Madre Anna Moroni: accogliere i giovani come se fossero Gesù Bambino

A. Missori,
Ritratto di Anna Moroni (1975),
Roma, Curia generalizia
delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù
(fonte)


NOTA BENE: come indico sotto, Anna e le sue prime compagne non erano suore come le intendiamo noi, perché non professarono i voti religiosi. Le sue eredi spirituali, però, la chiamano ugualmente “madre” e così faccio anch’io, dalla fondazione delle Convittrici di Gesù Bambino in poi.

 

Chi è?

 

Anna Moroni nacque a Roma il 6 marzo 1613, figlia di Camaiore Moroni e Angela Maddalena Surci, entrambi provenienti da famiglie nobili. A nove anni venne ammessa nel Conservatorio di Santo Spirito in Saxia per essere istruita; vi rimase fino ai vent’anni.

Costretta a lasciare il Conservatorio, orfana di entrambi i genitori, trovò lavoro come istitutrice e cameriera presso alcune famiglie romane, dove ebbe trattamenti non sempre buoni. Trovava però grande consolazione visitando le chiese più vicine alle abitazioni dove lavorava, pregando e mortificandosi.

Voleva consacrarsi a Dio e provò a prendere contatto con le Cappuccine del convento di Monte Cavallo, ma si ammalò di un male inspiegabile per la medicina del tempo, che le precluse la via della consacrazione; emise quindi il voto di verginità in forma privata, col permesso del suo confessore. A rivestire tale compito furono, in successione, due religiosi dell’Ordine della Madre di Dio: prima padre Leonardo Leonardi, alla cui morte subentrò padre Giuseppe Giobbi, che le concesse il voto privato.

Quando questi fu trasferito, Anna, che frequentava la chiesa di Santa Maria in Campitelli, sede della Curia generalizia dell’Ordine della Madre di Dio, scelse un nuovo confessore nella persona di padre Cosimo Berlinsani: il loro primo incontro risale al 1649.

Nella primavera del 1657 Anna andò a vivere con l’amica Dianora Bertini, terziaria francescana, e continuò a seguire i consigli di padre Cosimo: si occupò di accompagnare al Battesimo una ragazza ebrea, Giuditta Anticoli, e aiutò alcune prostitute desiderose di cambiare vita. Padre Cosimo, poi, le indirizzò un gruppo di nove bambine del tutto impreparate a ricevere la Prima Comunione.

Nel 1667 Anna e la comunità che si andava formando attorno a lei traslocarono nuovamente. In quel periodo, insieme a padre Cosimo, cominciò a pensare agli scopi a cui doveva dedicarsi: accoglienza gratuita di bambine e ragazze in preparazione ai Sacramenti, di donne sprovviste di un direttore spirituale ma desiderose di entrare in monastero e di donne sposate che volessero seguire corsi di Esercizi spirituali.

Nel 1671 furono scelte, tra le quarantadue componenti della comunità, dodici donne, che furono denominate Convittrici del Bambino Gesù, in onore della forma di spiritualità che padre Cosimo prediligeva. Anna, nonostante si fosse opposta, venne eletta superiora.

Il 2 luglio 1672, all’epoca data della memoria della Visitazione della Vergine Maria, le Convittrici promisero di seguire i consigli evangelici ed emisero il voto di perseveranza nella congregazione. L’aumento delle attività e delle Convittrici persuase padre Cosimo a stendere una bozza di regolamento comune; intanto, scrisse una lettera nella quale suggeriva ai parroci romani di sostenere l’iniziativa.

Madre Anna, però, nel 1674 si ammalò in modo ancora più grave del solito. Partecipò per l’ultima volta alla Messa il giorno di Natale, poi chiese a padre Cosimo che venisse eletta una nuova superiora. Il 2 febbraio 1675 ricevette l’Unzione degli Infermi; si spense verso la mezzanotte dell’8 febbraio. Padre Cosimo, invece, morì il 26 ottobre 1694. Alcuni anni dopo cominciò il processo che condusse le Convittrici a diventare una congregazione religiosa vera e propria: nel 1928 cambiarono quindi nome in Suore Oblate del SS. Bambino Gesù.

