Io c’ero # 16 - A Milano, per la chiusura del processo di Carlo Acutis
Il
notaio però nel verbale ha detto
che sono state 65 sessioni, comprese quelle storiche. |
Già
lo scorso anno ho parlato del Servo di Dio Carlo Acutis, che mi sembra essere –
ma accetto smentite – il più giovane candidato agli altari della diocesi di
Milano. Avevo inizialmente pensato di rimandare al 2016 la pubblicazione, sia
per il venticinquesimo anniversario della nascita, sia per il decimo della
morte, ma il post era già in bozza da parecchio e non volevo più rimandare la
pubblicazione.
Proprio
il 12 ottobre, su Avvenire online, ho
appreso che la fase diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione era sul punto
di concludersi, notizia che mi è stata confermata in seguito, con la data
precisa: ieri, 24 novembre. Quando ho guardato il messalino dei fedeli in
chiesa da me, mi sono ricordata che quello è anche il giorno in cui la mia Chiesa
locale ricorda (o meglio, dovrebbe ricordare) la Beata Maria Anna Sala, delle
Suore Marcelline. Carlo fu loro allievo alle elementari e alle medie e mi piace
pensare che le suore gliene abbiano parlato.
Insomma,
come già mi era accaduto per fra Jean Thierry di Gesù Bambino e della Passione,
mi sono sentita spinta a partecipare all’ultima sessione, aperta al pubblico,
del processo, nella sede della Curia arcivescovile di Milano.
In tram col Rosario
in tasca
Non
ho dovuto compiere un tragitto molto lungo: il tram che fa capolinea in piazza
Fontana, dove si trova il Palazzo Arcivescovile, passa per casa mia. Ho trovato
quasi subito posto a sedere, così ho preso la decina di Rosario che mi è stata
regalata, come a tutti i giovani ambrosiani, al termine degli Esercizi
Spirituali serali d’inizio Avvento, per pregare con calma.
Ho
provato ad applicare i Misteri della Luce, visto che era giovedì, ad alcuni
aspetti della vita di Carlo. Il primo, il Battesimo di Gesù, mi ha condotta a
meditare sulla consapevolezza che lui aveva del suo essere figlio di Dio. Il
secondo, il miracolo alle nozze di Cana, mi rimandava al ruolo che la Madonna
ha avuto nella sua vita, esplicitato nei suoi pellegrinaggi a Lourdes e a
Fatima. Il terzo, l’annuncio del Regno di Dio, era riconducibile al suo impegno
come aiuto-catechista e al suo modo di spiegare le verità della fede. Il quarto
è stato quello più difficile da abbinare, ma ho ricordato di aver letto che,
quando lui parlava di argomenti religiosi, il suo volto s’illuminava, un po’
come l’aspetto trasfigurato di Gesù. Il quinto, l’istituzione dell’Eucaristia,
in maniera ovvia per chi conosce almeno a grandi linee gli elementi della sua
spiritualità, non poteva che farmi pensare al suo amore per il Santissimo
Sacramento dell’altare.
La
pioggia ha rallentato la marcia del mezzo, così ho terminato la preghiera a
quattro o cinque fermate dal capolinea. Di solito impiego trentacinque minuti
ad arrivarci, ma stavolta ce ne ho messi dieci in più. Intanto ho ripensato al
fatto che alla GMG di Cracovia ero insieme ai miei compagni dell’oratorio, ma
anche ai giovani di Santa Maria Segreta, la parrocchia di Carlo. Già quando ero
andata lì per una vendita di torte per autofinanziarci il viaggio in pullman mi
era venuto naturale chiedere privatamente la sua intercessione, poi, una volta
arrivati, ho ipotizzato che, con tutta probabilità, sarebbe venuto con noi se
fosse ancora vivo.
Scala d’Onore?
Ero
tremendamente preoccupata di non trovare posto, così ho corso verso il portone
della Curia. A quel punto, un signore mi ha domandato se dovessi andare al
processo. Dopo la mia risposta affermativa, mi ha indicato di salire la Scala d’Onore,
nell’angolo in fondo a destra del cortile. Ero convintissima, invece, che la
sessione si sarebbe svolta nella sala riunioni al piano terra.
Mi
tremavano le gambe mentre salivo i gradini, ma allo stesso tempo ho ipotizzato
che il luogo scelto doveva essere la cappella, che prima d’allora avevo visto
solo in fotografia o in servizi televisivi. In effetti, era così ed era già
gremita, ma ho trovato ugualmente da sedermi. Di lì a poco, ecco arrivare i
membri del tribunale ecclesiastico.
