Madre Agostina di Gesù: dentro e fuori dal Cuore di Dio per educare i piccoli

Adattamento di un ritratto di madre Agostina,
opera del pittore Felix Semyonov

Chi è?

 

Ida Maria Vittoria Cassi nacque a Firenze il 17 marzo 1864, secondogenita di Pietro Cassi, calzolaio, e Serafina Adele Masi. Fu educata alla vita e alla fede principalmente da sua madre e, successivamente, frequentò le scuole tenute nel quartiere di Barbano dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Nel 1883, insieme alla madre e alla sorella minore, si trasferì a Roma (suo padre era morto il 14 febbraio 1876, mentre la figlia maggiore si era sposata e altri due figli maschi erano in collegio). Frequentò l’educandato delle Suore di Carità del Buono e Perpetuo Soccorso, la cui fondatrice era in buoni rapporti con le Suore del Patrocinio di San Giuseppe (oggi Suore di Gesù Redentore), tanto da segnalare loro le alunne più promettenti. Ida era tra queste, come si accorse perfino il Papa, Leone XIII.

Il 2 agosto 1887 fece domanda scritta per essere ammessa come postulante tra le Suore del Patrocinio. Il 24 ottobre 1887, con la vestizione religiosa, prese il nome di suor Agostina della Volontà di Dio. Il 2 gennaio dell’anno dopo, invece, emise la prima professione.

Fu immediatamente mandata a Montefalcione, in provincia di Avellino e diocesi di Benevento, per occuparsi, con altre consorelle, della prima opera della giovane congregazione al di fuori di Roma. Inizialmente fu maestra supplente per contrasti con le autorità civili locali, ma venne promossa a direttrice dell’intera scuola, una volta che emersero le sue reali qualità.

Il 24 settembre 1891 suor Agostina professò i voti perpetui, ma poco dopo contrasse una forma di meningite cerebro-spinale. Ormai sul letto di morte, poco dopo aver ricevuto i Sacramenti dei moribondi, fu vista come se parlasse con una persona che solo lei aveva davanti agli occhi, mentre la stanza dove si trovava s’illuminò di una luce eccezionale, scomparsa la quale, suor Agostina affermò di sentirsi meglio. Solo a poche persone confidò di aver visto la Madonna, o meglio, Nostra Signora del Sacro Cuore, com’era venerata nella chiesa parrocchiale di Montefalcione, che le ordinava di consacrarle delle figlie.

Il cardinale arcivescovo di Benevento, Camillo Siciliano dei marchesi Di Rende, l’orientò a fondare una nuova congregazione religiosa, non ad accrescere, come lei pensava, il numero delle socie delle Figlie di Maria, che già seguiva in parrocchia.

Lui stesso operò per ottenere, senza esito, una fusione della comunità nascente con quella delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore d’Issoudun, fondate da padre Jules Chevalier (per il quale è in corso la causa di beatificazione): a quest’ultimo, peraltro, si doveva anche l’ideazione dell’iconografia dell’immagine che il cardinale, già Nunzio apostolico in Francia, aveva portato a Benevento.

La data di fondazione effettiva fu il 15 settembre 1892, mentre l’indirizzo specifico della congregazione fu così delineato: convertire la società al Cuore di Gesù ed educare i bambini, specie quelli orfani e poveri.

Suor Agostina, ormai madre fondatrice, aveva cercato chiarimenti presso la superiora generale delle Suore del Patrocinio, madre Raffaella della Croce, ma senza riuscirci. Grazie all’interessamento di un benefattore, ottenne un nuovo incarico a Palma Campania, dove trasferì la casa madre e generalizia della congregazione. Accettò numerose opere e ne fondò di altre, mentre continuavano ad arrivare aspiranti che condividevano il suo ideale. Nel 1911, per ragioni logistiche, spostò la sede generalizia a Napoli.

Si prodigò per ottenere il riconoscimento ecclesiale, accettando anche due visite apostoliche, nel 1913 e nel 1918. Quest’ultima, però, riscontrò carenze nella formazione delle giovani suore e una scarsa capacità di governo da parte della fondatrice: veniva quindi richiesto di deporla dal suo incarico. Madre Agostina accettò allora di ritirarsi nella casa di Varlungo, in provincia e diocesi di Firenze, rimanendo però madre generale emerita.

Affetta da diabete e debilitata da una cardiopatia senile, ebbe un ultimo attacco il 7 luglio 1921, poco dopo essersi intrattenuta con gli orfani che vivevano nella comunità di Varlungo; morì pochi istanti dopo aver ricevuto gli ultimi Sacramenti.

