Padre Cosimo Berlinsani, una guida che insegna a offrirsi al Bambino Gesù (Corona d’Avvento dei Testimoni 2021 #4)

Scuola romana,
Ritratto di Cosimo Berlinsani (sec. XVII),
Roma, Curia generalizia
delle Oblate del Bambino Gesù
(fonte)


NOTA BENE: come indico sotto, Anna Moroni e le sue prime compagne non erano suore come le intendiamo noi, perché non professarono i voti religiosi. Le sue eredi spirituali, però, la chiamano ugualmente “madre” e così faccio anch’io, dalla fondazione delle Convittrici di Gesù Bambino in poi.

 

Chi è?

 

Cosimo Berlinsani nacque a Lucca il 12 dicembre 1619, figlio di Vincenzo Berlinsani e Camilla Pinocci. Per alcuni anni lavorò come speziale, quindi, nel 1637, intraprese gli studi teologici presso il Seminario della Cattedrale di Lucca. Fu ordinato sacerdote il 25 ottobre 1642.

Si trasferì quindi a Roma, dove risiedeva Ludovico, suo fratello, di professione medico. Attratto dalla vita dei Chierici Regolari della Madre di Dio, congregazione fondata dal suo concittadino padre Giovanni Leonardi (canonizzato nel 1938), chiese di entrare tra di loro. Il 25 marzo 1643 vestì l’abito del loro Ordine, mentre nel 1645 professò i voti religiosi.

Fu destinato alla parrocchia di Santa Maria in Campitelli, dove svolse con cura tutti gli incarichi che gli furono affidati, da quello iniziale di sacrestano a quello di parroco. Riservava molto tempo alla direzione spirituale e alle confessioni, specie dal 1649, quando i superiori gli diedero quel compito particolare.

Lo stesso anno incontrò per la prima volta Anna Moroni, che in quel periodo era a servizio della marchesa Anna Maria Costaguti Serlupi, il cui palazzo era proprio di fronte a Santa Maria in Campitelli. Padre Cosimo si rese subito conto di aver a che fare con una donna desiderosa di servire Dio, ma impedita a scegliere la vita consacrata anche per ragioni di salute: decise quindi di mettere alla prova la sincerità delle sue intenzioni.

Per aiutare lei, la marchesa e le altre donne che ricorrevano ai suoi consigli spirituali, padre Cosimo diede alle stampe, nel 1656, un piccolo libro, intitolato La nutrice spirituale del bambino Gesù, nel quale indicava come prendersi cura di Gesù Bambino tramite preghiere, meditazioni e atti d’amore. Allo stesso tempo, indirizzò ad Anna alcune donne che volevano cambiare vita.

Il momento decisivo avvenne però quando si presentarono al suo confessionale alcune bambine, incaricate da una signora di fare la Comunione e di pregare per lei, ma dietro un compenso in denaro. Padre Cosimo comprese allora che Anna, insieme alla piccola comunità che stava iniziando a radunarsi attorno a lei, avrebbe dovuto occuparsi proprio di preparare le bambine e le ragazze ai Sacramenti, nonché di aiutare donne adulte nella loro vita spirituale, sia che scegliessero il monastero, sia che restassero nel mondo.

Nel 1671 furono scelte, tra le quarantadue componenti della comunità, dodici donne, che furono denominate Convittrici del Bambino Gesù. Anna, nonostante si fosse opposta, venne eletta superiora. Il 2 luglio 1672, all’epoca data della memoria della Visitazione della Vergine Maria, le Convittrici promisero di seguire i consigli evangelici ed emisero il voto di perseveranza nella congregazione.

L’aumento delle attività e delle Convittrici stesse persuase padre Cosimo a stendere una bozza di regolamento comune; intanto, scrisse una lettera nella quale suggeriva ai parroci romani di sostenere l’iniziativa.

Madre Anna, però, nel 1674 si ammalò in modo ancora più grave del solito. Partecipò per l’ultima volta alla Messa il giorno di Natale, poi chiese a padre Cosimo che venisse eletta una nuova superiora. Il 2 febbraio 1675 ricevette l’Unzione degli Infermi; si spense verso la mezzanotte dell’8 febbraio.

