Odete Vidal Cardoso: la tenerezza eucaristica di una piccola amica dei poveri (Corona d’Avvento dei Testimoni 2021 #2)

La foto più famosa di Odete,
risalente al 1939, prima della malattia (fonte)
Chi è?

Odete Vidal Cardoso nacque a Rio de Janeiro, precisamente nel quartiere di Madureira, il 18 febbraio 1931, ma per anni si è creduto che fosse nata il 15 settembre 1930, perché a sua madre, Thereza Vidal detta Alice, piaceva molto quella data, che corrisponde alla memoria liturgica della Madonna Addolorata.

Quasi non conobbe suo padre, Augusto Cardoso Ferreira, commerciante di bestiame, morto durante un viaggio di lavoro. La madre si risposò con un suo socio in affari, Francisco Rodrigues de Oliveira, che accolse la bambina come se fosse figlia propria. Dal primo matrimonio la madre aveva avuto, dopo di lei, due gemelli, Joaquim e Carlos, morti prima di compiere un anno a causa della difterite. La seconda unione fu invece senza figli.

Accompagnata dalla madre, Odete imparò a pregare, a incontrare i poveri e a partecipare alla Messa, anche se non poteva ancora fare la Prima Comunione. Iscritta a scuola nel collegio delle Religiose di Nostra Signora di Sion, fu preparata ai Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana presso le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli nel collegio dell’Immacolata Concezione a Botafogo, altro quartiere di Rio de Janeiro.

Il 15 agosto 1937 si accostò per la prima volta all’Eucaristia, momentaneamente priva della febbre che da qualche tempo le si stava manifestando. L’8 ottobre 1939 si sentì male a casa e a scuola: riportata indietro, le fu diagnosticato il tifo.

Nei quarantanove giorni successivi, non fu mai vista turbata, ma solo preoccupata di ricevere quotidianamente la Comunione. Data la gravità della situazione, le fu impartita la Cresima e, successivamente, l'Unzione degli Infermi. 

Odete morì poco dopo le sette del mattino del 25 novembre 1939, in casa sua, un’ora circa dopo l’ultima Comunione.

L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione si è svolta presso la diocesi di San Sebastiano di Rio de Janeiro dal 18 gennaio 2013 al 17 gennaio 2015; la sua Positio super virtutibus è stata consegnata nel 2019. Il 25 novembre 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Odetinha, come la chiamano i suoi devoti in Brasile e non solo, veniva dichiarata Venerabile.

I suoi resti mortali riposano dal 20 gennaio 2013 nella chiesa del collegio dell’Immacolata Concezione a Botafogo, poi diventata basilica.

 

Cosa c’entra con me?

 

Non ricordo il giorno preciso in cui sono entrata in contatto per la prima volta con la storia di Odete. Credo però che fosse almeno il febbraio 2018, quando ho visto l’uscita di un libro su di lei.

In verità, il sottotitolo non mi attraeva molto, perché riconduceva la sua vicenda nel filone dei mistici o presunti tali, su cui non amo concentrarmi. Tuttavia, ho pensato che non sarebbe stato male approfondirla, se non altro perché proveniva dal Brasile ed era molto meno nota di tanti altri bambini suoi contemporanei e in fama di santità.

Un minimo di curiosità in più mi è arrivato proprio quest’anno, tramite un articolo di Andrea Maniglia sul numero 34 (del 21 agosto 2021) di Maria con te, dov’era messo in risalto, dato il taglio della rivista, il suo rapporto speciale con la Madonna. Forse era arrivato il momento giusto per dare il via a quell’approfondimento.

L’altro tassello è arrivato pochi giorni dopo, grazie a uno sconto su un sito specializzato nella vendita online di libri, dischi e giocattoli: il libro su di lei e altri della medesima collana costavano meno della metà del prezzo di copertina. Ancora una volta, quindi, l’idea di essere sobria negli acquisti anche di volumi che potrebbero essermi utili è venuta meno.

Effettivamente, è stata un’ottima scelta. La biografia dava infatti molto spazio agli eventi particolari della vita di Odete, ma descriveva anche con efficacia quelli più comuni: i giochi, la scuola, le amicizie, insieme all’ambiente familiare in cui era stata allevata, comprese le relazioni con i membri della servitù.

