Padre Berardo Atonna, un abbraccio di misericordia sulla via dell'umiltà (Corona d'Avvento dei Testimoni 2025 #4)

 

Ritratto ufficiale di padre Berardo,
ricavato da una delle sue fotografie
(per concessione della Postulazione Generale dei Frati Minori)

Chi è?

Giuseppe Atonna nacque a Episcopio, frazione di Sarno (oggi in diocesi di Nocera Inferiore-Sarno), precisamente nel rione Pedagnali, il 1° luglio 1843, primo dei sette figli di Raffaele Atonna e Maria Domenica D’Angelo, commercianti di vitelli e suini.

Ragazzo buono d’indole, ma non molto incline a frequentare la chiesa, fu però influenzato positivamente da due zii sacerdoti, che vivevano nel cortile della stessa casa della sua famiglia.

Dopo aver ricevuto la prima istruzione da don Raffaele Amato, sacerdote del suo paese, decise di entrare tra i Frati Minori Alcantarini.

Iniziò la formazione nel convento di Santa Lucia al Monte, a Napoli, sul finire dell'estate del 1859. Vestì il saio e professò i voti semplici l'anno seguente, a settembre, diventando fra Berardo del Cuore di Gesù.

Il 18 febbraio 1866 fu ordinato sacerdote; due anni dopo, l'8 dicembre 1868, emise i voti perpetui. Già all'inizio del suo cammino da religioso s'impegnò a vivere pienamente la severa regola alcantarina.

La vita dei frati fu però sconvolta dalle leggi eversive dello Stato italiano, che miravano a incamerare i beni delle comunità religiose. Padre Berardo tornò quindi in paese: lì riuscì a ideare una forma di vita comune con altri confratelli originari del suo stesso rione, senza che si scoprisse nulla.

Tra il 1866 e il 1873 si dedicò alla predicazione, aiutando spesso i sacerdoti dei paesi vicini. Poco dopo si stabilì nel convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte d’Alife, attuale Piedimonte Matese, di cui fu eletto guardiano (superiore) il 2 ottobre 1883.

Fu quello il suo primo incarico di responsabilità: seguirono quello di Maestro dei novizi nell'ottobre 1895 e quello di custode della provincia dal 30 luglio 1897.

Non fondò congregazioni o istituti religiosi, ma fu guida spirituale di molti fondatori e fondatrici, oltre che di numerosi fedeli.

Con la bolla Felicitate Quadam di papa Leone XIII del 4 ottobre 1897, gli Alcantarini e le altre tre famiglie che formavano l'Ordine francescano (eccettuati i Conventuali e i Cappuccini) furono unificati. Padre Berardo rientrò nella nuova Provincia di Principato di San Giacomo della Marca, la cui sede era Nocera Superiore e fece parte del primo definitorio (consiglio) provinciale.

Eletto il 19 luglio 1902 Ministro provinciale, impiegò i suoi sforzi per ricondurre i confratelli più riottosi alle disposizioni pontificie, anche a costo di non essere pienamente compreso. Terminato il suo incarico, si stabilì nella Provincia napoletana di San Giovan Giuseppe della Croce e rifiutò l’incarico di penitenziere nella basilica di Santa Maria degli Angeli nell'omonima frazione di Assisi.

Ormai anziano, pensò di concentrare il suo apostolato attraverso alcuni piccoli testi di formazione per i sacerdoti e i fedeli. Quando però una sua penitente, Antonietta Fiorillo, gi domandò di tenere alcune conferenze per le giovani terziarie francescane che assistevano donne anziane e ragazze del popolo nella “Casa San Giuseppe", situata in una villa di cui era proprietaria, accettò di fare loro visita.

Quando l'opera fu affidata alle Suore Francescane Missionarie di Maria e alcune delle terziarie chiesero e ottennero di entrare in quella congregazione, padre Berardo ebbe il permesso dai superiori di stabilirsi in una residenza annessa a Villa Fiorillo e di fare da cappellano e assistente spirituale.

Dal gennaio 1914 iniziò a manifestare segni di un progressivo decadimento fisico. Morì all'alba del 4 marzo 1917: quindici giorni prima, si era chiuso in un silenzio assoluto e raccolto in preghiera.

Il 18 dicembre 2025 papa Leone XIV autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Berardo, i cui resti mortali riposano dal 1929 nella chiesa di Santa Lucia al Monte a Napoli, precisamente nella cappella di San Pasquale Baylón, veniva dichiarato Venerabile.


Cosa c’entra con me?

Prima del 2017 non avevo mai sentito parlare di padre Berardo. L’occasione per la sua conoscenza mi è arrivata nell’estate di quell’anno, quando ho iniziato a controllare i personaggi della diocesi di Napoli che avessero delle schede da migliorare o da aggiornare su santiebeati.it: la sua era una di quelle.

