Lucia di Siracusa, la vergine luminosa (Corona d’Avvento dei Testimoni 2021 #3)

Il simulacro di santa Lucia
venerato nella cattedrale  di Siracusa (fonte)
Chi è?


Secondo la narrazione ritenuta più attendibile dagli storici, ossia gli Atti Greci contenuti nel Codice Papadopulo, Lucia era una ragazza di nobile famiglia, che viveva a Siracusa. Insieme alla madre, di nome Eutichia, andò a pregare a Catania, sulla tomba della vergine Agata, già venerata come martire. Mentre pregava, si addormentò. Al suo risveglio, riferì di aver visto in sogno Agata stessa, che le annunciava la guarigione della madre, affetta da una grave malattia.

Sul suo esempio, anche Lucia scelse di consacrare la propria verginità a Dio: sostenuta dalla madre, distribuì le sue sostanze ai poveri e respinse la proposta di matrimonio di un giovane. Questi la denunciò come cristiana al magistrato Pascasio, il quale le ingiunse di sacrificare agli dei.

Né le sue minacce, né i tormenti a cui la sottopose la fecero tornare sui suoi passi. Lucia venne quindi condannata a morte per decapitazione; presumibilmente, era il 13 dicembre 304.

Il suo corpo fu deposto nelle catacombe di Siracusa, dove molti fedeli accorsero a pregare. Venne quindi traslato nella basilica eretta sopra le stesse catacombe, Santa Lucia al Sepolcro, ma dopo la conquista islamica della Sicilia fu nascosto in un luogo sicuro.

Nel 1039 il generale Maniace conquistò la città e portò le spoglie di Lucia a Costantinopoli, dove rimasero fino al 1304, quando, durante la IV Crociata, il doge Enrico Dandolo le prelevò. Da allora furono venerate a Venezia, dapprima nella chiesa di San Giorgio Maggiore, poi nella chiesa di Santa Maria Annunziata nel sestiere di Cannaregio, quindi in una chiesa nuova intitolata alla stessa Lucia, che però venne demolita tra il 1861 e il 1863, insieme al vicino convento del Corpus Domini.

L’11 luglio 1860 vennero traslate nella chiesa di San Geremia (in campo San Geremia 334) e, nel 1863, collocate nella cappella a lei intitolata; anche la chiesa intera venne intitolata a lei.

 

Cosa c’entra con me?

 

Quello di Lucia è un nome molto presente nella mia famiglia, sia dal lato paterno (mia nonna e due cugine), sia materno (la mia bisnonna, una zia e una cugina), più mia sorella. Di conseguenza, anche la Santa in questione è molto venerata da noi.

Tuttavia, nessuno me ne aveva raccontato la storia, o meglio, mi avevano solo spiegato, e in maniera piuttosto vaga, perché nelle immagini che vedevo tenesse in mano un piatto con due occhi, tanto più che lei stessa li aveva al posto giusto.

Quando avevo circa otto anni, come mi accadeva spesso quando andavo in vacanza dai miei parenti a Napoli, fui portata al santuario della Madonna dell’Arco, in diocesi di Nola e provincia di Napoli. Lì trovai, nell’angolo dei ricordini, un libro proprio su santa Lucia: i miei me lo comprarono volentieri.

Tra quelle pagine appresi che la faccenda degli occhi era in realtà tardiva, ma soprattutto iniziai ad avere un assaggio di cosa significasse la Comunione dei Santi, mediante l’esperienza di Lucia sul sepolcro di sant’Agata, che mi sembra molto simile a un fenomeno d’incubazione, come avveniva anche nei santuari pagani.

Purtroppo quel libro andò perso, anche se non ricordo come. Lo ricomprai, comunque, quando ormai avevo molti altri libri della collana Fiori di Cielo delle Edizioni Paoline, poi passata sotto il marchio San Paolo; ora è fuori catalogo.

In ogni caso, per anni ho invidiato parecchio mia sorella e le altre mie parenti di cui sopra: almeno loro avevano una Santa indicata sul calendario, con una storia precisa a cui ispirarsi; io, invece, non capivo chi fosse la santa Emilia che mi facevano festeggiare il 17 agosto, né la ragione per cui nessun calendario la segnasse in quella data.

Sempre da piccola, quando ascoltavo la barcarola Santa Lucia, la travisavo così: Venite all’agile, barchetta mia, Santa Lucia, credendo che Santa Lucia fosse il nome della barca, ma non capendo cosa fosse l’ “agile”, né chi fossero le persone invitate a venirci. In realtà, è la Santa che viene invocata dandole del voi, perché protegga la barchetta, a cui si riferisce l’aggettivo che la precede. Perché proteggesse i naviganti, invece, mi restava oscuro.

Ho anche visitato, alcuni anni fa, la chiesa di Santa Lucia al Mare a Napoli, nell’omonimo quartiere. In verità non ricordo molto, per cui spero di tornarci.

