Suor Santina di Gesù, sorella e madre per i malati e per i sacerdoti
Chi
è?
Emanuela
Giovanna Scribano nacque a Ragusa il 4 dicembre 1917, figlia di Giovanni Scribano
e Giovanna Spatuzza. Rimase orfana di madre quand’era molto piccola: fu quindi
affidata alla nonna paterna finché suo padre non si risposò con Giovanna
Moltisanti. La donna, però, maltrattava Emanuela, la quale trovava conforto
nella Comunione quotidiana.
La ragazza
sentì di essere chiamata alla vita religiosa e scelse l’Istituto delle Suore
del Sacro Cuore di Ragusa, fondate nel 1889 da madre Maria del Sacro Cuore di
Gesù, al secolo Maria Schininà (beatificata nel 1990). Iniziò il suo periodo di
prova il 16 ottobre 1935, ma nella primavera successiva fu rimandata a casa.
Tre anni
dopo fu riammessa: il 27 maggio 1941, con i voti temporanei, cambiò nome e
divenne suor Santina di Gesù. Dato che durante il noviziato aveva ottenuto il
diploma da infermiera, fu in servizio negli ospedali di Ragusa, Messina e
Siracusa, durante la seconda guerra mondiale. Interruppe la sua missione solo
dopo che un ascesso perianale, degenerato a causa di cure sbagliate, iniziò a
paralizzarla gradualmente. Professò quindi i voti perpetui il 26 agosto 1947.
Uscì dall’aridità
interiore in cui la malattia l’aveva gettata grazie all’aiuto di don Giovanni
Raciti, venuto nella Casa madre delle Suore del Sacro Cuore per predicare gli
Esercizi spirituali. Suor Santina gli comunicò le intuizioni che diceva di aver
ricevuto dal Signore: su tutte, l’idea di un’Opera per la cura e il sostegno
dei sacerdoti.
Passata
sotto la direzione spirituale di don Francesco Sortino, ricevette da lui l’ordine
di scrivere la propria autobiografia. Intanto la paralisi la obbligò a usare una
sedia a rotelle, sulla quale accoglieva chiunque avesse bisogno di conforto.
Morì il 12 maggio 1968, a 51 anni.
L’inchiesta
diocesana della sua causa di beatificazione si è svolta a Ragusa dal 7 ottobre
1985 al 23 novembre 1989. È stata dichiarata Venerabile col decreto promulgato
il 6 luglio 2007 da papa Benedetto XVI. I suoi resti mortali riposano dal 12
maggio 2007 in una delle cappelle della casa di riposo «Maria Schininà» di
Ragusa.
Cosa
c’entra con me?
Il
12 marzo 2016 stavo tornando da un matrimonio. Durante il viaggio, come mi
accade di fare spesso, ho guardato gli ultimi arrivi editoriali presentati sul
sito Libreria del Santo. Mi colpì
particolarmente il titolo di uno, che definiva suor Santina “madre dei
sacerdoti”. In effetti, su di me hanno presa facile le vicende di personaggi che
hanno vissuto in maniera speciale la maternità spirituale verso i sacerdoti.
Per questa ragione, ho cercato subito di sapere qualcos’altro al di là delle scarne
righe della sinossi.
Per
prima cosa, ho guardato l’Enciclopedia
dei Santi, Beati e Testimoni, scoprendo che la scheda biografica di suor Santina
era molto esigua e piena di errori di sintassi. Ho controllato anche quella
della sua Fondatrice, la Beata Maria del Sacro Cuore di Gesù: il risultato era molto
simile. A
quel punto, ho cercato il sito ufficiale delle Suore del Sacro Cuore di Ragusa:
lì ho scoperto che suor Santina era Venerabile dal 2006.
Ho
preso quindi contatto con la Casa madre delle suore, ma quella che credevo
essere la postulatrice aveva cambiato incarico. Mi sono rivolta, a quel punto,
alla consorella che le era succeduta, spiegandole nel dettaglio cosa intendessi
fare. In capo a un mesetto, mi è arrivato non un pacco, ma una scatola piena di
libri e d’immaginette.
Sono
passati un paio d’anni, ma ricordo molto bene le impressioni che mi fece la
lettura dei due testi su suor Santina, in particolare quella dell’autobiografia.