Dopo la morte della fondatrice, padre Cosimo continuò a essere visitatore (superiore ecclesiastico) delle Convittrici. Nel 1683, tuttavia, gli venne concesso di andare da loro solo una volta al mese, perché, nelle Costituzioni dell’Ordine della Madre di Dio, era proibito ai membri di prendersi cura di monache, come anche di essere loro confessore ordinario. Pur essendo le Convittrici laiche di fatto, obbedì agli ordini del suo nuovo superiore, il quale, però, comprese di non dover interrompere quel legame così solido e ritirò l’ordine dopo un anno.

Negli anni seguenti, padre Cosimo collaborò alla diffusione della loro forma di vita, portando all’apertura di nuove comunità anche al di fuori di Roma, tutte autonome dal punto di vista giuridico. Nel 1693 si dimise dalla carica di visitatore, affidando però le Convittrici ai confratelli del suo Ordine.

Morì il 26 ottobre 1694. Alcuni anni dopo cominciò il processo che condusse le Convittrici a diventare una congregazione religiosa vera e propria: nel 1928 cambiarono quindi nome in Suore Oblate del SS. Bambino Gesù.

La fase diocesana delle cause di beatificazione e canonizzazione su vita, virtù e fama di santità di madre Anna e padre Cosimo, considerati fondatori a pari merito e a pieno titolo, si è svolta dal 5 giugno 2015 al 31 maggio 2019; gli atti dell’inchiesta diocesana del secondo sono stati convalidati il 21 aprile 2021.

I resti mortali di padre Cosimo riposano nella chiesa di Santa Maria in Campitelli, in piazza Campitelli 9 a Roma.

 

Cosa c’entra con me?

 

Nel 2014 ascoltavo con assiduità la trasmissione I Sempre Giovani su Radio Maria, condotta da Angelo Montonati: apprezzavo soprattutto come lui, con competenza giornalistica, illustrasse figure molto spesso a me poco note. Domenica 5 ottobre 2014 fu il turno di padre Cosimo e madre Anna: ammetto che m’incuriosì l’omonimia tra la seconda e una cuoca diventata famosa per aver partecipato a vari programmi televisivi di cucina.

Non ricordo però particolari impressioni da quell’ascolto, se non che mi appuntai mentalmente di comprare la biografia che Montonati aveva annunciato, in quell’occasione, di aver scritto, della quale la pubblicazione era imminente. Alla fine, però, non l’ho comprata. È successo lo stesso anche quando ho visto l’uscita di un testo più agile, nella collana di cui avevo già parecchi volumi.

Quest’anno, però, è successo un fatto curioso. Tra febbraio e marzo, infatti, tra i post più letti del blog Una penna spuntata era comparso improvvisamente quello intitolato Chi sono le suore di “Ti spedisco in convento”?, risalente al 15 maggio 2019. Al momento della pubblicazione, l’avevo letto anch’io con molta curiosità: avevo infatti visto anch’io quel programma, alcuni mesi prima. Si trattava della versione doppiata in italiano, col tipico doppio audio che fa sentire anche le voci in lingua originale, di un programma inglese.

Negli ultimi tempi si era iniziato a parlare di un’importazione del format in Italia, in quanto è molto simile a quelle trasmissioni in cui alcuni giovani vengono calati in contesti distanti da quelli in cui vivono abitualmente, che si tratti di collegi dove i metodi educativi sono gli stessi di decenni fa o di caserme moderne, ma dalla disciplina stretta. Pensavo quindi che quel post fosse balzato tra i più letti proprio perché la versione italiana stava per essere messa in onda, o lo era già stata.

Ad aprile, esaminando la Rassegna Stampa curata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della mia diocesi, ho notato un articolo intitolato Se le cattive ragazze finiscono in convento, tratto dal Venerdì di Repubblica. L’ho aperto, ed ecco sotto i miei occhi la conferma alle mie ipotesi: la trasmissione italiana esisteva.

Come ho appurato con una breve ricerca online, era stata lanciata proprio quel giorno, su una piattaforma a pagamento. Non solo: il nome della congregazione coinvolta mi fece subito tornare alla mente la trasmissione alla radio e i due libri che avevo lasciato da tempo nella mia lista dei desideri.

