Padre Mario Borzaga: in Gesù Crocifisso, la vera felicità
Chi
è?
Mario Borzaga nacque a Trento il 27 agosto 1932,
da Costante Borzaga e Ida Conci. Il 17 ottobre 1943 entrò nel Seminario
diocesano di Trento, sfollato a Drena per la seconda guerra mondiale. Terminato
il liceo, rimase affascinato dalle letture delle riviste missionarie e
dalla testimonianza di un missionario, venuto nel Seminario di Trento per una
conferenza: entrò quindi tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata nel
novembre 1952, professando i primi voti l’anno seguente.
Completò gli studi teologici a San Giorgio Canavese e,
il 21 novembre 1956, emise i voti perpetui. Ordinato sacerdote il 24 febbraio
1957, si mise subito a disposizione per la missione: non in Alaska, come
inizialmente sognava, ma in Laos. Il 31 ottobre salpò da Napoli insieme agli
altri sei confratelli: con i suoi venticinque anni, era il più giovane del
gruppo. Affrontò numerose difficoltà, sia fisiche sia interiori, che traspaiono
dalla sua corrispondenza e dal suo diario personale.
Destinato al villaggio di Kiukatiam, conobbe un
giovane catechista, Paolo Thoj Xyooj, che l’affiancò in numerosi viaggi
missionari. Il 25 aprile 1960 entrambi partirono per i villaggi del nord del
Laos, dove la loro presenza era stata richiesta. Fu un viaggio senza ritorno:
due anni dopo, furono dati per dispersi. Indagini successive hanno portato a
scoprire che erano stati uccisi insieme da un gruppo di guerriglieri del gruppo
Pathet Lao, filocomunista; Paolo non aveva voluto separarsi dal missionario.
Il processo ordinario si è celebrato a Trento per
entrambi dal 7 ottobre 2006 al 17 ottobre 2008.
Sono stati beatificati l’11 dicembre 2016 a Vientiane, in Laos, insieme
ad altri quindici martiri, sacerdoti Missionari Oblati di Maria Immacolata e
dell’Istituto delle Missioni Estere di Parigi, laici e un sacerdote diocesano.
I loro corpi non sono mai stati ritrovati.
Cosa
c’entra con me?
Il
modo in cui sono venuta a conoscenza di padre Mario è uno dei più comuni:
mentre cercavo non ricordo più cosa, sono finita sulla pagina curata
dall’associazione in sua memoria. Il suo volto giovanile mi attrasse da subito,
ma allo stesso tempo, come già altre volte, mi sono sentita scoraggiata
dall’approfondirne la storia: volevo cambiare un po’ genere, dopo la caterva di
giovani preti e seminaristi dei quali ero andata letteralmente a caccia negli
anni precedenti.
Intanto
avevo iniziato a seguire il Rosario in diretta da Lourdes, prima solo quand’ero
in vacanza, poi anche a casa mia, quando, risintonizzando il decoder digitale
terrestre, finalmente comparve TV 2000. Ricordo che qualche volta i sacerdoti
che si alternavano alla guida della preghiera riprendevano alcune meditazioni
tratte proprio dai pensieri di quel giovane sacerdote, specie dal suo Diario di un uomo felice. Solo parecchio
tempo dopo ho appreso che c’era un legame preciso: i Missionari Oblati di Maria
Immacolata, cui lui appartiene, sono incaricati dell’assistenza spirituale dei
pellegrini italiani a Lourdes.
Dopo
tantissimi anni, nel 2015, ecco riapparire sulla mia strada il volto di padre
Mario. Mi trovavo nel Seminario di Venegono Inferiore per trascorrere il Triduo
Pasquale in maniera diversa. Ricordo con esattezza che era Sabato Santo, nel
momento in cui ci era stato concesso di rompere il silenzio durato tutto il
giorno di Venerdì e la mattinata seguente. Non volevo comunque sprecare il
tempo della ricreazione, così ho iniziato ad aggirarmi nell’area adibita a bar.