Ho provato compassione col racconto delle sue disgrazie a causa della seconda
moglie del padre, che però non tratteggia mai come una matrigna. Ho visto come
la grazia di Dio si sia rivelata a lei proprio mentre si trovava a piangere sulla
propria condizione di orfana.
Ho
assistito col fiato sospeso alla realizzazione della sua vocazione, provando
dolore per il momentaneo fallimento del suo postulandato. Infine, ho osservato
come le parole che diceva di ricevere dal Signore stesso s’intrecciassero con i
suoi compiti d’infermiera, con le notti di veglia, con i vari incarichi
ricevuti fino a fare quasi da tappabuchi.
Il
tutto con uno stile che non nasconde le proprie difficoltà e i limiti anche
intellettuali. Suor Santina non era molto istruita, ma riusciva a percepire
ugualmente contenuti profondi come quelli contenuti negli scritti di santa Elisabetta
della Trinità, di san Giovanni della Croce o di santa Teresa d’Avila. Al resto
ci pensava, secondo quanto dichiara lei, Gesù stesso, che le suggeriva come e
perché offrire la malattia e quello che ne conseguiva.
La
stessa tenacia che aveva messo in luce negli anni di attesa prima di diventare
una Suora del Sacro Cuore me l’ha fatta ammirare nei tentativi, attuati grazie
ai direttori spirituali, di avviare l’Opera sacerdotale. Segna una data precisa,
il 26 aprile 1959, nella quale comprese che la sua missione era quella di
essere la madre di tutti i sacerdoti, presenti e futuri. Anche nel mio percorso
di fede ci sono date e tappe che ritengo memorabili, nelle quali sento di aver
ricevuto mandati particolari. Il punto è che i modi in cui li attuo, a detta di
molti, sono eccessivamente diretti e non li vivo con la discrezione che meriterebbero.
Il suo Vangelo
Con
la sua vita, terminata cinquant’anni fa esatti, suor Santina dimostra come non
esista condizione in cui Dio non possa entrare e agire, riportando
risultati sorprendenti, se visti con occhio umano. Anche quando gli uomini emettono
errori di valutazione, Lui interviene. Porta a ripensare che un soggetto come
la giovane Emanuela poteva essere inutile solo in apparenza. Lo dimostra la
tenerezza materna con cui, anche quando le costava fatica, lei visitava i
malati di notte, lungo le corsie della clinica San Camillo di Messina.
La
sua maternità estesa ai sacerdoti le causava, allo stesso modo, molte
incomprensioni, anche con le sue superiore. Tuttavia, era sicura che fosse Gesù
a domandargliela e, pur portando loro obbedienza e rispetto, non venne meno a
quel compito, a tal punto che moltissimi sacerdoti vennero a trovarla, nei suoi
ultimi anni.
Si
compiva così quello che aveva chiesto al Signore nel suo Voto di fiducia e di
abbandono, che risale all’8 dicembre 1950:
Gesù, Sposo di sangue, accettami, malgrado la mia povertà
e il ribrezzo che possono ispirarti i miei peccati; illumina le mie tenebre e
aiuta la mia debolezza ed impotenza; nascondimi agli occhi di tutti, ma chiudimi
per sempre nella Piaga del Tuo Cuore squarciato; prendi infine il pieno
possesso della Tua piccolissima ostia, sicché restino appena le apparenze della
mia umanità e Tu solo viva in me, come per una nuova incarnazione.
Per saperne di più
Santina Scribano, Nascosta nel Cuore di Cristo. Autobiografia, Edizioni San Leolino - Feeria 2008, pp. 220, € 14,00.
L’edizione
più recente dell’autobiografia di suor Santina, edita per la prima volta col
titolo La Messa di suor Santina. Si può ordinare sul sito dell’editrice Città Ideale.
Non
segnalo il libro di cui faccio menzione in apertura del paragrafo Cosa c’entra con me? perché la
postulatrice delle Suore del Sacro Cuore mi ha riferito che non è un testo che
è stato commissionato dal suo Istituto.
Su Internet
Pagina
dedicata alle cause di beatificazione delle Suore del Sacro Cuore di Ragusa, presente
sul loro sito istituzionale.
Scheda biografica sull’Enciclopedia dei Santi,
Beati e Testimoni.
Pagina Facebook gestita dall’Istituto Sacro Cuore di Ragusa.
Pagina a lei dedicata sul sito dell’associazione Voce di Bethania, collegata all’Opera Sacerdotale fondata dal suo terzo
direttore spirituale.
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