Immediatamente, è scattato in me un parallelismo tra lei e un’altra bambina Venerabile, la romana Antonietta Meo. Erano più o meno coetanee, avendo due mesi circa di differenza quanto alla data di nascita, sebbene Antonietta sia vissuta due anni in meno di lei. Tutte e due provenivano da famiglie abbienti e avevano frequentato scuole rette da religiosi, il cui contributo è stato fondamentale per la loro maturazione spirituale non comune (almeno per chi non frequenta vite di Santi e affini, s’intende).

Il racconto di testimoni loro contemporanei è anch’esso ricco di elementi comuni, riguardo i loro modi di rapportarsi a Dio e ai Santi, oltre che alla Vergine, che nella piccola romana si è espresso tramite lettere e piccoli pensieri spirituali, anche scritti di suo pugno. Infine, tutte e due le bambine hanno ricevuto soprannomi con cui ancora oggi sono chiamate, con un affetto mai venuto meno: “Nennolina” (ma il suo attuale biografo afferma che ad Antonietta piacesse molto di più il suo nome completo) e “Odetinha”.

Oltre a questa relazione, c’è quella tra Odete e almeno due figure di Santi canonizzati, cui anch’io sono affezionata. Anzitutto san Tarcisio, il martire romano che custodì fino all’ultimo il Mistero eucaristico che gli era stato affidato da portare ai cristiani prigionieri.

L’amore per l’Eucaristia, da parte della bambina brasiliana, era tanto intenso da portarla non solo ad abbracciare sua madre, dopo che quest’ultima si era comunicata, ma anche dall’affermare di vedere Gesù Bambino sorriderle dall’altare, quando andavano insieme a Messa.

La Prima Comunione, ricevuta leggermente in anticipo sull’età prescritta al tempo grazie a padre Afonso (se lei è Odete con una sola “t”, lui invece è Afonso senza la “l”; almeno, così leggo nella biografia) Maria Germe, sacerdote vincenziano, cappellano del collegio dell’Immacolata, ha rappresentato un passo in più verso l’unione intima col Signore, per non dire la forza nella difficoltà che aveva iniziato a palesarsi, con le prime avvisaglie del tifo. A letto, proprio come in quel giorno tanto importante, era vista raccogliersi senza finzioni, ma per concentrarsi meglio e dire al Signore ciò a cui davvero teneva.

Di san Tarcisio aveva anche una statuetta sul suo comodino, a cui guardava spesso. Un’altra statua è segno del suo affetto per santa Teresa di Gesù Bambino, che si vede specie in alcune foto: una nella quale è in posa con l’abito della Prima Comunione e una in cui, invece, è allettata.

Alcune delle ultime parole di quella Santa furono anche tra i suoi impegni estremi: «Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra». Oggi fanno parte di quella «Coroncina d’Amore» («Terço de Amor») che i devoti di Odetinha recitano in suo onore soprattutto il 25 del mese: vanno pregate sui grani grossi di un comune Rosario, mentre su quelli piccoli va ripetuto «Mio Gesù, ti amo», la preghiera minuscola che fu udita pronunciare una sera, mentre i suoi familiari recitavano il Rosario. Per finire, sugli ultimi tre grani, va quest’invocazione: «Mio Gesù, benedicimi, santificami, riempi il mio cuore del tuo amore».

Terminata la lettura, ho pensato bene di dedicare a Odete un articolo per la rubrica che mi sono ritagliata sulla rivista degli Amici del Venerabile Silvio Dissegna, col permesso dei redattori principali, riguardante bambini e ragazzi esemplari (al massimo di dodici anni, ma ho io stessa compiuto almeno un paio di strappi alla regola).

Credevo infatti che fosse meglio produrre qualcosa di originale, invece di copiare in modo pedissequo articoli preesistenti. In effetti dovrei riprendere anche qua i miei pezzi, come faccio per quelli su Sacro Cuore VIVERE, ma preferisco di no: prima o poi vorrei parlare più estesamente del mio legame con quei giovanissimi Testimoni, non solo trovare i parallelismi tra loro e il protagonista della rivista.

