Vincenza Gerosa: carità con stile

Urna con i resti mortali di santa Vincenza Gerosa, Santuario di Cristo Re dei Vergini, Lovere (fonte)


Chi è?

Caterina Gerosa nacque a Lovere, in provincia di Bergamo, il 29 ottobre 1784. A causa della sua salute cagionevole, trascorse l’infanzia nella bottega paterna. Dopo aver affrontato alcuni problemi familiari e difficoltà economiche, s’impegnò nella parrocchia di San Giorgio, sotto la guida del parroco don Rusticiano Barboglio e del viceparroco don Angelo Bosio.
Alla direzione spirituale di quest’ultimo si era affidata una giovane, Bartolomea Capitanio: con lei Caterina condivise dapprima l’assistenza agli ammalati in un ospedale fondato grazie alle proprie risorse economiche, poi la scelta di consacrarsi a Dio, dal 21 novembre 1822.
Alla morte di Bartolomea, il 26 luglio 1833, Caterina inizialmente pensò di abbandonare l’opera, ma poi riconobbe che Dio voleva altrimenti. Con la professione religiosa, assunse il nome di suor Vincenza, in onore di san Vincenzo De Paoli.
Negli anni che seguirono curò lo sviluppo dell’istituto, che prese il nome di Suore di Carità, cui si aggiunse in seguito la denominazione “di Maria Bambina”. Morì a Lovere il 29 giugno 1847.
Bartolomea e suor Vincenza sono state canonizzate insieme il 18 maggio 1950 da papa Pio XII. Le Suore di Maria Bambina, le diocesi di Milano, Bergamo e Brescia le ricordano congiuntamente il 18 maggio, mentre nel Martirologio Romano le loro feste sono rispettivamente il 26 luglio e il 28 giugno.

Cosa c’entra con me?

Il modo in cui sono venuta in contatto con santa Vincenza è lo stesso con cui mi sono imbattuta nella sua compagna santa Bartolomea: la frequentazione, negli anni universitari, del Santuario di Maria Bambina e delle suore, proseguita con la partecipazione al Convegno Giovani del 2007, a Lovere, e al Raduno Giovani dell’anno successivo, a Soresina. Quelle due esperienze, in particolare, mi consentirono di comprendere un po’ meglio cosa l’avesse spinta a proseguire, alla morte della sua amica e fondatrice, per la fondazione dell’istituto fondato sulla carità da lei progettato.
Ricordo in particolare quando, sulla via che conduceva alla chiesa di san Giorgio, la suora che accompagnava il gruppetto di cui facevo parte c’indicò una fontanella pubblica, chiamandola “la fontana dell’obbedienza”. Un aneddoto tramandato dalle prime generazioni di suore racconta, infatti, che Caterina Gerosa si sentisse inadatta al compito che le si prospettava davanti, per cui aveva fatto le valigie e lasciato il “Conventino”, ossia la prima casa dove lei e Bartolomea facevano vita comune. Tuttavia, proprio davanti a quella fontana, s’imbatté in don Angelo Bosio, il quale le ribadì che era volontà di Dio che lei restasse.
L’anno successivo, invece, fu una relazione da parte di un’altra suora a mostrarmi come in ciascuna delle sue consorelle c’è lo spirito di entrambe le Fondatrici in parti uguali: da Bartolomea prendono l’ardore di carità e la vicinanza a bambini e ragazzi, come una sorella; da suor Vincenza la disponibilità umile a ogni tipo di servizio e i consigli tipici di una madre.
I miei incontri con le Suore di Maria Bambina si sono moltiplicati col tempo: nelle parrocchie visitate per i concerti-meditazione del coro di Pastorale Giovanile, molto spesso vedevo i loro inconfondibili veli spiccare tra le prime panche delle chiese che ci ospitavano. Anzi, lo scorso anno abbiamo cantato anche presso la loro Casa Generalizia adiacente al Santuario di Milano, ma io ero assente per via di un altro impegno. Ho comunque proseguito a frequentare quel luogo di grazia, anche se più di rado da quando ho finito l’università.
A distanza di anni da quei viaggi, inoltre, mi sono ritrovata a vivere vicino alla medesima parrocchia a cui mi ero rivolta per non andare a Lovere da sola. Ho deciso, quindi, di cogliere l’occasione per imparare ancora di più la “scientia Crucis” che santa Vincenza fece propria, pur non essendo lei particolarmente istruita.
Purtroppo per le mie suore, non mi sento incline a un compito come il loro; sono buona solo a parlare e a scrivere, non a sporcarmi le mani. Tuttavia, ho voluto ripagare almeno in parte quanto hanno fatto per me, parlando delle loro Sante su queste pagine e provando a tratteggiare, per rendere giustizia anche a lui, la storia di don Angelo Bosio in una scheda per santiebeati.

Il suo Vangelo

Nella biografia delle Sante loveresi uscita in occasione della loro canonizzazione congiunta, loro venivano paragonate a un’aquila e a un bue, aggiogati insieme. Chiaramente, il secondo animale era abbinato a suor Vincenza, il cui stile disponibile viene rimarcato in tutti i testi che ho a mia disposizione.
Oltre all’innegabile umiltà, penso che di lei debba essere lodata anche la capacità di riconoscere le piaghe del Signore in tutti i dolori che affiancava, tanto da far diventare proverbiale, tra le suore e non solo, una sua espressione: «Chi sa il Crocifisso, sa tutto; chi non sa il Crocifisso sa nulla».
Nel rileggere il libro più recente su di lei, però, mi sono soffermata sul messaggio che dettò, quasi un testamento spirituale, destinato a suor Crocifissa Rivellini, prima Madre Vicaria della congregazione, concentrandomi su di una frase che potrebbe servire non solo alle sue figlie spirituali, ma a chiunque viene rivestito di un compito educativo e caritativo:
Le giovani amano un aspetto ridente, aborrono un aspetto serio. Persuadetevi che gli uomini non sono angeli, e che la miseria da compatire è tanta.
È tanta anche al giorno d’oggi, anche se ci viene da schivarla. La prontezza di santa Vincenza ci mostri come accoglierla in maniera limpida e semplice, come l’acqua di quella fontanella di Lovere.


Per saperne di più

Albarica Mascotti, Vincenza Gerosa. Grembiule e zoccoli, Elledici 2003, pp. 32, € 1,20 (fuori catalogo, ma disponibile su richiesta solo dalle Suore di Maria Bambina oppure visualizzabile qui).
Un brevissimo profilo coi dati salienti della sua vita.

Cristina Siccardi, Santa Vincenza Gerosa. «... Anche tu fa' lo stesso», Edizioni San Paolo 2005, pp. 136, € 8,00.
Un’opera più ampia, di taglio divulgativo, ma con un giusto inquadramento storico.

Su Internet

Sito ufficiale delle Suore di Maria Bambina

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