Tra
le riviste e i quotidiani, ho scorto una copia del Diario di un uomo felice e subito mi è tornata in mente quella
fortuita scoperta di sei anni addietro, unita al fatto che, stando alle fonti
giornalistiche, a breve sarebbe stato approvato il martirio del suo autore. Mi
sono messa a leggiucchiarne qualche pagina, ma poco dopo ho smesso, temendo di
arrivare in ritardo alle prove per la Veglia Pasquale. Comunque ho visto che in
prima pagina erano indicati i contatti di un Missionario Oblato; ne ho dedotto
che fosse il postulatore della causa e mi sono riservata di scrivergli quando
il decreto sul martirio del suo confratello fosse stato promulgato. Non ci
vollero molti mesi: avvenne il 5 maggio 2015.
Ho
quindi contattato padre Dino, il missionario che aveva lasciato il Diario in Seminario, ma in parallelo mi
sono rivolta anche al reale postulatore, padre Angelo. Ho ricevuto una copia
del libro e altri sussidi, compresa la traccia per la meditazione del Rosario
che avevo spesso sentito in televisione. Ho infilato il volume nel bagaglio che
ho dovuto preparare in fretta per andare a Napoli, per il funerale di uno dei
miei zii, ma non l’ho iniziato perché avevo un altro libro in sospeso; l’ho
fatto il mese successivo, per un ulteriore viaggio di quel genere.
Quello
che da subito mi ha colpita è stato lo stile con cui Mario, ancora
studente di Teologia, raccontava le sue vicissitudini più ordinarie, oppure
appuntava le riflessioni che gli sorgevano dai fatti di attualità, come la
persecuzione dei cattolici in Ungheria. Anche se erano pensieri di sessant’anni
addietro scritti da un giovane prossimo al sacerdozio, li sentivo vicini a me;
qualcosa di analogo mi era accaduto col diario di don Giovanni Bertocchi.
Le
ragioni che me lo rendono affine sono sicuramente due. La prima, perché anche a
me piace «scrivere e ancor più scrivere bene: soprattutto mi piace pensare e
ancor più vivere quello che penso» (sono le parole iniziali del Diario, al 1° ottobre 1956). La
seconda, perché anche Mario si lasciava coinvolgere dalle storie dei santi e dei veri
testimoni della fede. Ne elenca tantissimi, dalla piccola Emma Mariani alla
giovane di Azione Cattolica Delia Agostini, pur senza dimenticare quelli che
conobbe direttamente, come don Eugenio Bernardi (fu suo educatore nel
Seminario diocesano di Trento), o quelli che ammirava per la loro coerenza,
come il cardinal Jozsef Mindzenty. Scrisse che forse si
sarebbe dimenticato i minimi particolari delle loro storie personali, ma di certo non il
loro amore per Cristo. Accade anche a me, in effetti, di scordarmi date e
circostanze esatte dei personaggi che pur dovrei già conoscere; per questo, quando scrivo, cerco di documentarmi per bene.
Procedendo
con la lettura, ho scoperto che dopo l’ordinazione, padre Mario è passato per
la mia città e per un luogo a me particolarmente caro: il Santuario di Maria
Bambina. Il 27 aprile di sessant’anni fa esatti vi ha celebrato una delle sue Prime Messe,
lasciando sul registro degli ospiti questo messaggio (cliccate sulla foto per ingrandirla; lo scritto è nella parte alta del foglio):
Per gentile concessione del Postulatore della causa del Beato Mario Borzaga |
La
parte dell’esperienza missionaria, lo ammetto, mi ha lasciata un po’ con
l’amaro in bocca. Del resto, non dovevo illudermi, come nemmeno lui si era
illuso: già non è facile testimoniare la fede in un contesto apparentemente
protetto come quello delle mura di un seminario, figurarsi in un territorio
tutto da evangelizzare come quello del Laos. Eppure, ricorrono anche in quelle
ultime pagine termini come «gioia», «felicità», «santità».
Terminata
la lettura, non mi restava che sapere quando sarebbe stata fissata la data
della beatificazione, così da poter aggiornare la sua scheda biografica su santiebeati e quella del catechista Paolo, suo compagno di martirio. Grazie ai tempestivi invii di e-mail da padre
Angelo, ho potuto sistemare tutto in breve.