Mentre rileggevo l’articolo di Maniglia e verificavo a che punto fosse la causa, ho letto che la Positio era stata consegnata appena due anni fa. Forse mi sarebbe convenuto aspettare ancora e pubblicare il mio contributo se e quando sarebbe stato promulgato il decreto sulle virtù eroiche, ma ormai avevo dato la mia parola, la scadenza era imminente e, per giunta, non avevo nulla di pronto in alternativa.

L’articolo è quindi uscito sul numero di ottobre di quel periodico, ma proprio pochi giorni fa, davvero a sorpresa, ho saputo che Odete era stata dichiarata Venerabile; mi sono accorta solo ora che il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto a ottantadue anni esatti dalla sua morte, nonché di aver indicato il mese sbagliato nel mio articolo e che la basilica di Botafogo non è santuario.

In sé la notizia mi ha rallegrata, ma mi è allo stesso tempo dispiaciuto di aver agito tanto affrettatamente. Spero che qualcuno dei lettori si sia ricordato di lei e sia andato a ripescare la rivista.

 

Cosa c’entra con san Giuseppe?

 

È l’ultima volta che aggiungo questo paragrafo ai post di tipo classico: l’Anno di San Giuseppe, infatti, si conclude questo mercoledì.

In questo articolo è riportata una dichiarazione nella quale Odete si rammaricava che san Giuseppe non fosse abbastanza tenuto in considerazione, nonostante avesse fatto tanto per la Sacra Famiglia.

Viene da pensare  che da lui abbia assimilato l’atteggiamento di tenerezza che ebbe per tutti i membri della propria famiglia: i genitori anzitutto, ma anche Maria Helena de Araujo, un’orfana di poco più grande di lei, che le fece da compagna di giochi, sorella acquisita e tata.

Indirizzata dalla madre a visitare gli orfani, i malati abbandonati e gli anziani negli ospizi, non riusciva a trattenersi di fronte a loro: li baciava, condivideva quanto aveva e si sentiva quasi in imbarazzo, come anche nei riguardi delle compagne di scuola, nell’essere stata riempita di doni e di beni materiali, quando tanti ne erano invece privi.

 

Il suo Vangelo

 

Prima ancora della notizia del decreto, avevo già in mente d’includere Odetinha nella mia Corona d’Avvento dei Testimoni perché, nella sua biografia, avevo trovato elementi che mi permettevano di capire che lei ha vissuto il Natale in modo davvero personale e intenso, specie l’ultimo, quello del 1938.

Scrisse infatti un biglietto al suo “papino” Francisco, con i suoi auguri, poi chiese a lui e alla mamma di poter avere alla loro stessa mensa i domestici, in occasione della festa. 

Una di essi, una donna anziana di colore, si sentiva fuori posto perché non era vestita bene. La bambina ebbe per lei un nuovo gesto delicato: risolse la questione legandole i capelli bianchi con un nastrino. Infine, si divertì a brindare con ciascuna domestica, anche se ovviamente, essendo ancora piccola, non beveva alcolici.

Anche lei, seppur non in modo continuativo e prolifico come Nennolina, scrisse a Gesù Bambino, nello stesso Natale 1938:

Bambino Gesù mio, sarei voluta essere a Betlem quando Gesù è nato, non avrei lasciato soffrisse freddo, lo avrei nascosto nel mio cuoricino, lo avrei stretto tra le mie braccia. O Gesù, non avresti sentito freddo.

In realtà lo aveva già nel cuore ed era pronta a donarlo sia, come ho già detto, alle persone di casa, sia ai poveri, suoi veri amici.

 

Per saperne di più

 

Gaetano Passarelli, Odete Vidal Cardoso di Rio de Janeiro – La piccola mistica, Graphe.it Edizioni 2018, pp. 138, € 10,00.

La biografia a cui ho fatto riferimento, basata sul primo testo biografico su di lei e aggiornata alla conclusione dell’inchiesta diocesana.

 

Su Internet

 

Profilo sul sito della Postulazione che si occupa della sua e di altre cause

Profilo sul sito della Congregazione delle Cause dei Santi

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