Padre Lodovico Pavoni: la speranza nei giovani
Lodovico
Pavoni nacque a Brescia l’11 settembre 1784, primo dei cinque figli di Lelia
Poncarali e Alessandro Pavoni, di nobili famiglie. Educato secondo l’uso del
tempo, divenne particolarmente sensibile verso i più poveri, specie tra i
ragazzi.
Ordinato
sacerdote il 21 febbraio 1807, divenne segretario di monsignor Gabrio Maria
Nava, vescovo di Brescia, nel 1812. Sempre attento ai ragazzi abbandonati,
anche quando fu nominato canonico della cattedrale di Brescia, per loro fondò
un oratorio e, in seguito, il Pio Istituto S. Barnaba, dove i giovani potevano
scegliere fra dieci profili professionali. Un posto di spicco aveva la
tipografia, in quella che viene considerata la prima scuola grafica d’Italia.
In
quell’ambiente che doveva essere non solo luogo di educazione, ma una vera e
propria famiglia, don Lodovico accolse, nel 1836, anche gli orfani del colera
e, nel 1841, i sordomuti.
Per dare
continuità alla sua iniziativa, ritenne opportuna la formazione di una
congregazione religiosa maschile, che comprendesse sacerdoti e fratelli laici.
Il decreto di approvazione papale venne rilasciato nel 1843 e, dopo tre anni,
giunse l’approvazione imperiale. L’8 dicembre 1847, quindi, don Lodovico depose
le insegne da canonico ed emise, con i primi collaboratori, la professione
religiosa nella nuova congregazione dei Figli di Maria, poi Figli di Maria
Immacolata Pavoniani.
Il 23 marzo
1849 Brescia seguì le altre città d’Italia, insorgendo contro gli austriaci.
Padre Lodovico fece in modo di mettere in salvo i suoi giovani nell’ex convento
francescano di Saiano, che aveva destinato al noviziato. Tuttavia la sua salute
uscì gravemente compromessa dal viaggio, compiuto a piedi e sotto la pioggia:
morì di broncopolmonite all’alba del 1° aprile 1849.
Dopo un
percorso travagliato, durato oltre un secolo, è stato beatificato da san
Giovanni Paolo II il 14 aprile 2002
a Roma, in piazza San Pietro. È stato canonizzato oggi,
16 ottobre 2016, da papa Francesco.
La sua
memoria liturgica cade il 28 maggio (ma nella diocesi di Milano è ricordato il
27 maggio), data della definitiva traslazione dei suoi resti mortali presso il
Tempio votivo dell’Immacolata a Brescia. Dal 27 ottobre 2002 sono venerati
nella navata sinistra della medesima chiesa.
Cosa c’entra con me?
Sento
di avere un grosso debito di gratitudine verso questo nuovo Santo, sebbene la
mia conoscenza di lui sia relativamente recente, rispetto ad altre figure cui
sono devota dall’infanzia.
Tutto
è iniziato quando sono entrata, per la prima volta, nella libreria Ancora di
via Larga 7 a Milano: ero in compagnia del sacerdote del mio oratorio e di altri
due ragazzi e credo fosse il dicembre 2002. Non ricordo con esattezza perché ci
fossimo andati, forse per acquistare un premio per il concorso dei migliori
presepi della parrocchia.
Due
anni dopo, ero di nuovo lì, per acquistare un regalo per il successore di quel
sacerdote. Di lì a poco ho iniziato l’università, che è proprio dietro la
libreria. Da allora, ogni volta che passavo un esame, mi concedevo un premio,
scelto tra le migliaia di volumi che affollavano gli scaffali. In più, non
andavo all’Ancora solo per motivi personali, ma, sempre più spesso, perché mi
veniva affidato l’incarico di prendere qualcosa e di lasciarlo sul conto della
mia parrocchia. Ho quindi iniziato a familiarizzare con i commessi, che spesso
mi davano volentieri consigli su cosa comprare.
Non
ricordo bene quando ho scoperto che la libreria e la casa editrice Ancora erano
state volute dai Figli di Maria Immacolata e, contestualmente, ho saputo del
loro fondatore. Uno dei commessi, che ho scoperto essere un religioso fratello,
mi regalò allora una piccola biografia e qualche santino, poi seguiti da un
libro sempre divulgativo, ma un po’ più corposo; nessuno dei due è ancora in
catalogo.
Alla
libreria di via Larga sono legati alcuni dei ricordi più belli degli ultimi dodici
anni della mia vita. Ad esempio, ho incontrato alcuni sacerdoti che non
rivedevo da tempo, ma ho anche fatto la conoscenza di parecchie altre persone.
I pazienti commessi, poi, hanno condiviso con me le gioie e i dispiaceri,
universitari e non solo.