I membri del
tribunale
Le
leggi che riguardano un processo di beatificazione sono contenute nella
Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister del 1983 e nelle Normae Servandae in Inquisitionibus ab Episcopis Faciendis in Causis Sanctorum,
dello stesso anno, che riguardano più direttamente l’esecuzione delle varie
fasi e le persone coinvolte nel tribunale.
Nel
nostro caso, si trattava del giudice e delegato arcivescovile, monsignor Ennio
Apeciti, una mia vecchia conoscenza (potete immaginare perché); della
postulatrice, la dottoressa Francesca Consolini, una vera specialista (per quel
che so, quasi tutte le cause a lei affidate hanno avuto una conclusione
positiva); del promotore di giustizia (ossia chi prepara gli interrogatori e
pone eventuali dubbi), don Norberto Valli; del notaio attuario (che si occupa
di redigere i verbali del processo), don Simone Lucca.
Erano
poi presenti, ma non facevano parte del tribunale, i genitori di Carlo, Antonia
Salzano e Andrea Acutis, e monsignor Gianfranco Poma, parroco di Santa Maria Segreta.
Prima
dell’arrivo dell’arcivescovo, il cardinal Angelo Scola, monsignor Apeciti ha
spiegato ai presenti come si sarebbe svolta la sessione di chiusura. La parola
d’ordine era austerità: la Chiesa, infatti, è molto seria nel vagliare la
presunta santità di uno dei suoi figli e lo manifesta anche nella preghiera in
cui è inserita la conclusione del processo. A volte accade nel contesto della
Liturgia delle Ore, oppure al termine della Messa. In questo caso, invece, si è
scelta una Liturgia della Parola, le cui letture erano le stesse scelte per il
funerale del Servo di Dio.
Le parole dell’Arcivescovo
Il
cardinal Scola mi è parso molto interessato e stupito da quel che ha letto di
Carlo. Del suo breve intervento ho trattenuto soprattutto il punto in cui ha
esaltato «la limpidità, il sorriso, la radiosità» che emergono dalla qualità
con cui il ragazzo ha vissuto il suo tempo: «Vecchiaia veneranda non è quella
longeva», dice il passo del libro della Sapienza proclamato poco prima.
Da
quel medesimo brano ha poi applicato per contrasto una frase sia ai presenti, sia
a quanti, in gran parte del mondo, si sono convinti della sua esemplarità: «La
gente vide ma non capì / non ha riflettuto su un fatto così importante: /
grazia e misericordia sono per i suoi eletti / e protezione per i suoi santi».
Si
è poi rifatto ad alcune delle più celebri espressioni di Carlo, lette all’inizio
del primo momento dalla postulatrice, a suo dire capaci di centrare il cuore
della fede cattolica: la presenza di Gesù vivo e vero nell’Ostia consacrata. La
sua abilità tecnica con i più moderni ritrovati della comunicazione, infine,
gli è stata utile per affermare che ci sono altri giovani così: «L’esempio di
Carlo», ha commentato, «li aiuterà a esprimere le energie belle della vita».
Un giuramento solenne
È
quindi venuto il secondo momento, quello giuridico, aperto dall’antica
preghiera dell’Adsumus. Subito dopo,
il notaio ha letto il verbale dell’ultima sessione, mentre i membri del
tribunale e l’arcivescovo stesso hanno firmato i documenti necessari e l’atto
di chiusura. Il giudice è dovuto intervenire più volte per chiedere ai presenti
di pazientare e ribadendo, ancora una volta, che quegli atti erano necessari a
garantire la correttezza del processo.
Dal
mio posto vedevo abbastanza bene, anche se ammetto di essermi distratta perché
credevo di aver lasciato il telefono acceso. Mi sono resa ancora più conto che
un processo per Carlo doveva compiersi: in questo modo, chi già lo conosceva ha
potuto chiedere la sua intercessione, sebbene in forma privata, non anticipando
però il giudizio ufficiale della Chiesa.