Mi era subito venuta voglia di commentare il post di Lucia, ma non sapevo se menzionare le suore per nome e cognome oppure no. Ho quindi telefonato al convento, o meglio, alla Casa “La Culla”, che ora è una casa per ferie, in cui era stato girato il programma: mi ha risposto la superiora in persona, suor Mônica, che però al momento era impegnata, per cui ha preso il mio numero.

Un paio d’ore più tardi, ho ricevuto una telefonata: era l’Ufficio Stampa di Fremantle Media, la casa che si è occupata della produzione. L’incaricata mi ha suggerito di non mettere i nomi completi delle religiose, in quanto nella cartella stampa non erano indicati; se era per quello, non c’erano neanche i cognomi delle ragazze coinvolte.

La sera dopo, ho avuto una piacevole chiacchierata con suor Mônica. Le ho spiegato che non avevo cattive intenzioni e che, intanto, avevo commentato il post indicando solo il nome della congregazione e la località in cui sono state girate le quattro puntate. In più, avevo cominciato a pensare che fosse l’occasione giusta per procurarmi i due libri e qualche santino; mi rispose di rivolgermi alla sede di Roma.

Pochi minuti dopo aver concluso la telefonata, ho mandato un’e-mail alla Casa generalizia. Per giorni ho aspettato una risposta, finché non mi è venuto in mente di controllare la Posta indesiderata: mi aveva risposto suor Daniela, la superiora generale, anche lei presente nel programma televisivo. Mi è sembrata molto felice della mia idea e ha incaricato l’archivista di provvedere alla spedizione.

Pensavo di pubblicare anche qui il mio articolo, ma ha avuto una vetrina ben più ampia grazie al sito d’informazione religiosa Aleteia. Mi restava quindi da poter raccontare il mio legame coi fondatori. Non sapevo però se considerarli insieme, più o meno come le sei Suore delle Poverelle morte di ebola, ora Venerabili, oppure se esaminarli singolarmente.

Intanto mi sono arrivati i libri: li ho letti con attenzione, soprattutto quello di Montonati. Ho quindi pensato che, per non far passare troppo tempo dal successo del programma, poi passato in chiaro e concluso, fosse più il caso di presentare prima madre Anna e rimandare padre Cosimo alla Corona d’Avvento dei Testimoni 2021, così da approfondire la sua devozione a Gesù Bambino.

Fin qui ho sostanzialmente ripetuto la seconda parte del post sulla fondatrice; quindi ora racconto quello che ho capito del fondatore e in cosa me lo sento affine.

A dire il vero, avevo pensato di scrivere di lui senz’aspettare l’Avvento, per collegarlo a padre Livinius Esomchi Nnamani, un suo giovane confratello: il 13 aprile, infatti, avevo letto che quest’ultimo era stato ordinato con dispensa il 1° aprile, Giovedì Santo, perché malato di leucemia; è morto dopo ventisei giorni. Ho di nuovo cambiato idea, abbozzando un post su san Giovanni Leonardi, che però non ho concluso.

Rileggendo rapidamente i miei libri, ho riconosciuto quanto il compito di guida spirituale di padre Cosimo sia stato realmente incisivo sulla vita di madre Anna e delle altre donne che si confessavano da lui. Certo, a volte ha imposto penitenze che a noi fanno rabbrividire, ma si devono comprendere in base ai criteri del suo tempo.

Sono molto più attuabili, invece, i suggerimenti che ha lasciato nella sua opera principale (presente in trascrizione sul sito delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù di Rieti): allevare Gesù Bambino vuol dire non farlo morire, tenere a Lui, pensare che Lui c’è.

Ho poi compreso che lo stesso religioso non ha lasciato che i suoi scritti fossero lettera morta: quando ha accettato le osservazioni dei confratelli, seppur basate su un’argomentazione cavillosa – ripeto: le Convittrici non avevano voti religiosi, solo il voto di perseveranza, quindi di fatto erano laiche di vita comune, non “monache” – ha risposto con un’obbedienza tanto pronta quanto sorprendente.

Neppure è venuto meno nel suo compito di visitatore, specie quando si è trattato di rimproverare le Convittrici più lassiste nei comportamenti e meno fedeli alle Regole che lui aveva messo nero su bianco. Per certi versi, le aveva sperimentate mediante i consigli ad Anna, della cui esemplarità fu il primo a essere convinto, tanto da averne scritto una prima biografia, cui aggiunse altri Ricordi.

