Madre Clelia Merloni: apostola e Beata col Cuore di Gesù
Clelia
Merloni (al Battesimo, Clelia Cleopatra Maria) nacque a Forlì il 10 marzo 1861, figlia di Gioacchino Merloni e
Maria Teresa Brandinelli. Rimasta orfana di madre a tre anni, fu allevata dalla
nonna materna, poi raggiunse il padre, che si era trasferito a Sanremo. Per
alcuni mesi fu allieva interna dell’istituto delle Suore della Purificazione a
Savona, che dovette lasciare per motivi di salute.
Educata
come si conveniva a una ragazza del ceto borghese, sentì però un’avversione per
quel mondo, maturando di pari passo la vocazione alla vita consacrata. Il
padre, che si era avvicinato alla massoneria, fu inizialmente contrario, ma
alla fine cedette.
A
ventidue anni, Clelia entrò tra le Figlie di Nostra Signora della Neve, ma
dovette uscirne per motivi di salute prima ancora dei voti temporanei. Dopo
un’esperienza a Genova come direttrice di un orfanotrofio, entrò in contatto
con le Figlie della Divina Provvidenza, fondate da don Luigi Guanella
(canonizzato nel 2011).
Nel
1893 fu colpita dalla tubercolosi: mentre era giudicata in fin di
vita, capì che Dio voleva da lei un’opera dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Nel
1894, insieme a una compagna, si diresse a Viareggio, dove mossero i primi
passi le suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù.
Dopo
un iniziale periodo di sviluppo dell’istituto, Clelia, ormai Madre fondatrice,
finì in miseria a causa dell’amministratore dei beni del padre, di cui era
diventata erede. Fu quindi aiutata da monsignor Giovanni Battista Scalabrini,
vescovo di Piacenza e fondatore dei Missionari di San Carlo (Beato dal 1997),
che stava per creare un’analoga istituzione femminile. Il 10 giugno 1900, il
vescovo approvò le Costituzioni delle Apostole Missionarie del Sacro Cuore,
come vennero a chiamarsi.
A
causa di numerosi contrasti e di calunnie, mentre la fusione con la comunità
fondata da monsignor Scalabrini non riuscì, madre Clelia fu inizialmente
esautorata dal ruolo di superiora generale, poi scelse lei stessa di farsi da
parte, domandando e ottenendo, nel 1916, la dispensa dai voti. Da allora, per
lei cominciò un vero e proprio esodo, vissuto appoggiandosi solo sull’amore del
Cuore di Gesù.
Ormai
anziana e malata, ottenne di essere riaccolta nell’istituto da lei fondato che,
intanto, aveva preso il nome di Suore Missionarie Zelatrici del Sacro Cuore (nel 1967 ha ripreso
il nome originario). Si spense nella Casa generalizia, a Roma, il 21 novembre
1930.
Il
processo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è
svolto presso il Vicariato di Roma dal 18 giugno 1990 al 1° aprile 1998. È
stata beatificata oggi, 3 novembre 2018, sotto il pontificato di papa
Francesco. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa annessa alla casa
generalizia delle Apostole del Sacro Cuore a Roma, in via Germano Sommeiller
38. La sua memoria liturgica cade il 20 novembre, vigilia di quello della sua nascita al Cielo.
Cosa c’entra con me?
Per la seconda volta dopo il post su san Paolo VI, ho rimesso mano a uno che avevo scritto tempo fa.
Il nome di madre Clelia Merloni mi era del tutto
sconosciuto, almeno finché una sera dell’aprile 2013, tornando dalle prove del
Gruppo Shekinah, mentre un mio compagno mi accompagnava in macchina lungo
strade che non conoscevo, ho notato che una era intitolata a lei. Recentemente
ho scoperto che l’intitolazione è avvenuta il 21 giugno 1956, insieme a quella
della strada con cui fa angolo, diventata via del Santuario del Sacro Cuore.
Ho subito tirato fuori il telefonino e cercato quel
nome, scoprendo che apparteneva alla fondatrice di un Istituto che mi era
ignoto al pari di lei. Alcuni giorni dopo, ho ripreso le ricerche col computer
portatile, venendo a conoscenza del fatto che, proprio in quella via di Milano,
le suore da lei fondate hanno una scuola dell’infanzia.
