Suor Teresina di Gesù Obbediente: l'amore che s'immola
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Foto di suor Teresina al telaio (fonte) |
Chi è?
Teresa Calvino nacque a Polla, in provincia di Salerno e diocesi di Teggiano, il 14 giugno 1907, penultima degli otto figli di Antonio Calvino e Mariantonia Del Bagno. Sin dall’adolescenza si considerò sposa di Gesù e desiderò consacrarsi a Lui.
Dai diciassette ai vent’anni visse nel monastero delle Benedettine di Eboli, da cui uscì perché ammalata di broncoalveolite. Rimase però in contatto con le monache: proprio nella loro foresteria, nel novembre 1929, incontrò due suor Teresa Quaranta (poi madre generale) e suor Antonietta Galletta, indirizzate lì da padre Gennaro Maria Bracale, gesuita, che aveva conosciuto Teresa in precedenza ed era amico del loro fondatore, don Eustachio Montemurro (la cui causa di beatificazione è in corso).
Il giorno dopo decise di seguirle, non prima di essersi consigliata con la monaca che era stata sua maestra e alla quale, poco prima di ammalarsi, aveva confidato di volersi offrire vittima per i sacerdoti.
Il 14 ottobre 1930 Teresa iniziò il noviziato tra le Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria Addolorata a Gravina di Puglia, dove prese il nome di suor Teresina di Gesù Obbediente; esattamente un anno dopo, fu ammessa ai voti e divenne maestra delle novizie, affiancando suor Teresa, eletta madre generale a vita.
Una delle novizie, suor Liliana del Paradiso,
la mise a parte di una singolare chiamata che affermava di sentire dentro di
sé: dare origine a una nuova opera nella Chiesa, che avesse lo scopo di portare
le anime a Cristo per mezzo di Maria tramite la virtù della purezza.
Così, il 7 febbraio 1935, dopo aver lasciato
le Suore Missionarie del Sacro Costato, suor Liliana e suor Teresina (che
vivevano ugualmente i voti religiosi) diedero inizio alla loro peregrinazione.
Nel 1938 si stabilirono a Barra, quartiere di Napoli, occupandosi dei bambini
di un asilo.
Suor Teresina, per la sua malattia ai polmoni e i disagi dei frequenti spostamenti, fu due volte ricoverata all’ospedale Elena D’Aosta di Napoli, finché, ormai grave, fu riportata a Polla; vi morì il 5 marzo 1940, a poco meno di trentatre anni.
L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è svolta nella diocesi di Teggiano-Policastro dal 27 giugno 1984 al 26 maggio 1992.
I suoi resti mortali riposano dal 17 febbraio
1968 nella chiesa inferiore del Tempio dedicato a Cristo Redentore dell’uomo e
alla Regina dei Gigli, in viale Regina dei Gigli 1-7, a San Giorgio a Cremano.
Cosa c’entra con me?
Non posso raccontare cosa mi lega a suor
Teresina senza spiegare prima come abbia fatto a conoscere la Compagnia della
Regina dei Gigli.
Alcuni anni fa, una mia cugina di Portici,
sapendo che avevo iniziato a raccogliere immagini sacre, in particolare della
Vergine Maria, me ne regalò parecchie, anche ritagliate da qualche rivista. Fra
di esse, m’incuriosì in particolare una, dove la Madonna era raffigurata come
una regina, con abito bianco e manto scuro (il ritaglio era in bianco e nero) e
– particolare insolito – con i capelli raccolti, non coperti da un velo. Sotto
la foto, un pensiero, il cui autore si firmava “m. l.”, proprio in lettere
minuscole.
Tempo dopo, mentre andavo a trovare una zia
che abitava a San Giorgio a Cremano, ho notato un cartello un po’ sghembo, che
indicava un non ben precisato “Tempio Regina dei Gigli”, ma non mi ero presa la
briga di controllare dove fosse. L’ho scoperto passandoci accanto, tornando da
un giro al mercato settimanale che si teneva da quelle parti; purtroppo,
all’esterno non c’erano cartelli che indicassero gli orari di apertura e
chiusura.
Nel 2006 – lo ricordo con chiarezza – mi sono
decisa a cercare informazioni, con l’aiuto della cugina di cui dicevo prima e,
sull’elenco telefonico, ho trovato il numero della Compagnia e ho chiesto
quando potessi visitare il Tempio. Così, giovedì 5 gennaio, ci siamo trovate di
fronte ai suoi cancelli, finalmente aperti.
Aggirandoci qua e là, abbiamo finalmente
incrociato una suora, che ci ha fatto da guida e ci ha accompagnate nella sala
dei ricordi. Lì ho notato che, quasi dovunque, c’erano immagini di una giovane
suora, vista di profilo, intenta a leggere.