L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per la verifica dell’esercizio delle virtù eroiche, si svolse presso la diocesi di Porto-Santa Rufina (nel cui territorio, precisamente in via Cassia 1826 nel comune di Roma, era stata nuovamente trasferita la casa generalizia), concludendosi il 17 marzo 2000. I resti mortali di madre Agostina riposano invece nella cappella delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore a Roma, in via Alessandro Brisse 22.

 

Cosa c’entra con me?

 

Una mia cugina di Portici mi fece avere, quando avevo otto o nove anni, dei santini presi durante un ritiro spirituale. Non ricordo se fossero all’interno di uno degli abituali “pacchi da giù” in cui una delle nostre zie inviava alla mia famiglia al Nord salumi, formaggi e non solo, o se, più comunemente, me li avesse dati di persona.

In ogni caso, ricordo che erano un paio d’immaginette di Nostra Signora del Sacro Cuore e una di madre Agostina. Quest’ultima ammetto che non mi piacque granché: forse era per il fatto che, all’epoca, credevo ancora che non bisognasse ricorrere all’intercessione di un Servo di Dio perché offriva meno garanzie rispetto a quella di un Beato o di un Santo riconosciuto.

Nel 2012, quando stavo preparando il mio trasloco nella nuova casa dove avrei vissuto coi miei genitori, quelle immagini saltarono nuovamente fuori. Mi venne quindi naturale verificare se santiebeati avesse un profilo biografico di madre Agostina: era un personaggio italiano, quindi le probabilità erano piuttosto alte. In realtà, come appurai subito, era del tutto assente.

Proseguii le ricerche digitali e trovai quello che all’epoca era il sito ufficiale delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore. Lì era presente una biografia da scaricare, a cui attinsi pienamente. In quel modo, quell’austera figura presente sul santino mi risultò molto più simpatica, specie negli anni della prima infanzia, che videro l’inizio della sua attrazione per l’Eucaristia, di cui sua madre era stata pienamente consapevole.

Sul sito e sul santino c’era il numero telefonico della casa generalizia, a cui mi rivolsi quasi immediatamente. Mi fu passata una certa suor Teresa, che si fece carico di esaminare il mio articolo e, per un eventuale controllo, di sottoporlo alla postulatrice. Tuttavia, dopo mesi, poi anni di attesa, non ebbi più notizie.

Il mese scorso, sul numero 24/2021 del settimanale Maria con te, ho letto un articolo sulle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore. Ho subito riconosciuto madre Agostina e ho appreso che le sue spoglie non erano nella sede generalizia di via Cassia, come credevo, ma in un’altra via di Roma, presso quella che era stata la seconda sede generalizia dopo Napoli.

Immaginando che le religiose di quella casa avrebbero potuto aiutarmi, la settimana scorsa ho telefonato. La suora che mi ha risposto mi ha però fornito il numero della superiora generale, che aveva lo stesso nome di quella a cui mi ero rivolta nove anni fa; in effetti, era proprio lei. Rinnovò la sua promessa, ma mi fece presente che era appena uscita una nuova biografia; a quel punto, mi conveniva farmela spedire, insieme a qualche santino, che questa volta non avrei snobbato.

Mi è arrivato tutto questo lunedì. Come immaginavo, il mio articolo aveva molti punti divergenti con quel volumetto: di conseguenza, l’ho rifatto quasi daccapo. Speravo di poterlo pubblicare nel giorno giusto della nascita al Cielo di madre Agostina, ma non ho fatto in tempo.

Quel che più mi ha colpito di lei è stato l’ardore con cui ha moltiplicato opere e case, che forse è stato frainteso dal visitatore apostolico. Due personalità zelanti si sono scontrate: lei, che voleva compiere pienamente l’ordine ricevuto dalla visione della Madonna, e padre Wirth, il quale doveva esercitare le funzioni di controllo per garantire la sopravvivenza di una congregazione ancora giovane.

In questo modo, a madre Agostina è toccato quanto è capitato ad altri fondatori e fondatrici, costretti a lasciare in mani altrui il lavoro iniziato. Almeno, però, le è stato concesso di continuare a scrivere alle sue Figlie.

Inoltre, la trovo particolarmente simile alla Beata Clelia Merloni, perché anche quest’ultima, già religiosa in un’altra congregazione, durante una malattia che l’aveva condotta in fin di vita, aveva capito che Dio voleva per mezzo suo la fondazione di qualcosa di nuovo.

