I lati positivi del cardinal Angelo Scola (Le 5 cose più # 8)




Un momento di riflessione
durante la visita pastorale
al Decanato Navigli
(foto di Luca Maiocchi)

Oggi il cardinal Angelo Scola, attuale arcivescovo di Milano, ha compiuto 75 anni: è infatti nato il 7 novembre 1941. Ho pensato bene al modo giusto per festeggiarlo anche qui, dato che è anche il mio arcivescovo, cercando però di non essere troppo servile.
Mi è venuta in aiuto una frase dell’Introduzione alla vita devota o Filotea di san Francesco di Sales, che lo stesso Cardinale ha suggerito ai giornalisti, nel suo primo incontro con loro una volta arrivato a Milano. Scrive il fondatore della Visitazione (Filotea, parte III, capitolo XXVII):
Bisogna agire sempre in questo modo, Filotea, interpretando sempre in favore del prossimo; e se un’azione avesse cento aspetti, tu ferma sempre la sua attenzione al più bello.
Per questo motivo ho provato a trovare almeno cinque lati positivi del suo operato e della sua persona. È servito anzitutto a me, che nel 2011 avevo un sacco di pregiudizi contro di lui, ma penso che farà bene a quanti continuano ad averli.

5) Cerca di essere simpatico… a modo suo

Il cardinal Scola è consapevole di non essere più giovane, ma vuole ugualmente tentare di mettersi, almeno per un attimo, allo stesso livello dei ragazzi che affollano il nostro Duomo per le veglie della Redditio Symboli o del sabato in traditione Symboli. Un altro conto è che a volte i giovanissimi fedeli ridano di questi suoi tentativi, come quando sono stati invitati a usare gli “esse-emme-elle” (voleva dire SMS) per evangelizzare, oppure a parlare di Gesù e non di frivolezze durante gli “eppi auar” (happy hour). Del resto, più di una volta ha domandato comprensione: «Potrei essere vostro nonno» è una sua frase abituale, ad esempio, quando parla ai chierichetti.

4) Ha mantenuto Shekinah alle veglie

Ammetto che il mio primo pensiero, all’apprendere che sarebbe stato lui il successore del cardinal Tettamanzi sulla cattedra di sant’Ambrogio, è stato che non avrebbe più concesso al Gruppo Shekinah di cantare alle veglie per i giovani. Ero convintissima che la sua sensibilità avrebbe preferito un genere ben diverso da quello portato avanti dal coro di cui faccio parte.
Invece, con mia grande sorpresa, non solo ha concesso che continuassimo a cantare, anzi: quando passa vicino a noi alla fine degli incontri, ha sempre un’espressione molto compiaciuta.

3) Tiene alle vocazioni

Un altro preconcetto che avevo su di lui prevedeva che il Gruppo Samuele, iniziativa vocazionale che ha fatto scuola anche in altre diocesi, sarebbe stato cancellato. Al contrario: è proseguito, arrivando a toccare il trentesimo anno di attività. Com’è tradizione, anche lui è andato a visitare i giovani membri del Gruppo alla fine dei percorsi annuali.
La sua attenzione alle vocazioni, anzi, alla vita come vocazione, si esplica anche quando lancia i suoi inviti in quelli che chiamo “pre-benedizione”, ossia in messaggi che anticipano la benedizione solenne al termine della Messa. Inizialmente li ascoltavo con sufficienza, convinta di avere già le idee chiare, ma mi sono resa conto della sua insistenza sul chiedere aiuto per capire cosa significa vivere la vita come vocazione, non tanto per capire che strada prendere; quello viene di conseguenza.

2) Ha una devozione mariana non svenevole

Ho notato che termina le sue omelie menzionando la Vergine, quasi sempre come Madonnina del Duomo. Le sue indicazioni per l’anno pastorale in corso sono dedicate, tra l’altro, a Maria, speranza e aurora di salvezza per il mondo contemporaneo.
Inoltre, proprio come a lui bambino colpì la figura del Beato cardinal Schuster inginocchiato fuori dalla parrocchiale di Malgrate, il suo paese, così sono rimasta ammirata dal suo modo di sgranare il Rosario durante le due occasioni pubbliche in cui l’ha recitato in Duomo.

1) A costo di sembrare rigido, non devia da quanto la Chiesa insegna

In tempi dove più che mai servono testimoni che siano anche maestri, per un vescovo credo sia la dote fondamentale: per quel che mi è stato dato di capire, la possiede in grado molto elevato. Allo stesso modo, si capisce la sua fedeltà al Papa, a qualunque Papa: ci ha confortati quando Benedetto XVI ha dato le dimissioni e ha più volte sollecitato Francesco a venire da noi, dopo che è stata cancellata la visita fissata per lo scorso maggio. Speriamo che il 25 marzo 2017 sia la volta buona!
* * *
Ora che ho ricordato gli aspetti che più apprezzo della sua azione pastorale, posso lanciarmi negli auguri. 
I migliori che posso fargli sono di essere sempre consapevole della fede che ha appreso dalla sua parrocchia d’origine, che ha riscoperto in gioventù, che l’ha spinto ad abbracciare il sacerdozio, che l’ha guidato nei suoi anni a Grosseto, Roma, Venezia e ora che è qui da noi.
Da parte mia, continuerò a seguire il suo magistero, cercando sempre di ricavare da esso qualcosa di buono e vantaggioso per la mia vita.

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