Carlo d’Austria, un animo nobile in cerca della pace
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NOTA PREVIA: come in uso per i nomi dei regnanti stranieri, riporterò in forma italianizzata i nomi che originariamente sono in tedesco.
Chi è?
Carlo d’Asburgo (al Battesimo, Carlo Francesco Giuseppe Uberto Giorgio Maria) nacque il 7 agosto 1887 in Austria, nel Castello di Persenbeug, figlio dell’arciduca Ottone e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia.
Ricevette un’educazione improntata ai
principi della fede cattolica, anche se non godette molto dell’amore dei suoi
genitori. Giunto ai sedici anni, intraprese la carriera militare, mentre l’istruzione
scolastica gli era stata impartita inizialmente da precettori privati, ma era
proseguita al ginnasio dell’abbazia di Nostra Signora degli Scozzesi a Vienna,
un istituto pubblico. Fu dichiarato maggiorenne al compimento dei vent’anni.
Il 13 giugno 1911 ufficializzò il
fidanzamento con la principessa Zita di Borbone-Parma, da lui conosciuta nell’infanzia,
la quale, effettivamente, poteva figurare tra le candidate. Il matrimonio fu
celebrato il 21 ottobre 1911, nella cappella del castello di Schwarzau: dall’unione
nacquero otto figli.
Con l’assassinio, il 28 giugno 1914, dell’arciduca
Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero austro-ungarico, Carlo si ritrovò
a essere il primo in linea di successione. Due anni dopo, il 21 novembre
1916 con la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe, divenne imperatore d’Austria;
fu incoronato re d’Ungheria il 30 dicembre seguente.
Sin da prima di diventare imperatore, Carlo
aveva visitato di frequente le truppe al fronte, nel corso della prima guerra
mondiale: lo fece ancora di più dopo essere stato nominato comandante supremo dell'esercito austro-ungarico. Appoggiò, unico tra i sovrani europei, i tentativi di pace di papa
Benedetto XV, ma le mosse da lui applicate non trovarono esito. Sul piano
interno, invece, promosse riforme sulla scia della Dottrina Sociale della
Chiesa.
Le spinte autonomiste da parte dei popoli
dell’Impero furono tra i fattori della disgregazione: l’Austria fu proclamata Repubblica
e l’imperatore decaduto. Carlo, considerandosi ugualmente sovrano in carica,
accettò di essere esiliato in Svizzera, ma tentò per due volte di ristabilire
la sua autorità almeno in Ungheria, ma senza che si verificasse una guerra civile.
Entrambi i tentativi fallirono: per evitare ulteriori spargimenti di sangue, si
sottopose a un secondo e ultimo esilio.
Il 19 novembre 1921 Carlo e Zita, che
aspettava l’ottavo bambino, privati di tutti i loro beni (perché lui non aveva
comunque voluto abdicare) sbarcarono sull’isola di Madera in Portogallo, dove
li raggiunsero anche i figli in un secondo momento.
A causa del clima umido e di un raffreddore
trascurato, Carlo si ammalò di polmonite: accettò la malattia offrendola per
quelli che continuava a considerare i suoi popoli. Morì il 1° aprile 1922; non
aveva ancora trentacinque anni.
Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II
il 3 ottobre 2004. La sua memoria liturgica ricorre il 21 ottobre, giorno del
suo matrimonio.
Per ragioni politiche, non fu sepolto nella
Cripta dei Cappuccini a Vienna, come tradizione per l’imperatore, ma nella chiesa
di Nostra Signora del Monte a Funchal sull’isola di Madera, non lontano dalla
sua abitazione; dal 1967 i resti sono in una cappella ricavata nel transetto. Invece
il suo cuore fu preso in custodia da Zita e, nel 1971, collocato nella Cappella
di Loreto, cripta dell’abbazia di Muri a Gries, quartiere di Bolzano.
Cosa c’entra con
me?
Vent’anni fa, quando fu celebrata la beatificazione – l’ultima del pontificato di san Giovanni Paolo II – , non ricordo se fossi stata incuriosita dalla notizia che l’ultimo imperatore d’Occidente era stato elevato all’onore degli altari. All’epoca non avevo ancora deciso di concretizzare il mio antico sogno, ossia scrivere le storie dei Santi come quelle che, nell’infanzia, divoravo letteralmente.
Quasi dieci anni dopo, un mio corrispondente
mi ha inviato valanghe di santini, compresi quelli di Carlo – spero di non
mancargli di rispetto se lo chiamo col nome senza titoli – e di sua moglie
Zita, della quale, invece, ignoravo che ci fosse la causa in corso. Al di là di
questo, non mi ero mai impegnata ad approfondire la storia dell’uno e dell’altra,
benché avessi un vaghissimo interesse.
Proprio in nome di questo, quando ho trovato
in una chiesa un libro che parlava di lui, l’ho preso, impegnandomi a leggerlo
prima o poi, ma di fatto rimandando continuamente. Già sfogliandolo avevo
riacceso la mia curiosità, ma non sono più andata avanti.
Due anni fa, il centenario della morte poteva
essere una buona occasione per entrare nel vivo della sua storia. L’uscita di
non uno, ma due libri a riguardo mi aveva quasi convinta; di nuovo, però, ho
desistito.
Intanto, nella terza rassegna di personaggi
che, se fossi Papa (non “se fossi nell’attuale Papa”, beninteso), canonizzerei,
ho pensato d’inserire anche lui; se non altro, perché avevo letto dei suoi
tentativi di scongiurare stragi peggiori nella prima guerra mondiale.
