Rebora
realizzato dal pittore trentino Fabio Nones |
Incaricato
di tenere alcune lezioni sulle grandi religioni, per comprendere il
cattolicesimo cominciò a leggere gli Atti dei Martiri. Ma nel 1928, prima di
iniziare a parlare in una conferenza su Cristo e la donna, rimase bloccato e
disorientato: fu quello l’inizio della sua conversione. Grazie all’Arcivescovo
di Milano, il cardinal Alfredo Ildefonso Schuster (Beato dal 1996), venne
indirizzato a un direttore spirituale, si confessò e ricevette i Sacramenti.
Comprese
di essere chiamato al sacerdozio ed entrò come novizio, nel 1931, nell’Istituto
della Carità, fondato da don Antonio Rosmini (Beato dal 2007). Nel 1936,
prima di diventare sacerdote, d’accordo con i superiori vece voto di scomparire
“polverizzato” (è la parola usata da lui stesso) e cessò l’attività poetica,
per dedicarsi invece alla predicazione e alla direzione spirituale a
Domodossola, Rovereto e Stresa. Riprese a scrivere dopo più di vent’anni, ma
nel 1952 ebbe un attacco di emorragia cerebrale, a cui si aggiunse, tre anni
dopo, una grave forma di arteriosclerosi. Morì venticinque mesi dopo, alle 6.54
del 1°novembre 1957, presso il Collegio Rosmini di Stresa (VB).
I
suoi resti mortali riposano dal 1985, a cent’anni dalla nascita, nella navata
destra della chiesa del Crocifisso, annessa al Collegio Rosmini.
Cosa
c’entra con me?
Il
nome di Rebora non mi era affatto sconosciuto. Non l’avevo studiato a scuola,
ne sono sicura: più probabilmente, deve avermene parlato uno dei miei educatori
in oratorio, membro di Comunione e Liberazione. Per inciso, non so perché a don
Giussani piacesse tanto, però ho rintracciato alcuni suoi brevi commenti ad
altrettante poesie.
So
per certo di aver letto due suoi lavori, Il
gran grido e Il sacerdote, in un
libro allegato a Famiglia Cristiana uscito
nella Settimana Santa del 2005. Il primo è particolarmente adatto a queste
pagine, perché parte dal grido di Gesù in croce per arrivare, lungo una schiera
di testimoni rappresentati da Santi canonizzati, al «Fammi buono!» del Beato
Antonio Rosmini; il secondo, invece, mi era piaciuto così tanto che devo averlo
adoperato per fare gli auguri a qualche prete novello di mia conoscenza.
L’occasione
per andare oltre queste vaghe reminiscenze mi è stata offerta lo scorso finesettimana,
durante un ritiro spirituale presso il Collegio Rosmini di Stresa. Ho aderito
con molto piacere alla proposta di andarci: pregustavo il panorama del lago e,
soprattutto, di potermi procurare qualche immaginetta del Fondatore di quel
collegio. Ero da poco arrivata, quando le ho trovate: insieme ad esse, c’era
anche del materiale divulgativo su Rebora, compresi dei santini con la
preghiera per chiederne l’intercessione (ma non mi risulta che per lui sia in
corso una Causa canonica).
Il
predicatore ha aperto e chiuso le meditazioni che ci ha offerto con altre sue
liriche, accompagnandole con delle lectio
su alcuni passi dei profeti Geremia e Isaia. Nel presentarci i suoi tratti
biografici, ha fatto presente come abbia molto in comune con le inquietudini
degli uomini di oggi, pur se tra lui e noi ci sono cent’anni di distanza.
Terminata
la prima meditazione, mi sono messa a girare il Collegio cercando un posticino
tranquillo per mettere per iscritto le idee che mi sorgevano. L’ho trovato
nella chiesa del Crocifisso, al centro del complesso, dove riposano le spoglie
sia di questo poeta sia del suo Fondatore. Ci sono rimasta nonostante facesse
freddino, per sentire ancora più vicini entrambi.
Più
o meno intorno alle 16.30, ho visto entrare quello che mi sembrava uno dei
Padri del luogo, così gli ho domandato di poter aumentare l’illuminazione in
chiesa perché potessi vederci meglio. Per tutta risposta, si è seduto accanto a
me e ha iniziato a farmi domande sulla mia provenienza: per una volta, una
persona consacrata ha attaccato bottone con la sottoscritta e non l’inverso!
