Aquilino, un martire “di passaggio”



L’urna di sant’Aquilino nell’omonima cappella della basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano (fonte)

Chi è?

Secondo la narrazione più antica, contenuta nell’edizione del 1582 del Breviario Ambrosiano, Aquilino vide la luce a Würzburg nella Baviera tedesca, da una famiglia nobile. Sin dall’infanzia visse in maniera intensa la carità, tanto da coinvolgere i suoi coetanei e riportarli alla fede. Studiò poi alla scuola dei canonici di Colonia, città nella quale venne ordinato sacerdote.
Poco dopo l’ordinazione, dovette tornare nella sua città natale a causa della morte dei genitori e distribuì ai poveri l’eredità che aveva ricevuto. Rientrato a Colonia, venne unanimemente scelto come successore del vescovo alla morte di quest’ultimo. Aquilino, però, rifiutò l’incarico e fuggì a Parigi. Anche in quel luogo si distinse per la sua carità, intervenendo in prima persona durante un’epidemia di peste.
Giunse quindi a Ticinum (l’odierna Pavia) e, da lì, passò a Milano. Un giorno, mentre si recava pregare davanti ai resti di sant’Ambrogio, cui era molto devoto, cadde in un agguato da parte di alcuni eretici, che lo trafissero alla gola con un pugnale e lo lasciarono a terra in una roggia. L’anno del suo martirio non è sicuro, ma oscilla, secondo gli studiosi, tra 1015 e 1018.
Un’antica tradizione racconta che alcuni facchini, addetti al trasporto delle merci da Pavia a Milano lungo il fiume Ticino, trovarono il cadavere di Aquilino e lo trasportarono nella vicina basilica di San Lorenzo Maggiore. Fu quindi sepolto nella cappella di San Genesio o “Cappella della Regina”, che poi venne intitolata a lui.
San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, ne incentivò il culto e volle che fosse compatrono della città. Le sue spoglie furono in seguito inserite in un’urna d’argento e cristalli di rocca e poste su un apposito altare della cappella dove già erano state sepolte. La sua memoria liturgica è stata fissata al 29 gennaio.

Cosa c’entra con me?

Come già in altre occasioni, posso dire che il mio primo incontro con sant’Aquilino è avvenuto nella mia parrocchia d’origine: c’è una piccola vetrata che lo raffigura, nella bussola d’ingresso della chiesa. Il motivo è che nel mio quartiere di nascita sorgeva secoli fa una piccola chiesa dedicata a lui, nei pressi di un cimitero.
Negli anni delle medie, nell’ambito di un percorso sulla Milano romana, mi è accaduto di entrare per la prima volta nella basilica di San Lorenzo Maggiore. Ricordo che avevo preso un sacco di appunti e che quelle visite hanno contribuito a far sorgere in me un certo interesse per l’arte sacra e l’archeologia, anche se poi ho scelto di studiare i testi antichi, più che gli edifici. Non ho affatto idea, invece, se avessi visitato la cappella di Sant’Aquilino o meno.
San Lorenzo è stata poi il luogo dove, almeno una volta, ho partecipato alla lectio divina per i giovani del Centro Storico, dove ho approfondito la storia della Beata Chiara Badano e dove ho cantato insieme al coro giovanile di cui faccio parte. Non avrei mai immaginato che, molti anni dopo, sarei diventata quasi di casa anche lì.
Il motivo è che, nel 2015, il mio direttore spirituale si è trasferito proprio a San Lorenzo come vicario parrocchiale. Non molti mesi dopo il suo arrivo, d’accordo col nuovo parroco, mi disse che era stato deciso di fondare un gruppo di volontari che garantissero la sorveglianza e l’accoglienza ai turisti che, previo pagamento di un biglietto (come già accadeva) volessero visitare la cappella di Sant’Aquilino. Non solo: m’invitò espressamente a farne parte, visto che disponevo di parecchio tempo libero in mancanza di lavoro.
Ho accettato volentieri la sua proposta. Inizialmente ero di turno tutti i sabati, ma poi, a causa di altri impegni, ho spostato il turno al venerdì mattina. Mi sono documentata per bene, leggendo guide e opuscoli, e ho messo in conto di dover ripassare la mia conoscenza delle lingue straniere, almeno per saper formulare brevi frasi per dire quanto costa il biglietto, oppure per spiegare a grandi linee cosa contenga la cappella. In questi anni di servizio, ho visto persone di tutti i tipi e di tutti i Paesi, singole o a gruppi (moltissime scolaresche), giovani e anziani, laici e religiosi.
Ricordo in particolare – così rientro nel soggetto del post – un giovanotto proveniente da un Paese nordico, mi pare fosse danese, che visitò la cappella e mi chiese chi fosse la persona nell’urna di cristallo. Gli ho spiegato che era un sacerdote, vissuto nel XI secolo, morto proprio nei paraggi della basilica. Il mio interlocutore, quindi, mi ha spiegato di essere di confessione protestante e che nel suo Paese si dà una sepoltura significativa solo ai re. Ho colto l’occasione per spiegargli che i cattolici non venerano scheletri, seppur di persone di rilevo, ma onorano lo Spirito Santo che ha abitato in loro e che ha dato vita vera e dignità a corpi che altrimenti resterebbero mortali (è un po’ lo stesso discorso che facevo, tempo fa, sui Corpi Santi). Chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscita a fare anche una sorta di catechesi spicciola!

Il suo Vangelo

Il messaggio universale che emerge da quel poco che si sa di sant’Aquilino è, a mio parere, rappresentato dall’unico dato certo: è stato ucciso a Milano, ma forse si sarebbe spostato di lì; per questo, nel titolo, l’ho definito un martire “di passaggio”.
La mia città ha smarrito il suo cuore in vari momenti della sua storia: quello in cui visse il nostro martire vedeva lo scontro tra varie fazioni di eretici. Immagino che i sacerdoti e i laici fedeli al cattolicesimo siano rimasti non poco sconvolti e abbiano rischiato di rinchiudersi e deprimersi. La predicazione di Aquilino, invece, ha cercato di risvegliare le ragioni profonde della loro fede, ma l’ha anche reso inviso a chi ha pensato, poi, di toglierlo di mezzo. È una storia antica che continua ancora in questi tempi, ma in luoghi diversi.
Un altro insegnamento viene dal fatto che le sue reliquie siano conservate in un autentico scrigno di opere d’arte, testimonianze dei primi secoli del cristianesimo milanese. Il tesoro della Chiesa, come insegna anche il titolare della basilica, san Lorenzo, sono i poveri, ma anche i santi che continuano a risplendere per sempre, come le stelle del cielo.
Personalmente, mi sento onoratissima di poter condurre tante persone alla scoperta di questo messaggio, anche durante il mio volontariato turistico, e di aver raccontato il mio legame con lui in occasione del millesimo (anno più anno meno) anniversario del suo martirio.

Per saperne di più

La cappella di Sant’Aquilino è visitabile tutti i giorni, negli orari di apertura della basilica di San Lorenzo. Il biglietto intero costa € 2,00, ma scende a € 1,00 per studenti, bambini sotto i dodici anni e per adulti di più di 65 anni. Religiosi, religiose, sacerdoti, diaconi e seminaristi non pagano.
In caso di gruppi numerosi, suggerisco di prenotare per tempo usando i contatti che troverete qui.

Su Internet

Pagina dedicata alla cappella di sant’Aquilino del sito della basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano

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