Per
questo motivo ammetto che il 20 maggio scorso, quando ho saputo che era stato
approvato un secondo miracolo per intercessione di padre Lodovico, sono rimasta
veramente sbalordita: nessuno mi aveva mai fatto parola di questo. Quando ho
domandato spiegazioni, mi hanno riferito che c’era una sorta di riserbo
prudenziale: in effetti, spesso capita che le asserite guarigioni inspiegabili
vengano bloccate dalla Consulta medica (l’organismo della Congregazione delle
Cause dei Santi che ha il compito di analizzarle), o dal congresso dei periti
teologi. In ogni caso, mi sono messa a rifare daccapo la scheda biografica per santiebeati.it, dato che il testo
precedente mi sembrava molto esiguo e, in più, era da aggiornare.
I miei commessi di fiducia mi hanno espressamente invitata ad andare a Roma, però
ho dovuto rifiutare: ci sono stata appena un mese fa. In quella
circostanza, dopo l’udienza generale di mercoledì 14 settembre, ho corso verso
il punto vendita di via della Conciliazione: nelle mie precedenti visite romane
l’avevo sempre trovato chiuso. C’era veramente da perdersi, ma ho cercato di
limitare le spese a qualcosa che difficilmente avrei trovato a Milano.
Ho poi colto l’occasione di rivolgere i miei auguri a uno dei religiosi lì presenti, il quale mi è stato a sentire, ma poi è dovuto correre ad assistere un vescovo: a casa non mi è mai capitato di assistere a scene del genere.
Ho poi colto l’occasione di rivolgere i miei auguri a uno dei religiosi lì presenti, il quale mi è stato a sentire, ma poi è dovuto correre ad assistere un vescovo: a casa non mi è mai capitato di assistere a scene del genere.
Ha testimoniato la misericordia perché…
In
qualità di personaggio canonizzato nel Giubileo della Misericordia, mi è
sembrato decisamente necessario abbinargli un’opera di misericordia specifica.
Anche se non ci fosse stata quest’occasione, comunque, penso che gli avrei
attribuito quella che suggerisce d’insegnare agli ignoranti, ma con una
precisazione.
I
ragazzi di san Lodovico, infatti, erano già scolarizzati, ossia sapevano quasi
tutti leggere e scrivere. Mancava loro, però, un ambiente capace di farli
crescere come persone e di avviarli alla vita adulta tramite il lavoro. Lui ha
saputo individuarlo anzitutto nell’oratorio, uno dei tanti che iniziavano a
sorgere anche a Brescia, poi nel “collegio d’arti” dove ciascun giovane,
scegliendo l’attività che gli risultava più affine, potesse esprimersi al
meglio delle proprie possibilità.
Il suo Vangelo
Il messaggio universale del nuovo Santo in
questione mi sembra essere in linea con l’azione dei cosiddetti “santi sociali”
dell’Ottocento italiano, specie nel Piemonte, in Lombardia e nel Veneto. Questi
uomini e donne non sono da ridurre a filantropi o ad attivisti: hanno infatti
concesso alla Chiesa di andare avanti in un’epoca complessa, trovando in essa e
in sé stessi, illuminati dal Vangelo, la forza di continuare ad annunciare il
bene.
Pavoni, in maniera particolare, si è sempre sentito
vicino al mondo giovanile, ma è arrivato a ideare un suo personalissimo metodo
pedagogico, delineato nel «Piano di educazione» dell’Istituto San Barnaba.
Scrive tra l’altro, rivolgendosi direttamente ai giovani artigiani:
Vorrà il mondo co’ falsi suoi
allettamenti tentare la vostra costanza invitandoci a far prova de’ suoi favori,
promettendo lieti giorni e ridenti fortune ai verdi anni, al talento ed alla
disinvoltura del maneggio delle arti che professate […] non vi lasciare lusingare; un
premio assai più ricco e permanente vi prepara in Cielo il Signore, sempre
infallibile nelle sue promesse.
La
sua speranza, quindi, era interamente riposta nei giovani. Sarà per questo che
la casa editrice pavoniana ha scelto il simbolo dell’ancora, tradizionalmente
associato a tale virtù?
Ricorro
anch’io alla sua intercessione, specie per quanti, anche giovani, mancano di un
vero lavoro e, quindi, delle prospettive necessarie per discernere la volontà
di Dio.
Per saperne di più
Aldo Maria Valli, L’inventiva dell’amore – San Lodovico Pavoni,
Ancora 2016, pp. 208, € 13,00.
Edita
per la canonizzazione, ricostruisce efficacemente il contesto storico e aiuta a
capire quale sia il messaggio di san Pavoni anche per i nostri tempi.
Toni Pagot
(sceneggiatura), Franco Oneta (disegni), I
ragazzi di S. Barnaba – L’avventura di padre Pavoni e dei suoi artigianelli,
Ancora 2002, pp. 56, € 2,00.
Una
vita a fumetti ristampata per la beatificazione. È ancora disponibile presso
l’Ancora Store di Milano, in via Lodovico Pavoni 12.
Su Internet
Sito ufficiale a lui dedicato, aggiornato per la
canonizzazione
Sito istituzionale dei Figli di Maria Immacolata
Pavoniani
Sito dell’editrice Ancora
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