CineTestimoniando #1: «Cristiada»
L’anno nuovo mi
ha fatto sorgere l’idea di una nuova rubrica, che forse potrebbe sembrare in
concorrenza con blog come la Luce in sala
(a proposito: Filippo, se mi leggi, torna a farti vivo!), per cui, nel recensire
film usciti al cinema o recuperati in altro modo, li valuterò principalmente
per l’impatto di testimonianza che forniscono.
Per cominciare,
presenterò un’opera la cui uscita in Italia è stata a lungo rimandata, ma non a
causa di complotti massonici, bensì, a mio personale giudizio, per una
motivazione ben più concreta, smentita presto dai fatti.
La trama in
breve
Nel 1926, in
Messico, la costituzione approvata nove anni prima viene applicata in maniera
rigida dal nuovo presidente, Plutarco Elías Calles: ogni funzione o forma di
culto viene severamente proibita. I cattolici del Paese si dimostrano presto in
disaccordo, tanto che alcuni iniziano ad organizzarsi in piccoli gruppi armati,
denominati cristeros dal loro grido
di battaglia, «Viva Cristo Re!».
Sullo sfondo
della guerra tra queste bande e l’esercito regolare si stagliano alcune figure:
Enrique Gorostieta Velarde (Andy Garcia), ex generale, richiamato alle armi dai
combattenti bisognosi di uno stratega; Anacleto Gonzales Flores (Eduardo Verástegui),
che ai fucili preferisce la tattica del boicottaggio; padre Cristopher (Peter
O’Toole), missionario straniero; Adriana (Catalina Sandino Moreno) e le
numerose donne che nascondevano su di sé le munizioni per i propri compagni in
battaglia; Victoriano Ramirez, detto El
Catorce (Oscar Isaac), dai metodi fin troppo sbrigativi; padre Vega (Santiago
Cabrera), combattivo assistente spirituale; José (Mauricio Kuri), ragazzino che
da monello passa a diventare portabandiera dell’esercito cristero.
Considerazioni
di stile
Nelle recensioni
che ho letto, Cristiada viene spesso
affiancato a pellicole di genere western.
Ciò può apparire vero per le scene di battaglia e per i numerosi campi
lunghissimi, dove i soldati appaiono minuscoli rispetto al panorama che li
circonda. In verità, esso contiene un misto di svariati generi cinematografici:
c’è il dramma inequivocabile, situazioni con lievi implicazioni romantiche e
brevi momenti che strappano un sorriso a fior di labbra.
Anche se il
soggetto è chiaramente improntato al racconto di una vera e propria
persecuzione religiosa, il confine tra bene e male non è altrettanto delineato
con nettezza. Viene fatto capire che non tutti erano determinati a lottare in
nome della “gloria più grande” prospettata da padre Cristopher (da cui il
sottotitolo inglese For greater glory):
in alcuni, come il già menzionato Catorce, era presente un vivo desiderio di
vendetta. Il personaggio di Gorostieta, inoltre, che a parole si dichiara a più
riprese lontano dalla Chiesa, a volte sembra essere maggiormente portatore di
perdono, magnanimità e vero coraggio rispetto ai suoi sottoposti, fino a
richiamare padre Vega ai suoi doveri di sacerdote più che di guerrigliero.
La confezione mi
è sembrata senza gravi pecche, sia nella ricostruzione storica, con cartelli,
striscioni e pagine di giornale rigorosamente in spagnolo, sia nella
riproduzione dei momenti liturgici; dopotutto, con quello che rimaneva dai
saccheggi e dagli incendi delle chiese, non penso che i sacerdoti stessero a
sottilizzare sui colori e la qualità dei paramenti.
Se devo trovare
un punto debole, penso che risieda nell’eccessiva durata: oltre due ore e
mezza. Le sequenze dove erano chiariti i retroscena politici, o una ambientata
su un treno con protagoniste le donne delle munizioni, potevano essere
tranquillamente eliminate senza nuocere all’economia della trama. Allo stesso
modo [ATTENZIONE SPOILER ma non troppo, per chi ne conoscesse già la vicenda
cui s’ispira], indulgere sulle torture subite da José mi è parso eccessivo,
tanto più che immediatamente dopo, nel vederlo andare sul luogo della sua
esecuzione, si nota benissimo che ha le dita dei piedi fratturate a sangue
[FINE SPOILER].