Accorgendomi del ventesimo anniversario della
beatificazione, mi sono finalmente impegnata a leggere quei testi che avevo
accantonato. Pur con qualche difficoltà, sono arrivata a trovare a mia volta
degli aspetti interessanti.
Principalmente, quel che mi ha attratto di
lui è stato l’orientamento alle realtà celesti, che comunque gli permetteva di
restare coi piedi per terra, consapevole di vivere in un tempo pieno di rischi
e di sfide, in cui veniva messo in discussione molto di ciò a cui veniva
abituato. Come in altre storie, ho ravvisato un misto di antico e moderno, di
fedeltà ai valori della famiglia e della nobiltà da un lato e, dall’altro, di
ricerca dei modi per migliorare la vita dei sudditi, che considerò “suoi” fino
all’ultimo.
Ho poi riconosciuto, una volta di più, che i
suoi errori personali o di governo non sminuiscono la sua coerenza nella fede:
precisamente, alludo a una certa ingenuità nelle trattative e una fiducia,
forse eccessiva, nel fatto che l’altra parte non lo stesse ingannando, come
invece è accaduto. Non starei poi ad accusare unicamente la massoneria, i
poteri forti o altri avversari né per i contrasti politici, né per il
rallentamento della sua causa: la realtà, come sempre, è qualcosa di assai più
complesso.
Più direttamente vicino alla mia esperienza
di fede è, invece, l’amore per la liturgia, che lui cercava di comprendere con
i sussidi allora in uso, così da far propri gli insegnamenti che da essa
derivano: in quel modo, pur volendo la massima cura per le celebrazioni, anche
nelle cappelle provvisorie al fronte, non guardava dall’altra parte quando
incontrava situazioni di povertà.
Mi dispiace sapere che la testimonianza
cristiana di Carlo è stata a lungo apprezzata quasi esclusivamente da quanti
sono interessati soprattutto ai candidati agli altari dalle teste coronate. Il
centenario della morte, in compenso, ha condotto a una riscoperta degli
elementi che possono renderlo presentabile ai credenti di oggi.
Se qualcuno invece pensasse che non vale come
esempio, dato che si trattava di un imperatore, e che il prestigio della sua
casata ha contribuito a farlo considerare santo, verrebbe da rispondere con
quel commento tramandato dai biografi, quando il piccolo Carlo era ancora “solo”
un arciduca: ovvero, che non aveva certo voluto nascere così.
Il suo Vangelo
Quello che rende veramente universale la testimonianza del Beato Carlo non sono, appunto, i suoi titoli, ma la nobiltà del suo animo, frutto dell’educazione ricevuta e del carattere che si era formato. La cura per la vita interiore l’ha rafforzato nelle numerose prove vissute, sia a causa dei suoi limiti, sia per via degli avversari politici.
Anche nel suo caso, non ci si deve limitare
al cumulo di sciagure che l’hanno schiacciato, ma non vinto, nei suoi quasi
trentacinque anni di vita. È bene, invece, osservare come le ha affrontate,
ossia accettando il volere di Dio che in esse si manifestava.
Il 31 dicembre 1918, come tradizione, era
stata preparata una cerimonia di ringraziamento a Dio per l’anno trascorso.
Zita provò a fargli presente che, forse, non era il caso di solennizzare tanto:
la guerra si era conclusa, i popoli soffrivano la fame, migliaia erano i morti
e i feriti; inoltre, sul piano personale, i due sposi erano decaduti dal governo
e in situazione di povertà. Il marito, sorpreso, obiettò:
Se si è disposti a
prendere dalla mano di Dio ciò che è buono, bisogna anche essere disposti ad
accettare tutto ciò che è difficile e doloroso. Del resto, quest’anno ha visto
la tanto sospirata fine della guerra, e per il bene della pace vale qualsiasi
sacrificio e qualsiasi rinuncia.
Anche oggi viviamo tempi di guerra e di odio:
se anche i capi delle nazioni non tentano la pace, il comportamento del Beato può
ispirare altri.
Per saperne di più (aggiornato 24/10/2024)
Gergely Kovács, Beato Carlo d’Austria – Imperatore e re, Velar 2022, pp. 48, € 5,00.
Un profilo sintetico
uscito in occasione del centenario della morte.
Marco Andreolli, L’ultimo imperatore d’Occidente – Carlo d’Asburgo, il “santo patrono dei perdenti”, San Paolo Edizioni 2022, pp. 176, € 20,00.
Più che una
biografia, una riflessione – che pure non prescinde dal dato biografico – sugli
aspetti della sua vita che possono renderlo più attraente per i cristiani di
oggi.
David Murgia, Carlo d’Asburgo - L’ultimo erede del Sacro Romano Impero, Edizioni Segno 2019, pp. 124, € 13,00.
Sulla base della Positio,
l’autore estrapola episodi e aneddoti e porta le prove contro le “leggende
nere” sulla figura dell’imperatore, in un libro uscito già a ridosso della
beatificazione.
Roberto Coaloa e don Marco Eugenio Brusutti, Carlo d’Asburgo e il coraggio della pace nella Grande Guerra, Gaspari 2024, pp. 512, € 24,50.
Volume con i documenti, tratti dai Royal Archives, che confermano i tentativi di pace avviati anche grazie a re Giorgio V d'Inghilterra.
Su Internet
Sito internazionale della Lega di preghiera del Beato Imperatore Carlo per la Pace dei Popoli, nata quando lui era ancora bambino e proseguita a sostegno della sua causa di beatificazione e canonizzazione (solo la pagina della biografia è in italiano)
Sito dedicato alla devozione al Beato Carlo in Italia
Pagina su di lui sul sito del Dicastero delle Cause dei Santi, con una breve biografia, il decreto della beatificazione e l’omelia della beatificazione
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