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La foto di Filippo Gagliardi
che si trova nel cortile
dell’oratorio San Vittore di Verbania
(l’avevo presa dal vecchio sito) |
Chi è?
Filippo Gagliardi è nato a Verbania il 5 marzo 1983,
figlio maggiore di Alberto ed Elisabetta Gagliardi e fratello di Alice. La sua
formazione umana e spirituale si è svolta presso l’oratorio-circolo San
Vittore, annesso all’omonima basilica di Intra-Verbania, dove ha vissuto anche
gli incarichi di animatore (a partire dai quindici anni), educatore (dal 2006)
e responsabile degli educatori più giovani, nonché di Ministro straordinario
dell’Eucaristia.
Poco dopo la laurea in Ingegneria al
Politecnico di Milano, ha trovato lavoro presso uno studio professionale. Dopo
una prima relazione, si è fidanzato con Anna Bonisoli, che conosceva fin
dall’infanzia. Il loro matrimonio si è celebrato il 15 settembre 2012 nella
basilica di San Vittore.
A metà dicembre dello stesso anno, a seguito di
un’Adorazione Eucaristica, Filippo si è sentito pronto per diventare padre.
Tuttavia, nell’agosto 2013, quando la gravidanza di Anna era ormai a buon
punto, lui ha iniziato ad avvertire forti dolori all’addome: gli esami clinici
hanno dimostrato che si trattava di un tumore. Accompagnato dalla moglie, dai
familiari, dal suo prete d’oratorio don Fabrizio, dagli amici dei tempi
dell’università e dai suoi giovani educatori, ha provato a vivere quella sua
nuova condizione offrendola per tutti loro, senza lamentarsi. È morto presso l’ospedale
di Verbania l’11 settembre 2013, a trent’anni.
Alla sua memoria è stato
dedicato il cortile dell’oratorio-circolo San Vittore.
Cosa c’entra con me?
Come ho raccontato altre volte, gli argomenti
per i miei articoli arrivano dalle circostanze più disparate: un santino
trovato in chiesa o per terra, il passaparola sul web o, più comunemente, un
articolo su qualche rivista. Quest’ultimo è il caso della storia di oggi, di
cui ho appreso tramite un articolo su Credere
uscito nel settembre 2013, a una settimana dalla morte del suo protagonista.
Sono rimasta esterrefatta: era trascorso così poco tempo e già si meritava un
articolo a doppia pagina su uno dei settimanali cattolici più diffusi!
Immediatamente mi è sorto il desiderio di
occuparmene, sia per questo blog che per santiebeati.it:
per una volta, non avrei trattato un fondatore o una fondatrice, o un
seminarista scomparso senza vivere nemmeno il tempo della sua Prima Messa, o
una madre che ha dato la vita fino in fondo (solo per citare le categorie
principali di cui ho scritto). Ben presto, mi sono frenata: mi pareva
necessario dover attendere ancora, il tempo di avere qualche dettaglio sulla
vita precedente alla malattia o, comunque, di poter interpellare le persone
interessate senza suscitare un eccessivo dispiacere in loro.
Non molti mesi fa, mi pare guardando le
ultime novità sul sito delle Edizioni San Paolo, sono rimasta nuovamente a
bocca aperta: il viso sorridente di Filippo campeggiava sulla copertina di un
libro di prossima uscita. Ho provato a ricordare quanto tempo fosse trascorso
dalla sua partenza da questo mondo: un anno. Ammetto di aver pensato che forse,
perché uscisse, si sarebbe dovuto aspettare ancora, o le persone coinvolte
avrebbero potuto essere accusate di anticipare il giudizio ufficiale della
Chiesa nei riguardi del loro caro. Ripensandoci, ho riconosciuto che dovevano
esserci dei buoni motivi: evidentemente, quel primo articolo doveva aver avuto
una tal risonanza da spingere la stessa giornalista che ne era stata autrice ad
approfondirne la storia che stava a monte.
In ogni caso, potevo avere del materiale da
cui partire, ma non l’ho preso prima di lunedì scorso: neanche a farlo apposta,
era il giorno di san Gaudenzio, patrono della città e della diocesi di Novara,
sotto la quale cade Verbania. Tra un viaggio in tram e l’altro, l’ho finito a
neanche ventiquattr’ore dall’acquisto, almeno per farmi una prima idea.
Decisamente, ho avuto un’impressione più che
positiva. Filippo, dopotutto, era più grande di me di un anno e ha condiviso
con me la formazione in un ambiente che, come disse il giornalista Vittorio
Zucconi, non necessariamente produce santi da altare o personalità importanti,
ma insegna a diventare uomini. Vedere poi che ha trascorso gli anni
dell’università nella mia Milano, e che lo stesso è valso per Anna, me l’ha
reso più vicino ancora, sebbene abbiamo scelto percorsi di studio differenti.
A dividerci, oltre a questo, erano gli ambiti
di approfondimento della fede: a differenza sua, non ho mai seguito i corsi
della Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea, non ho percorso il Cammino di
Santiago (ma mi sa tanto che abbiamo fatto le stesse GMG), né aderito alle
Sentinelle del Mattino. Quanto all’impegno in parrocchia, fare l’educatrice mi
è stato da sempre precluso, a causa del mio carattere tendente alla facile
collera e al lamento appena un minimo dettaglio non sia come dico io.
