Don Mario Ciceri: l’umiltà di un prete Beato

Una delle poche fotografie di don Mario,
usata per l’immagine ufficiale della beatificazione
(
dalla pagina su di lui
del sito della Comunità Pastorale di Renate e Veduggio)


NOTA PREVIA: nella Lettera apostolica con cui viene autorizzata la beatificazione di un candidato agli altari, viene espressamente affermato che lo si può chiamare Beato da quel momento in poi.

Immaginando che quest’affermazione valga in campo liturgico, nel link a questo post, solo per differenziarlo da quello che già gli avevo dedicato, inserirò ugualmente quella qualifica, come anche nel titolo effettivo e nelle etichette o tag a corredo del post.

 

Chi è?

 

Mario Ciceri nacque l’8 settembre 1900 a Veduggio (oggi Veduggio con Colzano), in provincia di Monza e Brianza e diocesi di Milano; era il quarto dei sei figli di Luigi Ciceri e Colomba Vimercati.

A otto anni manifestò la propria vocazione, sostenuto dal suo parroco don Carlo Maria Colombo, e seppe superare le difficoltà economiche con un notevole profitto negli studi, che gli valse delle borse di studio. Proseguì gli studi presso il collegio Gervasoni di Valnegra e nell’ottobre 1912 entrò nel Seminario minore, all’epoca nella sede di Seveso. In II Liceo fu inviato al Collegio Rotondi di Gorla Minore, come prefetto dei seminaristi più giovani, anche per potersi mantenere agli studi. Infine frequentò il corso teologico nella sede di corso Venezia a Milano e venne ordinato sacerdote il 14 giugno 1924, nel Duomo di Milano.

Ebbe come prima destinazione la parrocchia di Sant’Antonino, nella frazione di Brentana di Sulbiate, come assistente dell’oratorio. Non solo i ragazzi e i giovani furono oggetto della sua azione pastorale, ma anche gli ammalati, gli ex carcerati e i soldati al fronte.

Il 9 febbraio 1945, mentre tornava in bicicletta da Verderio, dove aveva aiutato il parroco nelle confessioni, venne investito da un calesse. Mentre i suoi parrocchiani, specie i giovani, pregavano ed erano disposti perfino a donare il sangue per salvarlo, lui offriva la sua vita per la fine della seconda guerra mondiale e il ritorno a casa dei soldati. Morì quindi due mesi dopo l’incidente, il 4 aprile.

Il processo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è svolto a Milano dal 13 settembre 2003 al 14 giugno 2004; gli atti sono stati convalidati il 30 settembre 2005. La sua “Positio super virtutibus” è stata trasmessa nel 2008, anno in cui, il 5 dicembre, è stata convalidata l’inchiesta su un presunto miracolo ottenuto per sua intercessione.

Il 1° dicembre 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiarava Venerabile e, il 24 novembre 2020, quella del decreto sul miracolo. La beatificazione di don Mario è stata fissata a domani, 30 aprile 2022, a Milano, insieme a quella di Armida Barelli.

I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino a Sulbiate, sotto l’altare della Madonna. La sua memoria liturgica è invece stata stabilita al 14 giugno, giorno anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

 

Cosa c’entra con me?

 

Erano trascorsi quattro anni da quando mi sono riaccostata alle vicende dei Santi e dei candidati agli altari, con particolare attenzione per quelli della mia diocesi di appartenenza. Tuttavia, potevo ammettere di non conoscerli ancora tutti, nemmeno in minima parte.

A farmi scoprire don Mario Ciceri ha contribuito il racconto della sua vita, in quattro brevi puntate, sul settimanale Milano Sette: era il giugno 2010, nell’imminenza delle ordinazioni sacerdotali di quell’anno. Allora, lessi con molta attenzione quegli articoletti e ascoltai con interesse la trasmissione radiofonica che gli dedicò lo stesso autore.

Per conoscerlo meglio, quindi, mi rivolsi all’Associazione che si era costituita in sua memoria e, tempo dopo, era diventata attore del suo processo di beatificazione: mi mandarono un grosso libro di testimonianze, una decina di santini e qualche pieghevole con alcune notizie biografiche.