Ovviamente, ho pensato che si trattasse della
madre fondatrice e, per esserne sicura, l’ho domandato alla nostra
accompagnatrice, rimediando una solenne figuraccia: non si trattava di lei,
all’epoca vivente (come poi ho scoperto, “m. l.” stava per “madre Liliana”),
bensì della sua prima compagna, appunto suor Teresina.
Grazie ai numeri del periodico ufficiale
della Compagnia, Il Messaggio della
Bianca Regina dei Gigli, ho appurato che la giovane suora era scomparsa per
la stessa malattia della sua più nota e omonima Carmelitana di Lisieux. Ciò che
più contava, però, non era la causa delle sue sofferenze, bensì la modalità con
cui le visse: come recita la preghiera ufficiale con cui chiedere grazie per
sua intercessione, «per la santificazione dei sacerdoti e per il rinnovamento
della società».
Nella mia vecchia parrocchia, poco dopo, ho trovato una copia della prima biografia uscita su di lei, in un volume parecchio vissuto, tanto che alcuni passaggi erano segnati con l’evidenziatore. Quel libro contribuì a svelarmi altri aspetti della sua esistenza, insieme alla lettura di altri libri che raccoglievano le memorie di madre Liliana, morta quasi centenaria nel 2009. Ho quindi appurato che il rapporto tra loro due aveva finito col capovolgersi: inizialmente, infatti, suor Teresina era maestra delle novizie, ma si era lasciata coinvolgere dalle intuizioni spirituali dell’altra.
Ho anche letto che le erano state attribuite
alcune grazie singolari, anzi, che era stata istruita l’inchiesta diocesana su
di un presunto miracolo. Io stessa ne avevo chiesta una per la guarigione di
mia madre da calcoli renali, ma non è avvenuta nel modo inspiegabile, completo
e duraturo che auspicavo. Quando torno a Napoli, mi faccio quasi sempre
accompagnare da lei al Tempio della Regina dei Gigli: l’ultima volta è accaduta
dopo che ho scoperto il legame tra le suore e il seminarista Andrea Sorrentino,
di cui ho parlato qui.
Sul finire del 2015, nell’ambito di una
revisione e aggiornamento di alcuni testi per l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni, ho pensato bene di
correggere anche quello di suor Teresina, chiedendo consulenza a chi di dovere.
Poco più tardi ho approfondito la conoscenza
del Servo di Dio Eustachio Montemurro: ho quindi appurato che la congregazione
femminile da lui fondata – o meglio, una delle due che si vennero a creare dalle
Figlie del Sacro Costato – era la stessa cui appartennero madre Liliana e suor
Teresina.
Non solo: suor Teresa Quaranta, la prima
superiora generale delle Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria
Addolorata (per correttezza, lo è diventata dopo il primo Capitolo Generale del 1930), era venuta a conoscere di persona la giovane Teresa insieme alla
sua assistente, suor Antonietta Galletta. Erano appena tornate da Gozzano, dove
risiedeva padre Gennaro Maria Bracale, molto amico di don Eustachio e,
nonostante le sue vicissitudini personali, figura molto importante per lo
sviluppo della congregazione originaria.
C’è poi un altro legame nella Comunione dei
Santi con qualcuno che c’entra anche con me: suor Liliana portò la compagna da
san Giustino Russolillo,
che proprio in quegli anni aveva fondato la Società delle Divine Vocazioni e le Suore Vocazioniste.
Stando a quanto ha scritto il primo superiore
generale dopo di lui, don Raffaele Castiglione, nella lettera postulatoria
indirizzata al Papa san Paolo VI per richiedere l’avvio della causa di suor
Teresina, don Giustino accolse e incoraggiò le due e commentò: «Suor Teresina è
stata scelta dal Signore come vittima per i sacerdoti».
Avrei voluto parlare di suor Teresina in
tantissime circostanze: per l’anniversario della sua traslazione, per quello
della morte benché non fosse “tondo”, o per il Giubileo della Misericordia,
tanto che avevo chiesto quale fosse l’opera di misericordia più vissuta da lei.
Per la precisione, mi fu risposto che quella di consigliare i dubbiosi le si
attagliava, stando alle numerose testimonianze a riguardo fornite da madre
Liliana. Anche quella di visitare gli ammalati poteva andare bene, perché lei
stessa visitava una signora che nessuno andava a trovare e accudiva le
consorelle inferme.
Cinque anni fa, sfogliando il calendario della
Compagnia della Regina dei Gigli che mi arriva ogni anno, mi ero ricordata che
cadevano gli ottant’anni dalla sua morte. C’era un solo problema: la ricorrenza
era in Quaresima e, come sapranno i lettori più fedeli, io non pubblico mai
nulla durante quel tempo, se non il 19 e il 25 marzo; ho quindi lasciato
perdere.
