Suor Maria Addolorata del Sacro Costato: in croce, ma contenta
Chi è?
Maria
Luciani, al Battesimo Maria Pasqualina, nacque il 2 maggio 1920 a Montegranaro,
in provincia di Ascoli Piceno, sesta figlia di Enrico Luciani e Camilla Dezi.
Dopo aver ricevuto la Prima Comunione, si trasferì con la famiglia a
Morrovalle, in provincia di Macerata, dove conobbe i religiosi della Congregazione
della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, ovvero i Passionisti. Terminò le
scuole elementari, poi iniziò ad aiutare i familiari nei lavori agricoli.
Avvertì
la vocazione religiosa a tredici anni, ma pensò di dover restare accanto a sua
madre. Tuttavia, mandò a monte almeno due fidanzamenti, perché il desiderio di
consacrarsi era sempre più forte. Così, il 4 giugno 1945, entrò nel monastero
delle Suore della Passione di Gesù Cristo, ossia le Passioniste claustrali, di
Ripatransone: il 22 agosto 1946 vestì l’abito religioso e cambiò nome in suor
Maria Addolorata del Sacro Costato.
Poco
dopo la professione dei voti temporanei, avvenuta il 15 novembre 1947, si ammalò.
Ricoverata nell’ospedale di Macerata nel settembre 1950, le fu diagnosticata
una pleurite; dopo qualche giorno di convalescenza in famiglia, rientrò in
monastero. Dovette però uscire di nuovo il 28 giugno 1951; il 4 novembre 1950
aveva emesso la professione perpetua.
Nel
dicembre 1952, da poco rientrata una seconda volta in monastero, le venne dichiarato
che aveva la tubercolosi polmonare. Per questa ragione, il 9 luglio dello
stesso anno, lasciò per sempre Ripatransone, per essere curata in sanatorio.
Dopo
alcuni giorni nel sanatorio per religiose di Groppello, in provincia di
Bergamo, venne ricoverata nell’Ospedale Maggiore del capoluogo. Per portarla più
vicina a casa, ma soprattutto al monastero, fu trasferita nel sanatorio di
Teramo, il 31 marzo 1954. Morì in quel luogo il 23 luglio 1954, a trentaquattro
anni compiuti.
L’inchiesta
diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è svolta nella
diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto (dopo aver ottenuto
il trasferimento di competenza dalla diocesi di Teramo-Atri, in cui era morta)
dal 23 luglio 1995 al 29 settembre 1995. Il 7 novembre 2018 papa Francesco ha autorizzato
la promulgazione del decreto con cui veniva dichiarata Venerabile.
I
resti mortali di suor Maria Addolorata del Sacro Costato riposano dal 3 settembre
1990 nella chiesa annessa al monastero delle Passioniste a Ripatransone.
Cosa c’entra con me?
Credo
fosse l’estate del 2012 quando ho avuto il mio primo contatto con suor Maria
Addolorata: se non ricordo male, è accaduto prima che cambiassi casa. Di
passaggio per il santuario della Madonna del Rosario di Pompei, ho trovato un
pieghevole su di lei nella Sala Offerte. Sarà retorico e sono certa di averlo
scritto per altre figure, ma lo sguardo giovanile che compariva sotto gli abiti
passionisti (benché l’immagine ufficiale fosse un palese fotomontaggio) mi ha
attratta immediatamente.
Vedendo
che santiebeati non aveva una sua scheda,
ho pensato di farla: ho quindi telefonato alle Passioniste di Ripatransone, il
cui numero era sul pieghevole. Le monache credevano che fossi intenzionata a
entrare da loro, ma ho garbatamente declinato la proposta: volevo solo dei santini
e qualche libro.
Tornata
dalle vacanze, ho trovato tutto nella buca. Mi sono data alla lettura, ma ho
rimandato l’idea di scrivere di lei perché, in quel periodo, mi ero già
occupata di storie di sofferenza santificata. Colpita da quello che mi sembrava
un cumulo di sciagure, ho lasciato perdere, tenendo tuttavia i libri a portata
di mano, col proposito di riprenderli prima o poi.
Più
che i patimenti fisici, mi avevano rattristata quelli morali. Anzitutto, l’uscita
forzata dal monastero, nel quale lei si sentiva come una regina: diceva proprio
così, in una lettera alla madre. Poi il disagio che provava nel vivere in
sanatorio, in una condizione che non favoriva affatto il raccoglimento: le
altre degenti ascoltavano la radio ad alto volume e parlavano di argomenti
frivoli. Ai maltrattamenti subiti dalla suora caposala dell’ospedale di Bergamo,
che non le forniva le medicine dicendole di comprarsele (ma non poteva, essendo
una monaca) si erano poi aggiunti i comportamenti disdicevoli della novizia sua
vicina di letto.