Considerazioni
di fede
Il coraggio dei cristeros, la cui fama mi era già nota,
è qui rappresentato al vivo, a cominciare dalle manifestazioni contro la legge
Calles e la decisione, da parte del giovane Anacleto, di contrastare il governo
senza l’uso di mezzi violenti. Di fronte a quelle immagini, mi sono domandata
cosa farei io se la mia libertà di credere venisse minacciata dallo Stato. Mi
sono sentita vile, rispetto a tanti giovani come me, determinati a difendere la
famiglia composta da un uomo e una donna o la vita sin dal suo concepimento,
tanto da essere aggrediti fisicamente da chi non la pensa come loro. Credo di
sentirmi al riparo, raccontando storie di credenti che c’entrano con me, ma in
realtà non è così: devo cercare di compromettermi di più, non pensando solo al
passato, anche se mi sento molto più fragile di José e compagni.
La loro vicenda,
almeno qui in Italia, non è patrimonio di un gran numero di fedeli. Gli unici
che ne sanno qualcosa, a parte gli storici ecclesiastici, sono i lettori di
riviste o siti dediti all’apologetica più marcata, gli stessi che hanno visto,
nella mancata distribuzione del film nell’anno della sua uscita, delle
macchinazioni da parte di quelle stesse forze che governavano il Messico degli
anni ’20 del secolo scorso.A parer mio,
come accennavo sopra, il motivo di queste proiezioni ritardate è molto più
concreto: probabilmente, si pensava che un’opera del genere, qui da noi, non
avrebbe avuto pubblico. In Messico, invece, si è dimostrato ovviamente uno dei
maggiori campioni d’incassi.
Quando però
hanno iniziato a moltiplicarsi le proiezioni non autorizzate di copie
sottotitolate in italiano, qualcuno ha pensato di correre ai ripari, per tutelare
in qualche modo il lavoro del regista Dean Wright e di tutta la sua squadra.
Onore quindi alla Dominus Production,
che ha colto il rischio facendo arrivare il film dapprima nelle sale del
circuito Uci Cinemas e, successivamente, in alcuni centri culturali (io l’ho
visto al Rosetum di Milano).
Consigliato a...
Cristiada è adatto non
solo a credenti “duri e puri”, ma anche a chi non ha motivazioni altrettanto
salde, come pure a chi è stanco dei soliti modelli proposti dalle opere di
finzione trasmesse in tv. Penso che, per le motivazioni che esprimevo nelle Considerazioni di stile, anche chi non
mastica pane e vite di santi potrebbe apprezzarlo.
Valutazione
finale
La scala con cui valuterò ogni film sarà rappresentata da un numero di “T” come nel logo della testata, da 1 (testimonianza presentata in modo per nulla convincente) a 5 (testimonianza convincente su tutti i fronti).
In questo caso,
non mi sento di dare il massimo perché in alcuni punti c’erano sfumature al
limite del retorico, ma erano presto riscattate dal ritmo serrato degli
accadimenti.
Per saperne di
più
Alberto
Leoni, Dio, Patria e libertà! L'epopea
dei Cristeros, Edizioni ART 2010, 68 pp. € 6,00.
Un testo sintetico, per avere una
buona base storica e iniziare a capire le ragioni del conflitto.
Mario Arturo Iannaccone, Cristiada. L’epopea dei Cristeros in Messico, Lindau 2013, pp.
368, € 26,00.
Un saggio che delinea, sulla base di una selezionata bibliografia, la
storia di questa lotta armata e di alcuni dei suoi protagonisti.
Marco Belli,
ALTEN, Pamela Brughera, José del Río,
Edizioni ART 2005, pp. 64, € 8,00.
Il personaggio di José ha molti tratti in
comune col giovanissimo José del Río, beatificato nel 2005. In questo racconto
a fumetti è descritta la sua storia.
Su Internet
Sito e pagina
Facebook ufficiale della Dominus Production
Scheda dell’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni dedicata ai martiri messicani
Sezione del blog Pregunta Santoral dedicata ai martiri
messicani (in spagnolo)
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