Angelo Mascherpa, "sposo" della stampa cattolica
Il
ritratto di Angelo Mascherpa custodito nell’ufficio del Coordinamento Buona Stampa dell’Arcidiocesi di Milano (foto di Stefano Mariga) |
Chi è?
Angelo Mascherpa nacque il 3 aprile 1878
presso l’Abbazia di Chiaravalle, di cui i suoi genitori erano i custodi.
Avviato al lavoro sin dall’infanzia, trovò impiego come operaio presso le
industrie Breda di Sesto San Giovanni. Proprio quando la vita aveva preso ad
andargli bene, subì un incidente sul lavoro, che gli causò dapprima la perdita
del piede e della gamba sinistri, poi anche del braccio corrispondente. Durante
la lunga convalescenza, si rese conto che a lui e agli altri degenti venivano
suggerite letture che, invece di aiutarli a riprendersi anche nello spirito, li
deprimevano e abbrutivano. Prese quindi una decisione: una volta guarito, si
sarebbe dedicato a diffondere libri e riviste che elevassero le persone.
Tornato al lavoro, ma come telefonista,
Angelo, che era Terziario Francescano, si associò con alcuni amici che
conquistò al suo ideale: insieme a loro fondò il «Comitato Amici della Stampa
Cattolica», che, grazie al contributo del padre cappuccino Giocondo da Vaglio,
venne presentata all’Arcivescovo di Milano, il Beato cardinal Andrea Carlo
Ferrari. Lui ne cambiò il nome in «Società Buona Stampa» e diede il mandato di
fondarne una sezione in ogni parrocchia.
Attento alla società del suo tempo,
Mascherpa provò a trasmettere il Vangelo tramite la stampa, pur incontrando
incomprensioni e delusioni. La sua vita terminò il 3 maggio 1924, a causa di
una polmonite trascurata e del superlavoro che lui, nonostante il suo handicap, portò avanti senza sosta.
Cosa c’entra con me?
Penso proprio che non avrei mai saputo di
Angelo Mascherpa se non mi fossi mai interessata al mondo delle comunicazioni
sociali di stampo cattolico ed ecclesiale. Più o meno otto anni fa, infatti,
mentre m’interrogavo su quale compito potessi assumere in parrocchia, al di là
di quello di membro del coro e tenuto conto che la mia indole mi precludeva
l’insegnamento della catechesi, ho riconosciuto che dovevo spendere la mia
capacità di scrivere in senso evangelico. Ho iniziato quindi col giornalino
dell’oratorio, poi confluito nell’informatore parrocchiale settimanale, ma non
mi bastava ancora.
Di conseguenza, appena ho saputo che la mia
Diocesi organizzava delle vere e proprie Scuole per Operatori Pastorali della
Comunicazione, mi ci sono iscritta senza perder tempo, tanto più che il tema quell’anno
era come realizzare un sito parrocchiale. A tutt’oggi, la mia parrocchia natia
non ha ancora un sito tutto suo, però quegli appuntamenti mi hanno fatto
incontrare persone che avevano un’intensa creatività e il desiderio di influire
non solo sul territorio parrocchiale, ma su tutta la società. In breve, ho
conquistato la simpatia dei responsabili, totalmente volontari, del
Coordinamento diocesano per la Buona Stampa, che è legato strettamente
all’Ufficio Comunicazioni Sociali.
Nell’andare a trovare Lorenzo e Pasquale, i
responsabili, nell’ufficio che è stato loro destinato, mi ero accorta che,
appeso a una delle pareti, c’era il ritratto di un uomo identificato, dalla
targhetta sulla cornice, come “Angelo Mascherpa, fondatore della Società Buona
Stampa”. Ho domandato se sapessero chi fosse, ma ho ricevuto risposta negativa.
A quel punto, ho cercato su Internet, ma le uniche notizie che ho trovato erano
due righe sul sito dell’Alberto Mascherpa Onlus,
fondata evidentemente da alcuni suoi discendenti.
Ero ormai rassegnata a pensare che di lui
sarebbe rimasto solo quel dipinto, quando ho saputo che la biblioteca della mia
vecchia parrocchia stava per essere dismessa per dare spazio alla Caritas.
Temendo di perdere dei testi che potevano servirmi per il mio compito di agiografa dilettante,
ho preso appuntamento con quelli che dovevano sgomberare la biblioteca e,
venuto il giorno fissato, mi sono presentata lì con uno zaino vuoto. Dopo
essermi diretta allo scaffale delle biografie di santi e simili, ho iniziato a
scorrere i titoli sulle costine, alcuni integrati a penna col nome del
personaggio di cui parlavano (io non avrei mai fatto qualcosa di simile!).