La fase diocesana delle cause di beatificazione e canonizzazione su vita, virtù e fama di santità di madre Anna e padre Cosimo, considerati fondatori a pari merito e a pieno titolo, si è svolta dal 5 giugno 2015 al 31 maggio 2019; gli atti dell’inchiesta diocesana della prima sono stati convalidati il 20 novembre 2020.

I resti mortali della fondatrice riposano dal 1736 nell’ossario della chiesa del Bambino Gesù a Roma, in via Cavour 83, annessa alla casa generalizia delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù.

 

Cosa c’entra con me?

 

Nel 2014 ascoltavo con assiduità la trasmissione I Sempre Giovani su Radio Maria, condotta da Angelo Montonati: apprezzavo soprattutto come lui, con competenza giornalistica, illustrasse figure molto spesso a me poco note. Domenica 5 ottobre 2014 fu il turno di madre Anna e padre Cosimo: ammetto che m’incuriosì l’omonimia tra la prima e una cuoca diventata famosa per aver partecipato a vari programmi televisivi di cucina.

Non ricordo però particolari impressioni da quell’ascolto, se non che mi appuntai mentalmente di comprare la biografia che Montonati aveva annunciato, in quell’occasione, di aver scritto, della quale la pubblicazione era imminente. Alla fine, però, non l’ho comprata. È successo lo stesso anche quando ho visto l’uscita di un testo più agile, nella collana di cui avevo già parecchi volumi.

Quest’anno, però, è successo un fatto curioso. Tra febbraio e marzo, infatti, tra i post più letti del blog Una penna spuntata era comparso improvvisamente quello intitolato Chi sono le suore di “Ti spedisco in convento”?, risalente al 15 maggio 2019. Al momento della pubblicazione, l’avevo letto anch’io con molta curiosità: avevo infatti visto anch’io quel programma, alcuni mesi prima. Si trattava della versione doppiata in italiano, col tipico doppio audio che fa sentire anche le voci in lingua originale, di un programma inglese.

Negli ultimi tempi si era iniziato a parlare di un’importazione del format in Italia, in quanto è molto simile a quelle trasmissioni in cui alcuni giovani vengono calati in contesti distanti da quelli in cui vivono abitualmente, che si tratti di collegi dove i metodi educativi sono gli stessi di decenni fa o di caserme moderne, ma dalla disciplina stretta. Pensavo quindi che quel post fosse balzato tra i più letti proprio perché la versione italiana stava per essere messa in onda, o lo era già stata.

Proprio una settimana fa, esaminando la Rassegna Stampa curata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della mia diocesi, ho notato un articolo intitolato Se le cattive ragazze finiscono in convento, tratto dal Venerdì di Repubblica. L’ho aperto, ed ecco sotto i miei occhi la conferma alle mie ipotesi: la trasmissione italiana esisteva.

Come ho appurato con una breve ricerca online, era stata lanciata proprio quel giorno, su una piattaforma a pagamento. Non solo: il nome della congregazione coinvolta mi fece subito tornare alla mente la trasmissione alla radio e i due libri che avevo lasciato da tempo nella mia lista dei desideri.

Mi era subito venuta voglia di commentare il post di Lucia, ma non sapevo se menzionare le suore per nome e cognome oppure no. Ho quindi telefonato al convento, o meglio, alla Casa “La Culla”, che ora è una casa per ferie, in cui era stato girato il programma: mi ha risposto la superiora in persona, suor Mônica, che però al momento era impegnata, per cui ha preso il mio numero.

Un paio d’ore più tardi, ho ricevuto una telefonata: era l’Ufficio Stampa di Fremantle Media, la casa che si è occupata della produzione. L’incaricata mi ha suggerito di non mettere i nomi completi delle religiose, in quanto nella cartella stampa non erano indicati; se era per quello, non c’erano neanche i cognomi delle ragazze coinvolte.

La sera dopo, ho avuto una piacevole chiacchierata con suor Mônica. Le ho spiegato che non avevo cattive intenzioni e che, intanto, avevo commentato il post indicando solo il nome della congregazione e la località in cui sono state girate le quattro puntate. In più, avevo cominciato a pensare che fosse l’occasione giusta per procurarmi i due libri e qualche santino; mi rispose di rivolgermi alla sede di Roma.