Pochi giorni fa mi è tornata l’ispirazione,
ma prima volevo chiarire alcuni aspetti riguardanti la Compagnia della Regina
dei Gigli, che – tengo a precisarlo – esulano dalla testimonianza di suor
Teresina. In sostanza, a oggi esistono solo le Ancelle della Regina dei Gigli,
ovvero le suore, e i laici e laiche detti Messaggeri e Messaggere della Regina
dei Gigli. Il Tempio è invece affidato alla cura pastorale di un sacerdote del
clero diocesano di Napoli.
Ha testimoniato la speranza perché...
La speranza in suor Teresina ha brillato sia quando la sua esperienza claustrale si è conclusa, sia quando ha iniziato la nuova esperienza con suor Liliana. Era infatti convinta che Dio avrebbe mostrato il Suo volere, anche a dispetto delle porte chiuse e della precarietà di vita che entrambe avevano scelto, nella quale vedevano comunque il principio di una vita nuova.
Il suo Vangelo
Nel partecipare alla Messa celebrata di
martedì, giorno in cui suor Teresina è morta, nel Tempio inferiore della Regina
dei Gigli, mi è spesso capitato di udire un canto, Olocausto. Le era molto
caro: le sue novizie glielo ripetevano quasi in senso scherzoso, riprendendo il
trasporto con cui lo intonava, ma lei l’ha reso ancora più vero nella fase
culminante della sua malattia. Nel ritornello si canta: «L’amore che s’immola
sarà l’amore mio»; per questa ragione l’ho preso in prestito per il titolo di
questo post.
In effetti, l’annuncio di bene di suor
Teresina appare per forza di cose caratterizzato dall’offerta della sofferenza,
vissuta come un mezzo per conformarsi allo Sposo che aveva cercato
continuamente, un po’ come l’amata del Cantico dei Cantici; in questo mi pare
di vedere anche l’influsso della spiritualità di don Eustachio Montemurro.
Non va però considerato solo questo suo
aspetto: sorprendono, ad esempio, la sua fiducia nei suoi consiglieri
spirituali e la continua ricerca della volontà di Dio, ma anche alcune punte
umoristiche riferite al tempo della sua presenza tra le suore a Gravina.
Inoltre, il fatto che offrisse tutto per i
sacerdoti e per l’Opera poi avviata da suor Liliana non implica che fosse
sradicata dalla società e dal mondo: soprattutto nel Natale 1939, l’ultimo
vissuto in vita, pregò per quanti avrebbero offeso Dio in quella notte santa.
Nel suo stile di preghiera aveva grande parte
l’Adorazione eucaristica, nella forma dell’Ora Santa. Proprio in un testo
scritto in un’Ora Santa e sfuggito alla distruzione dei suoi scritti, a cui lei
stessa aveva provveduto (è stato pubblicato col titolo Gemiti di un cuore ferito) così pregava:
Tua nelle lacrime
e nelle gioie delle
mie affezioni,
solamente Tua,
investita,
infiammata da Te,
l’anima mia sarà
esempio di virtù,
sarà luce d’amore.
A ottantacinque anni dalla sua fine terrena,
il suo ricordo è ben presente a quanti frequentano il Tempio della Regina dei
Gigli e la scuola dove insegnano le sue suore.
Per saperne di più
Madre Liliana del
Paradiso, La tua storia di amore,
Editrice Lilium 2011, pp. 256, € 18,00.
Dalla viva voce di madre Liliana, il racconto
dei suoi giorni accanto a suor Teresina in trentasette capitoli.
Cristoforo M. Bove, Granelli di storia, Editrice Lilium 2002,
pp. 405.
Un pensiero per ciascun giorno dell’anno,
selezionato dai suoi scritti e dalle testimonianze del processo di
beatificazione da parte del sacerdote che fu Relatore della sua causa.
Angelo Spinillo, Con il Dio che chiama, Editrice Lilium,
pp. 48.
Un opuscolo con tre riflessioni su di lei
scritte dall’attuale vescovo di Aversa, pubblicati quando guidava ancora la
Diocesi di Teggiano-Policastro, dove si trova Polla.
Tutti i testi, compreso quello dell'Ora Santa, sono disponibili esclusivamente
ai recapiti della Compagnia della Regina dei Gigli, a cui rimando nel paragrafo
sotto.
Su Internet
Sito della scuola dell’infanzia e primaria paritaria Regina dei Gigli a San Giorgio a Cremano
Pagina Facebook ufficiale del Tempio della Regina dei Gigli
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