Rintracciato l’indirizzo di posta elettronica della
scuola, ho scritto alcune righe per domandare alle suore alcuni santini per la
mia collezione e una buona biografia. Dopo aver ricevuto risposta, mi sono
recata alla scuola, ma ho ricevuto una sorpresa spiacevole: non era stato
ancora preparato nulla per me. Ammetto di essere rimasta delusa, ma ho pensato
che Dio volesse mettere alla prova la mia curiosità.
L’indomani suor Chiara, la stessa che aveva risposto
alla prima mail, mi ha scritto per chiedermi scusa e invitarmi a tornare,
perché voleva conoscermi di persona. Così, lunedì 8 luglio, sono tornata dalle
Apostole, che mi hanno riservato un’accoglienza generosissima, forse perché,
dato che non avevo dichiarato la mia età, si sono stupite nel trovarsi di
fronte una persona più giovane di quello che credevano. Inoltre, qualcuna si è
perfino spinta a ritenere che io abbia visto quella tabella stradale non per
caso.
Sabato 13 luglio 2013, poi, sono stata invitata a
partecipare al giubileo di vita religiosa di dieci Apostole, presso il
Santuario del Sacro Cuore, annesso alla loro casa e aperto ai fedeli. In quella
circostanza, ho rivisto una giovane consorella, suor Viviana, che aveva
alloggiato, insieme ai giovani del Decanato Affori, nella medesima palestra
dove io e i miei compagni del coro abbiamo pernottato durante la GMG di Madrid.
Già nel colloquio con suor Chiara, poi nella lettura
della biografia che mi ha regalato, ho appurato di avere in comune con madre
Clelia la ricerca accanita del volere di Dio su di me. Nel suo caso, ogni volta
che le sembrava chiaro, ha dovuto ricominciare daccapo: non per colpa sua, è
uscita per due volte da altrettanti Istituti, perfino da quello da lei fondato.
Nel primo caso, è accaduto perché sentiva che il suo
compito era fondare qualcosa di nuovo sganciandosi dall’opera di don Guanella.
Nell’altro, invece, le è sembrato evidente che la fondazione fosse anzitutto
del Cuore di Gesù e di essere, come era anche parere di molti, una guida
inadeguata.
Quando le avevo manifestato
la mia intenzione di scrivere un profilo biografico per santiebeati
della sua fondatrice, suor Chiara mi rispose di attendere: la Positio,
infatti, non era ancora pronta perché dovevano essere studiate molte questioni
storiche. Mi sono accontentata di fare la versione precedente di questo post,
rimandando di continuo la questione.
Nel frattempo, mi ero resa
conto che le Zelatrici del Sacro Cuore di cui fu allieva la Venerabile Antonietta Meo e le Apostole di madre Clelia erano lo stesso istituto
religioso: l’indirizzo della casa di Roma era lo stesso. La fondatrice e colei
che è più nota come Nennolina non si sono mai conosciute: è entrata nella loro
scuola quando madre Clelia era morta da quattro anni e, comunque, suppongo che
non avrebbe potuto incontrarla per la situazione cui era obbligata.
Di certo,
ha imparato da una delle allora Zelatrici, suor Bortolina Anzanello, come accogliere
nel proprio cuore tante persone e situazioni per cui pregare. Non sapevo, poi,
che una mia compagna del Gruppo Shekinah ha insegnato per qualche anno nella
scuola annessa alla Casa provincializia delle suore.
Nel 2016 sembrava il
momento giusto per scrivere, quando madre Clelia è stata dichiarata Venerabile,
ma ho tralasciato la stesura del profilo perché altri mi parevano più urgenti. Intanto
continuavo a trovare dei parallelismi tra lei e altri personaggi.
Per cominciare, la situazione di esilio in
cui venne a trovarsi mi ha fatto pensare alla Venerabile Maria Nazarena Majone:
anche lei fondò, o meglio, collaborò alla fondazione di un istituto femminile
legato alla spiritualità del Sacro Cuore, ma fu estromessa dal ruolo di superiora
generale e relegata in una stanzetta per sé, da cui non poteva quasi ricevere
visite.
Parlando con la superiora provinciale delle Suore di
Maria SS. Consolatrice a proposito del suo fondatore, il Beato Arsenio da Trigolo, fu
lei a ad associargli madre Clelia: sia per le incomprensioni e le sofferenze cui
entrambi andarono incontro volontariamente, pur di salvare la consacrazione delle
loro figlie spirituali, sia per la riscoperta della loro memoria e del loro
ruolo per far sorgere i rispettivi istituti religiosi.