Come già scrivevo nel post su di lei, padre Cosimo organizzò una rappresentazione teatrale, o meglio un “dialogo”, con le ragazze di Santa Maria in Campitelli, per il 15 agosto 1661. Per questo, stabilì che le prove si svolgessero a casa di Anna, la quale non perse occasione per insegnare a pregare alle improvvisate attrici, ma anche a vivere delle piccole mortificazioni per far vivere la parte migliore di loro stesse. L’iniziativa riuscì così bene da venire replicata nel più classico periodo per recite e affini, quello natalizio, tanto caro a lei e al suo padre spirituale. Anch’io ho trascorsi nel teatro parrocchiale e ho preso sul serio i ruoli che ho dovuto interpretare, mai di primo piano, ma non meno incisivi.

 

Il suo Vangelo

 

L’ultima candela della Corona d’Avvento dei Testimoni è per padre Cosimo essenzialmente perché oggi, o nei prossimi giorni, in molte chiese si svolgerà la benedizione delle statuine di Gesù Bambino. Una di queste, un “vago stucchino” (ossia una graziosa statuetta in stucco), fu trovata da Anna e messa tra le sue immagini religiose preferite, le stesse di cui adornava ogni stanza delle abitazioni dove passò.

Padre Cosimo le insegnò come integrare la contemplazione di quell’immagine con la restituzione, a tante donne e bambine, dell’innocenza necessaria per accostarsi ai doni che Gesù è venuto a lasciare in Sua memoria, a cominciare dall’Eucaristia.

Proprio ricevere spesso la Comunione è una delle «Carezze spirituali al Santo Bambino» raccomandate nella piccola opera che ha influenzato la spiritualità delle sue assistite spirituali, ma anche altri credenti nei secoli seguenti. Uno di essi è un altro candidato agli altari, il Beato Lorenzo di San Francesco Saverio, Passionista: spero, l’anno prossimo, di poter raccontare cosa c’entro anche con lui.

Intanto, cerco di fare mia la parte finale della preghiera di «Offerta da farsi frequentemente dalle Spirituali Nutrici al Santo Bambino Giesù» con cui si conclude il libretto della Nutrice spirituale, che ripropongo in lingua corrente com’è riportata nei primi due libri che cito in bibliografia:

Dolcissimo mio Gesù, prezioso tesoro dell’anima mia, delizia del mio cuore, Bambino amoroso, ricevi questa offerta, questa donazione e questa promessa comunque esse siano mentre, alla presenza della tua Madre Santissima e sempre Vergine Maria, del mio Santo Angelo Custode, dei Santi miei Protettori e intercessori e di tutta la Corte dei Beati io mi impegno a fare tutto ciò che è contenuto in questa carta dicendo: “Io sono tua, Signore Gesù, io sono tua, o Bambino benignissimo, salvami”.

 

Per saperne di più

 

Angelo Montonati, La Betlem degli ultimi nella Roma del Seicento – Anna Moroni e padre Cosimo Berlinsani, Servi di Dio e Fondatori delle Suore Oblate del Bambino Gesù, San Paolo 2014, pp. 192, € 14,50.

Biografia uscita a ridosso del quarto centenario della nascita di madre Anna e nell’imminenza dell’avvio della sua causa e di quella di padre Cosimo.

 

Massimiliano Taroni, Servi di Dio Anna Moroni e Padre Cosimo Berlinsani – Fondatori delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù, Velar 2019, pp. 48, € 3,50.

Biografia breve uscita nel quarto centenario della nascita di padre Cosimo.

 

Emanuele Atzori, Padre Cosimo Berlinsani - Parroco, fondatore e maestro spirituale nella Roma del XVII secolo, Edizioni di Storia e Letteratura 2021, pp. 216, € 33,00.

Uno studio scientifico a cura del responsabile dell’Archivio Storico delle Suore Oblate del Bambino Gesù, basato anche sulla documentazione raccolta dalla Commissione Storica della causa del fondatore.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale delle Suore Oblate del SS. Bambino Gesù

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