Pian
piano, mentre gli spiegavo da dove venissi e cosa ci facessi lì, gli ho esposto
anche alcune preoccupazioni che le domande proposte dal predicatore mi avevano
suscitato. Il religioso, compiaciuto perché gli avevo detto anche delle due
poesie di cui facevo cenno prima, me ne ha citata un’altra, che ha goduto di
un’inattesa ripresa da parte di papa Francesco, nel suo recente discorso al
Consiglio d’Europa a Strasburgo:
Il pioppo. Come quella pianta, pur
scossa dai venti ma col tronco ben piantato in terra, anch’io non devo crollare
di fronte alle angosce che mi prendono, curando di avere le radici, ossia la
fede, profondamente avvinte al suolo.
A
proposito della medesima poesia, ha aggiunto che fa parte delle ultime uscite
dal suo ingegno e dalla sua fede, nel tempo della malattia. Anzi, con
un’inattesa confidenza, mi ha rivelato di essere stato suo infermiere e copista
(ormai Rebora era paralizzato) fino ai suoi ultimi giorni. Mi sa tanto che si tratta
del medesimo Rosminiano che, alcuni anni fa, era stato intervistato da Avvenire in un articolo che ho letto
mentre mi documentavo per questo post.
Qualche
critico più esperto di me è arrivato a parlare di damnatio memoriae per la sua produzione religiosa, mentre altri,
non solo del Movimento succitato, lo stanno rivalutando anche per proporlo in
momenti come quelli che ho vissuto ieri e il giorno precedente.
Propongo
adesso la prima parte di un documentario su di lui, andato in onda nel 2011 su TV 2000 per il programma La selva delle lettere; le restanti tre
sono visionabili sul canale YouTube del regista, Luigi Boneschi.
Il
suo Vangelo
Il
motivo per cui inizio la Corona d’Avvento dei Testimoni 2014 parlando di
Rebora, dopo l’anticipazione con l’intervista alle Piccole Sorelle di Gesù che stanno a Betlemme, risiede nel componimento con cui si è aperta la riflessione
del predicatore del ritiro, Dall’imagine
tesa.
Dall’imagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
vigilo l’istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile
spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.
Non
è quel che si dice una poesia d’occasione. Risale al tempo di poco precedente
la sua conversione e risente di una tensione innegabile verso un “nessuno” che
dichiara con insistenza di non aspettare, ma che poi è diventato “qualcuno”,
una Persona incontrata con la mediazione di credenti convinti; a Lui si è
donato completamente, tanto da rinunciare per lungo tempo a produrre poesia.
Questo almeno finché il fuoco che sentiva nelle sue ossa, per riprendere
l’immagine del profeta Geremia, non l’ha spinto ad esprimere in versi anche la
sua coscienza di essere parte della Chiesa.
Penso
proprio che faccia parte di quei consacrati talentuosi che ho incrociato nella
mia vita. Immagino, quindi, che potrà far sentire il suo aiuto a quanti hanno a
disposizione delle abilità artistiche spiccate e le adoperano, con risultati
variabili, per il Vangelo. Non solo: credo che abbia molto da dire pure a
quanti, come accadde a lui, sono in attesa di un incontro che li cambi e a chi,
pur avendolo sperimentato, non attende più e non si proietta verso il futuro.
Per saperne di più
Clemente
Rebora, Le
poesie (1913-1957), Garzanti Libri 1999,
pp. 635, € 21,50.
La più
recente edizione di tutti i suoi componimenti.
Clemente
Rebora, Frammenti lirici. Edizione
commentata, Interlinea 2008, pp. 854, € 36,00.
La sua prima
raccolta poetica, uscita nel 1913, qui riproposta con un ampio commento.
Clemente Rebora, Un vocabolario cristiano, Edizioni
Feeria – Comunità di San Leolino 2010, pp. 60, € 10,00
L’abbozzo
di un vocabolario col quale il poeta intendeva presentare le grandi parole
create dal cristianesimo o da esso caricate di nuove accezioni.
Su Internet
Sezione a lui dedicata del sito ufficiale italiano dei Padri Rosminiani
Una selezione delle sue poesie
Sito dell’Associazione Culturale Cenacolo “Clemente Rebora” di Savigliano (CN)
Sito dell’Associazione Culturale Cenacolo “Clemente Rebora” di Savigliano (CN)
Sezione del sito del Centro Novarese di Studi Letterari Onlus a lui dedicata.
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