Il momento della lode
L’ultimo
momento era improntato al rendimento di grazie, col canto – l’unico insieme all’Alleluia
– del Magnificat e due preghiere: una, scritta da monsignor Poma e recitata da
lui sia al termine della sua omelia per le esequie di Carlo, sia, ora, insieme
ai presenti, e la Preghiera semplice attribuita a san Francesco, guidata dai
coniugi Acutis. Alla fine, il Padre nostro e la benedizione solenne, con l’abituale
invito del Cardinale e l’ulteriore incoraggiamento a mettere specialmente i
giovani sotto la protezione del Servo di Dio.
Terminata
anche questa parte, i genitori del ragazzo sono stati presi da parte dai
giornalisti presenti e condotti in un’altra sala attigua alla cappella: io sono
rimasta fuori, purtroppo. Così, però, ho potuto vedere Michele e Francesca, i
fratelli di Carlo, nati sei anni dopo la sua scomparsa.
Il docufilm all’Apollo
La
chiusura del processo è stata l’occasione per proiettare al cinema Apollo, dopo
la prima presentazione alla Filmoteca Vaticana, il docufilm La mia
autostrada per il cielo - Carlo Acutis e l’Eucarestia, in vendita insieme
alla nuova opera scritta da Nicola Gori (Un genio dell’informatica in cielo.
Biografia di Carlo Acutis, Libreria Editrice Vaticana, € 18,00). Di quel
libro ho visto qualche copia in giro per la sala, ma nemmeno l’autore ha saputo
dirmi dove prenderlo. Vorrà dire che lo troverò in libreria.
Del
filmato ho apprezzato soprattutto i momenti dove Carlo appariva nei girati dei
familiari oppure quando dava la voce ai suoi animali domestici, come in certi
filmini amatoriali che passano in televisione. Le testimonianze di monsignor Poma
mi sono sembrate quelle più efficaci, insieme a quelle del biografo, mentre
quella di una cugina mi ha restituito un’immagine più personale, confermata da
quella del signor Rajesh, già collaboratore domestico, che lui condusse alla
fede. Meno calzanti mi sembravano gli interventi di alcune monache di clausura
e di un frate trappista, ma servivano a far percepire il legame del ragazzo con
chi è dedito alla preghiera giorno e notte (sebbene la conoscenza di lui fosse
mediata, non diretta).
Alla
fine della proiezione sono riuscita a parlare brevemente con la signora
Antonia, prima di lasciarla ad altri amici e conoscenti: mi ha riconosciuta
come «la scrittrice di Santi e Beati», riferendosi al sito cui collaboro (ma
della scheda di Carlo ho composto solo la sintesi). Con la stessa qualifica mi
sono presentata a Nicola Gori, del quale ho letto anche altre opere. Avrei
voluto chiedergli qualche dritta per essere un’agiografa ancora migliore, ma
gli ho lasciato il mio biglietto da visita, sperando che mi scriva.
* * *
Insomma,
ora i documenti del processo stanno per essere consegnati alla Congregazione
delle Cause dei Santi. Carlo ha avuto la sorte di trovare tante persone
convinte che valesse la pena di portarlo ad esempio ufficialmente, ma so per
esperienza che non accade a tutti, nemmeno a tutti i bambini, ragazzi e giovani
in concetto di santità.
Continuerò
a cercarne le storie e a raccontarle, senza dimenticare che devo impegnarmi in
prima persona a percorrere al meglio la strada – anzi, l’autostrada – che spero
mi condurrà in Paradiso.
Conosco solo adesso Carlo da un messaggio che mi ha inviato una amica che conosce la mia situazione di salute, inspiegabile. Nessuna cura data dai medici di porta un po di sollievo dai dolori continui. Per volere del Signore non sono sposata e naturalmente non ho figli che mi sono mancati molto.Sono l'ultima di 13 figli ed ora siamo rimasti in due, io ho 77 anni e mio fratello 86.Il viso di Carlo mi irradia una grande luce e tanto amore. devo affrontare in autunno ,un intervento delicato,mi sono rivolta a San Pio perché mi faccia sapere se farlo o no. Questa notte insonie lo pregato tanto e oggi ho trovato questo messaggio. Forse lui vole affidarmi alla intercessione di Carlo e io seguirò il suo consiglio. Se potete Pregate per me. Con Devozione Teresa Spampanato. Alleluia.
RispondiEliminaCara Teresa,
Eliminanon so perché sia capitata proprio su questa pagina, tra le mille e più dedicate a Carlo sul web. Colgo questo fatto come un ulteriore impegno a rivolgermi alla sua intercessione, non solo quando mi capita qualche problemino informatico.
Stia sicura che prego anche per lei.