Mi venne naturale complimentarmi con quelli di Sulbiate, che non si erano tenuti il “loro” don Mario, né avevano pensato che non valesse la pena di sprecare tempo e risorse, specie economiche, per avviare una causa di beatificazione. La loro generosità, che si esprime ancora oggi in molte realizzazioni e nel volontariato, ha potuto far sì che, come dimostra il decreto sulle virtù, il suo esempio potesse valere per l’intera diocesi, dov’era ancora molto poco noto, e per la Chiesa universale.

Molto tempo dopo la lettura del libro, mi venne naturale paragonare il comportamento di don Mario a quello di alcuni preti d’oratorio che conosco: uno, abile come lui a maneggiare attrezzi elettrici e di falegnameria, ma non di meno capace di ascoltare le inquietudini dei suoi ragazzi; un altro, che apre la propria abitazione a tal punto che, come per il coadiutore di Sulbiate, non si può definire casa “sua”, ma dei giovani; uno che, negli anni in cui è stato nella mia vecchia parrocchia, ha raccomandato ai diciottenni e più di partecipare ogni anno agli Esercizi spirituali.

Nel 2016 mi tornò in mente quando decisi di produrre un profilo biografico di madre Laura Baraggia, fondatrice della Famiglia del Sacro Cuore, dette Suore di Brentana; guarda caso, anche lei era stata dichiarata Venerabile quell’anno (qui il racconto del mio legame con lei).

Non ebbero una conoscenza diretta, perché madre Laura morì l’anno prima della sua ordinazione, però invitò le consorelle a pregare: si sapeva che in paese sarebbe arrivato un nuovo vicario parrocchiale, ma il suo desiderio era che lavorasse di comune accordo col parroco.

In effetti, spiace constatare che, a volte, l’unione nel presbiterio sia esclusivamente di facciata: eppure il cardinal Scola come Arcivescovo e monsignor Delpini come Vicario generale prima, poi come suo successore, hanno raccomandato spesso ai sacerdoti ambrosiani di vivere piccoli, ma concreti, esercizi di comunione.

Negli anni successivi alla pubblicazione del post che citavo nella Nota previa e di cui state leggendo un ampliamento e un aggiornamento, come faccio, per i personaggi di cui ho già scritto, nell’imminenza della loro beatificazione o canonizzazione, non mi sono dimenticata di don Mario. Anzi, ho atteso davvero con impazienza che venisse promulgato il decreto sul miracolo: ne ero già a conoscenza perché la biografia più recente conteneva l’estratto di una lettera della postulatrice, che ne parlava.

L’ho poi ritrovato nel volume sui sacerdoti “ribelli per amore” curato da don Giovanni Barbareschi, sia nella prima edizione sia in quella del 2018, ma con un’imprecisione leggermente fuorviante. Scrive infatti l’autore (a pagina 115 della nuova edizione) che don Mario ebbe l’incidente mentre tornava «da una delle sue missioni di carità», lasciando intendere che stesse rientrando dopo aver messo in salvo qualcuno oltre il confine svizzero. Evidentemente, dalle fonti a sua disposizione non risultava che, semplicemente, era di ritorno da un altro esercizio di carità, quello del confessionale.

Poco dopo le 11 del 24 novembre 2020, stavo leggendo la Rassegna Stampa della diocesi di Milano, quando ho scorto la notizia di un tentato furto presso la parrocchia di Sulbiate, avvenuto la settimana precedente. Precisamente, un uomo si era introdotto nell’abitazione del viceparroco, compresa nella struttura dell’oratorio.

Il giovane sacerdote, rientrato in casa dopo essere stato nella vicina Bernareggio per un incontro a distanza di Scuola della Parola, ha allertato i Carabinieri e il sacrestano: con l’aiuto di quest’ultimo, ha intrappolato il ladro, che intanto aveva sceso le scale ed era entrato nei locali dell’oratorio, all’interno nella cappellina. Mi è venuto naturale pensare che don Mario, come si dice, abbia “guardato giù” per proteggere la realtà a cui teneva tanto e il suo attuale successore.

Neanche un’ora dopo, il Bollettino della Sala Stampa dava notizia della promulgazione del decreto sul miracolo. Ho proposto al direttore di Milano Sette e del Portale diocesano di poter dare risalto alla notizia e, intanto, ho telefonato alla parrocchia di Sulbiate.