Alla fine il libro si è ridotto così... |
Non so dopo quanto tempo, ma ho notato che
c’era un libro, avvolto in un foglio di carta da pacchi, che recava sul dorso
la scritta «Angelo Mascherpa». Quel nome mi diceva qualcosa, per cui ho aperto
il libro e mi sono resa conto che era proprio la vita del signore del ritratto.
L’ho quindi infilato nello zaino, insieme a quelli che avevo già messo da parte;
mi dispiace ancora per non averne preservati dal macero molti altri.
Insomma, una volta avuta tra le mani la
biografia di Mascherpa ho iniziato a leggerla, preoccupandomi che non si
squadernasse o non mi si sbriciolasse tra le mani; era pur sempre un libro di
settant’anni fa. Terminata la lettura, non mi restava che presentarla a quelli
della Buona Stampa, che ne sono stati molto felici.
Dopo aver accantonato l’idea di ristampare
quel testo o di riscriverlo in uno stile diverso da quello in uso nel 1934,
abbiamo deciso di organizzare una Messa di suffragio, a cui invitare i suoi
parenti (quelli della succitata Onlus), e di far pubblicare un mio pezzo sul
mensile diocesano Il Segno, sul
numero di maggio.
Nel frattempo, dopo aver rintracciato altre brevi notizie in un numero di NoiBrugherio, avevo provato a sintetizzare
la vicenda in un profilo per santiebeati,
ma sono stata frenata dall’invito, da parte del titolare del sito, a lasciar
stare per un po’ i semplici Testimoni per rimpinguare le schede dei personaggi
già pervenuti agli altari. Quel testo, di cui ho ottenuto la pubblicazione dopo
aver scritto di qualche Santo e Beato, mi è servito come base per l’articolo
per Il Segno. Avrei potuto prendermi
il merito di questa provvidenziale riscoperta, ma ho preferito concentrare
l’attenzione dei lettori su questa storia che appartiene a un passato neanche
troppo lontano, ma può suscitare spunti di riflessione anche a chi vive oggi lo
stesso campo di apostolato che fu di quell’umile telefonista della Breda.
La Messa è stata poi fissata per venerdì
prossimo, il 9 maggio, presso la parrocchia della SS. Trinità a Milano, una
delle più attive nell’area delle comunicazioni (è famosa perché trasmette, in
diretta, la celebrazione eucaristica in lingua cinese, dato che si trova nella
cosiddetta Chinatown milanese).
Il suo Vangelo
Angelo Mascherpa è un’esemplificazione di
come l’uomo, se trova una passione e un ideale cui dedicare la vita intera, sia
capace di andare oltre i propri limiti fisici. Lo ricordo, ma non per
infierire: lui non aveva più la gamba e il braccio sinistri e poteva lavorare e
camminare unicamente grazie all’ausilio di protesi.
Il suo non era stacanovismo, ma impegno
vero per la Buona Stampa, che definì addirittura come la propria sposa, dato
che era rimasto celibe. Era, quindi, il suo modo di percorrere una delle vie
per far incontrare gli uomini del suo tempo col Signore e col suo Vangelo,
tramite i mezzi di comunicazione disponibili all’epoca: volantini, periodici,
libri ben diversi da quelli che aveva trovato in ospedale.
Per ricordarlo anzitutto a sé stesso, si era
appuntato alcune frasi su di un taccuino, trascritte dalla sua prima biografa,
la scrittrice Luisa Santandrea. Riporto a mia volta quelle che ritengo più
interessanti, come segno di una Buona Notizia che aveva innervato quanto
restava del suo corpo per dargli una dignità e una missione irrinunciabile
nella Chiesa e nella Milano della sua epoca, ma che è la stessa per noi
comunicatori delle parrocchie, ambrosiane e non.
- Qualunque cosa tu fai, falla con tutto te stesso.- Ottimismo, concentrazione, amore, dolcezza.- Trovare tutto molto buono; non biasimare.- Fare penitenza, ma sempre con rispetto e carità verso noi stessi.- Anche gli uomini grandi, non sono arditi che a metà!- Mentre il mondo indugia sgomento, segui la difficile via.- La volontà è una forza che reagisce contro la materia: mentre questa è inerte, quella è attivissima.- Per crescere sani, bisogna leggere cose sane.- Pensa solo a Dio, poche parole, pochi pensieri, molti fatti.
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