Intorno al 2010, agli inizi delle mie esplorazioni sul web, avevo iniziato a entrare in contatto con un’altra Lucia, la quale all’epoca usava il soprannome di Lucyette e mi aveva incuriosita perché, come immagine che accompagnava i suoi commenti, aveva scelto Belle de La Bella e la Bestia, il mio film Disney preferito nell’infanzia e non solo (anche se mia sorella ne va ancora più matta di me).

Consultando il suo blog Una penna spuntata, dove giustamente e più volte ha dedicato dei post sulla sua patrona speciale. Qui ha raccontato come il suo promesso sposo la denunciò, qui ha svolto un’interessante e insolita lettura di come riuscì a tener testa al magistrato; qui ha descritto la leggenda legata al santuario di Santa Lucia a Mondovì, mentre qui ha chiarito perché lei sia così famosa nei paesi del Nord Europa. Infine, lo scorso anno, ha dedicato un post al collegamento tra lei e la carestia (rinviando anche al blog Mani di pastafrolla per la ricetta della cuccia, dolce siciliano a base di grano cotto). Non ho ancora letto, invece, quello di quest'anno.

Insomma, ho iniziato a pensare che potevo fare come lei: non dovevo limitarmi a raccontare vita, morte e miracoli di Santi, Beati e affini, ma cercare una mia via originale, proprio come Lucia-Lucyette aveva fatto coi suoi Ma che sant’uomo!.

Oggi spazia su temi non limitati all’agiografia, come la moda modesta ed etica (sul primo campo ci sono, sul secondo devo ancora lavorare) e aspetti particolari della Storia: per esempio, il suo ciclo estivo sull’amor cortese è stato apprezzatissimo da mia sorella, tanto che l’ha citato nelle lezioni ai suoi studenti.

Sempre mia sorella, alcuni anni fa, è riuscita a coronare uno dei propri sogni: partecipare al Carnevale di Venezia. Con l’occasione, ha visitato anche il santuario della sua Santa, portandomi a casa l’immancabile nonché graditissimo santino.

Sento poi che sia giusto menzionare anche le altre Lucia della mia vita. Tra le molte suore che ho conosciuto, due si chiamano così: una è una Figlia di Maria Ausiliatrice, che anni fa risiedeva nel mio Decanato di nascita; l’incontro con l’altra è tra quelli che ricordo con più piacere durante il mio pellegrinaggio del 2014 in Terra Santa. Una terza ha cambiato il nome di Battesimo con uno di religione non meno manzoniano: da Lucia a suor... Agnese! Una quarta ha anteposto, non so se già all’anagrafe o meno, il nome di Maria a quello di Lucia.

Infine, ricordo un’anziana signora e la coordinatrice del mio coro parrocchiale: lei è stata tra le prime persone ad accogliermi nella realtà dove vivo ormai da otto anni.

 

Il suo Vangelo

 

Il cammino di santa Lucia si è dipanato tra momenti di buio, altri in cui la luce era meno tenue, altri ancora in cui sfolgorava pienamente. Per quella logica tipica del cristianesimo, quello in cui ha offerto il collo al carnefice rappresenta il massimo della sua donazione, a cui si era già esercitata.

Le fonti non parlano di un momento ufficiale in cui lei, davanti a un rappresentante della Chiesa, ha emesso il proposito di verginità; per così dire, era ancora in prova, ma già aveva dato segno di distacco dai beni materiali e di dono ai fratelli.

Portata davanti all’autorità civile, non si è fatta coraggio da sola, ma l’ha chiesto a Dio, tanto da poter dichiarare, secondo gli Atti Greci:

Io obbedisco alla legge del mio Dio, come te a quelle dei Cesari; tu porti rispetto ai tuoi Superiori. io rendo omaggio al mio Signore; se tu non Vuoi offendere i Cesari, vorrò forse io offendere Iddio? Tu ti studi di piacere agli imperatori, io voglio piacere solo a Dio; ... fa dunque quello che credi sia giusto per te, io opero secondo l'animo mio e secondo i miei princìpi.

Per questo non solo coloro che portano il suo nome, e neppure solo le consacrate dell’Ordo Virginum  (a parere mio, le più ravvicinabili – non me ne vogliano le suore e le consacrate degli Istituti Secolari – all’esperienza delle vergini dei primi secoli), possono chiedere a Dio tramite lei tutte le luci di cui hanno bisogno, compresa – perché no – una protezione speciale per il senso della vista.

 

Per saperne di più

 

Roberto Alborghetti, Santa Lucia - Storie, immagini, riti e miti, Velar-Elledici 2009, pp. 48, € 3,50.

Un efficace compendio di quel che si sa di lei e di come ancora oggi viene venerata.


Francesca Mascheroni, I postini di santa Lucia, Paoline 2021, pp. 40, € 12,00.

Un libro illustrato con una fiaba in cui una bambina cerca di fare in modo che santa Lucia porti i suoi doni a un'amica venuta da lontano. 

 

Su Internet

 

Sito del santuario di Santa Lucia a Venezia (chiesa dei Santi Geremia e Lucia) 

Sito della basilica-santuario di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa

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