L’ispirazione
mi è sembrata tornare quando ho conosciuto, in parrocchia, una monaca clarissa,
ospite di una famiglia di miei conoscenti per ragioni di salute. Mi è venuto
spontaneo affidarla a suor Maria Addolorata e mi ero ripromessa di regalarle un
suo santino: dopo il trasloco, però, non ricordo dove li ho messi.
Lo
scorso 8 novembre, leggendo come mio solito la lista dei decreti autorizzati da
papa Francesco al Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, sono
stata molto felice di vedere suor Maria Addolorata tra i nuovi Venerabili. Ho
quindi pensato di darmi da fare, ma non ho ancora scritto neppure una riga per
il profilo biografico.
Avevo
in animo di scrivere un post su un altro personaggio, questa settimana, ma ho
ricevuto – caso rarissimo – un diniego. Mi domando se sarebbe accaduto lo stesso
se fossi stata mandata da qualche giornale più autorevole. A parte questo, tornata
a casa, ho trovato nella mia posta un giornaletto da parte di altre monache cui
avevo scritto.
Mi
è subito venuto in mente che l’indomani, cioè oggi, ricorreva la Giornata di
Preghiera Pro Orantibus e mi è tornata
l’ispirazione. Tuttavia, pensando che la storia in questione fosse più adatta alla
solennità di Cristo Re, che per il Rito Romano cade questa domenica, ho scelto
di rimandare ad allora il pezzo relativo. Mi è quindi venuto spontaneo
presentare proprio suor Maria Addolorata anche se, ora che ci penso, avrei
potuto chiedere alla monaca di cui dicevo prima se potessi parlare di lei.
Rileggere
i libri mandati dalle Passioniste mi ha fatto ricordare che ogni sofferenza
della loro consorella, nel corpo e nell’anima (ma lei era più preoccupata per
quest’ultima), non era stata sprecata. Da quel che ho capito, lei provava a
dissimularla nelle lettere ai familiari, oppure la sfogava negli incontri con
loro o con i cappellani degli ospedali in cui passò. Pensava che sarebbe stata
una Passionista indegna se non avesse avuto presente che Gesù ha redento l’umanità
grazie alla Croce. Se anche a lei era toccato di provarla in maniera tanto
aspra, doveva semplicemente amarla.
Non
mi sono unicamente commossa nel leggere i brani delle sue lettere e le
testimonianze di chi la conobbe, ma ho anche sorriso. Se è vero che la santità
si vede anche dal senso dell’umorismo del candidato agli altari in questione,
suor Maria Addolorata ne era molto dotata. Forse perché esasperata dalle
canzoni che passavano alla radio e che, secondo lei, non avevano un messaggio
positivo, o più probabilmente per tirarsi su e rallegrare le compagne di degenza,
rifece in chiave cristiana i testi di due brani molto famosi (sul finale di questa pagina): Tutte le mamme, che reinterpretò
pensando alla malattia che aveva interrotto la sua esperienza claustrale, e Vola colomba, in cui l’innamorato per cui
sospira l’interprete è sostituito con Gesù.
Il suo Vangelo
Facendo
qualche calcolo, la vita claustrale di suor Maria Addolorata è durata appena
sette anni, dove i ricoveri si alternavano ai ritorni in monastero. Penso
comunque che sia un personaggio adatto alla ricorrenza di oggi perché, più che
per la tisi, penava per la lontananza dal convento.
Era molto più serena
lavorando nell’orto o sbrigando vari servizi che non bloccata a letto, mentre era
obbligata ad ascoltare le frivolezze delle sue compagne di stanza. Per lei valeva in maniera speciale quanto è scritto nel Salmo 83 (84): stare nella casa di Dio è meglio che essere in compagnia di persone malvage.
Il suo insegnamento fondamentale è contenuto in una delle lettere, dove scrisse:
Sono tanto contenta di tutto ciò che Gesù mi manda, però
mi regala continuamente spine e croci: non chiedo altro a Gesù che la forza per
compiere fino all’ultimo istante della vita la sua adorabile Volontà.
Valeva
per lei, vale per chi vive in monastero, vale per chiunque.
Per saperne di più
Filippo D’Amando, Soffrire per offrire – Sr. Maria Addolorata
Luciani, Serva di Dio, Monastero delle Passioniste – Ripatransone 1997.
La
riedizione della prima biografia, uscita nel 1960.
Pasquale
Giamberardini, Sinfonia del dolore – Suor
Maria Addolorata Luciani, Editoriale ECO 1997, pp. 190.
Biografia
più ampia, con larghi stralci delle lettere, le testimonianze di parenti e
conoscenti e le attestazioni della sua fama di santità.
Dato
che il monastero di Ripatransone è in via di chiusura, secondo quanto scritto
qui, penso proprio che entrambe le pubblicazioni possano essere richieste
alla Curia Generalizia dei Passionisti.
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