Carlo Acutis, una vita originale
Chi
è?
Figlio di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove il padre si trovava per lavoro, il 3 maggio 1991. Trascorse l’infanzia circondato dall’affetto dei suoi cari e imparando da subito ad amare il Signore, tanto da essere ammesso alla Prima Comunione all’età di sette anni.
Cosa c’entra con me?
Sapevo che prima o poi avrei dovuto scrivere di Carlo, però avevo paura di cadere nelle trappole della retorica e di uno stile svenevole, un rischio che si corre specialmente quando si parla di personaggi morti in giovane età.
Figlio di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove il padre si trovava per lavoro, il 3 maggio 1991. Trascorse l’infanzia circondato dall’affetto dei suoi cari e imparando da subito ad amare il Signore, tanto da essere ammesso alla Prima Comunione all’età di sette anni.
Frequentatore
assiduo della parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano, allievo delle Suore
Marcelline alle elementari e alle medie, poi dei padri Gesuiti al liceo, s’impegnò
a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche
attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto.
Colpito
da una forma di leucemia fulminante, la visse come prova da offrire per il Papa
e per la Chiesa. Lasciò questo mondo il 12 ottobre 2006, presso l’ospedale San Gerardo di Monza.
Il
13 maggio 2013 la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’avvio della sua
causa di beatificazione, aperta nella diocesi di Milano il 12 ottobre 2013. I
suoi resti mortali riposano nel cimitero di Assisi.
Cosa c’entra con me?
Sapevo che prima o poi avrei dovuto scrivere di Carlo, però avevo paura di cadere nelle trappole della retorica e di uno stile svenevole, un rischio che si corre specialmente quando si parla di personaggi morti in giovane età.
La primissima volta che ho sentito
parlare di lui è stata in occasione dell’uscita della sua prima biografia, di
cui ho avuto notizia tramite il teletext dell’emittente televisiva Telenova, precisamente nelle pagine dedicate
all’anteprima del numero di Famiglia
Cristiana in uscita. Ho buttato un occhio all’articolo appena ho potuto,
vivendo due reazioni contrastanti: da una parte, ero meravigliata nel vedere
che storie di giovani esemplari esistessero ancora, dall’altra mi domandavo
cos’avesse fatto di speciale per meritarsi una biografia a neanche un anno
dalla sua scomparsa, per le Edizioni San Paolo per giunta.
Nonostante m’interessasse, però, non
mi sono procurata il libro, accontentandomi della sintesi a puntate che
monsignor Ennio Apeciti pubblicò nella rubrica che teneva su Fiaccolina, il mensile per ragazzi
curato dal Seminario di Milano. Quegli articoli mi fecero intuire che
quell’adolescente, di appena sette anni più piccolo di me, aveva effettivamente
qualcosa di speciale, ma avevo ancora qualche dubbio.
Proprio per dar retta a questi
interrogativi, ho rimandato di continuo l’acquisto del libro finché non mi fu
regalato da alcune suore, che conoscevano la mia attrattiva verso vicende del
genere. Finalmente, dopo averlo letto, ho capito un po’ di più perché Carlo
poteva essere presentato ai suoi coetanei: per lo stile, sobrio ma gioioso, con
cui viveva la sua fede.
A contribuire alla sua formazione
spirituale hanno sicuramente provveduto l’affetto di suo padre e la passione
per la Chiesa di sua madre. Inoltre, penso che il fatto di abitare vicino alla
chiesa di Santa Maria Segreta abbia costituito per lui uno sprone ad andare a
visitare Gesù appena possibile e a partecipare alla Messa anche nei giorni
feriali, compatibilmente con gli impegni di studio.
Quello che mi aveva sorpresa di più,
e che continua a farlo ogni volta che ripenso alla sua storia, è come Carlo
riuscisse a illuminare di fede tutti gli aspetti della sua vita, senza
apparire un fissato: la scuola, che pur essendo paritaria e retta da religiosi,
era frequentata da persone che non ne condividevano pienamente i valori; il
tempo trascorso con i domestici di casa, che trattava da amici, non da servi;
la cura per i suoi cagnolini, che rispettava come creature di Dio. In particolare, mi ha colpito il suo interesse
per i più moderni ritrovati dell’informatica, che mi ha condotta ad ipotizzare che, se
fosse vissuto abbastanza per vedere l’avvento delle reti sociali, ne sarebbe
diventato un assiduo frequentatore. Mi piace pensare che, dato il nostro comune
interesse per i santi (anche lui, ad esempio, teneva molto a sant’Antonio di Padova)
e per la vita ecclesiale, prima o poi sarebbe capitato qua, o sarebbe diventato un mio collega
su santiebeati.it.
Dopo aver letto la biografia, ho
deciso di visitare il suo sito ufficiale, soffermandomi in particolare sulla
pagina dedicata agli “amici in Cielo”. Riconosco che, a parte quelli più
famosi, perlopiù erano nomi che non avevo mai udito prima, sentendomi quindi
invitata a rinverdirne la memoria.