La sua vicinanza ai ragazzi in qualità di tutor, ossia di responsabile per la
formazione degli educatori più giovani, mi ha fatto poi tornare alla mente
quelle figure che, nella mia vecchia parrocchia, mi sono sempre state accanto,
a volte con parole sferzanti mirate a farmi uscire dalle comodità, altre con il
sorriso messo in campo durante rappresentazioni teatrali. Anche dove mi sono trasferita
vedo che ci sono persone così e prego tanto che non manchino mai.
Dato che volevo presentare Filippo a voi
lettori in occasione di quella che, nell’Arcidiocesi ambrosiana, è detta Settimana dell’educazione e va dalla
memoria di sant’Agnese a quella di san Giovanni Bosco, ho recuperato i contatti
di don Fabrizio, vicario parrocchiale a San Vittore, che erano presenti sul
numero 98 di A Sua immagine settimanale,
in un altro articolo sul suo caro amico (Credere
se n’è nuovamente occupato dopo un anno).
Nel giro di pochissime ore – potenza della tecnologia usata bene! – mi ha
risposto con termini che già in altri casi, nelle risposte alle mie mail di
natura prudenziale, ho trovato da parte delle persone che ho contattato: «La
storia di Filippo è per tutti. Anna ed io siamo ben contenti se la sua testimonianza
può portare luce alla vita di altre persone».
Alla fine, penso di essermi ricreduta circa
le mie iniziali reazioni di stizza. Il fatto è che io stessa, nel raccontare di
fatti recenti, sono stata rimproverata di scarsa prudenza, perciò non volevo che
capitasse ad altri. In ogni caso, vale l’avvertenza che ho posto sotto la
testata del blog (nel nuovo layout è sul lato sinistro dello schermo della pagina principale), che ho predisposto proprio per pararmi le spalle di fronte ad
accuse del genere.
Mi è venuto, però, un altro dubbio: e se un
giorno nessuno si ricordasse più di Filippo? Se il suo libro, stampato e
venduto in migliaia di copie, finisse preda degli insetti della carta? Ho posto
la stessa domanda, riguardo però un altro giovane Testimone, a un sacerdote che
conosco. La sua risposta è stata grossomodo questa: non conta se una storia viene raccontata su giornali famosi e confluisce in testi che
rientrano nella classifica dei più venduti stilata da Rebecca Libri, ma il fatto il nome di chi l’ha incarnata è scritto
nei cieli. Non solo lì, aggiungo io, ma anche nelle vite che ha incrociato, più
o meno direttamente.
Il suo Vangelo
Speravo proprio che uscisse una biografia
completa e documentata per poter andare oltre lo stereotipo del «Poverino, così
giovane...», sempre in agguato di fronte a vicende del genere. Grazie ad essa,
ho capito che per trovare il messaggio universale incarnato da Filippo, o
meglio, del suo modo di vivere il Vangelo, dovevo andare oltre il racconto della
sua sofferenza, che pure ha fatto parte della sua vita.
Ho letto con attenzione, quindi, le pagine in
cui si raccontava il suo modo di rapportarsi con gli educatori più giovani a
lui affidati, ricordandomi che, già nel primo articolo, era riferito che ai
suoi funerali molti ripetevano con sicurezza: «Pippo c’è!». Ne erano
consapevoli perché avevano visto coi loro occhi la sua capacità di esserci per
chi potesse aver bisogno di lui, per dare fiducia.
Lo dimostra Federica Mininni, una dei suoi
ragazzi, nel descrivere come le sia stato accanto per superare il disagio
seguito a un’esperienza di ritiro spirituale. Mentre lei, di ritorno dal
ritiro, scendeva dalla sua macchina per entrare in casa, si sentì rivolgere
questa frase:
«Se non ti fidi ti te stessa, almeno fidati di me... tu
sei in gamba!».
Da quello che ho capito, nella mia esperienza
personale, un educatore dev’essere capace di far capire ai suoi ragazzi che
valgono più di quello che credono. Se i giovani di Filippo diventeranno uomini
e donne veri, cioè pienamente riusciti, penso che un pochino di merito lo avrà
anche lui.
Per saperne di più (aggiornato al 22 agosto 2023)
Ilaria
Nava, «Volevo dirgliene quattro...» –
Storia di Filippo Gagliardi, San Paolo 2014, pp. 130, € 10,00.
La prima biografia, formata dai racconti di chi
gli ha voluto bene, ma anche dai messaggini, dalle e-mail e dai messaggi su
Facebook che lui scambiava con loro.
Roberta
Leone – Francesco Occhetta, Filippo Gagliardi – Prima la morte, poi la
risurrezione e poi la vita, Velar-Elledici 2015, pp. 48, € 3,50.
Una riflessione spirituale
sulla vita di Filippo.
Associazione
Pippo c’è (a cura di), Novena del giovane cristiano, Velar 2020, pp. 48,
€ 3,00.
Una novena per i
giovani, per invitarli a chiedere la Grazia, sull’esempio di Filippo.
Andrea
Pisano, Ne vale la pena! – Diario di un incontro speciale!, Velar 2022, pp.
32, € 5,00.
Un racconto ispirato
alle vere esperienze di Filippo come educatore nei campiscuola, indirizzato
soprattutto ai bambini e ai ragazzi.
Su Internet (aggiornato al 22 agosto 2023)
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