Pochi minuti dopo aver concluso la telefonata, ho mandato un’e-mail alla Casa generalizia. Per giorni ho aspettato una risposta, finché non mi è venuto in mente di controllare la Posta indesiderata: mi aveva risposto suor Daniela, la superiora generale, anche lei presente nel programma televisivo. Mi è sembrata molto felice della mia idea e ha incaricato l’archivista di provvedere alla spedizione.

Pensavo di pubblicare anche qui il mio articolo, ma ha avuto una vetrina ben più ampia grazie al sito d’informazione religiosa Aleteia. 

Mi restava quindi da poter raccontare il mio legame coi fondatori. Non sapevo però se considerarli insieme, più o meno come le sei Suore delle Poverelle morte di ebola, ora Venerabili, oppure se esaminarli singolarmente.

Intanto mi sono arrivati i libri: li ho letti con attenzione, soprattutto quello di Montonati. Ho quindi pensato che, per non far passare troppo tempo dal successo del programma, poi passato in chiaro e concluso, fosse più il caso di presentare prima madre Anna e rimandare padre Cosimo alla Corona d’Avvento dei Testimoni 2021, così da approfondire la sua devozione a Gesù Bambino. Alla fine, però, presa da altri articoli, ho lasciato questo in bozza.

Ho scelto così anche per un’altra ragione. Leggendo come Anna avesse gradualmente cominciato a ricevere bambine e ragazze prive di considerazione della serietà con cui vivere la fede, ho ripensato alle vicissitudini delle suore di Sorrento: non mi sembravano così dissimili, a ben vedere. Lei per prima aveva capito come modellare il proprio carattere, tanto irrequieto, attraverso la preghiera e la meditazione degli insegnamenti di Gesù.

Ho poi riconosciuto alcune piccole affinità tra me e lei, anche se non sul campo educativo, che non mi è mai appartenuto del tutto: a causa del mio pessimo carattere, infatti, mi è stato precluso sin dalla prima giovinezza di poter fare anche solo l’aiuto-catechista, figurarsi di affidarmi un gruppo di ragazzi dalla preadolescenza in poi.

Anche a me, come faceva lei, piace circondarmi d’immagini che mi ricordano i misteri della fede, sebbene non avessi, prima dello scorso anno, un “angolo della preghiera” tutto mio, quanto piuttosto varie statuette o immaginette sparse per casa. Una forma un po’ desueta, forse, ma che  fa davvero parte del mio modo di credere.

Leggendo la biografia più grossa, poi, ho appurato che lei ha avuto dei trascorsi nel teatro parrocchiale quasi com’è successo a me: padre Cosimo, infatti, organizzò una rappresentazione teatrale, o meglio un “dialogo”, con le ragazze di Santa Maria in Campitelli, dov’era diventato parroco, per il 15 agosto 1661. Per questo, stabilì che le prove si svolgessero a casa di Anna, la quale non perse occasione per insegnare a pregare alle improvvisate attrici, ma anche a vivere delle piccole mortificazioni per far vivere la parte migliore di loro stesse. L’iniziativa riuscì così bene da venire replicata nel più classico periodo per recite e affini, quello natalizio, tanto caro a lei e al suo padre spirituale.

Infine, ho saputo pochi giorni fa che alcuni diciottenni del mio oratorio partiranno, proprio domani, per un cammino a piedi da Terni ad Assisi. Nella tappa di Orvieto saranno ospiti, per la notte, proprio dalle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù. Credo che il mio don non si sia troppo stupito, quando gli ho detto di avere una certa conoscenza anche del loro Istituto.


Cosa c’entra con san Giuseppe?


La devozione di Anna per san Giuseppe rimonta al periodo in cui era a servizio della marchesa Anna Maria Costaguti, moglie del nobile Gregorio Serlupi. Spesso maltrattata da lei per ragioni di gelosia e accusata ingiustamente di non svolgere bene i propri compiti, veniva di frequente chiusa in una stanzetta, quando i marchesi uscivano a passeggio; trascorreva allora il tempo piangendo e pregando.

