Immagini speciali #4: il San Giuseppe dell’Apparizione


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Da parecchio tempo pensavo di dedicare un post a san Giuseppe e al mio legame con lui. Non sapevo però se collocarlo durante il tempo d’Avvento, nella mia tradizionale Corona d’Avvento dei Testimoni, precisamente a ridosso del 16 dicembre, quando nel calendario ambrosiano ricorre la Commemorazione dell’Annuncio a San Giuseppe, o il 19 marzo, giorno della sua festa principale, o ancora il 1° maggio, per San Giuseppe Artigiano.

Ho optato per la prima possibilità, per una ragione fondamentale: la notizia dell’indizione, da parte di papa Francesco, di un anno dedicato proprio a lui, appresa poco dopo aver letto un articolo in cui si menzionava il centocinquantesimo anniversario del decreto Quemadmodum Deus, col quale il Beato papa Pio IX lo aveva eletto Patrono della Chiesa Universale.

Dato che ormai avevo giocato la carta del post classico, non avevo quasi idee di cosa pubblicare oggi. In effetti, è uno dei giorni in cui, durante la Quaresima, mi concedo di accedere ai miei social network per postare qualcosa e, quindi avrei potuto cambiare soggetto. In un anno così speciale, però, non riparlare di san Giuseppe sarebbe stato quasi ingiusto. Venerdì scorso, invece, ho avuto l’intuizione che cercavo.

 

San Giuseppe dormiente spopola

 

Durante un giro di acquisti in una delle librerie cattoliche del centro di Milano, ho notato una vera proliferazione di articoli che raffiguravano il nostro Santo. In particolare, ora la statua del san Giuseppe dormiente, tanto cara all’attuale Pontefice, non è più in vendita solo tramite la fondazione guidata dalla vedova del brigadiere Coletta, come fino a pochi anni fa (e ben prima dell’elezione di Francesco).

Non c’era solo la statua, però, ma anche dei quadretti e dei santini, realizzati dalla ditta Fars di Marcianise (della quale avevo parlato in relazione ai succedanei della Misericordina), nei quali al Santo addormentato erano aggiunti l’angelo apparso nel suo sogno e, in lontananza, la figura della Vergine Maria, immersa nella meditazione, ma sveglia.

Quella del sogno di san Giuseppe, in effetti, non è un’iconografia recente: in questi oggetti devozionali, però, si assiste a una commistione con l’ormai nota statuetta, se non altro perché il santo sognatore è sdraiato a terra e appoggia la testa su una sacca usata come cuscino (chissà perché).

A dirla tutta, la prima volta che ho visto il san Giuseppe dormiente, ho pensato che non fosse poi così diverso da quell’immagine che ispirò colei che mi sono scelta come patrona speciale: santa Emilia de Vialar, fondatrice delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione.

 

Agli inizi di una vocazione

 

Émilie, quasi trentenne, viveva a Gaillac, nel Linguadoca, insieme al padre e a Maximin, uno dei suoi fratelli, prossimo a sposarsi. Da quando aveva diciott’anni, si era dedicata alla preghiera e all’assistenza dei poveri che, sempre più numerosi, bussavano alla porta del suo palazzo. Quando comunicò a suo padre di non volersi sposare e di avviare una nuova comunità religiosa, incontrò il suo netto rifiuto.

Qualcosa iniziò a cambiare quando suo nonno materno, il barone De Portal, morì. Con parte dell’eredità che le era spettata, Émilie acquistò una casa nelle vicinanze della chiesa di San Pietro a Gaillac, senza dire nulla in famiglia. La notte di Natale del 1832 abbandonò la casa paterna, lasciando una lettera di addio.

 

Un quadro che indica un cammino

 

Nella nuova abitazione dove iniziò a far vita comune con le prime tre compagne, tutte di famiglie nobili, fece porre la copia di un quadro che l’aveva molto colpita, quando l’aveva visto per la prima volta al museo di Tolosa (ma nella biografia scritta da padre Massimiliano Taroni è scritto che proveniva dalla chiesa di Montauban). Attualmente si trova nell’oratorio (inteso come cappella) situato in quella che fu la sua casa natale.

Anche qui san Giuseppe dorme, ma è quasi rannicchiato su sé stesso. La sua testa, appesantita dai molti pensieri, è sostenuta dalla mano sinistra. Un altro indizio della sua preoccupazione sono le sopracciglia, arcuate verso il basso. Al suo sonno turbato fa da contraltare quello di Maria, all’estremità opposta del quadro, quasi sullo sfondo.

L’angelo annunciante si trova in mezzo. Alla leggerezza delle sue vesti e quasi della sua stessa persona, che non tocca terra, si oppone lo sguardo severo, accompagnato dal movimento delle braccia: con la sinistra compie un movimento esortativo, come se volesse svegliare Giuseppe, mentre con la destra indica la luce che viene dal cielo, in diagonale dall’angolo sinistro.

L’invito a non temere, perché il Figlio generato in Maria veniva dallo Spirito Santo, risultava perfetto per una comunità religiosa appena alle origini, a partire dalla fondatrice medesima: anche il suo desiderio, maturato nella preghiera e nella carità, veniva dallo stesso Spirito.

Nel resto della sua vita, Émilie non ebbe timori, perché certa della vicinanza di Dio: sia quando ebbe contrasti col vescovo di Algeri, dove aveva impiantato una casa della congregazione grazie al fratello Augustin, sia quando scoprì che il patrimonio ereditato era andato perduto a causa della cattiva amministrazione da parte di un avvocato, sia quando dovette trovare una nuova sede generalizia a Marsiglia, sia durante i suoi numerosi viaggi missionari.

Spero che l’annuncio a san Giuseppe, come fece con santa Emilia, continui a consolare quanti contemplano le immagini in cui lui è colto dal sonno e a spingerli ad agire, accogliendo nelle loro vite Gesù e Sua Madre.

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