Apprendere che era stato approvato un miracolo per sua
intercessione mi ha lasciata davvero sorpresa: quando ero andata dalle Apostole
non mi avevano affatto accennato a questo, presumo per ragioni di riservatezza.
Ho subito telefonato alla Casa provincializia di Milano per chiedere
informazioni, che mi sono state fornite quasi immediatamente da suor Giampaola.
Avevo poi promesso che sarei passata a prendere la biografia più recente, ma
per varie ragioni che non ricordo non sono riuscita neppure ad andare alla
presentazione ufficiale milanese.
Ho rimandato ancora la stesura del profilo, ma due
settimane fa mi sono decisa a tornare dalle suore, ovviamente dopo aver avvisato
telefonicamente del mio arrivo. Sono stata accolta di nuovo con molto calore,
sia dalla portinaia suor Agnese, sia dalla nuova superiora provinciale, suor
Claudia. Mi hanno dato anche qualche dritta per comprendere meglio lo spirito
di madre Clelia, di cui parlavano con una tenerezza davvero commovente.
Ho letto abbastanza rapidamente i due libri per
produrre entro oggi il profilo, comprendendo perché suor Chiara mi aveva
detto di aspettare: erano troppe le questioni aperte a cui chi ha lavorato alla
causa doveva trovare risposta. Ad esempio, il rapporto con le future
Missionarie di San Carlo cofondate dalla Beata Assunta Marchetti: se ho capito
bene, monsignor Scalabrini voleva che le suore di madre Clelia si fondessero
con loro, ma ci furono parecchie resistenze da entrambe le parti.
Leggendo più nel dettaglio le pagine sull’esodo di
Clelia non più religiosa (ma per poco), mi è venuto da provare davvero
compassione per lei. Certo, dev’essere stato un esercizio di distacco per nulla
facile, ma ho notato che lei continuava ad avere fiducia nella Provvidenza del
Cuore di Gesù.
Il suo Vangelo
Contemplazione dell’amore di Dio nell’Eucaristia,
riparazione per chi non ricambia tale amore e apostolato per farlo conoscere:
in questo si può sintetizzare la vicenda umana e spirituale di madre Clelia.
L’esigenza di riparazione era sorta in lei prima quasi
esclusivamente nei confronti del padre, che si era aggregato alla Massoneria
anche se non osteggiava apertamente la Chiesa. Col trascorrere del tempo, si
estese a tutta l’umanità, a partire dai bambini lasciati soli e dalle donne
anziane.
I fatti della vita hanno consolidato in lei quest’offerta,
tanto da portarla a scrivere, nel gennaio 1924, il suo Voto di umiltà in cinque punti. Nell'ultimo annota:
Sarò felice e giubilerò di gioia di potere nelle occasioni che il mio Dio mi porgerà, provargli il mio amore collo stritolare il mio amor proprio. Oh mio Dio concedetemi di farlo con sempre crescente generosità. Oh! se conoscessimo il valore dell'obbedienza!... Quanta delizia prova Gesù in un'anima obbediente!
Per saperne di più
Massimilano Taroni, Madre Clelia Merloni -
Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, Velar-Elledici, 2010,
pp.48, € 3,50.
Breve presentazione della vita di madre Clelia e del
carisma del suo Istituto, non aggiornata però alle ricerche storiche della
causa.
Nicola Gori, Come un chicco di grano – Madre Clelia
Merloni, Effatà Editrice 2017, pp. 224, € 10,00.
Biografia successiva alla promulgazione del decreto
sulle virtù eroiche, basata sui documenti della causa di beatificazione e
canonizzazione.
Domenico Agasso jr, Un amore senza resa – Madre Clelia Merloni,
Effatà Editrice 2018, pp. 160, € 10,00.
Biografia edita per la beatificazione, che
sostanzialmente compendia il testo di Gori aggiungendo un capitolo sul miracolo
che ha portato madre Clelia sugli altari.
Nicola Gori (a cura di), Il
diario di madre Clelia Merloni – Donna del perdono, Effatà 2018, pp. 270, €
10,00.
Edizione rivista e ragionata del diario personale
che tenne soprattutto negli anni 1921-’24.
Su Internet
Sito ufficiale inaugurato per la beatificazione
Sito ufficiale internazionale delle Apostole del Sacro
Cuore di Gesù
Sito delle Province d’Italia delle Apostole del Sacro
Cuore di Gesù
Sito dell’Istituto “Cor Jesu” di Milano
Sito della Grande Famiglia del Sacro Cuore, gruppo
laicale affiliato all’istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù
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