In una di quelle occasioni, trovò in un cassetto un’immagine raffigurante il transito di san Giuseppe e iniziò a invocarlo particolarmente, tanto da attribuirgli il cambio di mentalità della padrona. Allora promise che avrebbe fatto dipingere un quadro che raffigurasse lo stesso soggetto.

Negli anni successivi, quando cominciò a formarsi la comunità che divenne poi il gruppo delle Convittrici, madre Anna si rivolse costantemente a san Giuseppe, specialmente per poter trovare una casa adatta per le compagne e per quante volevano trascorrere tempi di ritiro presso di loro.

La spiritualità a cui fu indirizzata da padre Cosimo, ossia quella di “nutrice” di Gesù Bambino, non poteva avere poi modello più alto, a parte, ovviamente, quello della Madre di Dio.


Il suo Vangelo


Lo stile di testimonianza di madre Anna ha elementi che sembrano sorpassati e altri che, di converso, appaiono molto vicini a noi. Ai primi appartengono tutti quei mezzi adoperati per disciplinarsi, mentre ai secondi è ravvicinabile la scelta di consacrarsi a Dio non vivendo nel chiostro. Le vicissitudini storiche hanno portato le Convittrici ad assumere prima la Regola di Sant’Agostino (pur senza tralasciare le norme stabilite dal fondatore), poi a diventare un Istituto vero e proprio; salvo l’abito comune, in effetti, erano forse più ravvicinabili a un Istituto secolare.

Il messaggio più universale che deriva dalla sua esperienza, invece, credo che sia l’importanza di comprendere e trasmettere a chi ne è digiuno o dimentico gli elementi della fede: questa consapevolezza fu da lei vissuta come una chiamata ricevuta da Dio, da interpretare tramite le indicazioni del direttore spirituale.

Nelle biografie che ho consultato non ho trovato qualche frase o espressione tipica di lei. Sui siti dell’Istituto, invece, ne ho trovata una che corrisponde alla serietà con cui aveva assunto il proprio compito:


Padre, mi lasci piangere, che questa è l’unica mia allegrezza e contentezza: pigliare il Bambino nelle braccia, stringerlo al seno e baciarlo e piangere i miei peccati e le mie ingratitudini e fare il simile a piedi di Gesù Cristo, stringendolo, baciandolo, bagnandolo con le lacrime.


Ancora più aderente mi sembra un pensiero di padre Cosimo, contenuto nelle Regole primitive, che cito secondo la versione in lingua moderna proposta nel testo di Montonati. Non si addice solo a lei, ma anche a quanto suor Daniela, suor Mônica e consorelle hanno cercato di far capire a Emy e alle altre ragazze (ma vale anche per le Suore Oblate impegnate nella scuola dell’infanzia, ad esempio), eredi di coloro alle quali madre Anna si dedicò interamente:


Tutto il mondo cristiano è una sola casa di Dio e tutti i suoi abitatori e abitatrici sono nostri fratelli e sorelle per ciascuno dei quali chiunque conosce il prezzo infinito col quale è stata ricomprata da Gesù ogni anima, dovrebbe esporre se stesso a qualsiasi fatica, pericolo e sbaraglio affinché non se ne perdesse una sola.


Spero che i diciottenni del mio oratorio vengano accolti, durante il loro cammino, con questo stesso spirito.


Per saperne di più

 

Angelo Montonati, La Betlem degli ultimi nella Roma del Seicento – Anna Moroni e padre Cosimo Berlinsani, Servi di Dio e Fondatori delle Suore Oblate del Bambino Gesù, San Paolo 2014, pp. 192, € 14,50.

Biografia uscita a ridosso del quarto centenario della nascita di madre Anna e nell’imminenza dell’avvio della sua causa e di quella di padre Cosimo.

 

Massimiliano Taroni, Servi di Dio Anna Moroni e Padre Cosimo Berlinsani – Fondatori delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù, Velar 2019, pp. 48, € 3,50.

Biografia breve uscita nel quarto centenario della nascita di padre Cosimo.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù

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