Nella sua vita, in verità, Ida aveva avuto a che fare con realtà recentissimamente fondate: le Suore di Gesù Redentore in cui entrò, ma ancor prima le Suore di Carità del Buono e Perpetuo Soccorso. Stando alla biografia che ho appena ricevuto, lei non ha conosciuto la fondatrice delle prime, Victorine Le Dieu, in religione suor Marie-Joseph de Jésus (se ho capito bene, le sue suore usano il nome di religione in francese anche nelle comunità italiane, quindi mi adeguo), ma quella delle seconde, madre Maria Agostina di Gesù, nata Caroline-Françoise-Adelaide Lenferna de Laresle.

Mi viene da pensare che il suo nome di religione sia derivante dai buoni rapporti che intercorrevano tra le due fondatrici nonché quasi vicine di casa, anche loro avviate verso gli altari. Peraltro, qui e qui c’è un palese fraintendimento: nella prima pagina c’è un’immagine che raffigura madre Cassi, mentre nella seconda, a lei dedicata, è riprodotto un santino di madre Lenferna de Laresle.

Mentre raccoglievo materiale per questo post, ho trovato il film Mistica colomba, dedicato proprio a madre Agostina Cassi. È diviso in una playlist che ripropongo qui sotto.

 

 

Cosa c’entra con san Giuseppe?

 

Il rapporto tra madre Agostina e san Giuseppe è caratterizzato da un profondo affidamento alla sua intercessione. È accertato che, mentre viaggiava in carrozza verso il paese di San Giuseppe Vesuviano (che ben conosco, come raccontavo qui), ebbe un incidente: la vettura travolse per sbaglio un ragazzo sul ciglio della strada, quindi si rovesciò e cadde in una scarpata. La religiosa invocò immediatamente san Giuseppe: nessuno dei presenti si ferì, nemmeno il cavallo.

A lui, o meglio a una sua statua, andò poi il suo sguardo, accompagnato da un inchino, nel momento stesso in cui ebbe il malore che era indizio della sua imminente morte.

 

Il suo Vangelo

 

Il modo originale con cui madre Agostina ha vissuto il Vangelo passa per un’attenzione ai più piccoli in zone dove l’educazione era scarsa o carente. Il suo intervento aveva il sapore della novità, ragione per cui era ostacolato dalle autorità civili, oltre che per motivazioni politico-religiose. Il suo impegno non era però improvvisato, come dimostrano gli attestati di abilitazione ricevuti in sede ufficiale.

Ha quindi interpretato gli insegnamenti di padre Chevalier riguardo il Sacro Cuore di Gesù e il rapporto di esso con la Vergine Maria in maniera da farlo corrispondere alle necessità a cui lei sentiva di andare incontro, impegnandosi a imparare dagli errori (forse è per questo che, dopo l’esperienza di Montefalcione, stabilì che la sua congregazione non avesse case di proprietà, ma si accontentasse di quelle offerte dalle parrocchie o dalle diocesi) e ricorrendo con fiducia alla Presenza eucaristica.

Tutto questo senza mai smettere di essere madre anche per le Figlie che la Madonna le aveva affidato. In quella che è nota come la Lettera dei cinque ricordi, diede loro queste raccomandazioni: avere Dio presente in tutto; mantenere una retta intenzione nell’operare; considerare il Crocifisso come modello; impegnarsi a operare, soffrire e tacere; amare e imitare Maria Santissima, considerata Maestra delle novizie.

Prima ancora, aveva scritto, con un pizzico di arguzia toscana:

Ebbene, figlie mie, fatevi sante, operando unicamente per Iddio. È Lui che dobbiamo contentare e, contento lui, contenti tutti.

A cent’anni dalla morte della fondatrice, le Figlie di madre Agostina continuano a cercare di far contento Dio e il prossimo anche in terre lontane come lo Sri Lanka e la Repubblica Democratica del Congo, oltre che nelle case italiane rimaste.

 

Per saperne di più

 

Massimiliano Taroni, Serva di Dio Madre Agostina di Gesù – Ida Cassi – Fondatrice delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, Velar 2021, pp. 48, € 5,00.

La biografia appena uscita, che delinea vita e spiritualità di madre Agostina.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore

Sito della Scuola dell’infanzia e primaria paritaria delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore in via Brisse a Roma

Sito della casa per ferie Casa Nostra Signora di Roma

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