Il responsabile della Comunità Pastorale Regina degli Apostoli, che comprende Aicurzio, Bernareggio, Sulbiate e Villanova, aveva già saputo della notizia ed era arrivato in parrocchia proprio per ordinare di suonare le campane a festa. Riguardo al tentato furto, anche lui ha avuto il mio stesso pensiero: in effetti, il primo locale dove il ladro era passato dopo essere sceso per le scale era proprio la sede dell’Associazione Don Mario Ciceri Onlus.

Ho aggiornato anche la scheda per santiebeati.it, chiedendomi se essa, l’articolo per i media diocesani e il vecchio post avessero svolto bene il proprio compito di far conoscere la storia di don Mario, almeno per i suoi elementi principali. Penso proprio di sì, dato che, pochi giorni dopo, ho ricevuto un messaggio via Facebook da parte di un religioso marinista cileno, che voleva una traduzione proprio della scheda.

Al tempo non sapevo ancora che la sua vicenda fosse più nota di quel che pensassi. Grazie ai media diocesani, ho scoperto che molti sacerdoti nativi di Sulbiate o delle zone vicine, anche se non l’hanno conosciuto di persona, gli sono affezionati e in lui guardano per trovare ispirazione nel ministero vissuto oggi. È il caso, ad esempio, dell’attuale cappellano dell’Istituto Auxologico di Milano, che è di Sulbiate e cerca di fare propria la sua missione di consolatore degli ammalati.

 

Il suo Vangelo

 

Assumendo per un attimo i panni del promotore di giustizia (la figura, un tempo detta “avvocato del diavolo”, che si occupa di portare le prove contrarie alla santità del Servo di Dio in esame), ci si potrebbe domandare cos’abbia fatto di tanto eccezionale don Mario per meritare di essere beatificato. La risposta è tanto semplice quanto, al fondo, complessa: ha fatto bene il prete, proprio come Gesù «ha fatto bene ogni cosa» (Mc 8, 37).

Nel primo post gli avevo dedicato la seconda candela virtuale della Corona d’Avvento dei Testimoni, perché avevo letto che realizzava personalmente il presepio in chiesa, lavorando anche durante la notte della Vigilia (all’epoca non c’era la Messa di mezzanotte) per i ritocchi finali.

Di certo, mentre costruiva la grotta e il paesaggio attorno, don Mario pensava alla sua chiesa e alle persone che la frequentavano. Così la descrisse, con uno stile poetico, in una lettera del 15 agosto 1936:

La chiesa deserta è ancora pregna del profumo di incenso... Fuori una giornata aprica riverbera all’interno i suoi fulgori attraverso gli ampi finestroni... oh, tutto questo solleva in alto! Oh... quanto dev’essere bella una spanna di Paradiso!

Penso proprio che a sua volta lui sia stato «una spanna di Paradiso» per i suoi (ormai non più tanto) giovani di Sulbiate, quegli stessi che, dopo aver saputo del decreto sulle virtù, hanno pianto di gioia sulla sua tomba e si sono preparati alla sua beatificazione.

 

Per saperne di più

 

Massimiliano Taroni, Don Mario Ciceri – Una vita spesa per gli altri, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.

La piccola biografia distribuita a tutti i sacerdoti ambrosiani per la beatificazione, ma non ripubblicata con aggiornamenti, che si rifà ai contenuti del volume Don Mario Ciceri ieri e oggi a Sulbiate, pubblicato dall’Associazione Don Mario Ciceri nel 2000, nel primo centenario della sua morte.

 

Ennio Apeciti, Il bene fa poco rumore – biografia del beato don Mario Ciceri, Centro Ambrosiano 2022, pp. 208, € 16,00.

Biografia curata dal Responsabile diocesano del Servizio per le Cause dei Santi, che attinge largamente alle testimonianze contenute nella Positio e agli scritti di don Mario.

 

Claudio Borghi, Don Mario Ciceri, In Dialogo 2022, pp. 208, € 8,00.

Biografia per bambini e ragazzi scritta dal responsabile della Comunità Pastorale di Renate e Veduggio (che a breve sarà intitolata proprio al Beato Mario Ciceri), con illustrazioni.

 

Su Internet

 

Sito dell’Associazione Don Mario Ciceri Onlus

Speciale sul Portale della diocesi di Milano

Notizie su di lui sul sito della Comunità Pastorale Regina degli Apostoli di Aicurzio-Bernareggio-Sulbiate-Villanova

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