Tuttavia, per parecchio tempo, ho lasciato perdere la revisione del suo testo, concentrandomi su storie che mi sembravano più attuali o comunque più meritevoli di un aggiornamento in tempi rapidi. Non credo poi di aver mai visitato la chiesa che custodisce le sue spoglie.

Non ricordo quando né come mi sono procurata una sua piccola biografia, ma ho invece ben chiara la ragione: perché, nel cercare informazioni su di lui, avevo saputo che era uscita. Altre notizie mi sono arrivate cercando sul sito della diocesi di Napoli, precisamente attraverso il settimanale diocesano Nuova Stagione, che appunto nel 2017 gli aveva dedicato un paio di articoli.

Quando giovedì scorso sono usciti i nuovi Decreti del Dicastero delle Cause dei Santi mi è quasi subito balzato all'occhio il suo nome. Ne sono stata molto contenta: temevo infatti che la sua memoria fosse andata persa.

Invece si era conclusa, di nuovo nel 2017, precisamente il 6 ottobre, un'inchiesta suppletiva per la sua causa di beatificazione, dovuto al fatto che le ricerche archivistiche svolte nei conventi della Campania avevano portato nuove prove in relazione alla sua fama di virtù e di santità.

Per questa ragione, quando dalla redazione di Avvenire mi è stato chiesto di scrivere un breve articolo in cui presentare i candidati agli altari coinvolti nei nuovi Decreti, ho parlato anche di lui.

Purtroppo lo spazio e il tempo a mia disposizione per scrivere non mi hanno concesso di raccontare nel dettaglio gli elementi più importanti della sua storia: mi è quindi venuta l'idea di farlo qui.

Quello che più mi ha colpito di lui è stata la sua fedeltà alla Chiesa in tempi per niente facili – come se ci fossero mai stati tempi facili nella storia della Chiesa – precisamente quelli che hanno visto in Italia l'esclaustrazione forzata di moltissimi religiosi e religiose che hanno continuato la loro missione a volte in clandestinità, ma non sono venuti meno ai voti religiosi professati.

Questa sua fedeltà si è verificata poi quando papa Leone XII ha decretato la riunificazione degli Alcantarini nel Primo Ordine dei Frati Minori. Lui era molto legato alla tradizione e alle usanze alcantarine, segnate da uno stile di vita molto austero (il segno maggiore di questa austerità era dovuto al fatto che i frati andavano in giro a piedi scalzi), tuttavia adottò subito il nuovo abito unificato per tutti i Frati Minori, dichiarandosi figlio di Santa Romana Chiesa e pronto ad aderire a tutte le sue disposizioni, perché la Chiesa era sua madre.

Questo però gli ha causato parecchi problemi da alcuni frati, non altrettanto bendisposti di fronte al decreto di unificazione. Con loro ha avuto pazienza, ha cercato di comprenderli, ma a volte ha usato metodi drastici per ricondurli all'obbedienza.

Un altro aspetto che mi ha attratta è stato il suo zelo nella predicazione, sia nelle missioni popolari, durante le quali fu tramite per molte conversioni, sia attraverso lo scritto e le tante piccole opere di carattere apologetico che fece stampare.

Leggendo la piccola biografia di cui sopra ho poi trovato un elemento che lo rendeva perfetto per la Corona d’Avvento dei Testimoni di quest'anno. Ho lasciato passare forse troppo tempo dal decreto sulle virtù eroiche, ma in Avvento mi sono impegnata a pubblicare post soltanto nelle domeniche. Ora che ci penso, non sarebbe sfigurato nel presepe esposto in piazza San Pietro a Roma e offerto proprio dalla diocesi di cui era originario. 

Si tratta del fatto che padre Berardo era teneramente devoto a Gesù Bambino. Nella sua stanza aveva una statua, che ancora oggi è custodita a Piedimonte Matese: è un Gesù Bambino in piedi, totalmente nudo e anche senza capelli (presumo che nelle occasioni più solenni venisse vestito con abiti riccamente ricamati e magari anche con una parrucca).

Inoltre, padre Berardo preparava la culla per la Messa nella notte di Natale con una cura molto particolare. Anche in questo si è dimostrato un vero figlio di san Francesco, come era di fatto riconosciuto già dai suoi contemporanei. Effettivamente noi pensiamo a san Francesco come l’inventore del presepe o il creatore del primo presepe vivente, ma, se ci basiamo sulle fonti, leggiamo che la ragione per cui volle il presepe di Greccio era per rendersi conto con i suoi occhi delle ristrettezze in cui Gesù si venne a trovare venendo nel mondo e nascendo come un bambino.