Il suo Vangelo
Gli
scritti del Beato Mario Borzaga sono talmente pieni di messaggi che può
risultare difficile selezionarne almeno uno. Tuttavia, sono del parere che
un’idea di fondo si rintracci facilmente, ovvero la sua innegabile aspirazione
alla felicità piena.
Entrato
in Seminario per rispondere a una prima intuizione, scelse di diventare
missionario per portare il Signore e il suo Vangelo a chi ancora non lo
conosceva. Il lungo iter formativo lo mise spesso a confronto con le parti più
bisognose di conversione del suo animo, portandolo a volte sull’orlo dello
scoraggiamento. Ma bastava un pensiero alla Madonna, o all’amore che da sempre
Gesù nutriva per lui, che il nostro giovane missionario riprendeva slancio.
Così,
nel suo intimo, Croce e felicità finivano col coincidere nella persona di Gesù,
da lui accanitamente cercato e amato, anche tra le paturnie di ogni giorno, come scriveva il 17 novembre 1956:
Il mio repertorio purulento di lamentele e piagnistei interiori peraltro finisce quando ne sono totalmente nauseato, quando un fattore umano porta nel mio cuore un motivo di gioia, quando riesco a superarlo pregando, facendo la comunione spirituale. Ma anche nei bassifondi di una finta tristezza rimango un
uomo completamente felice. Ho capito la mia vocazione: essere un uomo felice
pur nello sforzo di identificarmi col Cristo Crocifisso.
Purtroppo
non potrò essere a Trento nei prossimi giorni di grande festa per lui e per il
catechista che non volle abbandonarlo neppure di fronte alla morte. Tra
l’altro, sarebbe stata un’ottima occasione per rivedere quel mio amico figlio
spirituale di padre Mario Venturini, da poco diventato sacerdote. Offrirò
questo sacrificio perché lui e tutti gli altri che conosco non siano dei «parassiti
dell’altare», come il Beato di oggi cercò di non essere (sono parole sue).
Per saperne di più
P. Mario Borzaga OMI,
Diario di un uomo felice, Missionari
OMI Editrice 2016, pp. 736, € 15,00.
La
nuova edizione del diario, o meglio dei diari, di padre Mario, scritti
dall’ultimo anno di studi teologici fino quasi alla partenza per il suo viaggio
senza ritorno.
Fabio Ciardi, Il sogno e la realtà – Beato Mario Borzaga,
martire, Ancora 2016, pp. 160, € 15,00.
Riedizione
aggiornata della biografia scritta nel 2000 da un confratello esperto di vita
consacrata, basata in particolare sul Diario.
Maria Cristiana del
Crocifisso, Il vantaggio di essere
piccoli – L’abbandono in Teresa di Lisieux e Mario Borzaga, Ancora 2016,
pp. 128, € 10,00.
Uno
studio che mette a confronto santa Teresa di Gesù Bambino e il nostro Beato
sulla base dei loro scritti autobiografici e della loro comune esperienza di
fede.
Paolo Damosso, Romanzo d’amore, San Paolo 2014, pp.
304, € 15,00.
Un
romanzo che trova il suo avvio in un immaginario dialogo tra padre Mario e
Armando, il suo alter ego che compare
nella parte finale del Diario, per ripercorrere tutta la sua vita.
La
Via Crucis da lui composta e il Rosario con pensieri tratti dal Diario e dalle
lettere sono appena stati ristampati dall’Editrice Vita Trentina e si possono
richiedere a questi contatti.
Su Internet
Il
sito ufficiale non è stato ancora rilanciato.
Blog
La sfida di Mario, dove Lorenzo
Cuffini segnala, giorno per giorno, un pensiero dal Diario e le riflessioni che
l’incontro con questa figura continua a suscitargli.
Pagina Facebook ufficiale della causa di padre Mario.
Articoli su di lui presenti sul sito di Vita Trentina, periodico della diocesi di Trento.
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