Sul sito avevo visto, tra l’altro,
che in occasione del suo anniversario di morte si sarebbe celebrata una Messa
di suffragio nella parrocchia d’origine, che non mi era sconosciuta, dato che
ci ero stata parecchie volte d’estate coi miei familiari. Insomma, il 13
ottobre 2008 mi sono decisa ad andare, portando con me una corona del Rosario
di quelle che faccio io, da regalare a sua madre, in segno della mia preghiera
per lei e per i suoi familiari. In quella circostanza, ho promesso che non mi
sarei mai più lamentata perché i miei interessi non venivano ritenuti normali
da chi mi circondava; purtroppo, temo di non aver mantenuto molto quel
proposito.
Terminata la Messa, mi sono
accostata a un’anziana signora, scoprendo che si trattava della nonna, non
ricordo se paterna o materna: lei, a sua volta, mi presentò a mamma Antonia.
Lei, prendendo in mano il mio regalo, esclamò che suo figlio avrebbe benedetto
il mio lavoro: dopotutto, la biografia racconta che non tralasciava mai la
preghiera del Rosario.
Non molto tempo dopo, la sua vicenda
mi fu messa in parallelo con quella di un altro adolescente, suo e mio
conterraneo, anche lui allievo di una prestigiosa scuola paritaria della nostra
città: Aldo Marcozzi, studente presso l’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle
Scuole Cristiane. Anche nel suo caso venne aperta una causa di beatificazione,
ma non progredì, anzi, cadde in una sorta di oblio.
Di conseguenza, appena ho saputo che
era stato presentato all’Arcivescovo il “libello supplice” per istruire
l’inchiesta diocesana a riguardo di Carlo, e successivamente, che la Conferenza Episcopale Lombarda aveva approvato l’avvio della sua causa, ho deciso d’intensificare le mie
preghiere. Spero vivamente che le indagini accurate e non affrettate –
dopotutto, si è rispettato il naturale periodo di cinque anni dalla morte del
potenziale candidato agli altari – possano confermare l’opinione che su di lui
hanno molti fedeli, anche al di là del suo paese d’origine.
In effetti, penso proprio che questa
storia non si sarebbe diffusa anche a livello mondiale senza l’avvento delle
nuove tecnologie: di link in link, di condivisione in condivisione, la sua
buona fama è diventata davvero qualcosa di ecclesiale.
Cliccando qui potete visualizzare un’intervista a
monsignor Apeciti, che, nella sua qualifica di Responsabile per le Cause dei
Santi dell’Arcidiocesi di Milano, presenta Carlo insieme agli altri
Servi di Dio lombardi d’origine o di adozione, le cui cause sono partite nel 2013.
Il
suo Vangelo
Decisamente, la cifra principale con
cui Carlo è ricordato è il suo amore a Gesù nel Santissimo Sacramento. Perfino
il suo parroco ha affermato che, giunto da poco a Santa Maria Segreta, ebbe il
suo primo incontro con lui mentre sostava in preghiera davanti al Tabernacolo. Il tutto senza dimenticare che era
un figlio del suo tempo, sia nella società civile sia nella Chiesa, che solo un
anno prima della sua morte aveva visto diventare papa Benedetto XVI.
Sarebbe scorretto, quindi, pensare
che la sua vicenda umana e spirituale ricalchi quelle di altri giovani già
ufficialmente proposti ad esempio, o in cammino per diventarlo. Io stessa stavo
per correre questo rischio, dando a questo articolo, in fase di stesura, il
titolo «Carlo Acutis, l’adolescente
eucaristico 2.0» e aggiornando, quasi fosse la nuova versione di uno di quei
programmi informatici che il ragazzo conosceva a menadito, la qualifica che fu riferita
al suddetto Aldo Marcozzi. Una delle mie frasi preferite di Carlo, invece,
recita:
Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come
fotocopie.
Insomma, penso che solo se la sua
causa avrà esito positivo si potrà quindi affermare, senza timore di smentita,
che la sua esistenza, originale come quella di tutti, sia però degna di essere
presa a modello, in quanto permeata
dalle virtù cristiane.
Per ora, possiamo solo pregare e
tenere gli occhi aperti: ci sono ancora, nelle nostre parrocchie, negli oratori
e nei movimenti, ragazzi che mettono Gesù al centro delle loro vite.
Personalmente, ne sono convintissima, perché me l’ha mostrato lui per primo.
Per saperne di più
Nicola
Gori, Eucaristia. La mia autostrada per il
cielo – Biografia di Carlo Acutis, San Paolo Edizioni 2007 (sesta edizione
2013), pp. 176, € 14,00
La primissima biografia che l’ha fatto
conoscere su vasta scala.
Francesco
Occhetta, Carlo Acutis – La vita oltre il
confine, Velar-Elledici 2013, pp. 48, € 3,50.
Un efficace, seppur breve,
approfondimento sulla sua vita e spiritualità e sul messaggio che ha lasciato.
Nicola
Gori, Carlo Acutis. Un giovane per i
giovani – Volume 1. La meta, pp. 344, € 19,50.
I contenuti della fede presentati
attraverso l’esperienza che Carlo ne ha fatto.
Su Internet
Sito ufficiale dell’Associazione Carlo Acutis, attore della
sua causa
Sito ufficiale per educatori, giovani e gruppi di preghiera
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