Infine non posso dimenticare che padre Berardo è uno di quei personaggi che hanno avuto molti rapporti con contemporanei che come lui sono stati proposti per la beatificazione e la canonizzazione. Per limitarmi a quelli di cui ho scritto qui sul blog, penso ai santi Bartolo Longopadre Ludovico da Casoria, ma anche alla Serva di Dio Maria Giuseppa di Gesù Bambino, al secolo Barbara Micarelli, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino. Ed ecco che ritorna appunto il Santo Bambino, non come oggettino da venerare in modo smielato, ma come promemoria tangibile dell'Incarnazione.

Già quando avevo letto i primi articoli aveva appurato che la Casa San Giuseppe situata nella villa della signora Antonietta Fiorillo era sulla collina di Capodimonte, ma non avevo capito se il fabbricato in sé fosse ancora in piedi, anzi se lo sia tuttora, o se invece fosse stato demolito per dare spazio alle opere annesse alla chiesa, poi basilica, dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, voluta dalla terziaria francescana alcantarina Maria di Gesù ovvero Maria Landi, un’altra dei Servi di Dio con cui padre Berardo era in ottimi rapporti.

Dalle informazioni che ho raccolto tramite il biografo di padre Berardo, Villa Fiorillo esiste ancora ed è situata dietro la basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio.

L’opera della signora Fiorillo, che già durante la vita di padre Berardo aveva visto l’arrivo delle Francescane Missionarie di Maria e la stretta collaborazione con la loro superiora generale, suor Maria della Redenzione, eletta dopo la fondatrice, la Beata Maria della Passione, è poi stata assorbita appunto da quella di madre Landi e successivamente ha preso nuove forme. Ma questa, è il caso di dirlo è un’altra storia; spero proprio di raccontarla prima o poi.


Ha testimoniato la speranza perché…

Il decreto sull’eroicità delle virtù di padre Berardo capita proprio sul finire del Giubileo che ha avuto la speranza come tema portante.

Da quello che ho capito di lui, è stato testimone di speranza nei tempi delle leggi eversive, continuando a cercare forme per continuare a vivere la vita comune nella forma francescano-alcantarina.

Anche come predicatore e confessore ha portato la speranza, ricordando ai suoi penitenti che l’amore di Dio è aperto a tutti e quindi non restava che accoglierlo facendo in molti casi un taglio netto con la vita precedente.

Infine, quando ha accettato di diventare l'assistente spirituale delle giovani terziarie che collaboravano a villa Fiorillo, le ha incoraggiate a essere a loro volta portatrici di speranza per le anziane donne ospitate nella villa, affettuosamente soprannominate “principesse”, e per le orfane.


Il suo Vangelo

Il Venerabile Berardo ha cercato di far propri i sentimenti e lo stile del cuore di Gesù che portava nel nome da religioso (dopo la bolla di Leone XIII i Frati Minori hanno perso l'usanza del cognome da religiosi, per cui anche nel lemma (intestazione) della causa è indicato Berardo Atonna, non Berardo del Cuore di Gesù, errore che invece commesso per Avvenire.

Lo si è visto, come dicevo prima, nella predicazione e nel suo tentativo di avvicinare quanta più gente possibile per ricondurla a Dio e a un modo corretto di vivere la fede e il rapporto con il prossimo.

Anche nel suo stile di governo ha cercato di essere comprensivo e misericordioso, paziente e prudente.

Ha quindi espresso la serietà dello stile di vita alcantarino unendolo a una preoccupazione tenera per tutte le persone che aveva davanti, fossero popolani o confratelli o sacerdoti secolari.

Una delle sue opere, intitolata Miniera utilissima del novello sacerdote, conteneva non solo un invito rivolto ai sacerdoti per una celebrazione rispettosa e attenta del mistero eucaristico e dell’Ufficio divino, ma anche un promemoria che gli veniva dalla meditazione sul mistero del Natale che ora ci apprestiamo a rivivere. Scriveva infatti:

Dio infinito, immenso, onnipotente, per venire in soccorso dell’uomo e resuscitarlo alla vera vita, si è fatto carne, si è impicciolito, si è fatto bambino, nella grotta di Bethlem per rendersi accessibile a tutti, per incoraggiare tutti, per abbracciare tutti.

In questa domenica in cui in molte parrocchie e anche a Roma sono state benedette le immagini di Gesù Bambino, farà bene ricordare queste sue parole, di cui era persuaso e che è testimoniato fino alla fine dei suoi giorni.


Per saperne di più

Dino Aito, Padre Berardo Atonna, Velar-Elledici 2011, pp. 48, € 3,50.

Presentazione della sua vita con molte citazioni dai suoi testi apologetici. Non è aggiornata al decreto sulle virtù, ma contiene comunque l’essenziale.


Su Internet

Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi dedicata a lui, col profilo biografico che descrive come ha vissuto le virtù cristiane

Pagina su di lui del sito istituzionale dei Frati Minori

Sito a lui dedicato, curato da Dino Aito


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